Nel trailer del docufilm, disponibile da novembre su Prime Video, gli attestati nei confronti di Mazzone di Francesco Totti, Roberto Baggio, Andrea Pirlo, Claudio Ranieri e Pep Guardiola ma anche alcune immagini degli anni d’oro con l’Ascoli
Sono sufficienti i 100 secondi del video del trailer per comprendere, per chi ancora non se ne era reso conto, che straordinario personaggio è ed è stato Carletto Mazzone per il calcio italiano. C’è la confessione di Francesco Totti, le parole di Pirlo e Baggio, ci sono le suggestive affermazioni di quello che è considerato il migliore allenatore al mondo, dopo essere stato una stella calcio internazionale, Pep Guardiola, oltre le parole non meno dolci di Claudio Ranieri. Ed inevitabilmente, già nel trailer stesso, non poteva mancare il riferimento ad Ascoli che probabilmente avranno colto solo i tifosi bianconeri, con quelle immagini prima in bianco e nero, poi a colori, di quando Mazzone era l’allenatore dell’Ascoli.
Chiunque ama i colori bianconeri ed è legato all’Ascoli e alla sua storia non può non aver provato una forte emozione alla notizia che a novembre, su Prime Video, sarà disponibile il docufilm “Come un padre” dedicato a Carletto Mazzone. A lui, a quella squadra che ha condotto dalla serie C alla prima storica serie A per l’Ascoli e per le Marche, sono legati i ricordi più emozionanti della gloriosa storia bianconera. Per chi in quegli straordinari anni non c’era è giusto ricordare che Carletto Mazzone, nato a Roma il 19 marzo 1937, arrivò ad Ascoli nel 1960 dove, come calciatore, disputò 10 campionati di serie C. Nella stagione 1968-69 il presidente Rozzi, in attesa di trovare un nuovo allenatore per l’allora Del Duca Ascoli, gli affidò due volte la panchina della prima squadra, nel novembre 1968 in sostituzione di Malavasi e nel maggio 1969 al posto di Capello.
L’anno successivo alla penultima giornata del girone di andata sostituì mister Eliani ma questa volta condusse la squadra fino a fine campionato, sfiorando la promozione in serie B. Che arriverà nel 1972, con la formazione che recitava così: Masoni, Vezzoso, Schicchi, Colautti, Castoldi, Minigutti, Colombini, Vivani, Bertarelli, Gola, Campanini. Nel 1974, poi, la storica promozione in serie A, mantenuta l’anno successivo contro ogni pronostico. Un’impresa che lo lancerà sulla panchina della Fiorentina. Ma qualche anno dopo, nel gennaio 1981 il ritorno in bianconero, al posto di G:B: Fabbri con la squadra in grave difficoltà, con la vittoria del torneo di Capodanno (in finale contro la Juventus) e, soprattutto, la salvezza finale con il punto decisivo conquistato in casa con Brescia all’ultima giornata di campionato.
Poi altri tre anni pieni di soddisfazioni, con l’incredibile 6° posto finale nel campionato 1981-82, la salvezza al cardiopalma l’anno successivo con il 2-0 casalingo al Del Duca contro il Cagliari ed una salvezza conquistata con diverse giornate di anticipo nel campionato 1983-84. Un idillio interrotto l’anno successivo quando, dopo un avvio difficile, Costantino Rozzi decise di esonerarlo. Un addio alla panchina dell’Ascoli che, però, non ha scalfito il rapporto di Mazzone con la città, dove da anni si era stabilito. Dopo quell’esonero, però, la sua carriera ha addirittura avuto un’impennata, fino a portarlo ad allenare la sua amata Roma. Poi la straordinaria esperienza al Brescia con Roby Baggio e Pep Guardiola.
Ma al di là delle qualità del tecnico, a colpire e conquistare sono state soprattutto le sue doti umane, la sua straordinaria genuinità che chiunque ha avuto la fortuna di averlo frequentato, in campo o fuori, gli riconosce. Un piacere che abbiamo avuto tantissimi anni fa, agli arbori del “miracolo” Ascoli, mentre stava conducendo la squadra verso il sogno della serie A, quando la sera era solito ritrovarsi con un gruppo di amici in un negozio di elettrodomestici alle porte del centro cittadino.
La comprensibile emozione e soggezione di un bimbo, a cui non sembrava possibile essere a contatto con quell’allenatore che la domenica faceva sognare lui e tutti i tifosi bianconeri, spazzata via in un attimo dalla straordinaria affabilità di un uomo dalla profonda umanità. E poi quel cimelio custodito per decenni come fosse una reliqua, la caraffa della locanda dove, con gli amici ascolani, aveva festeggiato la vittoria in Coppa Italia della Fiorentina. Emozioni uniche, simili a quelle raccontate da quei campioni nel video trailer di lancio del docufilm.
“Avendolo incontrato in quel momento ho trovato il massimo del massimo” afferma Francesco Totti. “Io avrei fatto qualunque roba per lui, sarei andato nel fuoco per lui” aggiunge Roberto Baggio. “Il primo incontro con Mazzone è stato amore a prima vista” gli fa eco Andrea Pirlo. “E’ un allenatore che aveva quel tipo di saggezza, di ironia che ti mette i brividi” confessa Pep Guardiola. “La cosa più importante di Mazzone era la sua passione per il calcio” sostiene Ranieri. “Lui è nato il 19 marzo, il giorno della festa del papà. Sarà anche un caso, ma lui è un po’ il papà di tutti” conclude Totti.
Non resta, quindi, che attendere con impazienza novembre per questo straordinario e meritato omaggio a Carletto Mazzone che, inevitabilmente, è anche un omaggio al presidentissimo Costantino Rozzi, che ha avuto il grande merito di dare il via e lanciare la sua carriera, e alla città che lo adottato e che lo ama. A tal punto che la nuova società gli ha intitolato la nuova tribuna est (oggi “tribuna Mazzone”), mentre proprio nei giorni scorsi il Consiglio comunale gli ha conferito, all’unanimità, la cittadinanza onoraria.