Da quando è stato chiamato a sostituire Arcuri il generale Figliuolo “è stato disegnato” da gran parte della stampa e da diversi esponenti politici come il supereroe che avrebbe risolto tutti i problemi che rallentavano le vaccinazioni. Ma la realtà è come al solito differente…
Non vorremmo sembrare irriverenti, ma più passa il tempo e più, di fronte a certi imbarazzanti articoli e commenti sul suo conto, ci sembra che al generale Figliuolo per certi versi sta accadendo quello che nel film “Chi ha incastrato Roger Rabbit” succedeva a Jessica Rabbit. Che al detective Eddie Valiant (Bob Hoskins), con una delle frasi più celebri del film, spiegava che “io non sono cattiva, è che mi disegnano così”. Siamo certi che, dopo aver letto certi articoli e certi commenti, se potesse anche Figliuolo spiegherebbe che non è così come lo descrivono stampa e alcuni partiti ed esponenti politici.
Che, da quando è stato chiamato a sostituire Arcuri, “l’hanno disegnato” in maniera semplicemente strabiliante, come una sorta di supereroe capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca, di compiere fantasmagorici miracoli impensabili per noi umani, in grado di risolvere e aggirare qualsiasi sorta di ostacolo, anche quello che alle persone comuni sembrerebbe insormontabile, per non parlare poi dell’adulante descrizione che è stata e continua ad essere fatta di quest’uomo irreprensibile, tutti pregi e neppure mezzo difetto. Un racconto surreale che inevitabilmente rischia in concreto di trasformarsi poi (e in parte già si è trasformato) in un vero e proprio boomerang per il commissario straordinario. Che per gran parte della stampa italiana già pochi minuti dopo la sua nomina aveva risolto gran parte dei problemi che intralciavano la campagna di vaccinazione.
Non solo, nel giro di poche ore sono virtualmente spuntati su tutto il territorio italiano Hub militari per le vaccinazioni di massa, con migliaia e migliaia di militari e volontari di ogni genere di associazioni a supporto. Naturalmente risolti d’incanto tutti i problemi di approvvigionamento delle dosi, con una simile impeccabile “virtuale” organizzazione logistica non c’erano dubbi che nel giro al massimo di qualche settimana la campagna vaccinale avrebbe decisamente accelerato con centinaia di migliaia di somministrazioni al giorno e la fatidica quota di 500 mila vaccinazioni al giorno, che il precedente commissario Arcuri aveva fissato per inizio aprile, che sarebbe stata raggiunta molto prima, senza dubbio già nei primi giorni di marzo (e la conseguente immunità di gregge già ad inizio estate, entro giugno).
Questo è lo scenario che gran parte della stampa e alcune forze politiche hanno disegnato per il nostro paese grazie alle imprese del Super generale, oggetto di lodi sperticate e celebrazioni entusiastiche dettate dalla certezza che i trionfi annunciati sicuramente sarebbero diventati realtà. Come sempre, poi, purtroppo i fatti hanno delineato una situazione completamente differente. I “fantomatici” Hub militari nessuno li ha visti e sono scomparsi da ogni discussione (e con loro anche militari e volontari), per altro senza che nessuno spiegasse se c’era stato un qualche cambio di programma o semplicemente si era trattato di invenzioni da parte della stampa e di alcuni esponenti politici.
E mentre anche il Super generale era costretto a fare i conti con l’intricata situazione relativa all’approvvigionamento dei vaccini, messi in cantine le primule e il bando per l’assunzione di 15 mila tra medici e infermieri (voluti da Arcuri) e non sostituiti con i fantomatici Hub e migliaia di militari, la campagna di vaccinazione non è mai decollata realmente. Tanto che non solo non state rispettate le previsioni ultra ottimistiche di cui sopra ma addirittura non si è riusciti neppure a stare al passo con il cronoprogramma previsto dal nuovo piano vaccini, quello del generale Figliuolo che ad inizio marzo ha sostituito quello di Arcuri. Di fronte ad una simile situazione, fotografata in maniera inequivocabile dai fatti e dai freddi numeri, ci si aspettava che il commissario straordinario spiegasse le ragioni di questi ritardi e, soprattutto, che finissero le celebrazioni aprioristiche nei confronti del Super generale.
Invece Figliuolo ha continuato a tacere, rifiutando ogni schietto confronto con la stampa (se un simile comportamento l’avesse avuto Arcuri sarebbe stato crocifisso da gran parte della stampa e da alcuni partiti), mentre la sempre più inqualificabile informazione italiana ha continuato come se nulla fosse, in qualche caso addirittura accentuando gli osanna per la presunta straordinaria opera del Super generale, ben spalleggiati da alcuni esponenti politici pronti a celebrare risultati che in realtà sono al di sotto di ogni previsione. In entrambi i casi l’apice si è toccato nei giorni scorsi, prima con il surreale articolo de “la Stampa”, poi con i paradossali post celebrativi di Matteo Renzi e di altri esponenti di Italia Viva.
Detto che è una grave mancanza di rispetto che il commissario straordinario, che rifiuta ogni confronto con la stampa (anche se la maggior parte dei giornalisti sono pronti ad adularlo a prescindere, in una conferenza stampa può sempre spuntar fuori qualche “incauto” giornalista che ha l’ardire di svolgere correttamente il proprio mestiere e, quindi, rivolgergli anche domande scomode…), si conceda poi amabilmente ad un unico organo di informazione, nessuno si aspettava chissà quale atto di coraggio da parte del quotidiano torinese.
Ma che addirittura il direttore Giannini e i suoi giornalisti si ponessero nei confronti di Figliuolo allo stesso modi di Benigni e Troisi verso Savonarola nella celebre lettera del film “Non ci resta che piangere” (“con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!”) francamente non ce lo aspettavamo. Per chi ancora si ostina a credere che il giornalista dovrebbe essere il cane da guardia del potere il lungo articolo che il giorno dopo “La Stampa” ha dedicato a Figliuolo, senza alcun riferimento a dati concreti e alla situazione della campagna di vaccinazione, è un vero e proprio colpo al cuore. Con alcuni passaggi che vanno oltre ogni immaginazione. Come quando Figliuolo viene descritto “sempre operativo, sta sul campo, associa la fermezza del militare, lo schematismo dell’ingegnere e la sensibilità dello psicologo” o quando di lui si dice che “è dotato di pensiero parallelo ma fa cose normali, litiga anche con la moglie”.
Il culmine, però, si raggiunge quando il quotidiano torinese ci svela che “nel 1985, con il grado di tenente, ha preso servizio nella caserma Musso di Savona” che non può non far tornare in mente il famosissimo “sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni il militare a Cuneo” del film “Totò a colori”. Per certi versi ancora più indigeribili sono i post celebrativi, sui social, di inesistenti successi ottenuti dalla campagna di vaccinazione. “Ieri in Italia somministrate 360 mila dosi di vaccino. La svolta c’è stata, eccome se c’è stata: grazie al generale Figliuolo, al dottor Curcio e a tutta la squadra. Solo col vaccino l’Italia potrà ripartire” scriveva domenica scorsa sui social Matteo Renzi.
Che, per chissà quale singolare combinazione, si è espresso in proposito il giorno dopo che è stato raggiunto il numero più elevato di somministrazioni dall’inizio delle vaccinazioni, naturalmente fingendo di ignorare che in realtà, secondo il piano dello stesso Figliuolo, a quella data (18 aprile) il programma prevedeva di viaggiare già alla media di 500 mila somministrazioni al giorno. Non solo, non casualmente lo stesso Renzi per incensare Figliuolo e Curcio riporta i dati di un solo giorno, non di una serie di giorni.
Perché in realtà i dati dell’ultima settimana (14-20 aprile) non giustificherebbero determinati toni. Infatti in 7 giorni complessivamente si è passati da 13.585.908 a 15.558.775 somministrazioni, quindi con poco meno di 2 milioni di somministrazioni in una settimana (1.972.867 per l’esattezza), per una media di 281.838 dosi al giorno. Che non solo è quasi la metà di quelle 500 mila dosi ma, addirittura, è inferiore al target che bisognava raggiungere a metà marzo (300 mila dosi al giorno).
Senza dilungarci ulteriormente su esempi simili, è arrivato il momento (anzi è già passato da un pezzo) che il generale Figliuolo svesta gli improbabili panni del novello Jessica Rabbit, parlando e spiegando concretamente agli italiani nei modi che ritiene più opportuno (l’ideale sarebbe attraverso conferenza stampa, per permettere anche a qualche giornalista coraggioso di fare domande “scomode”) quello che realmente sta accadendo, le ragioni concrete per cui si è così indietro rispetto al programma da lui stesso presentato (ad inizio marzo, non anni fa…) e quali sono gli interventi e le iniziative reali che intende intraprendere per accelerare seriamente (non a parole) e arrivare prima possibile al quel target che nei piani doveva essere raggiunto giorni fa.
Un atto di serietà e di trasparenza che avrebbe il duplice pregio di far sapere agli italiani come stanno realmente le cose e obbligherebbe giornali e esponenti politici a smetterla di “disegnarlo così”…