I dati sul turismo non confermano il boom, Ascoli resta fanalino di coda delle Marche
Secondo i dati forniti dalla Regione nel capoluogo piceno rispetto al 2020 (l’anno nero per tutto il Paese) crescono di poco gli arrivi e restano quasi invariate le presenze, mentre nel resto delle Marche e ancor più in Italia si registra una crescita decisamente maggiore
Quello che è andato in scena in questi giorni intorno alla stagione turistica e ai relativi dati su arrivi e presenze è un film già visto ripetutamente nel capoluogo piceno. Che, però, quest’anno è stato reso ancora più surreale e sconfortante dall’imbarazzante “sparata” estiva del sindaco Fioravanti che, evidentemente in preda ad allucinazioni (pochi giorni prima aveva vantato l’organizzazione di oltre 2 mila eventi culturali negli ultimi 3 anni…), sosteneva che solamente per “Ascoliva Festival” erano arrivati in città 40 mila turisti. Una surreale e palese “bufala”, sin troppo facile da smontare (basterebbe fare due calcoli per comprendere come quel dato sia totalmente irreale e impossibile) a cui incredibilmente alcuni “boccaloni” sui social, pur di fronte all’evidenza matematica contraria, avevano dato credito. E che, come al solito, era stata rilanciata come plausibile da una parte dell’informazione locale, quella che sarebbe pronta a fare da megafono al sindaco e all’amministrazione comunale anche se annunciassero che esistono asini che volano…
Come ormai è tradizione, poi, quando annunci, proclami e allucinazioni varie lasciano il posto ai numeri, ai freddi dati, emerge un quadro del tutto e completamente differente. E quello che viene delineato dai dati ufficiali forniti dalla Regione Marche (di centrodestra esattamente come il Comune di Ascoli, a scanso di equivoci…), relativamente al periodo che va dal 1 gennaio al 30 settembre 2021, per il capoluogo piceno non sono affatto così esaltanti, anzi. Perché se è vero che si registra un aumento di arrivi e presenze rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (sarebbe stato sconfortante il contrario, vista la situazione che si è vissuta nel corso del 2020) è altrettanto innegabile che l’aumento è comunque piuttosto contenuto, decisamente inferiore a quello fatto registrare nel resto della regione e ancor più rispetto alla tendenza nazionale.
In altre parole, se è vero che rispetto all’agonizzante 2020 si è registrata una leggera ripresa, i numeri non confermano in alcun modo la presunta invasione di turisti più volte proclamata e sbandierata dall’amministrazione comunale nel corso degli ultimi mesi, in particolare nel periodo estivo. Quando è indiscutibile che, non solo nei fine settimana, soprattutto di sera il centro cittadino era sempre popolatissimo. Solo che all’epoca chi osava sottolineare quella che in realtà era un’ovvietà, cioè che nella grande maggioranza si trattava di ascolani o residenti in zone limitrofe che, dopo il lungo periodo di lockdown o semi lockdown, avevano il desiderio di tornare a vivere, veniva “bollato” come disfattista o, peggio ancora, accusato di non avere a cuore le sorti della città.
Soprattutto, però, i numeri e i dati ufficiali dimostrano che per quanto riguarda Ascoli siamo ancora lontani dai dati pre covid, dai numeri fatti segnare nel 2019 (37.058 arrivi e 71.371 presenze nell’arco di tutto l’anno). Quando, comunque, è giusto ricordare che il capoluogo piceno era di gran lunga la “Cenerentola” dei capoluoghi di provincia marchigiani e con numeri decisamente peggiori rispetto a tanti altri Comuni marchigiani anche notevolmente più piccoli. Ed evidentemente questo significa che continuiamo ad essere decisamente tra i peggiori della regione per quanto riguarda il turismo.
Non dovrebbe neppure servire evidenziarlo ma, naturalmente, i dati ufficiali confermano inequivocabilmente quanto quella del sindaco sui 40 mila turisti giunti in città solo per “Ascoliva Festival” fosse una colossale “bufala”, visto che complessivamente in 9 nove mesi siamo intorno alla metà di quella irreale cifra. Venendo ai numeri, secondo i dati ufficiali della Regione nei primi 9 mesi del 2021 il capoluogo piceno ha fatto registrare 20.351 arrivi e 46.645 presenze turistiche. Nello stesso periodo del 2020 (l’anno nero per tutto il Paese a causa dell’esplosione della pandemia) gli arrivi erano stati 18.717 e le presenze 46.431. Quindi nel 2021 si è registrato un incremento dell’8,7% per quanto riguarda gli arrivi, mentre sostanzialmente sono rimaste immutate le presenze, con appena un +0,4%.
E’ importante sottolineare che, come evidenziato dallo stesso presidente della Regione Acquaroli, complessivamente nelle Marche nei primi 9 mesi del 2021 si è registrato un amento del 22,67% di arrivi e del 24,92% di presenze rispetto allo stesso periodo del 2020. E in media in Italia, sempre prendendo a riferimento i primi 9 mesi dell’anno precedente, la crescista sfiora il 30% per quanto riguarda gli arrivi e il 40% per quanto concerne le presenze. E’ del tutto evidente, quindi, che la crescita dei flussi turistici è un fenomeno che ha riguardato tutto il Paese per ragioni che sono ovvie e facilmente comprensibili.
I dati ufficiali, però, ci dicono che, nonostante l’enfasi sguaiatamente celebrativa del presidente Acquaroli (e dell’assessore Castelli che ha dedicato ai dati regionali sul turismo un lungo post intriso di immotivato entusiasmo), le Marche fanno registrare una crescita inferiore rispetto al resto del Paese, mentre ancora più limitata, quasi impercettibile (in particolare per quanto riguarda le presenze) à l’aumento per quanto riguarda il capoluogo piceno. Che, così come il resto della regione, resta piuttosto lontano dai dati pre covid. Con la differenza sostanziale, però, che mentre il resto delle Marche rispetto ai primi 9 mesi del 2019 fa registrare una diminuzione del 14,3% degli arrivi e del 6,3% delle presenze, per il capoluogo piceno il confronto è decisamente molto più negativo, con quasi il 30% in meno di arrivi (erano circa 30 mila nei primi 9 mesi del 209) e il 15% in meno di presenze (oltre 55 mila nel 2019).
Nel complesso, quindi, se per il resto della Regione si può parlare di una parziale e incoraggiante ripresa, per quanto riguarda Ascoli sul piano dei dati turistici non siamo più agonizzanti come nel 2020 ma il miglioramento è troppo contenuto e non si può in alcun modo essere soddisfatti. Anzi, c’è la conferma che se non si cambia radicalmente registro, se non si capisce che non bastano annunci e proclami, ma serve una reale e concreta svolta, un approccio completamente differente in termini soprattutto di promozione della città, Ascoli continuerà in eterno a restare il fanalino di coda della regione per quanto riguarda il turismo.
Purtroppo, però, i segnali che arrivano dall’amministrazione comunale non sono affatto incoraggianti, anzi. Infatti il sindaco Fioravanti commentando quei dati si è dichiarato soddisfatto, sostenendo che “sono gratificanti perché dimostrano quanto la direzione scelta da questa amministrazione volta ad aumentare la visibilità della nostra città non solo sul territorio ma anche internazionale sia stata vincente”. Certo dopo le “sparate” estive era improbabile aspettarsi dichiarazioni differenti ma quanto meno il primo cittadino, di fronte all’evidenza contraria, poteva evitare certi toni trionfalistici.
“Il fatto che con un quasi ritorno alla normalità, dopo il naturale rallentamento dovuto alle restrizioni a causa del covid, i turisti abbiano individuato Ascoli come tra le prime mete da raggiungere nelle Marche, ci riempie di orgoglio” ha aggiunto Fioravanti. Fingendo di ignorare quello che i dati ufficiali dimostrano in maniera inequivocabile, cioè che in realtà il capoluogo piceno è tra le ultime mete scelte dai turisti, visto che continua desolatamente ad essere il fanalino di coda della regione per arrivi e presenze turistiche. E quel che è ancor più sconfortante è che non ci sono possibilità e speranze che la situazione possa migliorare, almeno fino a che il sindaco e l’amministrazione comunale continueranno ad ignorare la cruda realtà descritta dai dati…