La decisione del governo Meloni rischia di mettere in ginocchio un intero settore ma, soprattutto, di infliggere una pesante mazzata alla ricostruzione post terremoto. Solo nelle Marche rischio stop per oltre 2 mila cantieri, la maggior parte legati alla ricostruzione post sisma
La contestatissima decisione del governo Meloni sul 110, che rischia di mettere pesantemente in difficoltà un intero settore e, soprattutto, di infliggere una pesante mazzata alla ricostruzione post terremoto, indiscutibilmente un merito ce l’ha. E’ infatti servita a spiegare le ragioni, fino ad ora oscure ed incomprensibili, del criticatissimo cambio del commissario straordinario alla ricostruzione voluto dal governo Meloni, con l’accantonamento, contro ogni logica e contro la volontà dei territori del cratere sismico, di Legnini per far posto al senatore ascolano di Fratelli d’Italia Guido Castelli. Evidentemente Giorgia Meloni, prima di mettere in atto la “porcata” sul 110, aveva bisogno di mettere da parte chi poteva farsi autorevole portavoce dell’inevitabile protesta che monta nel cratere, facendosi garante dei legittimi interessi e delle sacrosante richieste dei territori colpiti dal terremoto, per sostituirlo con un fedele “soldatino”, pronto ad obbedire sempre e comunque, per il quale gli interessi dei terremotati contano praticamente niente rispetto a quelli sacrosanti e prioritari del proprio partito.
Non è un caso che, mentre in tutto il cratere crescono proteste e preoccupazione, le uniche voci discordi che si levano in supporto della decisione del governo sono quelle del commissario straordinario Castelli e del sindaco di Ascoli Fioravanti, due fedeli “soldatini” pronti ad obbedire e a sostenere qualsiasi “schifezza” venga portata avanti dal proprio partito, alla faccia di quei cittadini che invece dovrebbero rappresentare e tutelare. Purtroppo non è certo una novità, l’abbiamo visto e lo vediamo tutt’ora per quanto riguarda le vicende della sanità picena, abbandonata al suo destino da chi, come il sindaco Fioravanti, aveva promesso solennemente di difenderla allo stremo, ora che a distruggerla definitivamente ci sta pensando la Regione guidata dal suo compagno di partito Acquaroli.
“Non c’è nessun blocco della ricostruzione, ora c’è più chiarezza” afferma Castelli che pure, come sottolinea il segretario provinciale dem Francesco Ameli, pochi giorni prima in un’intervista radiofonica affermava che “il blocco del 110 sta bloccando anche la ricostruzione”. D’altra parte non ci sono e non possono esserci dubbi su quali siano gli effetti della decisione del governo Meloni sulla ricostruzione. E mentre il sindaco di Amatrice Cortellesi lancia un appello al governo (“non penalizziamo il cratere, chiediamo subito provvedimenti per noi, rischiamo una ricostruzione infinita), la direttrice dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Federica Michelangeli, non usa mezzi termini.
“Il blocco della cessione dei crediti azzoppa la ricostruzione del terremoto – afferma – non possiamo nascondere che senza la cessione del credito ora sarà quasi impossibile che i cittadini con le case danneggiate possano trovare i fondi per portare a termine i lavori. Infatti lo Stato prevede il finanziamento per la ricostruzione ai privati nell’ordine dei tre quarti del danno subito, il resto è a carico delle famiglie. Ma come si può pensare che, se la ricostruzione di una casa costa un totale per esempio di 500 mila euro, cittadini terremotati senza lavoro e che hanno perso molti dei loro beni possano accollarsi una spesa di 150 mila euro?”. Potrà farlo solo chi ha una situazione economica tale da potersi permettere una simile spesa, inaccessibile a famiglie con redditi medio-bassi. Ancora una volta quindi, il governo Meloni se ne frega di chi è in difficoltà, anzi, li colpisce con provvedimenti altamente.
“L’assurda decisione notturna del governo Meloni che ha portato al blocco dei crediti fiscali, fa saltare la ricostruzione delle zone colpite dal sisma – accusa Ameli – per evitare un esborso diretto di chi aveva perso casa e spesso lavoro, fino a ieri si poteva accedere alla cessione del credito (o sconto in fattura) legata al Superbonus per le zone del cratere. Ma con il blocco, tutto ciò salta! Ovviamente se si ha un reddito alto, il problema non si pone. La cessione del credito infatti è stata una misura introdotta nel 2016 per dare risposte proprio alle famiglie meno abbienti. Purtroppo il Governo di cui è piena espressione sia il commissario sisma Guido Castelli che la sottosegretaria al Mef, la marchigiana Lucia Albano non ha minimamente tenuto conto delle problematiche esistenti e se ne è bellamente fregato! Con Augusto Curti siamo già all’opera per presentare emendamenti in parlamento ed iniziative in regione per chiedere la modifica della norma a tutela dei terremotati sono già state prese dalla consigliera Anna Casini
Ma si può pensare di dover aspettare la conversione del decreto in parlamento e quindi 60 giorni per apportare modifiche migliorative? Penso sia follia, pertanto chiediamo con forza un immediato passo indietro ed interventi immediati a tutela di tutti coloro che hanno perso una casa ed ora sono nello sconforto più totale! Parliamo di 23 mila edifici (stima report commissario), che tra l’altro sono quelli nelle zone più colpite dal sisma”.
Ma non è solo la ricostruzione ad essere messa in grave difficoltà dalla decisione del governo Meloni. “E’ il colpo di grazie ad un settore già in difficoltà” sostiene il vicepresidene dell’Ance John Bertazzi che denuncia come così sono a rischio fallimento decine di migliaia di piccole e medie imprese in tutto il paese. Secondo un’analisi riportata da “Il Sole 24 Ore” (non propriamente un giornale “comunista”…) solo in Lombardia sono a rischio default oltre 5 mila piccole imprese, mentre in Piemonte sono più di 3 mila nella stessa situazione. Per quanto riguarda le Marche la situazione rischia di essere davvero drammatica perché le due cose si sommano.
Siamo di fronte a quella che giustamente la consigliera regionale Anna Casini definisce “un’operazione di killeraggio nei confronti di imprese e tecnici del comparto edilizia e soprattutto dei cittadini”. “Stoppando la cessione del credito e lo sconto in fattura la Meloni ha deciso di condannare imprese, lavoratori e cittadini – prosegue la consigliera regionale – persone che si troveranno a perdere investimenti, lavoro e progetti di vita. Nella nostra regione si fermeranno 2 mila cantieri, molti legati anche alla ricostruzione post sisma. Parliamo di oltre 1 miliardo di euro, al 7,5% del Pil , 6 mila posti di lavori, 10 mila cittadini coinvolti. E’ una carneficina sociale ed economica, una scelta sconsiderata, presa tra l’altro a poche dalla chiusura delle urne delle regionali e senza interpellare le parti coinvolte. Acquaroli come pensa di risolvere il problema? Con altri selfie con la sua Meloni o mettendo la testa sotto la sabbia non potendo dare la colpa al governo e alla passata amministrazione come ormai ci ha abituato?”.
La risposta è semplice e scontata, come bravo “soldatino” non farà altro che dire “obbedisco”, fregandosene ancora una volta delle esigenze dei marchigiani e della situazione sempre più drammatica dei territori colpiti dal sisma.