Solo il 5% degli studentidi elementari e medie ha effettuato il tampone gratuito in seguito all’iniziativa della Regione che, però, inspiegabilmente ha escluso i ragazzi delle superiori. Ad aumentare il caos le decisioni di alcuni sindaci, come quelli di Ascoli e S. Benedetto
Tutto come previsto, anzi, per certi versi addirittura peggio, purtroppo. Si torna a scuola nelle Marche nel più profondo caos, con la confusione che regna sovrana e l’imbarazzante incapacità della Regione di prendere provvedimenti un minimo sensati. Come se non bastasse ad accrescere la confusione ci hanno pensato anche alcuni sindaci e alcuni Comuni con decisioni se possibile ancora più sconcertanti e “cervellotiche”. Che l’evoluzione della pandemia nella nostra regione fosse in rapido e profondo peggioramento lo si era ampiamente capito già prima delle festività natalizie. Così come che il ritorno a scuola, dopo Natale, sarebbe stato un nodo difficile e cruciale da preparare e affrontare al meglio.
Invece in questi 15 giorni la Regione ha fatto finta di nulla, limitandosi a magnificare gli effetti di un progetto (quella della cosiddetta ventilazione meccanica delle aule) che i numeri ufficiali della Regione stessa (425 classi in quarantena, 565 in dad prima di Natale, cioè quando ancora la situazione non era ancora precipitata) in realtà hanno dimostrato non aver sortito il minimo impatto positivo, salvo poi scoprire solo negli ultimi giorni prima della ripartenza della complessità e della pericolosità della situazione. Con la conseguente farsa dei tamponi gratuiti per gli studenti in programma il giorno dell’Epifania, rivolti però solo a chi frequenta elementari e medie e per giunta solo con “sintomi o contatto diretto o sospetto positivo” (quindi in teoria a chi già da protocollo dovrebbe sottoporsi a tampone ed eventuale quarantena).
Avevamo subito sottolineato quanto inutile fosse tale iniziativa (vedi articolo “Tamponi anti dad, la grande beffa”), definita ironicamente dalla consigliera regionale ascolana Anna Casini “la nuova demenziale proposta”, i dati forniti nella serata del 6 gennaio dallo stesso governatore Acquaroli non hanno fatto altro che confermarlo. “Si è conclusa la giornata di screening gratuito per gli alunni delle scuole elementari e medie in previsione del rientro a scuola – scrive il governatore marchigiano sulla sua pagina Facebook – abbiamo effettuato 5494 tamponi e sono risultati essere positivi 420 di questi”.
Considerando che, secondo i dati Istat, sono circa 106 mila gli studenti marchigiani di scuole elementari e medie, di fatto è stato effettuato il tampone appena al 5% di loro. Se poi volessimo considerare anche quelli delle scuole superiori (circa 70 mila) scendiamo addirittura al 3% di tutti gli studenti delle Marche. Un numero irrisorio, quasi irrilevante. Per altro saremmo curiosi di sapere quale mente “contorta” possa aver partorito la folle idea che fosse utile far effettuare i tamponi gratuiti solo agli studenti di elementari e medie e non a quelli delle superiori che, per altro, con i loro comportamenti nel corso delle festività e, a maggior ragione, a Capodanno sono molto più a rischio.
Una “follia” che in qualche modo viene sottolineata anche nel comunicato con il quale i sindaci di Ascoli, Fioravanti, e di San Benedetto, Spazzafumo, hanno comunicato lo slittamento del ritorno in aula, quando si evidenzia che “casi di positività stanno purtroppo emergendo anche a seguito dei ritrovi di Capodanno”. E non è un mistero per nessuno che ad Ascoli, così come a San Benedetto in questi giorni, stanno emergendo alcuni preoccupanti focolai che sono esplosi dopo alcune feste di Capodanno (in case o locali) alle quali non hanno certo partecipato ragazzini delle medie e delle elementari, quanto piuttosto ragazzi delle scuole superiori. La proprietaria di una delle tante farmacie del capoluogo dove si effettuano i tamponi, mercoledì 5 gennaio ci ha confessato che, solamente quella mattina, aveva riscontrato la positività in 15 ragazzi delle superiori che avevano partecipato ad una delle feste più frequentate della notte di Capodanno.
Tornando ai dati forniti da Acquaroli, quello che maggiormente dovrebbe far riflettere è quel 420 positivi su 5494 tamponi, pari ad un terrificante 7,6%. Che, rapportato ai 106 mila studenti marchigiani di elementari e medie, vorrebbe dire oltre 8 mila contagi solo in quelle scuole. E vengono i brividi solamente al pensiero di quali potrebbero essere invece i numeri delle scuole superiori, con ragazzi che, rispetto a quelli di elementari e medie, sicuramente in questi giorni festivi hanno avuto molte più occasioni di trovarsi in situazioni a rischio.
In un simile inquietante contesto, alla fatidica data di venerdì 7 gennaio la scuola nelle Marche è ripartita in ordine sparso, con la confusione che regna sovrana. In molti comuni marchigiani (la maggioranza) si è più o meno regolarmente tornati in classe, mentre diversi altri Comuni (tra cui anche Ascoli, Fermo, San Benedetto, Urbino, Sant’Elpidio a Mare, Tolentino) hanno fatto una scelta differente, rinviando il rientro in classe a lunedì 10 gennaio ma, di fatto, contribuendo ad aumentare la confusione. Basta leggere il già citato comunicato stampa dei sindaci di Ascoli e San Benedetto per rendersene conto.
“Le attività scolastiche saranno sospese in presenza – si legge nel comunicato – affinché si possa avere un quadro più completo dei casi di positività che stanno purtroppo emergendo, anche a seguito dei ritrovi di Capodanno. Si tratta di un provvedimento di buon senso, volto a ridurre i rischi connessi alla probabile presenza di soggetti positivi asintomatici. Cogliamo l’occasione per invitare tutta la cittadinanza alla massima prudenza e attenzione: i casi di positività sono in aumento in tutto il territorio ed è fondamentale che ciascuno rispetti rigorosamente le regole in vigore e adotti tutte le misure precauzionali”.
Al di là del fatto che la decisione dei due sindaci dimostra inequivocabilmente che anche loro considerano assolutamente inutile (ed è impossibile dargli torto…) la giornata di tamponi gratuiti promossa dalla Regione per consentire il “rientro a scuola in sicurezza”, perché in caso contrario non sarebbero giunti a quella decisione quanto meno per le scuole elementari e medie (prevedendo eventualmente lo slittamento per le scuole superiori), in realtà è davvero difficile comprendere il senso di quel provvedimento. Innanzitutto perché non si capisce bene (anzi, non si capisce per niente) come in 2 giorni si possa “avere un quadro più completo dei casi”, visto che non sono certo previste iniziative particolari o tanto meno un qualche approfondito screening tra gli studenti di Ascoli e San Benedetto in questi giorni che possano in qualche modo fornire un quadro più chiaro della situazione.
E poi perchè, con i dati sui contagi in costante e preoccupante crescita giornaliera, è altrettanto lapalissiano che posticipare il rientro a scuola (in presenza) di un paio di giorni significa esclusivamente rimandare il problema di 48 ore, non certo provare a risolvere o, quanto meno, ad attutirne gli effetti. “La decisione di chiudere le scuole per 2 giorni non ha alcun senso! Non ha alcun senso chiudere e al tempo stesso mantenere in vita tutte le attività collaterali sociali e aggregative dei bambini. O forse qualcuno pensa che il virus lunedì vada in letargo?” scrive il sindaco di Folignano Matteo Terrani che, insieme a tutti gli altri sindaci della provincia di Ascoli non ha ritenuto opportuno far slittare il rientro a scuola.
“Sulla riapertura delle scuole – si legge in un comunicato firmato da 27 sindaci della provincia – noi Sindaci condividiamo l’impostazione che rimandare la ripresa delle lezioni in presenza al giorno 10 senza misure di sistema complessive, determinate eventualmente a livelli istituzionali regionali o governativi, non può cambiare la situazione”. Una posizione assolutamente condivisibile perché è sin troppo chiaro che comunque lunedì 10 nulla sarà cambiato rispetto a venerdì 7 gennaio.
Per questo Fioravanti e Spazzafumo dovrebbero avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, adottando provvedimenti conseguenti e, soprattutto, coerenti. In altre parole, se i due sindaci ritengono che la situazione sia tale da considerare troppo rischioso il ritorno in classe, allora dovrebbero avere il coraggio di farlo slittare di almeno una quindicina di giorni, non certo di appena 2 giorni. In caso contrario, se cioè si ritiene che non ci siano o siano comunque minimi i rischi, allora bisognava lasciar tornare gli studenti in classe il 7 gennaio come previsto. Per altro la decisione presa quasi all’ultimo minuto, mercoledì 5 gennaio, di non tornare in aula ma di effettuare la didattica a distanza ha finito per creare non pochi problemi alle scuole ma anche alle famiglie degli studenti.
Con così poco tempo di preavviso per troppe scuole, soprattutto elementari e medie (ma anche alcune superiori) non è stato facile organizzare adeguatamente la dad e, al tempo stesso, informare correttamente tutti gli studenti. “Faccio appello alla responsabilità di tutti al fine di tenere il più possibile sotto controllo la diffusione del virus” scrive ancora Acquaroli su Facebook in vista del ritorno a scuola. Il problema è che nella nostra regione i primi che non stanno dimostrando un gran senso di responsabilità sono soprattutto i nostri amministratori, innanzitutto regionali, ma anche comunali. Probabilmente anche per questo ormai da giorni la diffusione del virus è praticamente fuori controllo…