Violenze di Stato contro gli studenti, la “toppa” della ministra peggio del buco…
In un surreale comunicato stampa la ministra Lamorgese denuncia improbabili infiltrazioni da non meglio identificati gruppi che volevano provocare incidenti. Ma testimonianze e immagini la smentiscono e dimostrano che le violenze sono arrivate da una sola parte…
Come ministra dell’interno sinceramente lascia a desiderare. Però Luciana Lamorgese ha un futuro assicurato come “spalla” per i migliori comici. Perché possiede una dote naturale nel lanciare e provocare le più ficcanti battute sarcastiche. L’ennesima dimostrazione l’abbiamo avuta nelle ore scorse, quando il quotidiano on line “Open” ha riportato il contenuto della nota diramata dalla ministra sulle inaccettabili e violente cariche della polizia contro gli studenti che manifestavano in piazza per la morte di Lorenzo Parelli. Al di là della pioggia di pesanti e praticamente unanimi critiche che quell’intervento ha provocato, c’è un passaggio di quella nota che rappresenta davvero un clamoroso e straordinario assist.
“Purtroppo alcune manifestazioni sono state infiltrate da gruppi che hanno cercato gli incidenti” scrive la Lamorgese. Inevitabile, puntuale e da “scacco matto” la quasi immediata puntualizzazione di una lettrice: “vero, gli infiltrati che cercavano lo scontro erano quelli con i caschi in testa ed i manganelli in mano”. Per usare il gergo tennistico, game, set, match! Ironia (amarissima) a parte, la ministra può ritenersi davvero fortunata. Perché l’aver avuto un predecessore impresentabile (Matteo Salvini) l’ha sicuramente aiutata ad ottenere un credito ed una valutazione maggiore di quelle che effettivamente avrebbe meritato.
Però anche in questa situazione, con questa sconcertante nota, ha confermato che, esattamente come il suo inqualificabile predecessore, anche lei è assolutamente inadeguata.
“Deve essere sempre garantito il diritto manifestare e di esprimere il disagio sociale – scrive la Lamorgese – compreso quello dei tanti giovani e degli studenti che legittimamente intendono far sentire la loro voce. Purtroppo alcune manifestazioni sono state infiltrate da gruppi che hanno cercato gli incidenti. Dobbiamo quindi operare per evitare nuovi disordini, scongiurando che le legittime proteste nelle nostre piazze possano essere strumentalizzate da chi intende alimentare violenze e attacchi contro le forze di polizia. La gestione dell’ordine pubblico, affidata sul territorio ai prefetti e alle forze di polizia, si nutre anche di un costruttivo e costante dialogo con le istituzioni e del rispetto delle regole da parte di chi vuole manifestare il proprio dissenso. Ho sensibilizzato i prefetti sulla linea da seguire, ha aggiunto la titolare del Viminale, che non può che essere quella del confronto e dell’ascolto, nella prospettiva di un patto destinato alle nuove generazioni che sappia coinvolgere tutte le istituzioni e l’intera società civile”.
E’ bene ricordare a chi non lo sapesse e a chi l’ha già dimenticato (tra cui sicuramente anche la ministra Lamorgese) che nei giorni scorsi sono state quattro le manifestazioni, in 4 differenti località (prima Roma, poi Milano, Torino e Napoli), che hanno visto scendere in piazza giovanissimi (molti dei quali minorenni) studenti per protestare per la morte di Lorenzo Parelli e in tutte e 4 le occasioni il copione è stato lo stesso: improvvise e immotivate cariche della polizia, violente manganellate nei confronti di ragazzini e ragazzine inermi (in alcuni casi, documentati da immagini inequivocabili, anche già a terra sanguinanti), decine e decine di ragazzi feriti, nessun agente che ha riportato anche solo un graffio e zero arresti.
Non bisogna essere dei particolari geni per capire che già solamente questi ultimi due dati rendono poco credibile (per usare un eufemismo) le dichiarazioni della ministra Morgese e decisamente più concreta l’ironica ipotesi avanzata da quella lettrice, secondo cui gli infiltrati che volevano alimentare le violenze avessero divisa, casco e manganello. Luciana Morgese dovrebbe sapere che da un alto rappresentante istituzionale è doveroso attendersi in queste circostanze ricostruzioni rigorose e affermazioni suffragate da fatti concreti, se il caso anche con forti assunzioni di responsabilità.
Allora, innanzitutto, quando parla di infiltrazione dovrebbe quanto meno spiegare da parte di chi. Le immagini che arrivano dalle decine di video che circolano in rete sono chiarissime, in tutte e 4 le piazze ci sono ragazzi e ragazze giovanissime, tantissimi minorenni. Di che genere di gruppi parla la ministra? Vista la giovanissima età, stiamo forse parlando di baby gang? E come è possibile che, a fronte di queste pericolose infiltrazioni, non è stato effettuato neppure un arresto, neppure un fermo? Così inefficienti e inadeguate sono le nostre forze dell’ordine? L’unica arma che hanno a disposizione, che sono capaci di usare di fronte a queste ipotetici rischi di infiltrazioni sono le cariche e le violenze indiscriminate contro tutto e contro tutti?
Perché le testimonianze e, ancor più, i video delle 4 manifestazioni sono chiarissimi, di violenze e attacchi se ne vedono solo ed esclusivamente da parte delle forze dell’ordine, addirittura senza neppure che prima qualcuno possa anche solo averle provocate. Erano così pericolosi questi presunti gruppi infiltrati che, prima ancora che potesse qualcosa di vagamente pericoloso, le forze dell’ordine hanno dovuto usare in quel modo la forza? E’ del tutto evidente che la versione della ministra fa acqua da tutte le parti e sconfina nel ridicolo quando sostiene che “la gestione dell’ordine pubblico si nutre anche di un costruttivo e costante dialogo con le istituzioni”.
Se quello è il concetto di dialogo che hanno in mente la Lamorgese e le forze dell’ordine d’ora in poi è meglio evitare qualsiasi forma di “dialogo”… Per altro è del tutto evidente che, quant’anche fosse vagamente credibile la versione della ministra, nulla toglierebbe al fatto che certe violenze da parte delle forze dell’ordine sono comunque inaccettabili. Che ci siano infiltrazioni o meno, certe immagini sono raccapriccianti, manganellare pesantemente un ragazzino già a terra sanguinante e una ragazzina che prova a soccorrerlo e a rialzarlo è semplicemente vergognoso, infiltrazioni o meno.
La sensazione è che la ministra abbia fatto propria l’improbabile versione fornita delle forze dell’ordine (e clamorosamente smentita da tutte le testimonianze e da tutti i video), senza minimamente preoccuparsi di approfondire, neppure di visionare quei video. Limitandosi semplicemente ad aggiungere la formula magica, ma vuota di contenuto se non più propriamente specificata, dei “gruppi infiltrati” che è un po’ come i “poteri forti” per i complottisti. A dir poco imbarazzante, certe farneticazioni fanno sorridere se vengono da chi ha la sindrome del complotto e delle trame oscure, sono a dir poco inquietanti se invece arrivano da una delle più alte cariche dello Stato.
Come anticipato sulla vicenda sono state presentate due interrogazioni alla ministra Lamorgese, di Fratoianni (Sinistra italiana) e Gribaudo (Pd), mentre sullo sfondo c’è la richiesta della parlamentare del Pd Giuditta Pini di introdurre i codici identificativi per le forze dell’ordine. Inoltre Pd e Leu hanno annunciato che chiederanno alla ministra di riferire in Parlamento. L’auspicio è che la Lamorgese faccia un deciso passo in avanti rispetto a quell’indecoroso comunicato e che, se ciò non accadesse, i due partiti non mollino la presa, fino anche a chiedere le dimissioni della ministra stessa. Intanto le violenze delle forze dell’ordine non fermano la mobilitazione degli studenti. Mentre si annunciano nuove manifestazioni, sono stati occupati due Licei, il Goberti a Torino e il Copernico a Bologna.
“Vogliamo vivere in una città non dove non volano i manganelli, soprattutto sui ragazzi” ha affermato il sindaco di Torino Lo Russo. Un auspicio che va esteso a tutta la nostra penisola, con l’aggiunta che vorremmo vivere in un Paese dove chi si macchia di certi comportamenti debba poi rispondersene, senza potersi nascondere dietro un inaccettabile e anacronistico anonimato, con l’inaccettabile protezione “a prescindere” delle più alte cariche dello Stato