Sul coprifuoco va in scena l’ennesimo insulso teatrino, con Salvini che raccoglie le firme contro il provvedimento del “suo” governo ma poi vota contra l’Odg di Fratelli d’Italia e prova ad accreditarsi la decisione, già nota, dell’esecutivo di riconsiderare la situazione a maggio
Quello che è andato in scena nelle ultime ore intorno al cosiddetto coprifuoco è l’ennesimo insulso teatrino della politica italiana, la dimostrazione del livello sempre più basso dei nostri rappresentanti istituzionali e parlamentari. Già il semplice fatto che il leader di uno dei partiti della maggioranza di governo raccolga le firme contro un provvedimento dell’esecutivo sarebbe sufficiente per definire la situazione una colossale pagliacciata. Se, poi, quello stesso leader e il suo partito alla Camera non votano a favore di un ordine del giorno (presentato da Fratelli d’Italia) che chiede la stessa cosa, allora siamo davvero all’ennesimo surreale paradosso. Che non stupisce più di tanto solamente perché il principale protagonista di questo insulso teatrino è Matteo Salvini.
Che, per completare il quadro, nella serata di martedì ha addirittura tentato di attribuirsi una sorta di vittoria politica per il semplice fatto che il governo ha confermato (era stato già ampiamente ribadito dallo stesso presidente del Consiglio Draghi, dal ministro Speranza e dal coordinatore del Cts Locatelli) che a maggio, sulla base dell’andamento dei contagi, rivaluterà questa disposizione. Quello che è incredibile è che, nonostante l’evidenza, c’è ancora qualche ingenuo “boccalone” che crede davvero a queste indecorose pagliacciate. Al di là del teatrino di Salvini, però, è indiscutibile che ormai da giorni il dibattito sul coprifuoco è continuamente al centro dell’attenzione, come se davvero fosse il principale nodo di questa fase della pandemia.
In realtà siamo alla solita storia della trave e della pagliuzza, perché si continua a discutere di un particolare, sicuramente importante, e così facendo si rischia di perdere di vista il contesto generale ben più decisivo. Nel senso che in questa fase, con le riaperture “accelerate” che suscitano più di una perplessità e grosse preoccupazioni tra gli esperti, il timore che quello che il governo chiama “rischio calcolato” possa produrre effetti peggiori di quelli previsti (quindi che sia stato calcolato male…) è sempre più diffuso. E, fatti tutti gli scongiuri del caso, nel malaugurato caso che quel timore diventasse realtà è ovvio che il coprifuoco sarebbe l’ultimo dei problemi. Per altro quello che rende ancora più insopportabile la discussione che da giorni è in atto sul coprifuoco è che come al solito si continua a parlare senza alcuna cognizione di causa, facendo spesso riferimenti privi di qualsiasi base se non, addirittura, del tutto infondati.
In particolare chi contesta il provvedimento sostiene che solo nel nostro paese si utilizza il coprifuoco che, per altro, sarebbe accertato che non sortisce alcun effetto concreto e non incide in alcun modo sull’andamento dei contagi. Come al solito la realtà è decisamente differente. Detto che in questa particolare situazione ha anche una valenza simbolica, nel senso che la sua totale abolizione accentuerebbe quella percezione del “liberi tutti” che già (anche a causa della comprensibile stanchezza) è così diffusa e che rischia di produrre effetti devastanti, il coprifuoco è un provvedimento ampiamente diffuso, in particolare nei paesi europei ma non solo. E diversi studi, in corso di validazione scientifica, hanno già dimostrato la sua incidenza. Secondo un’indagine svolta da “Pagellapolitica” è emerso che l’80% della popolazione dell’Ue vive in paesi che hanno il coprifuoco.
L’hanno, ad esempio, adottato tutti i grandi paesi dell’Unione europea. Oltre l’Italia, la Spagna da ottobre ha in vigore il coprifuoco dalle 23 alle 6, la Francia da fine dicembre addirittura dalle 19 alle 6 (con alcuni dipartimenti che già da ottobre lo applicavano dalle 21 alle 6, mentre in Germania è in vigore dalle 21 alle 5 e diviene automatico in tutte quelle situazioni in cui si supera la soglia dei 100 contagi ogni 100 mila abitanti. Coprifuoco dalle 20 (fino alle 6) anche in Austria e Romania, in Olanda e in Belgio (da 7 mesi) la fascia oraria è identica a quella italiana (dalle 22 alle 6), mentre in Portogallo il coprifuoco scatta dalle 22:30. Ma non sono solo i paesi europei ad utilizzarlo, in Argentina, Brasile ed Ecuador il coprifuoco scatta alle 20, mentre diversi paesi dell’Asia, compresa l’India dove la situazione nelle ultime settimane è precipitata, lo stanno adottando in questi giorni.
Per essere ulteriormente precisi, va sottolineato che alcuni di quei paesi hanno previsto l’eliminazione del coprifuoco nella prima settimana di maggio (naturalmente, però, sempre nel caso in cui non si registri un nuovo incremento di contagi), mentre altri paesi, esattamente come l’Italia, si riservano di valutare il da farsi sulla base dell’evoluzione della pandemia. Come hanno fatto e stanno facendo anche Inghilterra e Stati Uniti. In particolare nel Regno Unito l’evoluzione positiva della situazione ha portato ad una revisione del coprifuoco in vigore da prima di Natale, mentre negli Stati Uniti da fine marzo si sta assistendo progressivamente alla sua rimozione. Quanto all’efficacia della misura inevitabilmente ad oggi le evidenze scientifiche a disposizione sono poche ma tutte sembrano evidenziare che il coprifuoco ha una certa efficacia nel contrastare la diffusione del coronavirus, soprattutto quando viene abbinata con altri provvedimenti.
A fine marzo, ad esempio, è stata pubblicata in pre-print (quindi da sottoporre ancora a valutazione) una ricerca condotta su 7 paesi e 114 regioni da un’equipe di epidemiologi guidata da Samir Bhatt dalla quale emerge che un coprifuoco notturno da solo aiuterebbe a ridurre del 13% l’indice Rt. L’impatto del coprifuoco, quindi, sarebbe moderato ma comunque significativo e la sua efficacia, secondo questa ricerca, è paragonabile come portata ad uno scenario in cui si obbligassero le persone ad indossare mascherine al chiuso e all’aperto. Un’altra ricerca in pre print, condotta in Canada, è stata pubblicata il 7 aprile scorso ed ha dimostrato l’’impatto del coprifuoco sia in termini di spostamenti notturni delle persone che in termini di riduzione del contagio.
Lo studio ha utilizzato un’indagine comparativa effettuata, tra dicembre e gennaio, in due province del Canada, il Quebec e l’Ontario, con la prima che aveva introdotto il coprifuoco e la seconda no. Il 15 aprile scorso, poi, sulla rivista scientifica Eurosurveillance è stata pubblicata una ricerca condotta dall’italiana Vittoria Colizza che studia le epidemie presso l’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina (Inserm). Lo studio evidenzia come il coprifuoco francese ha contribuito a stabilizzare le ospedalizzazioni da covid 19 e, soprattutto, ha fatto scendere l’indice Rt sotto il livello 1. Di contro il coprifuoco da solo non è in grado, sempre secondo la ricerca, si limitare l’arrivo della terza ondata (soprattutto a causa della forte diffusione della variante inglese).
Infine in una lettera inviata al Journal of Infection a fine gennaio, alcuni ricercatori francesi hanno sostenuto che, attraverso un modello statistico, il coprifuoco sortisce sicuramente effetti positivi ma, se applicato in un orario troppo anticipato (dalle 18 in poi come avveniva in Francia in alcuni dipartimenti) rischia di ottenere l’effetto contrario, spingendo le persone ad aggregarsi di più, ad esempio in negozi e supermercato. In altre parole, si può discutere in che misura, ma non sembrano esserci dubbi sul fatto che una certa efficacia comunque il coprifuoco ce l’abbia.