Clamoroso il caso dell’ex Distretto militare, il cui costo è lievitato da 2,5 a 10,6 milioni di euro. Ma non meno eclatanti i casi della curva sud, delle scuole Malaspina, Tofare e Cagnucci, per non parlare di quella di Poggio di Bretta, degli interventi in via Trieste e sul ponte di San Filippo
Non solo tempi interminabili, sin dalla fase di progettazione, e incapacità di rispettare (ma anche solo avvicinarsi) alle scadenze. C’è un altro tratto distintivo che caratterizza tutti i principali interventi e le opere pubbliche programmate e poi a fatica portate avanti dall’amministrazione comunale: l’aumento consistente del costo rispetto alla previsione iniziale di spesa. E’ una costante per il Comune di Ascoli che già si era evidenziata spesso negli anni passati ma che ora si verifica praticamente sempre e, per giunta, in modalità e in tempi sempre differenti. A volte già direttamente nella fase iniziale dell’iter, in altre casi nel corso della progettazione oppure al termine della progettazione stessa.
Altre volte, invece, dopo la consegna del cantiere, oppure nel corso dei lavori o in altre circostanze quando i lavori stessi stanno terminando o sono conclusi. Sempre differenti anche le motivazioni, quando vengono chiarite (perché in alcuni casi non vengono fornite spiegazioni). In qualche caso nuove e improvvise “scoperte” sconosciute al momento in cui è stato programmato l’intervento, in altri delle novità emerse da ulteriori approfondimenti e perizie prima di avviare l’intervento, in altri il sopravvenire di problemi inattesi che rendono necessari ulteriori o differenti (rispetto a quelli programmati) interventi, in altri ancora l’aumentato costo dei materiali, senza dimenticare che in altre circostanze l’aumento del costo rispetto alla previsione iniziale dipende semplicemente dal ritardo di anni accumulato rispetto a quando teoricamente sarebbe dovuto partire l’intervento.
In realtà, pur con tutte le differenze evidenziate sia sui tempi che sulle motivazioni che li determinano, è fin troppo evidente il filo comune che li lega i continui e ripetuti aumenti del costo delle opere pubbliche: l’incapacità dell’amministrazione comunale di programmare con competenza e cognizione. Perché è del tutto evidente che se l’imprevisto accade una volta, due o anche tre può essere considerato un caso, una fatalità. Ma se, come nel caso dei lavori pubblici del Comune di Ascoli, è una costante allora è chiaro che ci sia qualcosa che non funziona nella programmazione, quanto meno una certa superficialità che non può essere ammessa quando si tratta di gestire e utilizzare risorse pubbliche. Anche perché, come vedremo, spesso la differenza tra il costo iniziale previsto e quello che pian piano, con l’andare avanti dell’iter, vene fuori è imbarazzante.
Come detto non si tratta certo di una novità, ci sono esempi clamorosi nel recente passato. Su tutti quello della ricostruzione della tribuna est il cui costo iniziale previsto ammontava a 2,5 milioni di euro e che nell’interminabile fase di realizzazione dell’opera è via via cresciuto sempre più praticamente fino a raddoppiarsi (anche se poi il costo totale finale dell’intervento non è mai stato svelato). Venendo ai giorni nostri il caso sicuramente più eclatante è l’intervento di miglioramento sismico dell’ex Distretto militare per il quale inizialmente il Comune di Ascoli aveva previsto inizialmente un costo di 2,5 milioni di euro che poi, nello spazio di qualche mese, era salito a 4 milioni di euro.
Nelle settimane scorse, poco prima della fine del 2022, l’amministrazione comunale ha poi approvato il progetto strutturale definitivo con un costo complessivo stimato che è incredibilmente schizzato a 10,6 milioni di euro, con un aumento rispetto al costo iniziale superiore al 300%. Ufficialmente dal Comune non sono arrivate spiegazioni precise e dettagliate, i portavoce semi ufficiali dell’amministrazione comunale (alcuni quotidiani locali) parlano genericamente di alcune criticità sullo stato di consistenza del manufatto (murature portanti e copertura) e di incremento del costo dei materiali edili. Però per passare da 2,5 a 10,6 milioni vuol dire che inizialmente le verifiche sullo stato dell’edificio sono state fatte in maniera a dir poco superficiale e del tutto inadeguata. Per altro il timore, concreto anche sulla base di quanto accade con le altre opere pubbliche, è che poi quando inizieranno i lavori il costo lieviterà ulteriormente.
Un caso simile all’ex Distretto militare è quello che riguarda la curva sud. Senza ripercorrere tutte le tappe di questa interminabile e sconfortante telenovela, l’amministrazione Fioravanti inseriva l’intervento di ricostruzione della curva, associato al rifacimento della tettoia della tribuna ovest, nel piano opere pubbliche del 2020 con un costo complessivo (per entrambi gli interventi) stimato in 5 milioni di euro. Il doppio intervento, con le stesse modalità e gli stessi costi, veniva riproposto nel piano opere pubbliche del 2021. Poi l’anno dopo la novità. Nel piano triennale delle opere pubbliche 2022-2024 i due interventi venivano divisi e programmati per il 2023, con una clamorosa lievitazione dei costi previsti, praticamente il doppio rispetto alla previsione iniziale: 6,5 milioni di euro per la curva sud, 3,2 milioni di euro per la tribuna ovest. Da parte dell’amministrazione comunale, però, nessuna spiegazione sulle ragioni che hanno determinato il raddoppiamento dei costi.
Un capitolo a parte merita quella che è l’altra sconcertante e interminabile telenovela del Comune di Ascoli, quella relativa agli interventi di messa in sicurezza delle scuole cittadine. In questo caso abbiamo sia la lievitazione dei costi già solamente in fase di predisposizione dei progetti, sia l’aumento nel corso dell’esecuzione dei lavori. Le determine 382, 384 e 385 del 17 novembre scorso, ad esempio, hanno evidenziato che l’approvazione del progetto definitivo degli interventi relativi alle scuole Cagnucci, Tofare e Malaspina ha già comportato un aumento complessivo del costo superiore ai 2 milioni rispetto alla previsione iniziale, visto che per la Cagnucci si passa da 1,6 a circa 2,3 milioni di eur, per la Tofare da 1,4 a 1,9 milioni e per la Malaspina da 4,5 a poco più di 5,5 milioni di euro.
Nelle tre determine si giustifica questa cospicua lievitazione con la necessità di “aggiornare il computo metrico estimativo con il nuovo prezziario cratere 2022, in quanto gli importi di progetto sono riferiti al prezziario cratere 2018”. In sostanza il cospicuo aumento è stato determinato dal clamoroso ritardo accumulato nel progettare interventi finanziati già nel 2017.
Per certi versi decisamente più sconcertante ciò che invece sta accadendo con l’intervento di miglioramento sismico della scuola di Poggio di Bretta che nel racconto del sindaco Fioravanti sarebbe terminato in anticipo, con tanto di inaugurazione fatta il 30 ottobre scorso (peccato che secondo il programma originario i lavori dovevano concludersi a luglio 2022, quindi comunque si tratterebbe di un ritardo di almeno 3 mesi…), mentre in concreto è tuttora in corsa. Nel dicembre 2021 si era proceduto all’affidamento diretto alla ditta Ubaldi Costruzioni con un ribasso percentuale del 9,68%, per un totale di poco meno di 750 mila euro più iva. Ma la determina 4240 del 14 dicembre scorso svela che “in fase di esecuzione dei lavori si sono rese necessarie alcune variazioni rispetto alle previsioni del progetto originario” che hanno comportato un aumento complessivo dell’intervento di poco meno di 220 mila euro, pari al 26,58% in più rispetto alla previsione iniziale (quindi il triplo in più rispetto al ribasso…), per un costo complessivo che schizza a poco meno 1 milione e 150 mila euro.
Nella determina vengono anche elencate le nuove contingenze che hanno determinato l’aumento (interventi al piano terra, recupero solai, sostituzione infissi, sostituzione degli interventi di rinforzo delle tramezzature) che definire “variazioni inaspettate” è un insulto all’intelligenza…
Non meno eclatante è quanto è accaduto e sta accadendo con l’intervento sul ponte di San Filippo i cui lavori nell’estate 2021 erano stati assegnati per un importo di poco meno di 550 mila euro e che, invece, nel successivo appalto sono stati aggiudicati con un importo di 620 mila euro. Costo che, però, sta continuando ed è destinato a salire ulteriormente tra variazioni continue e nuovi e imprevisti interventi.
Discorso analogo anche per l’intervento in via Trieste e potremmo proseguire a lungo andando ad analizzare tutti gli altri interventi. Senza dilungarci ulteriormente, c’è un dato che dovrebbe far riflettere. Solo limitandoci agli interventi citati si è già passati da un costo complessivo previsto inizialmente di 18,5 milioni di euro agli attuali 35 milioni di euro che, inevitabilmente, sono destinati ad aumentare. Qualsiasi impresa privata che sbaglia di così tanto la programmazione e il preventivo dei costi sarebbe praticamente sull’orlo del fallimento…