Scuole sicure: l’umiliante ordinanza del commissario certifica il fallimento del Comune
Presentata dall’attuale sindaco Fioravanti e dall’ex primo cittadino Castelli come qualcosa di cui potersi vantare, la cosiddetta “Ordinanza Ascoli” è invece una delle pagine più umilianti perché certifica l’imbarazzante incapacità del Comune di Ascoli…
Solo in quel paese delle meraviglie che è diventato ormai da tempo il capoluogo piceno poteva accadere che si provasse a far passare per un grande successo dell’amministrazione comunale quella che, invece, è una delle pagine più imbarazzanti e umilianti del Comune di Ascoli. E quello che è ancora più paradossale è che, grazie anche ad un’informazione sempre più imbarazzante, che si limita a fare da megafono ai proclami dell’amministrazione stessa, qualcuno tra i più accecati e “boccaloni” ultras del sindaco crede realmente che quell’ordinanza possa essere motivo di vanto per il primo cittadino. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando della cosiddetta “Ordinanza Ascoli”, firmata nel fine settimana dal commissario straordinario alla ricostruzione Legnini, che riguarda gli interventi di ricostruzione e di adeguamento sismico delle scuole cittadine.
Un’ordinanza che riconosce al capoluogo piceno delle procedure speciali per poter arrivare prima possibile all’avvio dei lavori, di ricostruzione o di adeguamento, degli 11 plessi scolastici oggetto dei finanziamenti previsti da un’altra ordinanza, quella n. 56 del 10 maggio 2018. “Si tratta di un risultato straordinario per il quale mi sono speso senza risparmio” ha commentato l’assessore regionale ed ex sindaco di Ascoli Guido Castelli. “Con grande piacere comunico che il commissario Legnini ha firmato un’ordinanza speciale per gli interventi di ricostruzione delle scuole del Comune di Ascoli” ha aggiunto con enfasi il sindaco Fioravanti.
In realtà non bisogna certo essere un genio per rendersi conto che quell’ordinanza tutto è meno che qualcosa di cui andare fieri, di cui vantarsi. Perché, in sostanza, è la più solenne e grave bocciatura ufficiale ed istituzionale dell’amministrazione comunale, a differenza di tutti gli altri enti coinvolti incapace con le normali procedure di avviare dopo oltre 3 anni i lavori in quelle scuole. Per questo, alla fine, in suo soccorso è arrivato il commissario straordinario che, con un provvedimento apposito, consente al Comune di Ascoli (e solo ad esso) di utilizzare procedure speciali e di derogare su alcune fondamentali norme in materia di appalti pur di provare a sbloccare la situazione. Come vedremo non siamo al commissariamento vero e proprio ma non siamo poi così lontani…
Da sempre, dal suo insediamento come sindaco in poi, Fioravanti per giustificare l’imbarazzante ritardo ha accusato le cosiddette lungaggini della burocrazia. Chi ha seguito tutta la vicenda, dall’ordinanza con la quale venivano finanziati gli interventi nelle 11 scuole cittadine fino ad oggi, sa perfettamente che non è così. Lo dimostrano in maniera inequivocabile la più elementare logica, l’evidenza dei fatti ma anche il contenuto stesso dell’ordinanza. Per comprenderlo sarebbe già sufficiente chiedersi come mai il commissario straordinario emana un’ordinanza che riguarda il solo Comune di Ascoli e non tutti gli altri enti (Comuni e Province) interessati dall’ordinanza n. 56 del 10 maggio 2018. Che complessivamente nei territori del cosiddetto cratere (Marche, Abruzzo, Lazio, Umbria) finanziava 132 interventi (adeguamento/miglioramento sismico o ricostruzione) nelle scuole di 70 comuni.
Se davvero si trattasse di un problema di burocrazia, se con le normali procedure previste per quegli interventi non ci fosse la possibilità di far partire in tempi non troppo lunghi i lavori, l’ordinanza dovrebbe riguardare tutti quegli enti e non certo solamente il Comune di Ascoli. La realtà è che tutti gli altri enti coinvolti non hanno avuto problemi, quindi è del tutto evidente che non c’entra nulla la cosiddetta burocrazia. Nell’agosto scorso, in occasione del quarto anniversario della prima violenta scossa di terremoto (24 agosto 2016), nel fare il punto della situazione sulla ricostruzione, Legnini aveva fornito i dati secondo i quali il 70% di quei 132 interventi in programma nelle scuole erano in fase di realizzazione (cioè con almeno i lavori appaltati) o addirittura completati.
Stesso tipo di interventi (adeguamento/miglioramento sismico o ricostruzione), stesso finanziamento, stesso punto di partenza, stessa burocrazia da affrontare. Se la quasi totalità degli altri 69 Comuni e Province non ha avuto problemi nell’affrontare l’iter progettuale ed arrivare all’affidamento dei lavori, se non ha avuto bisogno di alcuna specifica ordinanza, mentre il Comune di Ascoli si, è sin troppo evidente che non è un problema di burocrazia ma di “manico”. Per altro a togliere ulteriormente ogni dubbio, semmai ancora ce ne fossero, è lo stesso testo dell’ordinanza.
Nella quale, oltre a riconoscere procedure speciali e ad inserire specifiche deroghe alla normativa vigente, viene nominato anche un sub commissario, nella persona di Gianluca Goffredo, che ha il compito di “coordinare l’attuazione degli interventi assicurando il rispetto del cronoprogramma” e “provvedere all’espletamento di ogni attività amministrativa, tecnica ed operativa finalizzata al coordinamento e alla realizzazione degli interventi, adottando i relativi atti”. Per quale motivo c’è bisogno di qualcuno che, di fatto, eserciti le funzioni che normalmente, in queste situazioni, spetterebbero al sindaco e all’amministrazione comunale?
Per altro se il problema fosse stato davvero la burocrazia, una volta concesse tutte le deroghe del caso, come appunto avviene nell’ordinanza, non ci sarebbe certo stato bisogno di nominare alcun commissario o sub commissario, tanto meno con il compito di portare avanti e coordinare gli interventi (in pratica di fare in gran parte le veci del Comune). E’ la stessa ordinanza, quindi, che conferma e certifica come il problema sia nel “manico” (l’amministrazione comunale), non certo nella burocrazia. D’altra parte, però, chi ha seguito sin dall’inizio questa vicenda conosce alla perfezione la situazione, così come le ragioni per cui il capoluogo piceno sia dovuto arrivare al punto di subire questa sconcertante umiliazione. Frutto delle scelte “folli” del precedente sindaco (Castelli), degli errori dell’attuale primo cittadino e dell’atavica incapacità di programmare del Comune.
Per quanto riguarda l’allora sindaco Castelli, senza stare a ricordare le sue paradossali gesta dopo le violenti scosse dell’agosto e dell’ottobre 2016, il vero e proprio disastro l’ha commesso proprio dopo che è stata approvata l’ordinanza 56 del maggio 2018 che individuava e finanziava i 132 interventi da realizzare. Mentre utti gli altri 69 Comuni e Province si sono subito messi all’opera, realizzando, dove non erano già state fatte, le verifiche di vulnerabilità sismica per avere il quadro reale della situazione di ogni istituto scolastico e dare poi il via all’iter con le varie fasi dalla progettazione fino ad arrivare al bando per l’affidamento dei lavori, Castelli ha voluto seguire un’altra strada, quella dell’improbabile proiect financing presentato da alcuni privati. Che, al di là dei tanti aspetti tecnici a dir poco discutibili, era chiaro sin dalla sua presentazione che non fosse in alcun modo utilizzabile perché non rispettava alcune delle principali norme che regolano questo genere di interventi.
Eppure il sindaco Castelli inspiegabilmente si è intestardito su quel project financing invece di liquidarlo subito e di mettersi all’opera come tutti gli altri Comuni e Province. E l’ulteriore guaio è stato che anche il suo successore, Fioravanti, ha proseguito su quella strada, impiegando quasi un anno prima di accantonarlo definitivamente (maggio 2020). In altre parole, per colpa della scelta “folle” di Castelli e della titubanza di Fioravanti, il Comune di fatto ha perso 2 anni rispetto a tutti gli altri enti. A peggiorare le cose, poi, ci hanno pensato l’atavica incapacità di programmare e la confusione che regna sovrana in Comune. Un’ultima considerazione sulla cosiddetta Ordinanza Ascoli è necessaria farla. L’assessore regionale Castelli, nell’annunciare la firma del commissario, ha sostenuto che l’ordinanza prevede risorse aggiuntive per ben 8 milioni di euro (che, magicamente, per alcuni giornali locali diventano addirittura 10 milioni).
In realtà basta leggere l’ordinanza stessa per comprendere che non è così. Dopo che l’art. 1 comma 1 ha elencato gli interventi da realizzare, con i relativi importi per una spesa complessiva di 36 milioni di euro, l’art. 8 (“Disposizioni finanziarie”) stabilisce che la spesa per quegli interventi trova copertura per 23,2 milioni di euro nelle risorse già stanziate con l’ordinanza 109 del 2020 e per i restanti 12,8 milioni di euro all’interno delle risorse della contabilità speciale previste dall’articolo 4 comma 3 del decreto legge n. 189 del 2016. Quindi parliamo di fondi già stanziati e previsti, non certo di nuovi stanziamenti o di risorse aggiuntive.
Al di là di ogni altra considerazione, ora che è stata emanata addirittura un’ordinanza ad hoc per aiutare il Comune, con tutta una serie di deroghe e la super visione del sub commissario, non ci possono e non ci devono essere più ulteriori perdite di tempo. Entro la fine dell’anno o, al massimo, nei primi 2-3 mesi del 2022 devono partire la maggior parte di quei cantieri. Perché in caso contrario oltre al danno (la pesante umiliazione subita dal Comune), ci sarebbe anche un’atroce beffa…