Era il maggio 2019, in piena campagna elettorale per le elezioni comunali, quando sottolineavamo che, se cadeva l’ipotesi dell’ospedale di vallata, l’alternativa non poteva che essere il nuovo ospedale di primo livello a San Benedetto e il ridimensionamento del “Mazzoni”
Provando ad ironizzare un po’, si potrebbe dire che il governatore Acquaroli, l’assessore alla sanità Saltamartini e i due assessori regionali “ascolani” Castelli e Latini hanno dimostrato una grandissima sensibilità nei confronti dei sambenedettesi. Al punto che, per consolarli dall’ennesima “batosta” calcistica (la mancata iscrizione al campionato di Lega Pro), hanno deciso di realizzare il nuovo ospedale a San Benedetto, invece che nel capoluogo di provincia come avviene in tutte e quattro le altre province marchigiane.
Ironia a parte, quel che è certo è che la delibera della giunta regionale n.891 del 12 luglio scorso, che appunto ha stabilito la realizzazione del nuovo ospedale in riviera, rappresenta un pesantissimo smacco per il capoluogo piceno. Difficile da digerire ma, al tempo stesso, non certo inatteso e sorprendente, anzi, facilmente prevedibile ed ampiamente previsto. E non solo perché qualche mese fa il consigliere regionale Assenti (di Fratelli d’Italia come Acquaroli e Fioravanti) aveva rassicurato tutti, confermando che San Benedetto avrebbe avuto il nuovo ospedale, ovviamente di primo livello. In realtà era chiarissimo da tempo, anche ai politici e agli amministratori ascolani, che, tolto di mezzo l’ospedale di vallata, la soluzione sarebbe stata questa.
“C’è da sperare che almeno ora, di fronte al nuovo scenario che si prospetta, il capoluogo di provincia si svegli dal suo torpore. Perchè, al di là dell’inevitabile propaganda in questo periodo di campagna elettorale, siamo certi che gli stessi politici ascolani che ora urlano e sbraitano contro l’ospedale di vallata, sanno perfettamente che l’alternativa è, appunto, il nuovo ospedale di primo livello a San Benedetto, con il nosocomio ascolano definitivamente dequalificato” scrivevamo il 5 maggio 2019, nel pieno della campagna elettorale delle elezioni che avrebbero poi portato Marco Fioravanti ad essere eletto sindaco di Ascoli, nell’articolo “Il triste destino della sanità ascolana sospesa tra l’ospedale unico e l’ennesima beffa”.
Quell’ennesima beffa si sta ora concretizzando, come era inevitabile che avvenisse. Perché a San Benedetto (come dimostra la mozione firmata da 11 sindaci dell’Ambito Sociale 21 che chiedeva che il nuovo ospedale del Piceno si realizzasse in riviera, non nella vallata) da sempre dietro al no all’ospedale in vallata c’era una precisa e determinata strategia di rafforzamento del proprio territorio, mentre politici e amministratori ascolani dietro alla loro contrarietà avevano esclusivamente motivi elettorali, non certo di tutela del territorio stesso, pur essendo perfettamente consci (almeno la maggior parte di loro) che quella bocciatura si sarebbe poi trasformata in un clamoroso e pesante autogol per Ascoli e per il suo territorio. Per semplificare, con la realizzazione del nuovo ospedale a San Benedetto, il destino del Mazzoni sarebbe praticamente identico, anzi per certi versi addirittura peggiore, a quello che avrebbe avuto in caso di ospedale di vallata a Pagliare.
Con la differenza, non da poco, che l’ospedale principale del territorio (cioè quello nuovo di San Benedetto) sarebbe qualitativamente inferiore rispetto a quello previsto dal precedente piano, oltre che un po’ più distante dal capoluogo di provincia (e ancora più dal territorio montano). In altre parole un vero e proprio “capolavoro al contrario”. Che si è realizzato con il fondamentale apporto dei due assessori regionali ascolani Castelli e Latini, che pure in campagna elettorale avevano sbandierato la tutela dell’ospedale cittadini per accaparrarsi più voti possibili ma che, poi ora, archiviate le elezioni, non hanno avuto problemi ad approvare quella delibera così umiliante per il capoluogo piceno.
Nell’estate 2018, addirittura, l’allora sindaco Castelli aveva organizzato un picchetto in difesa dell’ospedale Mazzoni, contro il suo presunto declassamento in favore del nuovo ospedale di vallata. Evidentemente, però, per l’ex sindaco e attuale assessore regionale invece l’ospedale di Ascoli si può tranquillamente declassare per favorire il nuovo ospedale di San Benedetto… A quel picchetto aveva partecipato anche l’attuale consigliere regionale della Lega Antonini che, della difesa dell’ospedale cittadino, ha fatto il suo cavallo di battaglia nella campagna elettorale delle ultime regionali.
E se alla fine è riuscito ad entrare in Consiglio regionale è grazie anche a quella battaglia, che, guarda il caso, ora sembra non interessarlo più (non ha proferito parola in merito…). D’altra parte in questi giorni Antonini ha cose molto più importanti da fare, deve preoccuparsi di raccogliere le firme per i referendum sulla giustizia tanto cari (e così decisivi per salvare la poltrona) a Salvini, non può certo pensare ai problemi (sempre più gravi) del proprio territorio. Ma se l’imbarazzato silenzio dei politici e degli amministratori ascolani è in un certo senso comprensibile, molto meno è l’assordante silenzio di tutte quelle associazioni, che ipocritamente sostenevano di voler solo tutelare il territorio e non certo di fare propaganda elettorale, che a ridosso delle elezioni (comunali prima, regionali poi) si erano schierati a fianco a quei politici, a quegli amministratori.
Ora che è evidente il grande inganno che è stato perpetrato alle spalle degli ascolani non parlano più, evidentemente il loro reale obiettivo non era certo la tutela del nostro ospedale, del nostro territorio… Ovviamente chi invece non tace sono i sindaci del territorio piceno e l’opposizione. “La Regione decide sul nuovo ospedale senza sentire i sindaci del territorio – accusa il primo cittadino di Spinetoli Luciani – nessuno ci ha interpellati, non è stata convocata alcuna assemblea per un parere dei primi cittadini per discutere della proposta. Hanno deliberato senza dirci nulla”.
Come spiega con estrema precisione e lucidità la responsabile comunale per la sanità del Pd Manuela Marcucci “con il nuovo ospedale non si potrà proseguire nella logica dei reparti doppioni. Ce lo ha insegnato il covid che ha imposto al personale sanitario orari assurdi e doppi lavori per ovviare alla cronica carenza di personale. Per cui l’arrivo di un nuovo ospedale, che solitamente attrae medici e primari più del vecchio, se lasciato solo a se stesso peserà sull’operatività del Mazzoni che con il tempo andrà a perdere di attrattività, fino alle estreme conseguenze”.
Durissimo il consigliere comunale del Pd Ameli. “Con questa proposta di delibera – accusa – Acquaroli, Castelli e la Latini hanno condannato a morte il nostro Mazzoni, da sempre l’ospedale di riferimento degli ascolani e dei piceni. Spero che si tratti solo di una boutade elettorale a favore della Destra sambenedettese (in autunno si vota a San Benedetto), altrimenti Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dovranno spiegare a tutti gli ascolani il perché di questa umiliazione”.
“Abbiamo già chiesto la convocazione di un Consiglio comunale aperto e la riunione della commissione Sanità – svela il segretario comunale del Pd Procaccini – mai più operativa dalla campagna elettorale del 2019. Vogliamo capire cosa ne pensano i consiglieri del centrodestra perché qui a parole sono tutti bravi, poi però con i fatti ci ritroviamo a leggere del nuovo ospedale a San Benedetto. E per il futuro di Ascoli nulla, silenzio assoluto. E’ una presa in giro per la città, una beffa bella e buona non solo per il capoluogo, sempre più in declino e sempre più spopolato, a vantaggio della Riviera”.
“Con questo nuovo ospedale in Riviera l’ospedale di Ascoli si ritroverà ad essere ridimensionato a piccolo presidio sanitario, in attesa della chiusura. Noi ci batteremo perché questo non succeda, perché la Regione a guida Fratelli d’Italia non ci scippi l’ospedale” aggiunge Ameli che poi lancia un appello al primo cittadino ascolano: “il sindaco Fioravanti ora dimostri, con i fatti, quello che tutti i giorni dice con le parole. E’ arrivato il momento di buttare le casacche partitiche e di agire, di lottare in difesa della nostra sanità, di battersi contro questa scellerata delibera Acquaroli. Se lo farà noi gli saremo vicini e lo supporteremo”. In altre parole la delibera regionale pone Fioravanti di fronte ad un bivio.
Il primo cittadino deve decidere se per lui contano di più (e quindi deve fare di tutto per tutelarli) gli interessi e le esigenze della città e dei cittadini ascolani oppure la cieca obbedienza agli ordini di partito. Nel primo caso dimostrerebbe di essere davvero il sindaco di tutti gli ascolani, nel secondo se ha ancora un briciolo di dignità farebbe bene a restituire la fascia tricolore…