Meloni e Fratelli d’Italia senza vergogna, “bufale” negazioniste sulla strage di Bologna
Dopo l’indecente post della Meloni in occasione del 40° anniversario, ora alcuni parlamentari di FdI chiedono una commissione d’inchiesta per fare chiarezza sulla strage, fingendo di ignorare la verità giudiziaria inequivocabile: quella di Bologna fu una strage “nera”
Lo avevamo scritto 10 mesi fa, non possiamo che ribadirlo ora: semplicemente indegni. Allora, era il 2 agosto, c’era stato il vergognoso post della leader di Fratelli d’Italia (FdI), Giorgia Meloni. Che, pur di provare a difendere quel mondo squallido, oscuro e criminale che tra gli anni ’70 e ’80 ruotava intorno ai nostalgici del fascismo, aveva offeso e disonorato la memoria degli 85 morti nella strage della stazione di Bologna, raccontando ignobili fake news su una delle pagine più dolorose della storia del nostro paese.
Ora sono alcuni parlamentari, sempre di FdI, che, con identica indegna mancanza di rispetto nei confronti di quegli 85 morti e dei loro familiari, ripropongono le stesse ignobili fake news per cercare di riscrivere una storia, appunto quella della strage della stazione di Bologna, che invece è molto chiara e semplice e ci racconta di come l’Italia in quei drammatici anni, oltre a dover combattere il terrorismo rosso, è stata insanguinata dalle bombe del terrorismo fascista che ha mietuto centinaia e centinaia di vittime innocenti.
Alla fine degli anni ’80 e nei primi anni ’90 ci aveva provato una parte del variegato universo della sinistra italiana a riscrivere la storia del terrorismo rosso, cercando di attribuire alcuni dei crimini più efferati a pezzi dello Stato “infiltrati” nei vari gruppi terroristici “rossi” (in particolare nelle Brigate Rosse). Da qualche tempo, invece, è una parte della destra che, pur negando (forse per vergogna…), continua ad avere una sorta di “attrazione fatale” per chi nutre ancora improbabili nostalgie fasciste e, pur di difendere la parte più deteriore e violenta di quel mondo, cerca di stravolgere una realtà indiscutibile e certificata da atti e fatti.
Come, appunto, per quanto riguarda la strage di Bologna la cui verità, nel racconto ipocrita e menzognero della Meloni e dei parlamentari di FdI, sarebbe ancora tutta da scoprire. “#StragediBologna del #2 agosto 1980. 40 anni senza giustizia. In un giorno così significativo rivolgo un appello al Presidente Conte (l’allora presidente del Consiglio): desecreti gli atti relativi a quel tragico periodo storico. Lo dobbiamo alla verità e ai parenti delle vittime” aveva postato lo scorso 2 agosto la leader di FdI, scatenando la reazione indignata, in particolare proprio dei parenti delle vittime (e dell’Associazione che hanno costituito).
Nessuno, però, poteva allora immaginare che i “deliri” della Meloni producessero poi anche un atto ufficiale concreto. Invece nei giorni scorsi 8 parlamentari di FdI, guidati da Federico Mollicone, hanno chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla strage di Bologna. E lo hanno fatto con un atto ufficiale, con la presentazione di una proposta di legge che, nell’oggetto, è più di carattere generale, facendo riferimento a presunte connessioni del terrorismo interno e internazionale con le stragi avvenute in Italia dal 1953 al 1989 (e sulle attività dei servizi segreti). Leggendo, però, le otto pagine che illustrano la proposta si scopre come in realtà ai proponenti interessi quasi esclusivamente la strage di Bologna (e in misura minore quella di Ustica), con la commissione d’inchiesta che a loro dire dovrebbe fare chiarezza e valutare la sussistenza della cosiddetta pista palestinese (o “teutonico-palestinese”).
“Ci sono stati scritti e libri che hanno parlato, per quanto riguarda la strage di Bologna, di questa presunta pista palestinese e nella relazione sui risultati della Commissione Mitrokhin c’era un paragrafo sui legami tra terrorismo palestinese e strage di Bologna” affermano i parlamentari di FdI per provare a dare un briciolo di credibilità ad un’iniziativa semplicemente vergognosa. Che, però, a proposito della presunta volontà di chiarezza, si guardano bene dallo spiegare che i libri a cui fanno riferimento sono tutti di esponenti della destra (in particolare quel “Bomba o non bomba” di Enzo Raisi, ex parlamentare di Alleanza Nazionale, citato nella proposta di legge per l’istituzione della commissione d’inchiesta), mentre la famosa relazione della Commissione Mitrokhin era così poco attendibile e credibile che il Parlamento non lo ha mai neppure votata (e tanto meno approvata).
Soprattutto, però, la Meloni e quei parlamentari di FdI omettono di dire che in realtà che sulla strage di Bologna è stata fatta ampiamente giustizia, c’è una verità giudiziaria chiara e inequivocabile, che non lascia spazio a dubbi: quella di Bologna fu una strage “nera”. Ci sono sentenze passate in giudicato che hanno condannato gli autori della strage stessa, sono noti anche i mandanti e finanziatori. Quindi è assolutamente falso sostenere che dopo 40 anni non è stata ancora fatta giustizia. Anzi, è esattamente il contrario, siamo di fronte ad uno dei pochi eventi drammatici che hanno segnato la nostra storia su cui è stata fatta ampiamente chiarezza. Che poi la verità non faccia piacere alla Meloni e FdI è un altro discorso.
Resta il fatto che quella di Bologna fu una strage nera, compiuta da militanti di estrema destra, di gruppi di neo fascisti. Dopo una serie infinita di processi, ci sono anche le condanne passate in giudicato. Come esecutori materiali della strage sono stati condannati all’ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro e a 30 anni di reclusione Luigi Ciavardini. A gennaio 2020 è arrivata anche la condanna (in questo caso ancora in primo grado) per Gilberto Cavallini, mentre un quinto esponente dei gruppi neo fascisti, Paolo Bellini, è stato rinviato a giudizio nei mesi scorsi con l’accusa di essere anche lui tra gli esecutori della strage. Sempre nell’ambito dei vari procedimenti per la strage di Bologna, sono stati condannati per il depistaggio delle indagini e per calunnia aggravata, al fine di assicurare l’impunità agli autori della strage, l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali del Sismi (servizi segreti) Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte e il faccendiere e collaboratore del Sismi Francesco Pazienza.
Nei mesi scorsi, poi, il cerchio si è chiuso con l’inchiesta che ha individuato anche i mandanti e i finanziatori, Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato (per 20 anni al vertice dell’Ufficio affari riservati) e Mario Tedeschi (ex senatore del MSI), tutti iscritti alla P2 e non più perseguibili perché deceduti. Da alcuni atti del processo per il crac del Banco Ambrosiano per anni inspiegabilmente tenuti nascosti, sono emerge le prove della regia da parte della P2 nell’organizzazione della strage e negli innumerevoli successivi depistaggi per proteggere i terroristi neri. In particolare sono stati acquisiti i riscontri dei finanziamenti dell’intera operazione, prima e dopo il 2 agosto 1980, elargiti a più riprese dal febbraio del 1979.
Si tratta di circa 15 milioni di dollari provenienti dai conti correnti svizzeri di Licio Gelli. Solo da uno di questi, rintracciato grazie ad un manoscritto sequestrato allo stesso Gelli nel 1982 (ma emerso chissà perché solo di recente) denominato “Bologna” sono usciti 5 milioni di dollari, una parte dei quali consegnati pochi giorni prima della strage ai neofascisti.
Chiunque conosce la lunga e travagliata storia dei procedimenti giudiziari sulla strage di Bologna sa che l’attribuzione all’eversione nera (e le conseguenti condanne) si basano su una serie impressionante di prove, testimonianze, riscontri e anche confessioni. In particolare di alcuni ex componenti dell’eversione nera, supportate da documenti inequivocabili (come quello sequestrato a Carlo Battaglia di Ordine Nuovo) e da intercettazioni ambientali (come quella in carcere tra Nicoletti e Bonazzi).
A fronte di questa serie impressionante di atti, i “deliri” della Meloni e dei parlamentari di FdI si basano quasi esclusivamente sulle “fantasie” a cui da anni si aggrappa il comitato “E se fossero innocenti” nato a supporto di Fioravanti e della Mambro. Demolito, in pochissime righe, dall’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna.
“Questo comitato – si legge nel sito dell’Associazione – propone tesi che nulla hanno a che vedere con la realtà processuale. Il materiale che in tribunale aveva fatto figure penose perché non supportato da nulla viene ora riproposto all’opinione pubblica per confonderla, In risposta abbiamo stampato un libretto intitolato “Contributo alla verità” in cui vengono riportate le tesi del comitato confutate sulla base degli atti processuali e non con valutazioni sentimentali o ipotetiche”.
Al di là di ogni altra considerazione, però, in uno stato di diritto le sentenze passate in giudicato vanno comunque rispettate, ancor più da parte di un ex ministro e di parlamentari. Che ancora più dovrebbero avere la decenza di rispettare i familiari delle 85 vittime di quella strage. Che, in occasione del 40esimo anniversario, hanno affisso un manifesto nel quale ribadiscono che “la strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti”. Con buona pace del leader di FdI e dei suoi parlamentari…