Macron annuncia che in Francia chi non è vaccinato non potrà più andare a ristorante, al bar, al cinema, in musei e teatri, non potrà salire su treni e aerei, con l’obbligo di vaccinazione per il personale medico. Ora spetta al governo italiano seguire subito la stessa strada
“Non possiamo fare portare il peso dei disagi a chi ha avuto il senso civico di vaccinarsi. Le restrizioni peseranno sugli altri, quelli che per ragioni
incomprensibili nel Paese di Luois Pasteur, della scienza e dell’Illuminismo ancora esitano ad usare l’unica arma a disposizione contro la pandemia, il vaccino”. Con queste parole Macron ha annunciato le nuove misure che entreranno in vigore in Francia dai prossimi giorni. Un sacrosanto e necessario cambio di passo e di prospettiva nell’affrontare la pandemia che giustamente impone non più restrizioni indiscriminate, in base ai dati su contagi e ospedalizzazioni, ma, semplicemente, sulla base di un’unica e giustissima differenziazione tra chi è vaccinato e chi non lo è.
D’ora in poi chi non è vaccinato in Francia non potrà più andare a ristorante, al bar, al cinema, in musei e teatri, non potrà salire su treni e aerei. Non solo, obbligo di vaccinazione per il personale medico e per chi lavora con le persone fragili, chi non lo fa non potrà più andare al lavoro e percepire lo stipendio. Per qualche circostanza (non per tutte) ci sarà la scappatoia del tampone che, però, non sarà gratuito (49 euro per il molecolare, 29 per l’antigenico). E l’effetto dell’annuncio di Macron si è subito visto, con il sito francese per i vaccini preso di assalto e sul punto di andare in tilt e, in meno di 24 ore, quasi un milione e mezzo i francesi che si sono prenotati per effettuare il vaccino.
Una strategia vincente, dunque, quella di Macron che sortisce effetti immediati e che è così condivisibile che è inevitabile chiedersi per quale maledetta ragione il presidente del Consiglio Draghi e il governo italiano non facciano immediatamente la stessa cosa. Non c’è più tempo e non è giusto perdere ancora tempo, è arrivato il momento che anche l’Italia compia lo stesso inevitabile passo. Bisogna avere il coraggio di fare questa scelta, di iniziare a prevedere misure e limitazioni differenziate anche in Italia tra chi si è vaccinato e chi no, altrimenti bisognerebbe ammettere che tutti gli sforzi fatti per le vaccinazioni sono stati inutili, praticamente una perdita di tempo.
E bisogna farlo ora, senza aspettare ulteriormente, perché, pur con una preoccupante inversione di tendenza (i contagi hanno ripreso a correre) e nella piena consapevolezza che la pandemia purtroppo è tutt’altro che finita (il governo si appresta a prorogare lo stato di emergenza almeno fino al 31 ottobre), la situazione al momento in Italia è ancora sotto controllo e, al di là di qualche titolo troppo “allarmistico”, a breve non c’è il rischio concreto del ritorno anche solo alla zona gialla in qualche regione. Ma è altrettanto chiaro, almeno a chi osserva con serietà l’evolversi della situazione, che con questa inversione di tendenza e con questo ritmo di crescita già ad agosto, nel culmine della stagione estiva, diverse regioni rischiano.
Questo significa che c’è ancora tutto il tempo per fare certe scelte, senza essere costretti a farlo in emergenza, ma che non si può più attendere. Anche perché il piano vaccini segna il passo, con meno del 40% della popolazione vaccinabile che ha completato il ciclo di vaccinazione (per l’esattezza 23 milioni di persone, pari al 38,2%) e la prospettiva, per fine agosto, che non si andrà oltre il 65% di vaccinati (ciclo completato). Con l’aggravante, non da poco, che purtroppo ci sono grosse fette di non vaccinati anche nelle fasce più a rischio (dagli over 60 in su).
Allora, di fronte ad un simile quadro, l’unica possibilità che ha il governo italiano è quella di seguire immediatamente l’esempio della Francia, con il duplice fine di salvaguardare chi ha avuto il senso civico di contribuire a lottare per arginare questa terribile pandemia ma anche di stimolare (come sta accadendo in Francia) chi, per i più svariati motivi, ancora non l’ha fatto. Non c’è altra strada, non possono essere ammessi compromessi e soluzioni pasticciate, chi ha fatto il proprio dovere non può più accettare di essere sottoposto ad alcun tipo di restrizione, neppure minima, perché c’è chi, contro ogni logica e senza alcuna possibile motivazione seria e concreta (ovviamente escludendo chi per motivi di salute non può farlo), continua inspiegabilmente a rifiutare di vaccinarsi.
Chi ha dimostrato di avere senso civico non può e non deve più tollerare limitazioni indiscriminate, chiusure, non può dover sopportare neppure un’ora di cassa integrazione, un giorno di dad per i propri figli, qualche settimana di didattica a distanza all’Università. Ma andiamo oltre e non abbiamo remore nel sostenere che chi ha fatto il proprio dovere non può e non deve più sopportare neppure di dover veder rimandare di mesi visite e prestazioni sanitarie di vario tipo, magari perché le nostre strutture ed il personale sanitario è nuovamente sotto pressione per l’aumento di ricoveri e casi gravi.
“Non ho più alcuna intenzione di sacrificare la mia vita, il mio tempo, la mia libertà e l’adolescenza di mio figlio, oltre che il suo diritto allo studio come si deve, per chi rifiuta di vaccinarsi” ha scritto nelle ore scorse, commentando la decisione di Macron, Selvaggia Lucarelli. Ed il suo è il pensiero di milioni di italiani che con coscienza e con piena cognizione nell’ultimo anno e mezzo hanno accettato, rispettato e condiviso tutte le decisioni che hanno drasticamente ridotto la nostra libertà. Purtroppo era l’unico modo per combattere e limitare le conseguenze del virus, di provare a non far lievitare ulteriormente il terribile conto delle vittime, già cosi drammaticamente pesante (quasi 130 mila in Italia, circa 900 mila in Europa, oltre 4 milioni nel mondo).
Non c’erano altri mezzi per evitare numeri ancor più apocalittici e chi ha provato a seguire un’altra strada ha finito per pagare un prezzo (in termini di vite umane) insopportabile. Ora, però, lo scenario è finalmente cambiato, la scienza ci ha fornito il mezzo per frenare la pandemia senza dover continuare a rinunciare a vivere: il vaccino. E nel momento in cui, a 7 mesi dall’avvio della campagna vaccinale, governo e istituzioni hanno fornito a tutti i cittadini l’opportunità di vaccinarsi, non ci possono essere più indugi e titubanze. D’altra parte il Paese non può certo essere ostaggio della follia e dell’ignoranza di una purtroppo consistente fetta di cittadini, che preferisce seguire le infondate farneticazioni di una pletora di “apprendisti stregoni” piuttosto che affidarsi alla scienza, basandosi su dati certi, verificati e verificabili.
E’ giusto, perciò, attendersi, anzi, pretendere dal governo un atto di responsabilità, una chiara e determinata strategia che metta spalle al muro chi con il suo comportamento insano sta mettendo a rischio l’esito di questa durissima battaglia. Dai ristoranti ai cinema, dal teatro a stadi e palazzetti, chi non è vaccinato non può e non deve avere accesso. Ancor più chi non si vaccina non può certo continuare a svolgere determinati ruoli, determinate professioni. Parliamo ovviamente di tutto l’ambito sanitario ma anche della scuola, gli insegnanti che non si sono vaccinati devono restare a casa e i ragazzi che sono in età vaccinabile, se non lo fanno dovranno trascorrere tutto l’anno in dad. “Per noi la libertà individuale è sacra e inviolabile” ha commentato con il solito spirito da “sciacallo” Giorgia Meloni, citando, per altro assolutamente a sproposito, Orwell (magari leggerlo prima di fare una simile figuraccia non sarebbe male…).
Sarebbe sin troppo facile e ovvio sottolineare che la leader di FdI avrebbe e ha in questo periodo più volte la possibilità di dimostrare davvero quanto per lei sia importante la libertà individuale. Peccato, però, che poi in tutte le situazioni (dal ddl Zan all’eutanasia, ecc.) dimostra esattamente il contrario. E’ del tutto evidente che la sua è la solita becera speculazione politica, che la Meloni non abbia la più pallida idea di cosa comporta realmente il concetto di libertà individuale. A spiegarglielo ci ha pensato, commentando quella sconfortante affermazione, una malata oncologica: “La mia situazione di malata oncologica vorrebbe la libertà di non avere il terrore di essere contagiata da un non vaccinato”.
Se non fosse sufficiente, dovrebbe allora ascoltare il costituzionalista Cesare Mirabelli. “Non c’è alcuna violazione costituzionale – spiega l’ex presidente della Consulta – il diritto alla salute è prioritario. Per altro non stiamo parlando di un obbligo ma di un onere, un requisito per svolgere una determinata attività. Non si tratta di un divieto assoluto che colpisce la libertà della persona, è giusto e assolutamente doveroso chiedere il pass vaccinale se si vogliono svolgere determinate attività che mettono a rischio le persone con cui si viene a contatto in rapporto a quell’attività”. Superfluo aggiungere altro