Soldi ai privati, tempi di attesa e rinuncia a visite ed esami, sanità marchigiana “alla frutta”
Con Acquaroli è aumentata la spesa per la sanità privata, secondo la Corte dei Conti superata quota 160 milioni di euro. Intanto, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, peggiorano i tempi di attesa e aumentano i marchigiani che rinunciano alle prestazioni sanitarie
La sanità è stata una dei “cavalli di battaglia” nella campagna elettorale della destra marchigiana alle ultime regionali, sia per quanto riguarda l’intera regione che per quanto concerne il territorio piceno, ma si sta rivelando il più clamoroso, evidente ed indiscutibile fallimento del governo regionale della destra stessa guidato da Acquaroli. A livello locale è di un’evidenza imbarazzante, per sintetizzare si può dire che siamo passati dal “mai più Cenerentola delle Marche in campo sanitario”, ripetuto ossessivamente come un mantra nei lunghi mesi di campagna elettorale, all’attuale drammatico “sempre più Cenerentola delle Marche”, nell’imbarazzato e imbarazzante silenzio di chi negli anni passati aveva solennemente giurato di tutelare il territorio e che ora, nel momento in cui la sanità picena ha toccato il fondo, da bravo “soldatino” obbedisce senza discutere agli ordini di partito.
Ma ormai anche a livello regionale la situazione sempre disastrosa è inequivocabile. Sorvolando sulla discutibile (per essere magnanimi) gestione della pandemia, è sconcertante come, con puntualità svizzera, tutte le promesse fatte in campagna elettorale sono state completamente disattese e, anzi, proprio quelle che erano state indicate come priorità (gestione dei pronto soccorso, liste di attesa, diritto alla cura, sanità pubblica) si registrano i fallimenti più eclatanti. Che, peraltro, rischiano di essere accentuati e peggiorati dalla discutibile riforma del sistema sanitario marchigiano, con l’introduzione (da gennaio 2023) delle Aziende sanitarie territoriali che, come giustamente denunciato dalle opposizioni, moltiplicano le “poltrone” ma non risolvono, anzi accentuano i problemi della sanità marchigiana.
“Basta liste di attesa interminabili”, “la sanità deve essere pubblica, non privata” ripetevano gli esponenti della destra in campagna elettorale, lanciando pesanti accuse (in parte anche motivate) contro l’allora governatore marchigiano Ceriscioli che, a loro dire, privilegiava la sanità privata a scapito di quella pubblica. Peccato, però, che con la destra al governo delle Marche la situazione è ulteriormente e notevolmente peggiorata sia per quanto riguarda le liste attesa che per quanto concerne il rapporto con i privati. Anche se il governatore Acquaroli cerca in qualche modo di confondere le acque, rivendicando da un lato il ruolo del privato ma dall’altro provando a far credere che ci sia in atto un cambiamento.
“Tra le numerose questioni prioritarie che si tratteranno – scrive Acquaroli sui social annunciando (per l’ennesima volta…) la presentazione del nuovo piano socio-sanitario – come la medicina del territorio, le liste d’attesa, le reti cliniche e l’appropriatezza delle prestazioni, ci sarà anche il ruolo del privato che in passato nella nostra regione ha avuto un impatto molto importante”. “Al nostro insediamento – prosegue il governatore marchigiano – abbiamo trovato un paradosso che vogliamo superare con la nuova programmazione. Infatti la spesa per gli erogatori privati aveva sforato i tetti previsti senza però che l’impatto sulle liste d’attesa fosse risolutivo”.
Peccato che numeri e dati ufficiali dimostrino esattamente il contrario. Come ha sottolineato la consigliera regionale del M5S Marta Ruggeri, rispondendo su un quotidiano locale alle dichiarazioni dell’assessore alla sanità Saltamartini (che sosteneva che la sua giunta aveva ridotto i fondi per i privati). “Mi lascia perplessa – afferma la Ruggeri – che l’assessore rivendichi di aver ridotto il budget per la sanità privata rispetto al precedente governo regionale. Consultando i dati ufficiali finora disponibili, infatti, risulta che durante la giunta Ceriscioli la spesa per i privati accreditati, tra assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale, si sia attestata in una forbice tra circa 130 e 155 milioni di euro. Con la giunta Acquaroli, invece, questa cifra ha superato i 160 milioni di euro secondo i numeri riportati dalla Corte dei Conti (in sede di giudizio di parificazione del rendiconto 2021), che ha pure stigmatizzato lo sforamento dei limiti di spesa previsti dalla legge per l’acquisto di servizi sanitari da privati”.
In altre parole siamo ben oltre “il bue che disse cornuto all’asino” perché Acquaroli e la sua giunta stanno esattamente facendo quello che invece il governatore imputava alla precedente giunta Ceriscioli, cioè hanno sforato il tetto della spesa per i privati ottenendo, al tempo stesso, un cospicuo ed evidente peggioramento dei tempi di attesa. In tal senso l’ultimo rilevamento del gennaio 2023 sui tempi medi di attesa per visite ed esami è davvero impietoso. Per prestazioni di priorità B (quindi per legge da effettuare entro 10 giorni) si è costantemente sopra i 100 giorni di attesa, con addirittura punte di 288 giorni per il test cardiovascolare da sforzo. Stessa situazione per le prestazioni di priorità D (per legge 30 giorni per una visita, 60 per gli esami), anche in questo caso siamo sempre oltre i 100 giorni, con quasi 8 mesi per una mammografia.
Per altro una delle conseguenze del sensibile peggioramento dei tempi di attesa e il preoccupante aumento dei marchigiani che hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie. Nel 2019, prima della pandemia, erano il 6,9% i marchigiani che rinunciavano alle prestazioni sanitarie, ora nell’ultimo rilevamento (riferito a fine 2021) quella percentuale è quasi raddoppiata, siamo all’11,3%, addirittura leggermente sopra la media nazionale (11%). Si potrebbe continuare a lungo a parlare delle promesse non mantenute e dei fallimenti dell’attuale governo regionale delle Marche in tema di sanità, dal depotenziamento delle strutture ospedaliere ai ritardi nella realizzazione di nuove strutture ospedaliere, senza dimenticare l’annunciato ripristino dei piccoli ospedali di cui non si ha più notizia.
CI preme, però, sottolineare uno dei tanti spot propagandistici, che poi in concreto si è rivelato in tutta la sua inutilità, dell’attuale amministrazione regionale. Non tutti probabilmente ricordano che, sempre a proposito di sanità, nel giugno scorso Acquaroli e la giunta regionale avevano presentato con la solita enfasi il piano sperimentale per riorganizzare e potenziare le attività dei Pronto Soccorso e ridurre tempi di attesa e disagi dei cittadini. In realtà era stato sufficiente allora leggere la delibera regionale n. 734 del 13 giugno 2022 per capire che si trattava dell’ennesimo penoso bluff (vedi articolo “Riorganizzazione dei pronto soccorso, il grande bluff”) , di fumo negli occhi.
Nella delibera si stabiliva anche che “la sperimentazione avrà durata dal 15 giugno 2022 al 15 settembre 2022”, per poi fare un consuntivo dei risultati ottenuti e valutare come portare avanti e migliorare quel progetto di riorganizzazione. In realtà nei mesi estivi nei vari pronto soccorso marchigiani si è assistito al solito spettacolo, con i consueti tempi di attesa biblici e disagi di ogni genere per i cittadini, senza che praticamente nessuno si sia accorto che era in atto un simile progetto sperimentale. Di cui, per altro, dal giugno scorso non se ne è più parlato, come se non fosse mai esistito. Esattamente come tutte le promesse fatte in campagna elettorale dalla destra che ora governa la Regione.