Da assessore regionale Castelli spargeva ottimismo a piene mani sostenendo che “c’è stata una forte accelerazione” e che “la ricostruzione corre”. Ora che è commissario straordinario, però, improvvisamente si accorge che “la ricostruzione è all’anno zero”…
Ormai dovremmo essere abituati a qualsiasi tipo di “giravolta” nella politica italiana e non dovremmo stupirci più quando politici e amministratori all’improvviso dicono e fanno l’esatto contrario di quello che hanno detto fino a qualche giorno, a volte anche qualche ora, prima. Eppure è difficile non rimanere stupiti nel leggere di “ricostruzione all’anno zero” da parte di chi per anni ha profuso immotivato e insensato ottimismo a piene mani.
Passati sgomento e stupore, però, il titolo della lunga intervista rilasciata dal commissario alla ricostruzione Guido Castelli a “La Verità” ci ha fatto subito venire in mente “Alice nel paese delle meraviglie”. E parafrasando il titolo del racconto Lewis Carrol, ci fa pensare che alla fine Alice, anche se dopo tanto tempo, finalmente si è svegliata ed ha scoperto che quel paese in realtà non è poi così meraviglioso come lo aveva descritto (probabilmente immaginandolo, perché la realtà diceva ben altro…) fino a pochi giorni prima.
Innanzitutto negli anni da sindaco di Ascoli quando, nel post terremoto, con ottimismo alla Tonino Guerra, contro ogni evidenza continuava a ripetere che nel capoluogo piceno andava tutto bene e non c’erano problemi. Ancor più negli ultimi due anni, quando era assessore regionale con delega alla ricostruzione e con invidiabile periodicità rassicurava tutti, anche in questo caso in contrasto con la realtà, affermando che la ricostruzione procedeva bene, con quell’insopportabile slogan “senza fretta ma senza sosta” che suonava come un’enorme e doppia presa in giro per i terremotati, per chi ancora oggi tutti i giorni deve fare i conti con quella difficile realtà. Perché dopo 5-6 anni sentirsi ripetere in continuazione “senza fretta” rischia di far saltare i nervi anche ai più calmi e riflessivi, mentre quel “senza sosta” è quanto più di insopportabile per chi vive nei territori del cratere e per anni ha visto e continua a vedere cantieri fermi anche per interi mesi.
Poi all’improvviso, pochi giorni dopo essere stato nominato commissario straordinario (in barba ai desideri e alle richieste dei terremotati che voleva che restasse Legnini), improvvisamente “folgorato sulla via di Damasco”, ecco il dietro front. Non è più vero che la ricostruzione procede, il senatore ascolano ha scoperto che, dopo 6 anni e mezzo, la ricostruzione è all’anno zero. E, naturalmente, la colpa è solamente del Pd… “La situazione è oggettivamente critica – afferma Castelli nell’intervista – possiamo dire che siamo al 12% della ricostruzione complessiva. Siamo di fatto all’anno zero”.
Naturalmente il neo commissario non svela l’arcano, cioè come improvvisamente abbia cambiato idea dopo che per due anni, da assessore regionale, ha sempre sostenuto il contrario. “La ricostruzione è una certezza, negli ultimi 12 mesi abbiamo dato una forte accelerazione” dichiarava a fine 2021, mentre nel luglio scorso, in preda ad un improvviso slancio di entusiasmo, annunciava “urbi et orbi” che “la ricostruzione corre nei centri più colpiti”. Ma anche a fine anno, esattamente il 2 dicembre, ad Arquata nel giorno dell’approvazione dei piani urbanistici attuativi del capoluogo e delle 6 frazioni affermava che in tema di ricostruzione “molto è stato fatto”.
E’, poi, oltre modo significativo che, mentre negli incontri o nelle interviste con quotidiani nazionali denuncia questo ritardo, negli incontri a livello regionale (nelle regioni del cratere) vengono veicolati tutt’altro genere di messaggi, molto più ottimistici. Così nei vari incontri con gli amministratori locali nelle Marche, come in Abruzzo e in Umbria. Dove, ad esempio, nel corso dell’incontro proprio con il commissario Castelli la governatrice Tesei, pur ribadendo la necessità di accelerare ulteriormente, ha rivendicato i risultati molto positivi registrati in Umbria negli ultimi tre anni.
Evidente e palese la contraddizione che emerge anche quando il neo commissario parla di chi l’ha proceduto, all’apparenza lodato ma, in realtà, oggetto di “frecciatine” polemiche neppure troppo velate. “Legnini ha fatto un buon lavoro ma soprattutto sul piano giuridico – afferma Castelli – ora bisogna pensare ai fatti, nel settore delle strutture pubbliche siamo molto indietro e anche nel residenziale si sono fatte scelte non del tutto coerenti”. Magari se certe obiezioni le avesse sollevate nei mesi scorsi, quando, con Legnini ancora in carica, non faceva altro che lodare incondizionatamente l’opera del commissario straordinario, avrebbe avuto una maggiore credibilità.
Per certi versi, però, l’aspetto peggiore che emerge da quella lunga intervista è la conferma di come una certa destra non abbia il minimo pudore di utilizzare le istituzioni come una clava per colpire gli avversari politici. Lo abbiamo visto in questi giorni con il vergognoso comportamento del vicepresidente del Copasir Donzelli e del sottosegretario alla giustizia Delmastro, lo conferma lo stesso Castelli che, nei panni istituzionali di commissario alla ricostruzione, non perde tempo a prendersela con i suoi avversari affermando che, se la ricostruzione è così indietro, “la colpa è del Pd”.
“Aveva assicurato di voler svolgere il mandato in rispettoso regime di neutralità” accusano i parlamentari marchigiani Manzi e Curti che poi sottolineano come le dichiarazioni di Castelli “offendono lo sforzo prodotto dai sindaci e da tutte le risorse impegnate, con grande abnegazione, sul conseguimento dell’obiettivo finale della ricostruzione”. Al di là dell’indegna, per chi riveste un ruolo istituzionale, strumentalizzazione (tra governo centrale e governo regionale scagli la prima pietra chi è esente da responsabilità…), è imbarazzante la mancanza anche di un minimo di autocritica.
Prima di pensare e tirare in ballo le colpe del Pd, che sicuramente ci sono come ci sono per tutti gli altri partiti, per essere un po’ credibile Castelli dovrebbe innanzitutto ammettere le sue responsabilità. Prima come sindaco di Ascoli, dove i gravissimi ritardi per quanto riguarda le scuole sono in larga parte “merito” delle sue discutibili scelte (il ritardo nell’effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica, la sciagurata decisione di puntare sul project financing), poi come assessore regionale con delega alla ricostruzione.
Perchè se davvero “la ricostruzione è all’anno zero”, come sostiene il neo commissario, chi è stato per oltre due anni assessore regionale con delega alla ricostruzione una parte di responsabilità inevitabilmente ce l’ha. Per altro, a proposito di Regione, come sottolineano correttamente i parlamentari Manzi e Curti “Castelli dovrebbe preoccuparsi del perché la Regione Marche non ha ancora approvato il nuovo piano delle opere pubbliche, uno strumento essenziale ai fini della ricostruzione che tutte le altre Regioni del cratere hanno adottato”.
Chissà, magari ora il neo commissario potrebbe spiegarci che, pur se è al governo la destra, la colpa della mancata approvazione del piano è del Pd… Per fortuna, però, che Castelli lancia anche un messaggio improntato all’ottimismo. “Quando Legnini mi ha passato il volante – assicura – sapevo perfettamente e so anche quale strada prendere: essere lo speaker delle esigenze dei terremotati presso il governo”. Certo se avesse fatto “lo speaker delle esigenze dei terremotati” anche prima probabilmente ora il commissario sarebbe ancora Legnini…