L’ipocrisia al potere
Dai fatti della Sapienza al decreto rave, dalla “pagliacciata” di Predappio ai provvedimenti su covid e migranti l’inizio della nuova legislatura si trasforma in un “festival dell’ipocrisia”. Con la collaborazione dell’opposizione, come sempre, dell’informazione italiana
Parafrasando un vecchio e famoso slogan del ’68 (“al potere la fantasia”), la nuova fase politica che si è aperta in Italia potrebbe essere definita quella de “al potere l’ipocrisia”. Con la doverosa puntualizzazione, però, che protagonisti di questo inverecondo “festival dell’ipocrisia” sono, quasi in egual misura, il governo e le forze dell’opposizioni. Con la consueta collaborazione dell’informazione italiana che, non è certo una novità, da tempo ha abdicato a quello che dovrebbe essere il suo ruolo principale, verificare, informare, raccontare i fatti, così abituata a servire senza mai dare fastidio il potente di turno. E’ bene chiarire che questa vergognosa e totale sottomissione al nuovo governo non nasce da una particolare simpatia nei confronti della destra o della Meloni (almeno nella maggior parte dei casi).
Purtroppo da decenni è sempre così, la maggior parte dell’informazione è da sempre abituata a fare da cassa di risonanza a chi detiene il potere, di qualsiasi schieramento politico sia. Già molti anni fa Indro Montanelli, parafrasando la definizione anglosassone di “watchdog journalism” (giornalismo come cane da guardia del potere), sosteneva che in Italia sempre più spesso il giornalismo è il cane da compagnia o da riporto del potere. In realtà in questi ultimi anni c’è stata un’ulteriore e preoccupante evoluzione, molti dei “cani da compagnia”, così mansueti e accomodanti con il padrone di turno, si trasformano poi in “cani rabbiosi”, aggressivi e verbalmente molto violenti, nei confronti di chi osa dar far fastidio e protestare o, ancor più, non si allinea senza discutere.
Il refrain è sempre lo stesso, collaudato da anni, mai mettere in discussione o tanto meno sforzarsi solo di verificare qualsiasi proclama di chi governa, anche di fronte all’evidenza contraria, “abbaiando” ferocemente a comando contro chiunque osi farlo. L’esempio più evidente è quanto accaduto intorno ai gravissimi fatti della Sapienza di Roma dove sono accadute cose assolutamente inaccettabili in un paese civile, con i vertici di un’università pubblica che si posizionano politicamente da una parte e l’ennesimo comportamento violento e immotivato da parte delle forze dell’ordine. Due anomalie che in un paese democratico sarebbero inevitabilmente finite al centro di discussioni e riflessioni. In quel meraviglioso posto che è diventato l’Italia, invece, è bastato l’intervento della presidente del Consiglio per riportare tutti all’ordine e spostare l’attenzione su chi ha subito quelle violenze (i ragazzi che manifestavano).
“Quelli non erano manifestanti pacifici, erano manifestanti che facevano un picchetto per impedire ai ragazzi che non la pensano come loro potessero dire la loro” ha sentenziato la Meloni nonostante la clamorosa e inequivocabile evidenza contraria. Non è importante che la ricostruzione degli eventi della presidente del Consiglio sia palesemente inesatta. Non conta che basterebbe verificare e che ci sono tutti gli elementi (testimonianze, video, foto, fatti) per poter ricostruire seriamente cosa è accaduto. E cioè che innanzitutto dentro l’università a “fare politica” non c’erano i ragazzi ma esponenti politici di partito, della destra, che i ragazzi volevano solo manifestare e di certo non impedire nulla, visto che quando è iniziata la manifestazione l’incontro politico all’interno dell’università era già iniziato e, nonostante la porta centrale già chiusa e sbarrata, avevano a disposizione porte laterali per entrare dentro (e volutamente non lo hanno fatto).
Non conta nulla, il “padrone” di turno proclama la sua verità, seppure palesemente smentita dai fatti, e i “cani da compagnia” non solo sono pronti ad allinearsi senza esitazioni ma anche a trasformarsi in feroci “cani rabbiosi” contro l’obiettivo indicato dalla Meloni stesso, quei ragazzi che hanno l’impudenza di manifestare. La realtà diventa un optional, un fastidio. Semplicemente si ignora se non corrisponde al dettame precostituito, così come si ignora un fatto assolutamente rilevante come le migliaia di ragazzi e ragazze che il giorno successivo manifestano nel cortile della facoltà di “Scienze Politiche” alla Sapienza.
Un disgustoso antipasto del festival dell’ipocrisia e delle panzane andato in scena nei giorni successivi. Con l’intervento in grande stile per fermare il rave di Modena in nome della tolleranza zero contro l’illegalità. Che, però, vale solo per alcuni, come dimostra il fatto che nelle stesse ore si è potuta svolgere regolarmente la tradizionale “pagliacciata” di Predappio, palesemente illegale e, per giunta, contraria ai principi stessi della nostra Costituzione. C’è da dire, per onestà, che nel caso della “pagliacciata” di Predappio l’ipocrisia è davvero ai massimi livelli e coinvolge tutti, anzi, per certi versi ancor più pesantemente le forze dell’opposizione.
Che ora giustamente urlano e strepitano e chiedono interventi, però negli anni passati, quando erano al governo non hanno fatto nulla, hanno tollerato senza fiatare questa grave e palese illegalità. “Il raduno di Predappio è una manifestazione che si svolge da tanti anni che viene gestita con i canoni dell’ordine pubblico” ha incredibilmente commentato il ministro dell’interno Piantedosi che evidentemente non conosce la nostra Costituzione, ma neppure le norme che vietano la ricostituzione del partito fascista e l’apologia di reato. Per altro, se passasse il cervellotico ragionamento del ministro, nel nostro paese si potrebbero tranquillamente organizzare ed effettuare manifestazione a sostegno della mafia, della camorra, in ricordo della “gloriosa” epopea delle Brigate Rosse…
Ma se Piantedosi non conosce neppure le norme, i membri del governo, con la Meloni, in testa, evidentemente non conoscono vergogna perché, a proposito dello sconcertante “decreto rave”, hanno “sparato” una serie impressionante di “panzane”, consapevoli che tanto i “cani di compagnia” avrebbero fatto di tutto per avvalorare le loro improbabili giustificazioni. “E’ una norma di cui vado fiera – ha affermato la Meloni – perché ora l’Italia non sarà più maglia nera. Ma posso assicurare che non è nostra intenzione minare il diritto a manifestare”.
“E’ offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti – aggiunge il ministro Piantedosi – l’obiettivo della norma sono solo i rave party, vogliamo allinearci alla legislazione degli altri paesi europei”. Nessuno può sapere, a parte i diretti interessati, quali fossero le reali intenzioni del governo. Quel che invece è certo che la norma, così come è scritta, è applicabile a qualsiasi contesto, alle manifestazioni degli studenti, degli operai, per assurdo eventualmente anche ad una processione religiosa. E Meloni e Piantedosi non possono non sapere che pm e giudici poi si baseranno su quanto è scritto nel decreto (e, una volta convertito, nella legge) non certo interpretando le intenzioni della presidente del Consiglio e del ministro.
Che sia stata scritta così per incompetenza o per la volontà di limitare la libertà di manifestazione non possiamo dirlo, il risultato che determina, però, è clamorosamente evidente. Per altro è quanto meno singolare che, in una norma che secondo i proclami del governo, è stata voluta per i rave party, non compaia mai l’indicazione dei rave stessi. Così come è sconcertante che, per trovare un ulteriore appiglio, si ricorra ad una bugia come quella che vorrebbe necessario un simile intervento per allineare l’Italia alla normativa europea. In nessuno dei principi paesi europei sono in vigore simili leggi e sono previste sanzioni così dure.
Che necessità ha il governo, se davvero è convinto delle proprie decisioni, di aggrapparsi a delle “bufale” per provare a giustificarle? Non è così solo con i rave, anche per quanto riguarda covid e migranti l’esecutivo per motivare le proprie decisioni è ricorso a delle evidenti e inequivocabili panzane. Per giustificare l’allentamento di ogni precauzione sul covid, ad esempio, la Meloni ha affermato che “l’Italia è il paese che ha avuto il maggior numero di morti pur applicando le misure più pesanti di tutti”. Una doppia “bufala”, perché altri paesi hanno adottato misure simili se non addirittura più stringenti ma, soprattutto, perché non i dati non lasciano spazio a dubbi e interpretazione e dicono che non è affatto vero che l’Italia ha avuto il maggior numero di morti per covid. Anzi, se nel 2020 il nostro paese (che, ricordiamolo, dopo la Cina è stato il primo a dover affrontare la pandemia, era al quinto posto (e senza il disastro Lombardia sarebbe stato intorno alla 20^ posizione), nel 2021 addirittura è il 53° posto. Quanto ai migranti, poi, Meloni e Piantedosi hanno sostenuto che secondo le norme le Ong devono portarli nel loro stato di bandiera, ma il regolamento di Dublino e tutte le norme internazionali in vigore dicono l’opposto, mentre il ministro dell’interno ha poi sostenuto come la presenza delle navi dell’Ong in mare sia la principale causa delle partenze dei migranti, nonostante tutte le indagini, le analisi e le inchieste non supportino tale infondata tesi.