Ancona e il Piceno, non è sufficiente la mobilitazione della destra


Per dare la spinta decisiva per la vittoria al primo turno nel capoluogo regionale si è mobilitato anche il governo. Copione simile anche nel Piceno, con in campo anche Acquaroli, Castelli e Fioravanti. Ma ad Ancona si va al ballottaggio e nel Piceno la destra resta a mani vuote…

Non è andata troppo bene (almeno per ora) nelle Marche, è andata malissimo nella provincia di Ascoli alla destra in questa tornata di elezioni amministrative. E se per il capoluogo di regione tra 15 giorni l’esito del ballottaggio potrebbe cambiare il giudizio (o rafforzarlo), nel Piceno la debacle della destra è definitiva. Eppure il governo, la Regione e la destra ascolana avevano puntato forte e si erano mobilitati in maniera consistente per queste elezioni comunali.

Addirittura per Ancona si era scomodata anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, insieme al vicepresidente del Consiglio Salvini e al ministro degli esteri Tajani, per un pomeriggio aveva trascurato e dimenticato le emergenze nazionali per salire sul palco di piazza Roma per arringare gli anconetani e spingere Daniele Silvetti e Fratelli d’Italia ad espugnare il “fortino rosso” marchigiano. Certo, in un paese con un briciolo di memoria qualcuno avrebbe ricordato alla Meloni che anni fa “sbraitava” furibonda prima contro Renzi, poi contro Conte perché da presidenti del Consiglio avevano attivamente partecipato alle campagne elettorali per le elezioni amministrative dei rispettivi partiti. Ma, è cosa nota, la coerenza in questo paese  è un inutile fastidio…

Tornando al presente, la destra era più che ottimista, quasi certa, di centrare il doppio obiettivo, vincere al primo turno e diventare, con Fratelli d’Italia, il primo partito ad Ancona. Ed i presupposti, secondo le analisi politiche dei leader della destra marchigiana, c’erano tutto. La certezza della conferma dell’alta astensione, che, inevitabilmente, avrebbe colpito soprattutto chi governava la città da anni, e la tradizionale mancanza di unità del fronte opposto (Sinistra e Verdi sono andati da soli, così come il Movimento 5 Stelle) sembravano spingere irrimediabilmente la destra. Sul palco di piazza Roma la presidente del Consiglio Meloni, i ministri Salvini e Tajani, il governatore marchigiano Acquaroli e tutti i vertici politici regionali al gran completo si sentivano la vittoria in tasca e già sottolineavano all’unisono l’importanza e i vantaggi di avere la filiera governo, Regione, Comune monocolore.

Le cose, però, sono andate in maniera diversa. Silvetti non è andato neppure vicini dal vincere al primo turno e il suo vantaggio sulla candidata del centrosinistra, Ida Simonella è molto più esiguo di quanto si pensava, mentre FdI non ha neppure sfiorato la soglia del 20%, restando distante dal Pd che è il primo partito della città. L’espressione corrucciata dello storico leader marchigiano di FdI Ciccioli, nell’intervista rilasciata a Sky Tg24, era la fotografia della delusione della destra marchigiana.

Tra 15 giorni il ballottaggio potrebbe cancellare o amplificare quella delusione, con la consapevolezza che ora si apre e si gioca una partita nuova aperta ad ogni risultato, a prescindere da eventuali apparentamenti, più facili e possibili per la Simonella (con Sinistra e Verdi, eventualmente con il M5S) che per Silvetti. L’eventuale sconfitta sarebbe molto pesante per la destra e, per questo, siamo pronti a scommettere che questa volta la Meloni non tornerà ad Ancona…

Non ci sarà alcuna possibilità di rivincita, invece, per la destra nel Piceno dove nei 3 comuni in cui si votava (Castel di Lama, Grottammare, Ripatransone) la destra non solo è rimasta a mani vuote ma, risultati alla mano, è stata “asfaltata”, nonostante la mobilitazione da Roma, da Ancona e, soprattutto, da Ascoli.

A Castel di Lama si conferma sindaco Bochicchio (M5S), con oltre il 50%, con il candidato della destra Francesco Ciabattoni addirittura terzo (dietro a quello del centrosinistra Oddi al 34,9%) e sotto il 15%, mentre a Ripatransone e Grottammare stravincono i candidati del centrosinistra, rispettivamente Lucciarini Vincenzi con il 65,88% e Rocchi con il 56,12% che quasi doppia il candidato della destra Sprecacè (29,28%). Eppure la destra aveva scommesso forte sui propri candidati di Grottammare e Castel di Lama, nelle settimane precedenti le elezioni si era assistito ad una mobilitazione impressionante, insospettabile viste anche le dimensioni di quei 2 comuni. Addirittura la presidente del Consiglio Meloni si era scomodata a manifestare pubblicamente il proprio sostegno a Sprecacè, spinto non solo dai vertici regionali ma anche dal sindaco di Ascoli Fioravanti.

Ancora più convintamente il primo cittadino ascolano si è impegnato a supportare il candidato sindaco della destra a Castel di Lama, Francesco Ciabattoni, affiancandolo in tantissime iniziative, anche nella grottesca inaugurazione di una casetta dell’acqua. Fioravanti, poi, non ha voluto far mancare la propria voce nel video a sostegno del candidato della destra. “Ciabattoni è una grande occasione per Castel di Lama” affermava il sindaco di Ascoli, mentre in quello stesso video il commissario straordinario Guido Castelli sottolineava che “Ciabattoni è un cattolico autentico e Castel di Lama può solo guadagnare da un sindaco come lui”.

Ha voluto far sentire la sua voce anche un altro esponente ascolano, l’assessore regionale Antonini, che, sempre in quel video, non sembrava avere dubbi sull’esito finale del voto. “Sono convinto che, una volta eletto sindaco, con le mie deleghe possiamo finalmente trovare affinità per risolvere i tanti problemi che affliggono Castel di Lama” assicurava. Ma per sostenere Ciabattoni si è molto speso anche il governatore marchigiano. “Acquaroli e il centrodestra al fianco di Ciabattoni, sostegno dal governo nazionale e regionale” titolava pochi giorni prima delle elezioni un quotidiano locale. Ed in effetti in quei giorni si moltiplicava gli incontri tra i due, ogni volta immortalati da foto corredati di messaggi all’insegna del più sfrontato ottimismo, come se il voto fosse semplicemente una formalità.

Non è venuta direttamente a Castel di Lama Giorgia Meloni ma il suo governo non ha voluto far mancare il sostegno a Ciabattoni con autorevoli (si fa per dire…) esponenti dell’esecutivo che hanno apertamente manifestato il proprio appoggio, come il ministro-cognato, ossessionato dalle etnie, Francesco Lollobrigida e il viceministro alle infrastrutture Galeazzo Bignami che, per chi non lo conoscesse, è stato al centro della cronaca per la foto con l’uniforme nazista. Chissà, magari proprio l’appoggio manifestato così apertamente da quei due esponenti di FdI può essere una delle ragioni di un risultato così clamorosamente negativo per il candidato della destra…

Ironia a parte, di certo il voto in quei tre comuni del Piceno è stato sicuramente condizionato dal fatto che chi ha governato in quei comuni evidentemente lo ha fatto nel modo migliore (o quanto meno così è stato percepito dai cittadini), tanto da meritarsi la riconferma. Fortunatamente, per una volta i fatti, la realtà vissuta quotidianamente dai cittadini di quei territori, hanno avuto la meglio sulla propaganda. E la voracità della destra ascolana e marchigiana (ma anche nazionale) è rimasta inappagata…

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