I sindacati denunciano la “gestione inadeguata dell’emergenza pandemica da parte della Regione, molto attenta nella propaganda ma molto meno capace di affrontare la situazione”. Cresce la tensione negli ospedali, situazione difficile ad Ascoli e San Benedetto…
“La sanità è di nuovo nel caos, basta propaganda, dalla Regione vogliamo soluzioni”. Inizia così il duro atto di accusa dei sindacati (Cigl, Cisl e Uil) contro la disastrosa gestione della pandemia da parte della Regione, imperniata su propaganda e proclami per rivendicare improbabili e inesistenti successi e “geniali” intuizioni che esistono solo nella fervida immaginazione del governatore Acquaroli e dei suoi assessori. L’ultimo esempio di tal genere riguarda lo screening gratuito per gli studenti marchigiani, l’ennesima colossale “figuraccia” che il governatore marchigiano, insieme agli assessori Saltamartini e Latini, ha cercato di “vendere” come grande successo della sua giunta regionale.
Dopo la “pagliacciata” dell’Epifania, con il tampone gratuito per gli studenti di medie ed elementari con “sintomi o contatto diretto o sospetto positivo” (quindi in teoria per chi già da protocollo dovrebbe sottoporsi a tampone ed eventualmente a quarantena) che aveva inspiegabilmente escluso gli studenti delle superiori, questi ultimi con durissimo comunicato di accusa nei confronti della Regione, dopo aver inutilmente chiesto un confronto, domenica 9 gennaio hanno annunciato lo sciopero per il giorno successivo, ottenendo così di essere ascoltati il giorno successivo in video conferenza.
Dopo la quale la Regione, in comunicato stampa, non solo ha annunciato lo screening gratuito per gli studenti delle scuole superiori per il prossimo fine settimana ma ha addirittura avuto la “faccia tosta” di sostenere che “l’iniziativa della Regione Marche è unica in Italia”. Dunque secondo Acquaroli, Latini e Saltamartini (che hanno firmato il comunicato stampa) le Marche sono l’unica regione che sta effettuando lo screening per gli studenti, anche se in maniera a dir poco singolare, in due tappe. Una colossale balla perché ci sono altre Regioni che lo hanno fatto (ovviamente prima del rientro a scuola, come è logico che sia) ed in maniera decisamente più seria e organizzata rispetto alle Marche.
In Abruzzo, ad esempio, la Regione ha deciso di effettuare uno screening, con tampone gratuito per tutti gli studenti di elementari, medie e superiori, a cui hanno partecipato oltre 90 mila ragazzi, più del 60% degli studenti abruzzesi. Stessa cosa è accaduta in Sardegna dove lo screening gratuito per gli studenti di elementari, medie e superiori ha coinvolto quasi 70 mila ragazzi, pari al 40% degli studenti sardi. Numeri e organizzazione che nulla hanno a che vedere con la “carnevalata” messa su in tutta fretta dalla Regione Marche per il giorno dell’Epifania e che alla fine ha prodotto un risultato inevitabilmente irrisorio, con poco più di 5 mila studenti che si sono sottoposti a tampone gratuito, pari ad appena il 3% degli studenti marchigiani.
Altro che “unica in Italia” con numeri così ridicoli non è serio parlare di screening. Se anche nel prossimo fine settimana tutti gli studenti marchigiani delle scuole superiori effettuassero il tampone (cosa ovviamente impossibile) complessivamente, cioè considerando anche elementari e medie, non si arriverebbe neppure a sfiorare il 50%. Senza contare che non bisogna certo essere dei geni per comprendere come il promesso screening per le scuole superiori arriverà comunque con colpevole ritardo e potrebbe essere inutile, visto che i numeri sui contagi tra i ragazzi in età scolare nelle Marche sono impressionanti e tra una settimana, il rischio di “chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati” da un pezzo sarà terribilmente concreto. Impossibile, quindi, non condividere la denuncia dei sindacati che parlano di “gestione inadeguata dell’emergenza pandemica da parte della Regione Marche, molto attenta nella propaganda ma molto meno capace di affrontare la situazione”.
“Inadeguatezza, disorganizzazione, sottovalutazioni di fronte a una situazione che si sta aggravando sempre più e che ha riportato, ormai da tempo, la sanità marchigiana in piena confusione. Confusione pagata a caro prezzo dal personale sanitario, messo a dura prova da due anni di emergenza pandemica, e soprattutto dai cittadini marchigiani” aggiungono Cgil, Cisl e Uil che poi rivolgono la propria attenzione al governatore Acquaroli e ai preoccupanti dati delle Marche.
“C’è da chiedersi – si legge ancora nella nota – se il Presidente conosca davvero i dati dei ricoveri visto che ieri risultavano complessivamente ben 522 persone ricoverate o comunque presi in carico dal sistema sanitario nelle Marche: 112 nelle terapie intensive o semi-intensive, 192 negli altri reparti ospedalieri, 148 nelle RSA e altre 70 “parcheggiate” nei Pronto Soccorso. L’occupazione dei posti letto dell’area medica è arrivata al 25%, sopra la media nazionale (24%): dunque un paziente su quattro è ricoverato per Covid. Ma preoccupano soprattutto i ricoveri nelle terapie intensive: secondo i dati ufficiali i pazienti Covid occupano il 21% dei posti letto complessivi (a fronte di una media nazionale del 17%), percentuale che salirebbe al 27% se si escludessero dal conteggio i 42 posti letto del Covid Hospital di Civitanova attualmente non disponibili. La gravità della situazione è ancora più evidente se si considera il numero dei ricoverati nelle terapie intensive in rapporto alla popolazione che colloca le Marche al 4° posto dopo Valle d’Aosta, Provincia di Trento e Veneto”.
“Un presidente che tiene al bene dei suoi cittadini non proclama aumenti irrealistici dei posti in terapia intensiva (per evitare la zona arancione?), non ammette che non vengano conteggiati i pazienti al pronto soccorso per abbassare il tasso di saturazione dei reparti, non organizza degli openday di vaccinazioni senza personale e senza prenotazione creando disagi infiniti ai cittadini e portando ancora più allo stremo i sanitari che sono in numero macroscopicamente insufficiente, non lascia al buon senso dei sindaci la decisione di posticipare o meno l’apertura delle scuole, soprattutto sconfessa le dichiarazioni novax dei suoi assessori, detta una linea chiara e incentrata sulle basi scientifiche dell’efficacia dei vaccini e degli altri strumenti che abbiamo a disposizione, non un accozzaglia di fuffa ideologica per andare verso il target di elettorato che la Meloni gli ha suggerito” aggiunge la consigliera regionale Anna Casini che poi domanda che fine hanno fatto i 3 mila infermieri che la Regione doveva assumere un anno fa. La difficile situazione negli ospedali marchigiani è denunciata anche dai sindacati.
“Negli ospedali – sottolineato Cgil, Cisl e Uil – si registra un’altissima tensione, non solo perché si sta gestendo l’emergenza Covid ormai da due anni ma perché l’organico è ridotto a numeri che hanno dell’inverosimile. Sono state nuovamente bloccate le ferie e interi reparti stanno ridimensionando pesantemente la propria attività per destinare il personale alle terapie intensive, si pensi all’attività delle chirurgie fortemente compromessa in quasi tutte le realtà, per non parlare dell’impatto del personale sanitario infettato dal Covid o comunque in quarantena”.
Purtroppo la situazione sta precipitando anche nella nostra zona. “Fuori dal Pronto Soccorso di Ascoli Piceno sono tornate le ambulanze e pazienti covid in attesa di sistemazione – afferma Ameli – così come a San Benedetto. Siamo in una situazione totalmente fuori controllo che esaspera medici ed infermieri, le assunzioni promesse non arrivano, si mortifica il diritto alla salute dei pazienti e rischia di collassare l’intero sistema. Ad Ascoli la pneumologia è stata convertita in pneumocovid, si va avanti con molta approssimazione, e mi viene da chiedere: il piano pandemico viene applicato?” “E’ ora di mettere fine alla propaganda e di affrontare la situazione seriamente attraverso modalità del tutto diverse da quelle utilizzate nell’ultimo anno” conclude il comunicato dei sindacati. In realtà il tempo è già scaduto da un pezzo, purtroppo…