Campagna elettorale indecente, la propaganda non si ferma neppure davanti ad uno stupro
Per bieche ragioni di propaganda Giorgia Meloni non si è fatta alcuna scrupolo di condividere sui social le immagini dello stupro di Piacenza, lanciando le solite accuse contro l’immigrazione clandestina, nonostante i dati dimostrino il contrario
“Una donna non pubblicherebbe mai il video in cui un’altra donna viene stuprata, una madre non pubblicherebbe mai un video in cui una figlia viene stuprata, un cristiano non pubblicherebbe mai il video di uno stupro. Uno sciacallo invece si”. Questo pungente post, tra i tanti comparsi sui social nelle ultime 24 ore, meglio di tante altre parole definisce nel giusto modo l’indecente comportamento della leader di Fratelli d’Italia (e probabile futuro presidente del Consiglio). Che, per basse ragioni di propaganda, non si è fatta alcuno scrupolo di condividere sui social le immagini dello stupro di Piacenza.
Non paga ha anche aggiunto la solita insulsa menata dell’illegalità diffusa nel nostro paese per colpa dell’immigrazione illegale di massa, facendo credere che quello delle violenze sessuali in Italia sia un problema in gran parte, se non esclusivamente, legato all’immigrazione clandestina. La realtà, come ben sa anche la stessa Meloni, è completamente differente, i dati ufficiali dimostrano esattamente il contrario e dicono che nell’ultimo decennio la criminalità nel nostro paese è sensibilmente diminuita e, soprattutto, che (ammesso che possa contare la nazionalità di commette certi crimini) la maggior parte degli stupri purtroppo è opera di italiani.
D’altra parte, però, era ampiamente prevedibile, anche se di certo non auspicabile, che si precipitasse così in basso in campagna elettorale, già normalmente certe strumentalizzazioni avvengono con sconfortante puntualità nei periodi “normali”, figuriamoci se non si ripetevano a poche settimane dalle elezioni. “Questo modo di fare mi fa sinceramente ribrezzo – commenta amaramente il prof. Saraceni – non vedo alcun rispetto per il dolore e per la dignità di quella povera donna che viene invece strumentalizzata per finalità di mera propaganda elettorale. Manca poco più di un mese alle elezioni, abbiamo già toccato il fondo”.
E’ evidente che non ci sia alcun rispetto per la povera vittima, così come, però, è altrettanto chiaro che il problema non è, o meglio, non è certo solamente il comportamento, per quanto vergognoso e indecoroso, della Meloni. Il discorso è molto più ampio e riguarda più in generale come viene visto e come si parla di stupri nel nostro Paese, senza il minimo rispetto delle vittime, con troppo spesso la bieca e indegna volontà di spettacolarizzare quello che è un autentico dramma e, ancor più, con quell’atteggiamento vagamente maschilista che lascia sempre intendere che, in fondo, c’è in parte la responsabilità della vittima stessa (per i più svariati motivi). Come detto, poi, il tutto ora viene ulteriormente strumentalizzato per fini politici. A tal proposito come al solito centrato e assolutamente da condividere il commento di “Liberә Tuttә”, il gruppo transfemminista e intersezionale che opera nella provincia di Ascoli.
“Non si pubblicano video o foto di persone che subiscono violenza, di certo non per fare propaganda elettorale inumana – si legge in un lungo post pubblicato sui social – Ieri e oggi i giornali hanno diffuso a macchia d’olio la notizia di uno stupro avvenuto a Piacenza, al racconto dei fatti è stato corredato un video che riprende la vicenda. In alcuni casi, forse per un barlume comunque insufficiente di decenza, ci si è limitati ad alcuni still frame, in altri si è accluso il video con tanto di grida strazianti della vittima in sotto fondo. A far eco ai giornali ci hanno pensato anche 2 volti notissimi della politica italiana: Salvini e Meloni. Dove il primo ha scelto un fermo immagine, la seconda ha pensato di scusarsi “a nome delle istituzioni” ripostando il filmato integrale della violenza. Parlare di stupro solo ed esclusivamente in forza di una strumentalizzazione politica ai fini della campagna elettorale è forse quanto di più basso ed inumano si possa concepire”.
“Liberә Tuttә”, poi, evidenzia poi come questa strumentalizzazione politica porti con se un aspetto oltremodo deleterio e inqualificabile, la cosiddetta “doppia morale” in base a chi ha compiuto la violenza. “Nei post condivisi dai due sedicenti paladini della lotta alla violenza contro le donne – prosegue il post – è palese l’applicazione di un doppio standard basato sulla profilazione razziale, che condanna fermamente il fatto solo se a compierlo è un uomo straniero (“gli immigrati stuprano le nostre donne”) per poi perpetrare il più disgustoso dei victim shaming nei casi in cui lo stupratore è italiano e con la pelle bianca (“vestita così un po’ se l’è cercata”, “vabbè era ubriaca, che si aspettava?”). “Ha goduto?” chiesero a Franca Rame”.
Soprattutto, però, il gruppo transfemminista pone l’accento su quello che, è del tutto evidente, è l’aspetto peggiore di questo modo di fare, la totale mancanza di rispetto nei confronti della vittima e delle cosiddette survivors (sopravvissute). “Nella strumentalizzazione fatta – scrive “Liberә Tuttә” – è poi terrificante la mancanza di rispetto nei confronti della vittima – che si trova ora accerchiata da perenni memento della sua agonia – così come una totale cancellazione del suo diritto alla privacy, senza contare una sovraesposizione pubblica che non tiene conto di quanto parlare di una violenza subita debba sempre essere una scelta libera. C’è ancora un’altra categoria di soggettività lese in questa faccenda: tutte le survivors. Perennemente silenziate, perennemente cancellate dalla politica e dal dibattito pubblico, perché si decide di parlare per loro e non con loro, sempre e solo se conviene. Persone troppo spesso marginalizzate dallo stigma che la violenza porta con sé, dalla paura della gogna, dalla vittimizzazione secondaria!
Quelle stesse survivors che oggi si sono trovate a dover distogliere lo sguardo di fronte ad immagini che, per chi ci è passato, sono né più né meno l’equivalente di un pugnale nel petto! Ma le uniche persone che hanno il diritto di parlare di stupro sono quelle che con coraggio e con forza hanno deciso volontariamente di testimoniare la brutalità patriarcale! Sarebbe ironico, se non fosse tragico, che ad utilizzare uno stupro a fini propagandistici siano esponenti di partiti infarciti di retoriche, politiche ed esponenti esplicitamente fascisti!
Quegli stessi fascisti a cui l’Arma dei Carabinieri commissionò lo stupro di Franca Rame. Quegli stessi fascisti che in “processo per stupro” affermavano che la colpa della violenza subita da Fiorella era del movimento femminista, perché ha portato le donne fuori casa! Quegli stessi fascisti che ci propinano l’abolizione del reato di tortura come una misura a tutela della nostra sicurezza. Quelli che si ricordano di noi solo se a farci del male non è uno di loro! Altrimenti anche in flagranza di reato la colpa è sempre comunque un po’ nostra. Ricordatevelo il 25 settembre”.