Il “pasticcio” Reggina, colpo mortale alla credibilità del calcio italiano
La Caf restituisce 2 dei 7 punti di penalizzazione alla Reggina, condannata perché, su ordine del Tribunale di Reggio Calabria, non aveva versato l’irpef sugli emolumenti dei tesserati. La classica “soluzione all’italiana” che potrebbe non bastare ad evitare la paralisi…
Proprio nell’anno in cui, a livello di club, riconquista prestigio nel panorama europeo (ben 5 squadre nelle semifinali delle tre competizioni europee), il calcio italiano tocca il fondo e perde ogni credibilità, con i tre principali campionati decisi, più che sul campo, nelle aule giudiziarie (scudetto del Napoli escluso). Dove, per altro, la confusione regna sovrana, la cosiddetta certezza del diritto è una mera illusione, tra norme interpretate nella più assoluta incoerenza, decisioni prese senza concrete motivazioni, sentenze che, sulle stesse vicende, variano in base agli imputati di turno. Un vero e proprio imbarazzante circo che evidenzia e conferma tutta l’inaffidabilità della giustizia sportiva ma anche e soprattutto l’inadeguatezza dei vertici e delle istituzioni calcistiche nazionali (non che a livello europeo la situazione sia migliore).
Non che la giustizia sportiva abbia mai brillato per trasparenza e credibilità, ma quest’anno è davvero diventata una barzelletta (che, però, non fa per nulla ridere). Si potrebbero scrivere pagine su pagine sulle “follie” di questa stagione, tra squalifiche sospese e poi ripristinate, deferimenti fatti e annullati, ammonizioni e squalifiche tolte senza criterio, la cervellotica e incoerente gestione dei provvedimenti contro i cori razzisti e una serie imbarazzante di strafalcioni (come la chiusura, sempre per cori razzisti, della curva della Juventus poi cancellata per un banale errore procedurale). Si potrebbe, invece, scrivere un libro interminabile sulle vicende che riguardano la Juventus che, al netto del tifo di parte (a favore o contro), è stata ed viene gestita come peggio non si potrebbe, tra una serie incredibile di contraddizioni e incongruenza (la più clamorosa è la condanna di Arrivabene prime del luglio 2021, cioè quando l’ex Ferrari ancora non faceva parte della Juventus).
Ma l’emblema di un sistema calcio totalmente allo sbando è sicuramente il caso Reggina che nelle ore scorse ha avuto la sua ennesima (e non è affatto certo che sia l’ultima) puntata. Una vicenda semplicemente surreale che, per altro, interessa da vicino anche l’Ascoli e la sua rincorsa ai playoff. Come sicuramente saprà chi segue e palpita per i colori bianconeri, la Reggina ha subito una penalizzazione complessiva di 7 punti in due differenti procedimenti (3 nel primo, 4 nel secondo), entrambi relativi ai mancati versamenti irpef sugli emolumenti dei tesserati.
La società calabrese ha ovviamente fatto ricorso alla Corte federale di appello (Caf) che nella giornata di giovedì ha restituito 2 dei 7 punti alla formazione di Inzaghi. Che, senza penalizzazione, con i suoi 52 punti sarebbe praticamente quasi certa di disputare i playoff, mentre con i 2 punti riconquistati ha scavalcato il terzetto composto da Ascoli, Venezia e Pisa (con i bianconeri che, in virtù degli scontri diretti, erano avanti), portandosi provvisoriamente all’ottavo posto in classifico, l’ultimo utile per accedere agli spareggi promozione. Mancano 2 giornate al termine del campionato e tutto ancora è da decidere, anche perché all’ultima giornata è in programma proprio Reggina-Ascoli.
Per cercare di capire bene i termini della vicenda in questione, bisogna risalire alla fine del campionato passato, quando il destino dei calabresi appariva segnato. La precaria situazione economica e la portata dei debiti (quasi 20 milioni di euro) sembravano non lasciare dubbi sul fatto che la Reggina non fosse in grado di iscriversi alla stagione 2022-2023. Poi il colpo di scena, l’arrivo di Felice Saladini che ha rilevato la società con una complessa operazione finanziaria che prevedeva anche la rateizzazione e la ridiscussione di gran parte del debito. Un’operazione a cui i vertici del calcio italiano, partendo dalla Lega di serie B, hanno dato il via libera.
Come previsto e ampiamente annunciato, in coerenza con il programma alla base dell’acquisizione della società, il nuovo proprietario della Reggina a dicembre ha fatto richiesta di concordato per la ristrutturazione del debito al Tribunale di Reggio Calabria. Una volta accettata quella richiesta, per legge la società calabrese per ogni spesa deve tassativamente essere autorizzata dal giudice ed ovviamente non può che rispettare alla lettera quanto il giudice stesso sancisce (altrimenti si va sul penale). In questi mesi il giudice ha sempre dato il via libera alle spese per la gestione ordinaria, quindi anche per gli stipendi, ma non per il versamento dei contributi.
La Reggina, quindi, non aveva scelta, pur sapendo di rischiare di incorrere in sanzioni federali, non poteva in alcun modo pagare i contributi, andando contro la decisione del Tribunale di Reggio Calabria. Un bel “pasticcio” di cui la Lega serie B era da sempre a conoscenza, anche perché il presidente della società calabrese, Cardona, in proposito ha sempre aggiornato Balata (presidente della Lega B) e tutte le società del campionato cadetto.
La Procura federale della Figc, però, non ha sentito ragioni e ha deferito per due volte la società calabrese. Che nel primo procedimento ha inutilmente provato a far valere le proprie ragioni, subendo però la penalizzazione di 3 punti, mentre nel secondo ha addirittura rinunciato alla difesa (rimandando tutto ai successivi gradi di giustizia sportiva), subendo un’ulteriore penalizzazione di 4 punti. Inevitabili le polemiche che ne sono seguite che sono arrivate fino in Parlamento, con il vice capogruppo di Forza Italia Cannizzaro che si è rivolto al governo, coinvolgendo il ministro della giustizia e dello sport.
“Non è possibile che la giustizia sportiva prevalga su quella ordinaria” sostiene, con più di qualche ragione, Cannizzaro. Perché è chiaro che la società calabrese non ha alternative, deve necessariamente rispettare le decisioni del giudice e, di conseguenza, la giustizia sportiva non può non tenerne conto. Il problema, però, nasce a monte, dal momento in cui Saladini ha rilevato la società e i vertici del calcio hanno dato il proprio assenso a quell’operazione così come strutturata.
L’incoerenza è chiara ed evidente, bisognava mettere dei paletti concreti allora, anche a costo di non far iscrivere la Reggina al nuovo campionato. Una volta che ciò non è stato fatto è semplicemente assurdo che ora si punisca la società calabrese di fronte ad una decisione del Tribunale di Reggio Calabria a cui la società stessa è obbligata ad attenersi. Un vero e proprio “pasticcio” che la Caf ha contribuito a trasformare in un’autentica farsa. Con una sentenza che non ha alcuna logica e senza alcun criterio, visto che il giudice Torsello ha respinto il ricorso contro la prima penalizzazione ma ha accolto parzialmente quello contro la seconda penalizzazione (che si fondava sulle stesse motivazioni del primo), restituendo 2 punti alla Reggina.
Non possono esserci vie di mezzo, o si accetta il principio che i calabresi non possono andare contro una decisione della giustizia ordinaria, e quindi vengono restituiti tutti i 7 punti, o si decide (pur senza alcun supporto giuridico) che la giustizia sportiva debba sempre e comunque prevalere, e allora vengono mantenuti tutti i 7 punti di penalizzazione. Invece siamo di fronte al solito indecoroso teatrino, un patetico tentativo di trovare la cosiddetta “soluzione all’italiana”, che salvi “capra e cavoli”, che, però, non è detto che vada a buon fine. Perché la Reggina ha sempre ribadito la volontà di proseguire la battaglia, prima al Collegio di garanzia del Coni, poi eventualmente anche al Tar. Cosa che inevitabilmente provocherebbe la paralisi, con i playoff bloccati, a meno che la Lega serie B non voglia correre il rischio di andare avanti ugualmente (ma le conseguenze potrebbero essere disastrose). “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” ripeteva sempre Andreotti. E in questo caso è inevitabile pensare che quei 2 punti restituiti siano un tentativo di dare una mano ai calabresi per evitare il patatrac. E’ chiaro che se la Reggina centrasse ugualmente i playoff la società amaranto potrebbe fermarsi.
In caso contrario si rischia il caos. Ed è altrettanto chiaro che, inevitabilmente, la Lega serie B, anche se non potrà mai ammetterlo, non può che augurarsi il primo scenario, cioè la conquista sul campo (nonostante i 5 punti di penalizzazione) dei playoff da parte della Reggina. Non serve neppure sottolineare come questa situazione renda le ultime due giornate di campionato ancora di più ad alta tensione…