Secondo i dati del monitoraggio della Cna di Ascoli sono soprattutto le imprese a conduzione femminile che nel Piceno resisto al covid. “Anche se non sono nella lista prioritaria di chi riceve aiuti, le imprese rosa sono sul campo e resistono” afferma il direttore della Cna
La sempre più difficile resistenza contro il covid almeno nel Piceno si tinge di rosa. Pur non essendo certo in cima alla lista dei sostegni, ma semmai in cima a quella dei problemi, sono soprattutto le imprese femminili nel nostro territorio a resistere all’emergenza covid. Lo evidenziano in maniera inequivocabile i dati del Centro studi della Cna Marche, elaborati per la Cna territoriale di Ascoli Piceno, secondo i quali nel Piceno si registra una sia pur limitato aumento delle imprese fatte da donne che si sono iscritte all’Albo artigiani della Camera di commercio. Naturalmente nel complesso di un anno difficilissimo, il 2020, che lascia un testimone ancora più scomodo e complesso nell’anno in corso il calo delle imprese non è certo un dato che stupisce.
Nel Piceno, però, fra le speranze per il futuro ci sono le imprese “in rosa”. I dati della Cna dicono, infatti, che il un calo complessivo, fra il 2019 e il 2020, i dati della provincia danno un meno 0,4 per cento in ordine generale e un meno 0,2 per cento a quelle a conduzione femminile. Nel territorio, rispetto ai dati di tutta la regione, inoltre, quella Picena è l’unica provincia che registra un sia pur risicato aumento delle imprese fatte da donne che si sono iscritte all’Albo artigiani della Camera di commercio.
“Innanzitutto va letta la tipologia delle imprese che più resistono – precisa Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli Piceno – nel senso che i servizi alla comunità e alla persona hanno dimostrato che c’è bisogno di loro e quindi, a parte le importantissime implicazioni sociali e umane, statisticamente e freddamente il mercato le ha premiate, per quel poco che i tempi che viviamo è possibile. Ma come Cna Picena ribadiamo che di freddo e di numeri c’è davvero poco, perché dietro questi dati ci sono persone che lavorano, danno lavoro e offrono servizi importanti per le famiglie, le persone e le altre imprese. E’ un messaggio importante per l’8 marzo. Ovvero che i piccoli e piccolissimi, come le imprese al femminile, sono sul campo e non mollano, anche se non sempre sono loro nella lista prioritaria di chi riceve aiuti e sostegno”.
“Questi dati e queste considerazioni – aggiunge Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena – valgono per il piccolo artigianato, come per il commercio di prossimità e per le donne, che riescono a coniugare lavoro e cura della famiglia. Un segnale da non lasciare cadere nel vuoto a tutti i livelli istituzionali e per tutte le iniziative legislative a venire, e ci auguriamo sempre più di supporto, da ora al prossimo futuro”.
“Il regalo più bello che come Associazione possiamo fare alle donne – conclude Arianna Trillini, vice presidente vicario della Cna Picena e titolare di un’impresa artigiana ascolana al femminile – non solo l’8 marzo ma tutti i giorni, è supportarle e fornire loro gli strumenti e la formazione necessari all’autoimprenditorialità, per avere una propria indipendenza e soddisfazione professionale e personale. Per le giovani ma soprattutto per le over 30 che pur essendo nel pieno della vita lavorativa in questo periodo stanno trovando grandi difficoltà a ricollocarsi. Anche questo farà la differenza nel difficile e incerto disegno per il futuro”.
Andando ad analizzare i dati delle Marche, tra il 2019 e il 2020 (anno primo della pandemia) le imprese femminili calano di 355 unità in tutta la regione, l’1,0% in meno rispetto al 2019. Si tratta di una perdita più intensa di quella subita dal tessuto complessivo delle imprese nella regione (-0,8%) e non generalizzata a tutte le aree provinciali delle Marche.
Il divario a sfavore delle imprese femminili (la maggiore perdita nel corso del 2020) è sensibilmente più marcato per la provincia di Ancona (-1,8% contro -1,3%). Nella provincia di Ascoli Piceno il divario è ridotto a due decimali particolarmente limitata risulta in generale la diminuzione delle imprese complessive (-0,4%) e femminili (-0,2%). Nel complesso, però, resta evidente la sproporzione dell’incidenza delle imprese femminile nella nostra regione, con complessivamente appena il 23,5% di imprese “rosa” sul territorio marchigiano.
Solo per quanto riguarda le attività di servizi c’è una prevalenza di imprese al femminile (57,2%), mentre per quanto riguarda sanità e assistenza sociale le imprese “rose” sono poco più del 40%. In tutti gli altri settori si arriva al massimo al 30%.