Manganelli per la libertà alla “Sapienza”, dopo la vergogna il festival dell’ipocrisia


L’ipocrita retorica della libertà di espressione cavalcata dalla Meloni e dai soliti “cortigiani” per spostare l’attenzione dal comportamento delle forze dell’ordine e dall’inaccettabile posizionamento politico che hanno ormai assunto i vertici della Università

Tante vuote parole, tante strumentalizzazioni e la solita esibizione stucchevole e ipocrita lezioncina di finti o improvvisati “maestrini” per nascondere e non portare alla luce quello che è accaduto e che sta accadendo alla “Sapienza” di Roma, per non affrontare le due macroscopiche e imbarazzanti questioni che sono emerse con estrema chiarezza. La prima, la più evidente e purtroppo non sorprendente e nuova, l’inaccettabile e gratuita violenza usata dalle forze dell’ordine contro un gruppo di studenti e studentesse che manifestano e che volevano semplicemente esporre uno striscione. L’altra, che poi è alla base della maggior parte delle ipocrisie di questi giorni, è la chiara inclinazione e il posizionamento politico che stanno assumendo i vertici dell’Università.

La giornata di ieri restituisce elementi significativi che parlano chiaramente del profilo che l’Università sta assumendo di fronte al neo governo a guida Meloni – affermano i movimenti studenteschi – nonché del sempre più esplicito posizionamento politico che l’ateneo sta scegliendo di mostrare nella gestione tanto delle iniziative accademiche che propone quando della gestione del dissenso. Abbiamo di fronte un istituto formativo che proponendosi apolitico e neutrale, sostiene e difende gruppi politici e personaggi decisamente schierati politicamente. Dietro alla retorica della democrazia e della libera espressione di tutte e di tutti si nasconde in realtà un posizionamento chiaro che parla di una deriva sempre più destrorsa dell’amministrazione firmata Sapienza, ormai impossibile da nascondere anche per i più abili burocrati dell’Università”.

In particolare la retorica della libertà di espressione è stata molto cavalcata, come al solito in maniera ipocrita e strumentale, in questi giorni per spostare l’attenzione dal comportamento dei vertici della “Sapienza” e delle forze dell’ordine a quello dei giovani manifestanti. A dare il via alla strumentalizzazione e al rovesciamento della realtà è stata la neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in nome di un’ipocrita libertà di pensiero. “La democrazia è rispetto delle idee altrui, vengo dalla militanza giovanile, ho organizzato tantissime manifestazioni ma mai per impedire a qualcuno di dire quello che voleva dire. Se qualcuno della mia parte politica andasse a tentare di bloccare una manifestazione di un’altra parte politica sarei la prima a condannarlo” ha affermato la Meloni.

Sarebbero tantissime le cose da dire in proposito, le puntualizzazioni da fare. Rimanendo sull’argomento in questione, subito dietro alla presidente del Consiglio si sono accodati schiere di “cortigiani” (gran parte dell’informazione, non perché sia schierata a destra, semplicemente perché è abituata a servire il padrone di turno), naturalmente tutti gli esponenti politici della destra ma anche qualcuno dell’opposizione (o forse sarebbe meglio dire della presunta opposizione). Siamo ben oltre la trave e la pagliuzza, ci si concentra su un particolare (per altro raccontato in maniera distorta) per non preoccuparsi e occuparsi delle grandi questioni che invece dovrebbe essere affrontate.

Partendo dal fatto, ad esempio, che un istituto formativo come è un’Università, per giunta pubblica, non può e non deve fare politica e, tanto meno, non può schierarsi politicamente. Si stenta persino a crederci che in questi giorni quasi nessuno ha puntato l’attenzione su questo che in realtà è l’aspetto principale e più importante, che maggiormente dovrebbe far riflettere e, soprattutto, dovrebbe provocare irritazione e indignazione. Perché è un dato di fatto incontrovertibile che la “Sapienza”, volontariamente o involontariamente, negli ultimi tempi sta facendo politica, schierandosi da una parte. Quello in programma l’altro giorno, che ha dato origine a tutto quanto è accaduto, non era certo il primo incontro “politico”, trasformato in una passarella di esponenti politici di una sola parte, chiuso ad ogni contraddittorio.

Il 14 ottobre scorso, ad esempio, era stato organizzato un convegno su famiglie e minori al quale erano stati invitati solo esponenti di una parte e, addirittura, l’ex senatore Pillon. Che non è più neanche un parlamentare, quindi non riveste più alcun ruolo istituzionale, e che di conseguenza era stato invitato solo perchè rappresentante di un pensiero in materia retrogrado e reazionario, ovviamente di parte. E in quell’occasione era stato chiesto almeno di poter fare un contraddittorio, di poter esprimere le opinioni differenti e opposte, ma anche quello era stato negato. E stessa cosa è accaduta in questa occasione.

Ci vuole una “faccia tosta” non indifferente ad appellarsi a concetti come democrazia e libertà di espressione. I fatti sono sin troppo emblematici nella loro chiarezza, c’è un’Università pubblica che, volontariamente o involontariamente, si è schierata politicamente da una parte, che organizza incontri e convegni di parte, che non consente alcuna forma di contraddittorio. Che ora la Meloni e i suoi fedeli “servi” addirittura accusino chi è stato escluso e messo a tacere di mettere a rischio la libertà di espressione, solo perché ha “osato” far sentire la propria voce e protestare contro quanto sta accadendo, è oltremodo ridicolo. Per altro anche la ricostruzione dei fatti è completamente fuorviante, perché gli studenti e le studentesse che manifestavano non avevano alcuna possibilità di impedire ai partecipanti al convegno un bel nulla, anche perché erano già stati scortati dentro, senza alcun problema.

I manifestanti volevano semplicemente appendere ed esporre uno striscione in cui si ribadiva l’antifascismo come principio che deve guidare anche l’Università. Se per questo mettevano a rischio democrazia e libertà di espressione, se per questo erano da considerare pericolosi al punto da essere violentemente manganellati, allora bisogna considerare pericolosa per la democrazia anche la nostra Costituzione che, forse Meloni e company non lo ricordano, si ispira esattamente all’antifascismo. C’è poco da aggiungere, invece, riguardo il comportamento delle forze dell’ordine, assolutamente fuori luogo e inaccettabile, sul quale però i nuovi mentori del concetto di democrazia e libertà ovviamente non si esprimono.

Anzi, chi ha avuto il coraggio di denunciare con forza quanto accaduto ora viene anche duramente attaccato, come accade alla neo senatrice Ilaria Cucchi (che in tal senso purtroppo è ben ferrata). “I nostri ragazzi sono quegli stessi studenti che ieri alla Sapienza sono stati affrontati come terroristi per il semplice fatto che essi, poverini, credevano di avere ancora il diritto di manifestare, di far sentire la propria voce in modo del tutto pacifico, oltretutto. Inaccettabile, invece, i modi violenti e disumani con i quali sono stati trattati. Immagini brutali, che non avremmo voluto vedere, davvero intollerabili, che hanno avuto come teatro un luogo per me sacro, l’università. E’ davvero questo il modello di paese che volete offrire ai nostri figli?” ha dichiarato dai banchi del Senato.

In realtà non c’è molto da dire, le immagini e i fatti parlano molto chiaro, qualunque cosa si pensi di quella manifestazione non c’era nessuna necessità di caricare e manganellare quei ragazzi e quelle ragazze che non avevano neppure un corpo contundente, che non rappresentavano un pericolo per nessuno. A completare il vero e proprio festival delle ipocrisie e delle strumentalizzazioni, qualcuno ha provato a sostenere che in realtà quelli non erano studenti, che gli studenti universitari sono estranei a questa vicenda. La migliore risposta in proposito è arrivata giovedì, con migliaia di giovani universitari che hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta nel cortile di Scienze politiche alla Sapienza.

Le nostre aule non devono essere utilizzate dalle loro passerelle politiche, in questa occasione l’imparzialità e il rispetto del contraddittorio non è certo stato un valore” hanno sottolineato alcuni studenti. “Le nostre richieste sono chiare – scrive il movimento studentesco Cambiare – vogliamo le dimissioni immediate della rettrice Polimeni e la garanzia che non verranno mai più fatte entrare le forze dell’ordine nell’ateneo. Richieste semplici, atte a ristabilire livelli minimo di democrazia e vivibilità nell’università, prendendo atto che le massime istituzioni interne alla Sapienza non sono state in grado di garantire la sicurezza degli studenti”.

Per quel che può contare, non possiamo che essere convintamente dalla parte degli studenti…

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