Sequestro inchiesta di Fanpage.it, gravissimo e inaccettabile attacco alla libertà di stampa
Un vergognoso decreto del Gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo, mediante oscuramento, dell’inchiesta di Fanpage.it sui fondi della Lega e sulle sconcertanti affermazioni dell’on. Durigon. In palese violazione della Costituzione e delle pronunce della Cassazione
Libertà di informazione sotto attacco. Proprio nel giorno del trentaseiesimo anniversario dell’omicidio di Giancarlo Siani (purtroppo, come ampiamente previsto, dimenticato dalla sempre più impresentabile informazione italiana, ad eccezione de “Il Mattino” dove il giovane giornalista napoletano lavorava), un vergognoso provvedimento del Tribunale di Roma ha colpito e messo gravemente a rischio quella che dovrebbe essere una libertà costituzionalmente garantita (art. 21 della Costituzione). Con un inaccettabile decreto il Gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo, mediante oscuramento, dell’inchiesta di Fanpage.it “Follow The Money” sui fondi della Lega e sulle sconcertanti affermazioni dell’onorevole ed ex sottosegretario Claudio Durigon.
In particolare dovrebbe essere oscurato, sulla base del provvedimento del Gip, anche il video in cui l’onorevole leghista Durigon diceva ad un suo interlocutore che non bisognava preoccuparsi dell’inchiesta della Procura di Genova sui 49 milioni di euro che la Lega avrebbe sottratto allo Stato italiano “perché il generale della guardia di finanza l’abbiamo messo noi”. Senza troppi giri di parole e senza alcuna esitazione, quel provvedimento di sequestro preventivo è innanzitutto un’inaccettabile e indegna forma di censura nei confronti della libera informazione, degna dei peggiori regimi autoritari, ma anche e soprattutto un atto che viola la Costituzione.
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censura. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dall’autorità giudiziaria nel caso di delitti per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili” recita l’articolo 21 della Costituzione italiana.
E su quali siano i delitti per i quali è ammesso il sequestro non ci sono dubbi, sono ben specificati dalle varie norme in materia e, per chi non lo ricordasse, sono stati dettagliatamente ribaditi dalla pronuncia, a Sezioni Unite, n. 31022 della Cassazione Penale del 17 luglio 2015 che recita così: “i casi nei quali è consentito il sequestro preventivo sono: violazione delle norme sulla registrazione delle pubblicazioni periodiche e sull’indicazione dei responsabili (artt. 3 e 16 legge n. 47/1948), stampati osceni o offensivi della pubblica decenza ovvero divulganti mezzi atti a procurare l’aborto (articolo 2 R. Dlgs. N. 561/1946), stampa periodica che faccia apologia del fascismo (art. 8 legge n. 645/1952), violazione delle norme a protezione del diritto d’autore (art. 161 legge n. 633/1941)”.
E’ del tutto evidente, quindi, che il sequestro non è previsto e non è ammesso in caso di diffamazione, per altro in questo caso tutta da provare. Si perché a rendere ancora più inaccettabile e sconcertante quel provvedimento è il fatto che allo stato attuale non solo non esiste in proposito una condanna (anche solo in primo grado) nei confronti di Fanpage.it ma, addirittura, non c’è e non è al momento neppure all’orizzonte un processo nei confronti di quella testata giornalistica. Come avviene sempre nel nostro paese quando un’inchiesta giornalistica rischia di minare la credibilità del “potente” di turno, anche quella di Fanpage.it sui soldi della Lega ha provocato le solite reazioni, con conseguenti diffide e querele.
Tutto ampiamente nella norma, è più che legittimo che chi si ritiene offeso o diffamato da determinati articoli o addirittura ritiene che contengano informazioni non corrette ha tutto il diritto di far valere le proprie ragioni in Tribunale. Nulla a che vedere, però, con quanto sta avvenendo a Roma dove è stato notificato il sequestro e l’oscuramento preventivo di un contenuto giornalistico con un provvedimento che rimanda ad un tristissimo passato, che non è accettabile in un paese in cui vige la democrazia e che viola in maniera sin troppo evidente la nostra Costituzione. E che è in palese contrasto con tutte le sentenze della Corte di Cassazione che hanno sempre ribadito che non è in alcun modo consentito il sequestro preventivo di un prodotto giornalistico, anche se pubblicato sulle pagine web di un sito informativo registrato (al di fuori dei reati sopra elencati).
Emblematica, in proposito, la sentenza, sempre della Cassazione, in un caso simile (riguardava un quotidiano on line di Monza) a quello di Fanpage.it: “Nel caso specifico, avuto riguardo al titolo di reato per cui si procede, la detta misura cautelare reale (sequestro preventivo di un servizio giornalistico) per tutte le considerazioni sopra svolte non poteva essere adottata e si risolve in una indiretta e non consentita forma di censura. Palese, pertanto è la violazione che contraddistingue sia il provvedimento genetico sia quello di riesame”. Stesso discorso in questo caso, quindi, siamo di fronte ad una non consentita forma di censura e ad una palese violazione, come visto anche della Costituzione.
“In questo paese siamo all’incredibile – accusa Nicola Fratoianni – mentre decine di cronisti sono sotto scorta dello Stato per le loro coraggiose inchieste, arriva la notizia che il Tribunale di Roma ha deciso di oscurare e sequestrare preventivamente le pagine dell’inchiesta di Fanpage sui rapporti opachi e chiacchierati di Durigon e i fondi della Lega. Non si è mai vista una simile nel nostro Stato, non siamo all’epoca della censura o delle leggi fasciste. Mi auguro che non solo dal mondo del giornalismo si levino parole chiare e nette su questo scandalo ma anche dal mondo delle istituzioni e della politica siano assunte iniziative immediate”.
Il deputato e leader di Sinistra italiana ha poi annunciato l’immediata presentazione di un’interrogazione parlamentare, chiedendo anche alla ministra Cartabia di attivare un’immediata ispezione ministeriale al Tribunale di Roma (non ce ne dovrebbe neppure essere bisogno, la ministra dovrebbe immediatamente attivarla, senza la necessità di alcuna richiesta…). “Non vorremmo proprio che qualcuno, magari nostalgico delle proprie passate e sfortunate avventure in politica tra i fascisti, abbia colta la palla al balzo per rifarsi un’immagine” conclude Fratoianni.
“Quella che stiamo subendo oggi – si legge in una nota della redazione di Fanpage.it – è a nostro avviso una grave violazione della libertà di stampa che la Costituzione non consente. E un precedente pericoloso e intimidatorio che ci riguarda tutti. Come giornalisti. Come lettori. Come cittadini. Per questo non possiamo stare in silenzio. Per questo abbiamo bisogno anche di voi”. Un appello che dovrebbe essere raccolto da tutti, in un paese civile.
Perché di fronte ad un simile inaccettabile sopruso, ad una così grave violazione di un diritto costituzionalmente garantito, non ci dovrebbero essere distinzioni di parte, la risposta dovrebbe essere forte, determinata e unanime. Speriamo chiaramente di sbagliarci e per una volta di rimanere piacevolmente sorpresi ma temiamo che, purtroppo, non sarà così…