Piano sanitario regionale tra confusione e l’ennesima beffa per il Piceno


Contraddizioni, numeri “a casaccio” e un’imbarazzante confusione nel video del governatore e nell’incontro per presentare il piano sanitario regionale. Per Acquaroli la priorità è il riequilibrio tra i vari territori ma, incredibilmente, si riferisce a Pesaro-Urbino e non al Piceno…

Frammenti di una sanità regionale allo sbando, tra contraddizioni, numeri e dati “campati per aria” e un’imbarazzante confusione che regna sovrana. Sono quelli che ci trasmettono gli eventi degli ultimi 7 giorni, dal video pubblicato sui social dal governatore Acquaroli al contestatissimo incontro tra i vertici regionali e “pochi intimi” del territorio piceno che si è tenuto martedì 11 aprile. Non è stato affatto semplice decriptare quello che dice il presidente della Regione negli oltre 17 minuti di un video sconcertante (ma Acquaroli non può trovare qualcuno che gli scriva i testi in una lingua il più possibile vicina all’italiano?).

Ma già solo l’esordio del governatore lascia capire che, al netto della solita propaganda, l’elemento principale di quell’intervento (così come di tutta la politica sanitaria della Regione) è la più assoluta confusione. “Il piano sanitario regionale – afferma Acquaroli – è un documento importante che vorremmo approvare i primi di maggio ma prima vorremmo confrontarci con i sindaci, con le associazioni di volontariato che operano in ambito sanitario, con i sindacati, con i primari che operano nella sanità pubblica, con tutti coloro che fanno parte dell’ambito sanitario e possono dare un contributo”.

Quindi la Regione prima predispone il piano, poi organizza incontri per presentarlo, poi si confronta con le parti. In altre parole tutto il contrario di quello che andrebbe fatto… Per altro vale la pena ricordare che, se davvero si vuole promuovere un serio confronto con tutte le parti citate da Acquaroli, non è in alcun modo pensabile che siano sufficienti poco più di 15 giorni (dopo Pasqua inizia il confronto, ad inizio maggio l’approvazione del piano secondo Acquaroli). Oltretutto chi ha ancora un pizzico di memoria non può certo dimenticare che, poco più di un anno fa (esattamente ad inizio 2022), più volte lo stesso Acquaroli, l’assessore alla sanità Saltamartini e tutta la compagine governativa regionale avevano annunciato l’avvio di un serrato confronto con le parti citate dal presidente nel video del 6 aprile per concertare insieme il nuovo piano regionale sanitario.

E’ del tutto evidente che se davvero il confronto fosse stato fatto un anno fa quando è stato più volte annunciato non sarebbe certo ora necessario. Quindi o allora o adesso Acquaroli e la Regione hanno bluffato. Ma quanto partecipazione e condivisione siano per questa amministrazione regionale solo vuoti slogan si è ampiamente compreso, semmai ce ne fosse stato bisogno, proprio in occasione dell’incontro con i sindaci dell’Ascolano di martedì scorso. Convocato in fretta e furia con appena un paio di giorni di preavviso, con la conseguenza che erano presenti solo 4-5 sindaci.

Come ha giustamente evidenziato il presidente della Provincia di Ascoli Loggi – accusa la consigliera regionale Anna Casini – è stata fatta una convocazione senza preavviso e durante le vacanze di Pasqua, mentre ai consiglieri regionali che dovranno approvare il piano è stato vietato l’ingresso. Ecco la nuova sanità e la nuova democrazia di Acquaroli!”.

Quando ho convocato l’assemblea dei sindaci che da anni non ha un presidente – aggiunge il presidente della Provincia Loggi – la Regione non si è presentata. Con tutto il rispetto, la presentazione di martedì è stata soltanto l’ennesima passarella di una compagine politica. Questa riunione dimostra quanto la Regione sia scollegata dalle amministrazioni del territorio che governa. Se si vuole ascoltare un territorio esiste un’occasione migliore di una conferenza in cui sono riuniti tutti i sindaci del nostro ambito? Quindi alla Regione chiedo: quando pensa di recepire le nostre richieste? Quando pensa di ascoltare chi vive in prima linea i problemi della sanità? Credo che per riformare i nostri servizi si debba lavorare nelle sedi deputate. E credo che il nostro territorio abbia ben poco bisogno di iniziative come questa”.

Dove, come anticipato, a farla da padrone è la più profonda e assoluta confusione nei tempi, nei numeri, nelle proposte, nei contenuti, con situazioni ben oltre il paradosso. E chi meglio dell’assessore alla sanità Saltamartini può esprimere alla perfezione il concetto di confusione? Che sposta molto più in là l’approvazione del piano (“pensiamo che possa arrivare nella prima settimana di agosto”) e, ancora una volta, sfida anche la matematica.

Per la mobilità passiva – ha affermato – perdiamo ogni anno tra i 40 e i 50 milioni di euro. E questo determina piuttosto rilevante, nel corso degli ultimi 10 anni nell’ordine di 200 milioni di euro”. Per comprendere meglio, Saltamartini fa riferimento al saldo tra mobilità passiva (soldi spesi per i marchigiani che scelgono di curarsi fuori regione) e mobilità attiva (soldi ricevuti per pazienti provenienti da altre regioni che scelgono di curarsi nelle Marche) che, come confermato dallo stesso Acquaroli, è assolutamente negativo, con una perdita annuale tra i 40 e i 50 milioni. Che, per 10 anni, determina un impoverimento di 400-500 milioni di euro, non 200, almeno secondo la matematica.

Nel corso dell’incontro l’assessore alla sanità ha anche affrontato uno dei temi che più provoca discussioni e polemiche, la nomina dei direttori generali delle Ast (Aziende sanitarie territoriali). I commissari nominati dalla Regione e in carica dal 1 gennaio 2023 dovevano restare solamente per 2 mesi, poi è arrivata la proroga di un ulteriore mese. Occorre ricordare che il passaggio da Area Vasta ad Ast era stato stabilito diversi mesi prima di quel 1 gennaio 2023, quindi con un briciolo di seria programmazione ci sarebbe stato tutto il tempo per arrivare al via con già i direttori generali scelti. Ora, invece, Saltarmartini sostiene che “la commissione completerà il percorso di valutazione dei titoli a maggio”.

Quindi, se tutto va bene, bisognerà aspettare almeno giugno per avere i nuovi direttori. Confusione e approssimazione sono tratti distintivi anche dei presunti contenuti del piano così come illustrati da Acquaroli e Saltamartini. Quando nel video del 6 aprile scorso il governatore regionale Acquaroli ha sottolineato come la priorità del nuovo piano fosse il riequilibrio tra i vari territori delle Marche, tutti hanno pensato che, dopo 2 anni e mezzo, finalmente il governo regionale sembrerebbe realmente intenzionato ad agire per dare concretezza a quella promessa, ripetuta ossessivamente nel periodo della campagna elettorale per le regionali, secondo cui “il Piceno non sarà più la Cenerentola delle Marche per quanto riguarda la sanità”.

D’altra parte chiunque conosca anche solo superficialmente la situazione della sanità nella nostra regione non ha dubbi sul fatto che la nostra provincia è ampiamente la più penalizzata ed è indietro “anni luce” rispetto al resto delle Marche. Invece, incredibilmente, quando parla di riequilibro il presidente della Regione si riferisce alla provincia di Pesaro Urbino, quella che ha due dei tre nosocomi marchigiani presenti nella classifica dei migliori ospedali di Newsweek e per la quale, oltretutto, la Regione ha già avviato la realizzazione di un nuovo ospedale per un investimento di 140 milioni di euro. Per Acquaroli è la provincia di Pesaro che ha bisogno di “riequilibrio”, non quella di Ascoli dove ci sono due mezzi ospedaletti che messi insieme fanno al massimo una struttura di secondo livello e per i prossimi anni non sono previsti investimenti per particolari per nuove strutture o per migliorare concretamente quelle esistenti.

La sanità va strutturata per dare ai cittadini dell’Ast di Ascoli in base alla loro domanda” ha spiegato Saltamartini. Secondo cui la soluzione “magica” è rappresentata dal fatto che i Cup devono tornare ad essere provinciali “ovvero le prestazioni devono essere erogate e garantite al cittadino nell’ambito della propria provincia di appartenenza”. Inutile persino commentare.

Acquaroli e Saltamartini si sono limitati ad illustrare numeri freddi di alcune slide di riassunto della bozza di piano socio sanitario, cioè aria fritta. Non entro nel merito della follia dei finti ospedali di primo livello che in realtà sono uno con i reparti distribuiti a metà sui due plessi, perché ormai neanche Pinocchio ci crede più e tutti voi ne siete purtroppo a conoscenza per esperienza diretta La sanità picena offrirà solo servizi a “basso costo” mentre per le specialistiche si dovrà necessariamente “migrare” verso altri lidi dato che anche il budget che avremo a disposizione dovrà essere utilizzato per far funzionare reparti doppi, togliendo invece servizi al territorio e alle strutture che il PNRR ci offrirà” afferma Anna Casini che, poi, accusa: “Acquaroli è venuto nel Piceno per prendere in giro cittadini e cittadine sulla sanità. E questa è una cosa inaccettabile”.

Contro la quale dovrebbe insorgere anche il sindaco del capoluogo piceno, se solo avesse come priorità la tutela dei suoi cittadini piuttosto che quella del suo partito…

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