Il razzismo a giorni alterni nella “terra dei cachi”


Dopo che per settimane parte dell’informazione e dell’opinione pubblica ha “massacrato” Paola Egonu, che aveva osato sostenere che nel nostro paese esiste il razzismo, per gli insulti a Lukaku arriva l’improvvisa retromarcia. Che, però, dura solo qualche ora…

Benvenuti nella Repubblica delle banane o, meglio ancora, come cantavano molti anni fa a Sanremo “Elio e le storie tese” nella “terra dei cachi”. Dove, dopo che per settimane parte dell’informazione e dell’opinione pubblica ci hanno frantumato i cosiddetti per spiegarci che nel nostro paese non esiste e non è mai esistito (almeno negli ultimi decenni) il razzismo, che quelle raccontate da quella cattivona e ingrata (perché noi le concediamo di giocare in nazionale e lei così ci ripaga…) di Paola Egonu erano tutte cavolate, con un’incredibile giravolta di 360 gradi all’improvviso si scopre e ci si indigna perché il razzismo esiste.

Ma non sempre, solo in qualche particolare occasione, come ad esempio per l’inqualificabile serata di Coppa Italia a Torino tra Juventus e Inter, con quegli ignobili insulti razzisti rivolti a Lukaku. Che, purtroppo, sono gli stessi che si ripetono puntualmente praticamente ogni domenica o quasi, non solo sui campi di serie A, senza provocare la stessa indignazione. Basterebbe pensare che solo pochi giorni dopo quell’episodio, il sabato di Pasqua, la storia si è ripetuta, a Roma in occasione di Lazio – Juventus, con i soliti beceri ululati razzisti rivolti contro Cuadrado che hanno addirittura costretto lo speaker dell’Olimpico ad intervenire. Peccato, però, che da parte dei media non c’è stata neppure lontanamente la reazione giustamente indignata che c’era stata pochi giorni prima per Lukaku, anzi, a parte qualche rara eccezione, la notizia è passata quasi sotto silenzio.

Nulla di sorprendente, purtroppo. Perché siamo quel “meraviglioso” paese dove ormai da tempo tutto si affronta da invasati ultras con i “paraocchi”, dove anche un tema così serio e sensibile come il razzismo viene trattato e affrontato da tifosi non esattamente interessati al fenomeno in se ma in base a chi ne parla, a chi ne è coinvolto. Così il razzismo non c’è quando bisogna contraddire e “bastonare” Paola Egonu, che rappresenta l’esatto prototipo di ciò che più di ogni altra cosa detesta quella parte del paese (piuttosto amplia) formata da quelli del “non siamo razzisti, ma…”.

E’ una campionessa, considerata tra le più forti giocatrici al mondo di pallavolo, tanto da essere cercata e ingaggiata dal più prestigioso club turco (il Vakifbank Instabul), quello che al momento paga gli ingaggi più elevati. E’ di colore ma è italiana al 100% (cosa incompatibile per la parte più retrograda del paese), per giunta è anche bisessuale e non si è fatta alcuno scrupolo, qualche anno fa, di confessare il rapporto sentimentale con una sua collega, con tanto di bacio pubblico al termine di una partita (sempre ragionando nella contorta ottica dei retrogradi di cui sopra). Soprattutto, parafrasando l’indecente titolo di un articolo di Facci, nonostante tutto (il colore della pelle?) noi le abbiamo consentito di indossare la maglia azzurra e le concediamo di guadagnare così tanto, quindi non si deve neanche azzardare a dire che in questo paese continuano a verificarsi episodi di razzismo.

Certo, se poi di mezzo c’è la Juventus, la squadra di calcio più amata ma anche più odiata in Italia (non ci sono vie di mezzo, chi non la tifa, la odia), allora cambia tutto, come se nulla fosse si resetta tutto, non è neppure così grave contraddirsi ma è giusto urlare ai quattro venti la propria indignazione contro il razzismo. Che, però, dura “come un gatto in tangenziale”, perché se pochi giorni dopo si verifica un episodio analogo a Roma praticamente non frega niente a nessuno. D’altra parte, però, gli indignati a targhe alterne, quelli che dopo il “fattaccio” di Torino urlavano e strepitavano, invocando ogni genere di pena, prima di quella sera evidentemente erano in preda ad un collettivo vuoto di memoria, perché solo nei primi 3 mesi del 2023, mentre si continuava ad inveire contro Paola Egonu, episodi di razzismo si ripetevano con vergognosa puntualità sui campi di calcio, anche delle categorie inferiori e giovanili.

Solo qualche giorno prima dell’episodio di Torino, ad esempio, una partita under 12 tra Milan e Inter era stata sospesa per gli insulti razzisti rivolti da alcuni genitori nei confronti di un paio di ragazzini di colore e dei loro genitori. Il razzismo è sempre e comunque grave e da condannare, non ci può essere una gradualità nell’indignazione. Certo, però, che episodi del genere contro ragazzini di 12 anni forse dovrebbero provocare un moto di sollevazione ancora più accentuato. Il precedente fine settimana, poi, in Veneto un arbitro di colore, stanco di subire insulti razzisti dai tifosi di entrambe le squadre, ha deciso di chiudere la partita e mandare tutti negli spogliatoi con largo anticipo.

Ancora, solo restando alla serie A, prima di quello di Torino si sono verificati episodi analoghi, con insulti razzisti, a Lecce (da parte dei tifosi della Lazio), due volte a Roma (Lazio e Roma), tre volte a Milano (due volte i tifosi dell’Inter, una volta i tifosi del Napoli, ancora contro Lukaku), due volte a La Spezia (contro l’Inter e contro la Juventus), a Bologna, a Bergamo e a Udine. Naturalmente nelle settimane passate, mentre si vomitava di tutto contro Paola Egonu, soffermarsi e dare risalto a quegli episodi avrebbe significato ammettere che in fondo la campionessa italiana di pallavolo non aveva così torto. Poi, invece, dopo martedì sera, per qualche ora si è scatenato il putiferio, con il solito vergognoso festival dell’ipocrisia, patetiche giravolte di 360 gradi e complessivamente uno spettacolo semplicemente indegno per un paese civile.

Assolutamente inaccettabile, perché il razzismo è una cosa seria, è una piaga che purtroppo è terribilmente e concretamente presente nella nostra società e nel nostro paese e, di conseguenza, andrebbe preso e affrontato con serietà. Invece è triste dover constatare che, in questo indecoroso bailamme, le parole più sensate ascoltate sono quelle pronunciate da due giocatori che martedì sera a Torino erano in campo, Danilo e lo stesso Lukaku, “Il razzismo è un argomento troppo serio per essere trattato in maniera superficiale. Io sono antirazzista e qualsiasi atto di questo genere deve essere duramente condannato” ha affermato il capitano della Juventus. “La storia si ripete, ci sono passato nel 2019 e di nuovo nel 2023. Spero che questa volta la Lega prenda davvero provvedimenti” ha scritto l’attaccante dell’Inter.

Servono provvedimenti e condanne serie, soprattutto servono interventi coerenti e coerenti, in ambito sportivo e non solo. Invece si continua a procedere senza alcuna logica, nella più profonda incoerenza, ai limiti della schizofrenia, alternando indifferenza e presunto “pugno duro”, con decisioni spesso ridicole, quasi sempre contradditorie, almeno in ambito sportivo. Perché per quanto riguarda la giustizia ordinaria non si hanno notizie di interventi in queste situazioni… Per quanto accaduto martedì scorso la curva della Juventus è stata chiusa per un turno, stesso provvedimento adottato una settimana prima per la curva della Lazio. In quel caso, però, il provvedimento è stato sospeso (perché la Lazio, esattamente come la Juventus, ha collaborato nell’individuazione degli responsabili), con minaccia di essere riattivato in caso di ulteriore episodio.

In realtà ci sarebbe la recidiva (i fatti di gennaio a Lecce) che nel mondo civile rappresenterebbe un’aggravante. Ora, poi, il nuovo episodio c’è stato (contro la Juventus sabato scorso) ma non si hanno notizie di provvedimenti. In tutti gli altri episodi sopra citati in pratica non ci sono stati provvedimenti, senza che nessuno di quelli che nelle ore scorse chiedevano “pugno duro” ha obiettato qualcosa, ha proferito parola. Così come nessuno ha sottolineato quanto importante e coraggioso fosse il riferimento fatto proprio da Lukaku a quanto accaduto nel 2019.

L’attaccante belga dell’Inter era all’esordio in Italia e fu così negativamente colpito, a Cagliari, dai cori e gli ululati nei suoi confronti da sottolinearlo in un duro post d’accusa pubblicato sui social nel dopo partita. Al quale, però, risposero gli ultras dell’Inter della curva nord con una lunga lettera nella quale spiegavano al proprio giocatore come i “buu” e gli ululati contro i giocatori di colore non devono essere considerate espressioni razziste (con la società nerazzurra che in qualche modo aveva condiviso il “delirio” dei suoi tifosi più accesi). Quattro anni dopo indirettamente la risposta a Lukaku è arrivata da quei tifosi neroazzurri che sui social, dopo aver inveito (giustamente) nei confronti dei tifosi della Juventus che si sono resi protagonisti degli insulti razzisti nei confronti del loro beniamino, con “estrema coerenza” hanno preso di mira il giocatore bianconero Cuadrado con epiteti come “brutta scimmia” e “negro di merda”. Senza che nessuno di quelli che poche ore prima invocavano il “pugno duro” trovasse la cosa quanto meno sconveniente.

E il silenzio su quanto accaduto pochi giorni dopo, il sabato di Pasqua a Roma, è la conferma che l’indignazione è già alle spalle. E che da ora si può tornare a gettare fango contro quell’ingrata di Paola Egonu che ha avuto il coraggio di dire che in Italia esiste il razzismo…

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