Se questo è un presidente del Senato…


Al di là del non trascurabile fatto che ha giurato sulla Costituzione che ha nell’antifascismo il suo principio fondante, non è accettabile che la seconda carica dello Stato getti nel ridicolo le istituzioni con autentiche “balle” su una vicenda drammatica come quella delle Fosse Ardeatine

Il problema di Ignazio Benito La Russa non è la quantità di errori storici su via Rasella, ma che parla costantemente come corpo estraneo alla Repubblica e alla Costituzione antifascista. La sua, la loro, è un’altra fedeltà. Alle radici che non gelano”. Nel mare di commenti che sono seguiti alle vergognose parole pronunciate dal presidente del Senato in occasione dell’anniversario della strage nazi-fascista delle Fosse Ardeatine, sono le parole di Tomaso Montanari a cogliere alla perfezione il vero nocciolo della questione, anche se poi a nostro avviso non va affatto minimizzata “la quantità di errori storici su via Rasella” che, anzi, rappresenta una pesante e gravissima aggravante.

Ma il vero punto della questione è proprio quella fedeltà “alle radici che non gelano”, quell’impossibilità di La Russa e di quelli come lui di sentirsi pienamente e consapevolmente in linea con i principi fondanti la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, quell’avversione nei confronti dell’antifascismo che poi li spinge nel disperato e patetico tentativo di riscrivere la storia, di reinterpretarla in maniera grottesca. Per carità, in effetti un uomo che resta ancorato e fedele al proprio più profondo credo va anche rispettato.

Però se i suoi principi cozzano così palesemente con l’antifascismo e con la condanna senza se e senza ma del periodo più triste e buio della storia del nostro paese, allora per coerenza avrebbe dovuto evitare di rivestire un ruolo così importante e, soprattutto, giurare sulla Costituzione che ha proprio nell’antifascismo il suo principio fondante. Chi non lo sposa e non lo condivide pienamente non può assumere incarichi istituzionali. Per altro La Russa come presidente del Senato è la seconda carica dello Stato e non può e non deve mai dimenticare che rappresenta non solo quella fetta di popolazione che ha votato la sua parte politica (e men che meno quella sparuta marmaglia che ancora corre dietro a nostalgie del ventennio) ma tutti gli italiani, compito che impone una grande responsabilità.

Ma se il continuare a non riconoscersi nei principi fondamentali della nostra Repubblica e fondanti la nostra Costituzione è di certo l’aspetto più rilevante, non è certo meno grave che la seconda carica dello Stato racconti tante “balle”, per giunta su una vicenda come quella delle Fosse Ardeatine. “E’ stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi in via Rasella furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non” ha affermato il presidente del Senato. Al di là del fatto che ci vuole un innato talento per riuscire ad affermare tante “baggianate” in così poche parole, non ci sono giustificazioni e attenuanti di sorta, non possono esserlo neppure la palese e manifestata ignoranza e la scarsa (praticamente nulla) conoscenza della storia del nostro paese.

Perché La Russa non è uno dei tanti trogloditi che in questi giorni sui social hanno rilanciato tesi e teorie farneticanti sulla tragedia delle Fosse Ardeatine, stravolgendo completamente la verità storica. Dopo il presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato è ha il dovere di informarsi adeguatamente prima di parlare, evitando così di fare affermazioni “a vanvera” che offendono e mettono in ridicolo le istituzioni del nostro paese. E che stravolgono (che è cosa differente, e decisamente più grave, dal reinterpretare) quella verità storica inequivocabile. Alla vergogna per l’indecente comportamento del presidente del Senato si aggiunge lo sconcerto e lo sconforto per il deprimente comportamento degli esponenti di governo e di partito e della stampa di destra che, pur di difendere l’indifendibile, si coprono a loro volta di ridicolo inventandosi un qualche improbabile fondamento storico che supporterebbe almeno in parte le parole di La Russa.

Addirittura qualche “genio” ha tirato fuori la carta a sorpresa di una fantomatica sentenza di qualche anno fa che in qualche modo confermerebbe la “baggianata” principe delle parole di La Russa, cioè che quelli uccisi erano semi pensionati di una banda musicale. La cosa più deprimente è che in effetti sull’argomento una sentenza esiste davvero, peccato che dice esattamente il contrario. “Che i soldati del Battaglione Bozen si dedicavano ad esercizi di banda musicale lo scrisse nel 1994 anche Feltri che poi venne assolto nella conseguente querela, la realtà storica è questa qui” ha affermato venerdì scorso ad “Otto e mezzo” Francesco Specchia, giornalista di Libero, per difendere il presidente del Senato.

In realtà l’articolo in questione era stato scritto da un giornalista del “Giornale”, Francobaldo Chiocci, e l’allora direttore responsabile Vittorio Feltri era stato citato insieme al giornalista stesso nella causa civile di risarcimento danni intentata dal professor Rosario Bentivenga. Il Tribunale di Milano aveva rigettato le istanze di Bentivenga ma poi la Corte di Appello aveva condannato i Chiocci, Feltri e la società editrice del “Giornale” al risarcimento danni nei confronti del professore.

Condanna poi confermata dalla Cassazione, Sezione III civile, con sentenza n. 17172 del 6 agosto 2007. Che, per altro, bolla come autentica balla la storia della banda musicale e dei semi pensionati. “I giudici di appello – si legge nella sentenza – rilevavano che numerose circostanze esposte dal giornalista non erano rispondenti al vero” Ed indicando quali elementi contenuti nell’articolo fossero “non rispondenti al vero”, la Corte cita anche il fatto che il reparto Bozen fosse composto da vecchi militari disarmati (“si trattava di soggetti pienamente atti alle armi, di età ricompresa tra i 26 e i 45 anni ed erano dotati di 6 bombe e machinepistolen”) e che fosse formato interamente da cittadini italiani (“i suoi componenti erano altoatesini che avevano optato per la cittadinanza germanica”).

A questo quadro di vere e proprie false affermazioni – si legge ancora nella sentenza – deve aggiungersi il rilievo che organi giurisdizionali di diverso livello e competenza avevano ormai statuito che l’attentato in oggetto costituiva un legittimo atto di guerra contro un esercito straniero occupante, mentre la rappresaglia delle Fosse Ardeatine era stato un atto privo di qualsiasi connotato di legittimità”. Non servirebbe aggiungere altro, il quadro è già decisamente chiaro. Però vale la pena citare Lutz Klinkhammer, uno dei più accreditati storici tedeschi secondo cui “quella del presidente del Senato è una mitologia priva di fondamento storico”.

Che poi, a proposito dell’ipotesi che fossero una banda musicale aggiunge: “non ho mai letto questo notizia in nessun libro di storia, è invece esistita una vulgata che riteneva i soldati della Bozen ciò che di meno pericoloso si poteva trovare nell’esercito tedesco. Ma si tratta appunto di mitologia, priva totalmente di fondamento storico”. Klinkhammer spiega anche che i soldati della Bozen formalmente erano inquadrati sotto le SS, facevano quindi parte dell’apparato repressivo dei nazisti a Roma, e che i suoi ufficiali erano tutti tedeschi provenienti dalla Germania settentrionale.

La seconda carica dello Stato dovrebbe essere un punto di riferimento per tutti – afferma il presidente milanese dell’Anpi Roberto Cenati – dovrebbe unire il paese e invece sta facendo un’azione divisiva denigrando la resistenza che invece è stato un moto unitario di tutti i partiti e di popolo che ci ha liberato dal nazifascismo e ha restituito la libertà a tutti”. “La Russa dovrebbe avere la coscienza delle dimissioni da presidente del Senato dopo le sue parole su via Rasella perché è palesemente inadeguato al ruolo che ricopre” aggiunge il presidente dell’Anpi Pagliarulo.

Per altro, considerato che il regolamento del Senato non prevede mozioni di sfiducia contro il presidente, le dimissioni volontarie sono l’unica possibilità. E siamo pronti a scommettere che La Russa non avrà mai il coraggio e la coerenza per avere uno scatto di dignità…

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