Secondo l’annuale fact checking di “Pagella Politica” nel 2022 sono risultate false quasi il 60% delle dichiarazioni dei politici italiani. Silvio Berlusconi, con il 75% di “bufale”, il “pinocchio dell’anno”, davanti a Meloni e Salvini. Sotto il 50% anche Renzi e Conte
L’Italia continua ad essere “la repubblica dei pinocchi”. Nulla di nuovo e di particolarmente sorprendente, non è infatti una novità che la nostra classe politica sia poco o nulla credibile, abituata come è a raccontare balle più o meno grosse. E chi si illudeva che il periodo difficile che il nostro paese sta attraversando potesse in qualche meno rappresentare un freno, è rimasto profondamente deluso. Perché secondo i dati ufficiali di “Pagella Politica”, la più autorevole piattaforma di fact checking (verifica dei fatti) che da anni si preoccupa di raccogliere e verificare le dichiarazioni dei politici italiani, nel 2022 più di una dichiarazione su due dei nostri politici è risultata completamente falsa o, comunque, poco o nulla corrispondente al vero.
Come detto non si tratta di una sorpresa e tanto meno di una novità, guardando agli ultimi anni il migliore (ma sarebbe più giusto dire il meno peggio) è risultato il 2019, con le dichiarazioni risultate vere (o vicine alla verità) che sfioravano il 50%. Nel 2020, invece, si è scesi a poco più del 40%, mentre nel 2021 ci si è attestati al 44%. Nel 2022 sulle 266 dichiarazioni analizzate 112 sono risultate vere o parzialmente vere, quindi complessivamente il 42%. Questo significa che il 58% (154) delle dichiarazioni dei nostri politici alla verifica dei fatti sono poi risultate false, in alcuni casi delle autentiche “panzane”.
La sorpresa di questo 2022 è che il “pinocchio dell’anno” non è più Salvini, che negli ultimi 2 anni aveva sbaragliato la concorrenza, scalzato dal prepotente ritorno di Silvio Berlusconi, probabilmente stimolato dalla campagna elettorale estiva per le politiche di settembre. Per altro il leader di Forza Italia ha stabilito un vero e proprio record difficilmente avvicinabile nei prossimi anni, con ben il 75% delle dichiarazioni verificate risultate non veritiere e, di conseguenza, solo 1 dichiarazione su 4 vera o vicina alla verità. Matteo Salvini, con il 61,4% delle sue dichiarazioni risultate non vere, scivola addirittura al terzo posto, superato anche dalla nuova presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il 63,7% delle dichiarazioni non vere.
Va detto che la leader di Fratelli d’Italia fino ad inizio agosto viaggiava su una media addirittura superiore a quella di Berlusconi, intorno all’80% di dichiarazioni risultate dalla verifica false. Poi dall’inizio della campagna elettorale e, ancora più, dal momento in cui ha ricevuto l’incarico del governo la percentuale di dichiarazioni vere o vicine al vero si è impennata. Passando ai leaders dell’opposizione le percentuali salgono ma solamente in due raggiungono e superano il 50%. In assoluto il leader politico che ha la percentuale più alta di dichiarazioni vere o vicine al vero è Carlo Calenda che raggiunge il 56,2%, molto lontano dal 67% fatto segnare lo scorso anno. Dopo di lui c’è Enrico Letta esattamente con il 50%, mentre sotto il 50% sono Conte (45,4% di dichiarazioni vere) e Renzi (43,2%). Come ormai è tradizione di ogni fine anno, “Pagella Politica” ha indetto la “Pagella Cup”, l’ironica competizione per premiare la dichiarazione più clamorosamente “sballata” dell’anno.
Lo scorso anno il poco onorevole riconoscimento se l’è aggiudicato Matteo Salvini, già vincitore dell’edizione 2019, mentre quella del 2020 se l’era aggiudicata Giorgia Meloni. Entrambi sono in lizza anche quest’anno, il leader leghista per la dichiarazione secondo cui “la flat tax si paga da sola”, mentre la presidente del Consiglio per aver sostenuto che “nella legge di bilancio 2023 non è previsto alcun condono”.
In lizza insieme a loro ci sono Silvio Berlusconi che ha sostenuto che “il mio primo video su Tik Tok ha battuto ogni precedente record di visualizzazioni al mondo”, Enrico Letta che ha affermato che “tutti i grandi Paesi europei hanno tenuto la scuola aperta, anche negli ultimi 2 anni”, Giuseppe Conte secondo cui “il jet privato di Renzi emette 4 milioni e 800 mila tonnellate di CO2 per una tratta soltanto”, Matteo Renzi che ha accusato Conte di essere “il presidente del Consiglio che più ha aumentato la vendita di armi” e Carlo Calenda che ha sostenuto che “dall’Ucraina e dalla Russia l’Italia importa il 30% del grano”.
Queste sono quelle selezionate da “Pagella Politica”, di seguito proponiamo quelle che a nostro giudizio sono invece le più clamorose e imbarazzanti tra le tante “bufale” raccontate in questi 12 mesi dai nostri politici.
Silvio Berlusconi e la legge Severino incostituzionale
Il 7 settembre scorso, in piena campagna elettorale, Silvio Berlusconi è tornato a criticare la “legge Severino” che prevede l’incandidabilità e la decadenza dalle cariche pubbliche dei politici che hanno commesso alcune tipologie di reato. “E’ inammissibile che vi siano conseguenze sanzionatorie, come la decadenza per gli eletti, a fronte di sentenze non definitive, viola l’articolo 27 della Costituzione in base al quale un imputato non considerato colpevole fino alla condanna definitiva” ha affermato il leader di Forza Italia. In realtà la legge Severino non prevede affatto la decadenza per gli eletti condannati con sentenza non definitiva e la Corte Costituzionale si è espressa in maniera chiarissima, stabilendo che non viola la Costituzione e, più precisamente, l’articolo 27.
Giorgia Meloni e le decine di migliaia di chilometri di coste libere in Italia
Intervenendo alla radio sulla questione delle concessioni balneari e la cosiddetta “direttiva Bolkestein”, il 15 febbraio scorso Giorgia Meloni ha dichiarato che “la messa a gara delle concessioni andrebbe fatta quando c’è scarsità del bene. E questo non è il caso del nostro Paese che ha a disposizione decine di migliaia di chilometri di costa liberi, che non sono sottoposti a concessione”. In realtà secondo i numeri ufficiali nel complesso le coste italiane sono lunghe meno di 9 mila chilometri e, di queste, sono balneabili circa il 65% (5.500 km). E più della metà è già data in concessione, quindi eventualmente di coste libere ci sono a mal pena 2 mila km. Tanto che il Consiglio di Stato ha stabilito che le risorse naturali a disposizione per le concessioni balneari sono “scarse”, se non addirittura inesistenti.
Matteo Salvini contro l’Europa che obbliga l’Italia a reintrodurre la tassa sulla prima casa
Il 23 maggio a Lissone, nel corso di un evento elettorale, Matteo Salvini attaccava l’Unione europea perché “ci impone di aumentare le tasse sulla casa, addirittura c’è una raccomandazione di Bruxelles che chiede di introdurre di nuovo nel nostro Paese la tassa sulla prima casa”. Il leader della Lega faceva riferimento alle nuove disposizioni per l’Italia pubblicate in quei giorni dalla Commissione europea nelle quali si raccomandava un intervento “alligning the cadastral values to corrent market values”, cioè ”allineando i valori catastali ai correnti valori di mercato”. In altre parole, le nuove raccomandazioni dell’Ue chiedono all’Italia di aggiornare i valori delle rendite catastali, non di reintrodurre la tassa sulla prima casa.
Matteo Renzi e lo straordinario successo di Italia Viva alle elezioni comunali
Il 13 giugno scorso Matteo Renzi, commentando nella sua newslette i risultati delle elezioni comunali, scriveva di essere “contento dei risultati di Italia Viva perché il nostro partito è risultato decisivo nell’elezione al primo turno di tanti sindaci nei comuni capoluogo”. I dati ufficiali, però, dicono che in 8 dei 13 capoluoghi in cui il sindaco è stato eletto al primo turno i voti di Italia Viva (o delle liste civiche che ha sostenuto) non sono stati decisivi, mentre negli altri 5 capoluogo il partito di Renzi non ha sostenuto alcun candidato. A Padova, ad esempi, Italia Viva ha sostenuto il candidato del centrosinistra con la lista “Per Padova” che ha ottenuto il 2,5%, mentre il candidato sindaco Giordani è stato eletto al primo turno con il 58%
Enrico Letta e il Pd unico partito a fare il congresso
Il 3 novembre scorso, nel corso di un’intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera” Enrico Letta sosteneva che il “tutti gli altri sono partiti personali e il Pd è l’unica forza politica italiana a fare un congresso”. In realtà, pur se con modalità e tempi differenti, quasi tutti i principali partiti italiani prevedono nei rispettivi statuti l’organizzazione di un congresso per eleggere gli organi dirigenti. Ed i due che non lo fanno, M5S e Europa Verde, prevedono altre forme di consultazione degli iscritti per la scelta dei propri organi dirigenti.
Giuseppe Conte e l’inesistente rischio dell’aumento degli stipendi dei parlamentari
Il 21 dicembre scorso, poco dopo che l’Ufficio di presidenza della Camera ha prorogato fino al 31 dicembre 2025 il blocco dell’adeguamento dell’indennità parlamentare, il leader del M5S Giuseppe Conte esultava, attribuendo al proprio partito il merito di questa decisione. “In questo paese alla rovescia – affermava l’ex presidente del Consiglio – gli italiani hanno rischiato di vedere gli stipendi dei parlamentari aumentare ma il Movimento 5 Stelle è stato intransigente. E’ una nostra vittoria, sempre dalla parte dei cittadini”. In realtà il provvedimento approvato è una prassi dell’Ufficio di presidenza da 16 anni a questa parte, da quando nel 2007, su proposta dell’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti, il Parlamento decise di sospendere il meccanismo automatico che legava l’aumento dell’indennità mensile dei parlamentari a quello dei magistrati “con funzioni di presidente della Corte di Cassazione”. Da allora ad ogni inizio di legislatura viene automaticamente votata, sempre all’unanimità, la sospensione. Cosa che è accaduta anche in questo caso, per altro con riferimento al 2025 perché per il 2023 e il 2024 era già stata stabilita la sospensione. Anche in questo caso un voto all’unanimità, senza alcun distinguo e senza che nessuno, tanto meno il M5S, dovesse spingere in questa direzione.