Come ormai avviene da tempo in Italia, le grandi tragedie possono diventare opportunità per ottenere fama e ricchezza. Come dimostra il caso di Orsini, da sconosciuto a star televisiva, ora protagonista anche a teatro e con un libro sull’Ucraina dal 14 giugno nelle librerie
Benedetta guerra! Non bisogna necessariamente essere produttori di armi o condividere il sogno della “Grande Russia” di Putin per benedire la guerra in Ucraina. Nel sempre più schizofrenico Belpaese da tempo le grandi tragedie possono diventare una grande opportunità per ottenere fama e ricchezza, senza neppure avere chissà quali competenze o capacità, basta avere un po’ di scaltrezza e una buona dose di cinismo. Tra quanti devono “ringraziare” la guerra in Ucraina, il caso più clamoroso è quello del professor Alessandro Orsini.
Che, diventato una vera e propria star della tv, ha sfruttato la situazione e l’improvvisa fama con quello che pomposamente è stato definito “Evento speciale a teatro”, che da qualche settimana porta in giro per i teatri italiani, pubblicando anche un libro (“Ucraina, critica della politica internazionale”) che da martedì 14 giugno è nelle librerie. A prescindere dalla legittima opinione che ognuno ha maturato nei suoi confronti, bisogna riconoscere al professore della Luiss un’abilità e una scaltrezza unica nello sfruttare le imbarazzanti distorsioni del nostro sistema mediatico. A cui basta poco per trasformare i personaggi più bislacchi e più bizzarri prima in improbabili vittime di una presunta e spietata forma di censura (per la verità dagli effetti particolari, visto che, invece di far scomparire dall’universo dei media chi la subisce, ne moltiplica la presenza) poi, di conseguenza, in autentiche star televisive.
Un meccanismo perverso che avevamo ampiamente conosciuto ai tempi della pandemia, con l’improvvisa notorietà data a personaggi fino ad allora praticamente sconosciuti, privi della minima competenza, inopinatamente elevati al ruolo di esperti in materia, in grado di poter confutare le tesi di virologi, epidemiologi, infettivologi, medici, di mettere in discussione dati e studi scientifici semplicemente sulla base del proprio convincimento personale. Il tutto in nome di un falso pluralismo dietro al quale, in realtà, si mascherano motivi decisamente meno nobili: l’audience. Sicuramente assicurata da questi improbabili portatori della verità alternativa e della libera informazione che la cosiddetta “informazione mainstream” cerca di nascondere e censurare. Peccato che in realtà questi coraggiosi nuovi martiri della censura poi praticamente ce li ritrovavamo in tv h24….
Il copione, se possibile in maniera ancor più accentuata, si è riproposto con la guerra in Ucraina. Dal suo avvio spopolano in tv autentici “venditori di fumo” che non si limitano ad esprimere opinioni (sempre e comunque da rispettare) ma si autoproclamano e vengono presentati come presunti esperti, pur non avendone in alcun modo le competenze, che propongono suggestive quanto infondate analisi e approfondimenti a dir poco singolari. E, paradossalmente, questi portatori della “verità alternativa”, più appaiono e sono presenti in tv e sui media e più si dichiarano e vengono indicati sui social come i nuovi martiri della censura del “regime del mainstream filo Nato” (una sorta di supercazzola moderna…).
In tal senso Alessandro Orsini non ha rivali, nessuno meglio di lui poteva calarsi in questo ruolo di presunta vittima e sfruttarne così ampiamente tutte le benevole conseguenze. Perché tutta la storia passata e recente del professore della Luiss è condizionata da presunte censure ed ipotetici complotti ai suoi danni. Da parte di una casa editrice che, per motivi ideologici, non ha voluto pubblicare il suo libro sulle Brigate Rosse, poi da parte della stampa di sinistra per le sue posizioni contro i No Tav, dal sistema universitario (che aveva bocciato la sua candidatura a Chieti), dai media per le sue posizioni sull’immigrazione vicine a quelle dei populisti.
Anche in questi giorni di inaspettata gloria, nonostante gli impegni in tv, a teatro e con il libro, Orsini ha trovato il tempo per denunciare l’ennesimo presunto complotto di cui sarebbe vittima, questa volta da parte di Wikipedia, colpevole di essere “caduta sotto il controllo dei miei haters” per aver pubblicato recensioni negative al suo libro sulle Brigate Rosse. “Wikipedia riporta i virgolettati contro il mio libro scritti da pregiudicati che hanno sempre rivendicato con orgoglio gli omicidi delle brigate rosse (li ho sentiti rivendicarli con orgoglio con le mie stesse orecchie durante le mie ricerche sul campo con i terroristi). Stiamo infatti parlando di terroristi non pentiti e non dissociati, i cosiddetti “irriducibili”. Si tratta di terroristi italiani di estrema sinistra con i quali mi sono scontrato durissimamente di persona. Capite?” scrive su facebook Orsini.
In realtà basta leggere le note sulla pagina di Wikipedia per scoprire che i virgolettati che stroncano il suo libro sono di illustri professori universitari, storiografi e prestigiose riviste universitarie. C’è, ad esempio, quella della “Società italiana per lo studio della storia”, quella molto circostanziata e assolutamente condivisibile del professor Brian Sandberg su “Humanitas and Social Sciences. Solo una di quelle citazioni è effettivamente di un ex brigatista, Paolo Persichetti, con il quale Orsini negli anni ha comunque interagito con un normalissimo e tranquillo scambio di opinioni.
“Vi sembra normale – aggiunge il professore della Luiss – che Wikipedia cancelli i commenti positivi sui miei libri scritti da Lawrence Freedman, uno dei maggiori politologi viventi, peraltro pubblicati da “Foreign Affairs”?”. Anche in questo caso basterebbe leggere ciò che scrive Freedman per scoprire che la realtà è decisamente differente, che il politologo inglese parte utilizza il libro di Orsini per esaltare la ricerca del giornalista americano Richard Miniter su Al Qaeda (https://www.foreignaffairs.com/reviews/capsule-review/2011-09-01/anatomy-red-brigades-religious-mind-set-modern-terrorists?fbclid=IwAR2Ze6KXgM-jQquzanESbAyBDItro6y5Bgs0U7xdKkBoJaqMBQOpdUTcUBM). D’altra parte, però, Orsini ha capito perfettamente come funzionano le cose in questo paese, soprattutto nel mondo dei media, nessuno si preoccupa mai di verificare la fondatezza di qualsiasi affermazione.
Per questo si può liberamente sparare qualsiasi “panzana”, ci si può auto proclamare esperti in materia anche non avendone in alcun modo i titoli (come, per Orsini, ha dimostrato in maniera inequivocabile un articolo de “La Stampa”), si possono rivendicare improbabili successi e la correttezza di determinate previsioni anche se la realtà e i fatti dimostrano esattamente il contrario. Esattamente quello che fa da settimane il professore della Luiss che in concreto non ne ha azzeccata una però da settimane in tutte le sue apparizioni televisive non fa altro che auto celebrarsi sostenendo che, nella guerra in Ucraina, si sta realizzando tutto quello che aveva previsto.
Nei giorni scorsi, ad esempio, prima a “Cartabianca”, poi a “Non è l’Arena” si è vantato di aver previsto la rapida vittoria dei russi in Donbass (che ancora non è avvenuta e comunque tanto rapida non sarebbe). Basterebbe riascoltare i suoi interventi televisivi per scoprire che in realtà Orsini, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione, aveva previsto ben altro, dichiarava senza alcun dubbio che la Russia aveva già vinto, che in pochissimi giorni avrebbe spazzato via la resistenza ucraina e conquistato tutto il paese. Basterebbe leggere la sua lunga intervista del 3 marzo a “Settimana news” per non avere dubbi.
Nelle settimane scorse, poi, si era attribuito il merito di aver predetto l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia già nel 2018 nel suo intervento in Senato. Anche in questo caso sarebbe sufficiente guardare il video integrale dell’audizione in Senato e leggere la sua relazione per scoprire che in realtà Orsini non ha predetto un bel niente, si è limitato a sostenere che “Putin non ha ancora deciso, non ha definito una strategia precisa” a differenza di quanto sostenevano tutti gli esperti di politica internazionale, secondo cui bisognava solo capire quando ma non c’erano dubbi che prima o poi Putin avrebbe invaso l’Ucraina.
Sorvolando su alcune delle tante “bufale” elargite in queste settimane dagli schermi televisivi, come le inesistenti sanzioni Onu contro l’Arabia Saudita e i fantomatici contatti con le famiglie di Mariupol quando la cittadina ucraina era da settimane tagliata fuori da ogni contatto, in barba alla presunta censura subita, in realtà ad Orsini ormai è consentito di tutto, soprattutto in Rai, anche offendere e insultare i propri interlocutori.
Come ha fatto, ad esempio, con l’onorevole Andrea Ruggeri nel corso di “Cartabianca” a cui si è rivolto prima dicendogli che “nel suo caso ho qualche dubbio sul fatto che non sia scemo” poi affermando “le voglio spiegare perché lei un cretino”. O, peggio ancora, nei confronti di Massimo Cacciari che, secondo il professor Orsini, avrebbe “dato il cervello all’ammasso”. Nulla di nuovo, sono i tradizionali privilegi che il desolato e desolante mondo dei media riserva da anni a determinati personaggi. In tal senso il professore della Luiss non è certo il primo (e probabilmente e non sarà neppure l’ultimo) “fancazzista” che conquista fama e notorietà e intraprende un determinato percorso. Con la prossima tappa scontata, visto anche che non manca così tanto alle prossime elezioni politiche…