Errori, pasticci e ritardi: sotto accusa la gestione della pandemia della Regione Marche
L’inutile campagna si screening di massa, l’ordinanza farsa per la provincia di Ancona, il boom di nuovi contagi in gran parte del territorio regionali, i ritardi e i pasticci della campagna di vaccinazione: atto di accusa di Cgil, Cisl e Uil nei confronti di Acquaroli
Non capita spesso e non capitava da diverso tempo di vedere nelle Marche le segreterie di Cgil, Cisl e Uil unite in una battaglia comune. Non è un caso che è successo ora, in questa delicata fase della pandemia, e non è comunque una buona notizia che sia “merito” della Regione per questa azione unitaria. Perché è davvero impossibile rimanere inermi di fronte all’imbarazzante confusione in cui sta sprofondando la nostra regione, con l’attuale amministrazione regionale che non solo si sta dimostrando assolutamente incapace di gestire la situazione ma, addirittura, con i suoi ripetuti errori sta ulteriormente complicando le cose.
Per questo, con un documento comune, le tre organizzazioni sindacali criticano duramente la politica attuata fino ad ora, chiedendo di rendere esplicita quale sia la strategia che sta adottando (o che intende adottare) la giunta regionale. Nel durissimo comunicato stampa vengono criticate le incomprensibili scelte del governatore (“l’originale manfrina della chiusura dei confini della provincia di Ancona, senza alcuna misura restrittiva interna, che ha fatto perdere tempo prezioso nel contrasto alla diffusione del virus”), poi vengono snocciolati i dati che confermano la gravità della situazione.
“Mentre il presidente Acquaroli si preoccupa di rassicurare i ristoratori, annunciando aperture serali quando si tornerà in zona gialla – si legge nel comunicato congiunto – i contagi continuano drammaticamente ad aumentare. Preoccupa soprattutto la situazione di Ancona: i nuovi contagi, in rapporto alla popolazione, pari a 57 nuovi contagi giornalieri ogni 100 mila abitanti, sono praticamente il doppio di quello medio nazionale (26 nuovi contagi) e collocano Ancona al 4° posto tra le province italiane.
Sopra la media nazionale anche Macerata (25° posto con 32 contagi) e Ascoli Piceno (32° posto con 30 contagi), mentre Fermo e Pesaro-Urbino si trovano rispettivamente al 51° e 53° posto con 24 e 23 contagi ogni 100 mila abitanti. Numeri che danno la conferma di quanto la campagna di screening di massa sia stata nella sostanza inutile, oltre ad aver assorbito risorse umane ed economiche preziose. In forte sofferenza anche la situazione negli ospedali dove un terzo di posti letto nelle terapie intensive sono occupati da pazienti Covid (33% a fronte di una media nazionale del 25%) cosi come la metà dei posti letto dell’area medica (49% rispetto a una media nazionale del 30%), ben oltre la soglia critica e senza contare i pazienti nei Pronto Soccorso”.
Particolarmente significativo il riferimento alla campagna di screening sulla quale in tanti (compreso chi scrive) avevano espresso forti perplessità. I fatti e la situazione che si trova a vivere ora la nostra regione confermano quanto inutile (oltre che costosa) si sia rivelata e quanto sarebbe stato molto opportuno utilizzare quei tamponi per le scuole, come era stato proposto e chiesto dal gruppo consiliare del Pd in Consiglio regionale. Si brancola nel buio, non si ha il coraggio di assumersi la responsabilità di adottare, in tempi adeguati, i provvedimenti necessari e non si ha neppure l’intelligenza di seguire la strada, positiva e foriera di risultati concreti, indicata da chi ha preceduto Acquaroli e la destra alla guida delle Marche (Ceriscioli).
In queste ore sembra certo che il governatore marchigiano si appresti ad adottare un’ordinanza per mettere in zona rossa la provincia di Ancona e parte di quella di Macerata. Un provvedimento assolutamente e colpevolmente tardivo, che doveva essere adottato (come da più parti invocato) 15 giorni fa. Un ritardo gravissimo che le Marche stanno pagando e rischiano di pagare ulteriormente a caro prezzo. Nel documento congiunto i sindacati sottolineano, poi, la preoccupazione per i numerosi focolai nelle Rsa, con la contestuale mancanza di personale, occupandosi poi del doloroso capitolo vaccini.
“Ritardi anche sul fronte dei vaccini per gli over 80 – denunciano – visto che solo l’1,4% di loro ha completato il ciclo vaccinale: valore inferiore alla metà di quello nazionale (3,0%) e che colloca Marche agli ultimi posti tra le regioni italiane. Inferiore alla media nazionale anche la percentuale complessiva di vaccini somministrati in rapporto alla popolazione: 6,6% nelle Marche rispetto alla media nazionale del 7,0%”. Nel marasma generale, quello dei vaccini se possibile è il capitolo più disarmante ma anche la cartina di tornasole di quella che è la situazione nella nostra regione.
Mentre l’assessore regionale alla sanità Saltamartini continua a sparare numeri a caso (il 70% di anziani vaccinati in 20 giorni, un’improbabile immunità di gregge con la vaccinazione del 60% dei marchigiani entro giugno, la media di 3 mila vaccini al giorno) , lamentando una carenza di dosi e proponendo soluzioni demenziali, i dati e i fatti degli ultimi giorni dimostrano che il piano vaccinazioni nelle Marche non solo è in clamoroso ritardo ma sta miseramente tra franando, tra errori macroscopici e la più assoluta incapacità di programmazione. Partendo dai dati quelli ufficiali aggiornati quotidianamente sul sito del ministero della salute, quelli di martedì 2 marzo dicono che nella nostra regione il problema al momento non è certo la mancanza di dosi, visto che ne sono state somministrate poco più di 100 mila (102.193) su un totale di poco meno di 150 mila a disposizione (149.520).
Questo significa che ci sono oltre 47 mila dosi inutilizzate, più del 30%. E che l’assessore Saltamartini e la giunta regionale dovrebbero innanzitutto preoccuparsi di predisporre un numero adeguato di punti di vaccinazioni, visto che solamente 15 in tutto il territorio regionale sono molto più che insufficienti e non consentono in alcun modo di accelerare, di aumentare notevolmente il numero di dosi somministrate giornalmente come invece sarebbe necessario. Lo abbiamo più volte sottolineato, la Città metropolitana di Bologna (la vecchia provincia) che ha poco più di un milione di residenti (nelle Marche siamo intorno al milione e mezzo) ha 57 punti di vaccinazioni, quasi quattro volte più di quelli della nostra regione.
Quegli stessi dati ufficiali dicono, poi, che dopo 10 giorni che è partita la campagna di vaccinazione degli over 80 nelle Marche sono stati vaccinati 23.260 anziani. L’assessore Saltamartini aveva fissato come target la prima dose al 70% degli over 80 marchigiani, quindi quasi 90 mila anziani, in 20 giorni, A metà del percorso siamo lontanissimi dal target stabilito, si sarebbero dovuti vaccinare circa 45 mila over 80, siamo appena alla metà. Un fallimento di dimensioni impressionanti, anche in considerazione dei dati, evidentemente “farlocchi”, forniti dall’assessore stesso. Che da giorni continua a ripetere che nelle Marche si viaggia ad una media di 3 mila dosi al giorno per gli over 80 che, in ogni caso, non sarebbe in alcun modo sufficiente per raggiungere il target inizialmente stabilito.
In realtà, però, i dati reali ci dicono che non è neppure vero che si viaggia a quella media perché se così fosse dopo 10 giorni si sarebbe quanto meno toccata quota 30 mila over 80. Come se non bastasse, all’imbarazzante ritardo accumulato con i più anziani ora si sommano i clamorosi errori che stanno accompagnando l’avvio, come al solito in ritardo rispetto alla maggior parte delle altre regioni, delle vaccinazioni del personale scolastico. Nei giorni scorsi il primo imbarazzante pasticcio della giunta regionale, che aveva dimenticato gli insegnanti tra i 65 e i 67 anni, lo aveva denunciato la consigliera regionale Anna Casini.
“La piattaforma predisposta – scriveva sui social la consigliera regionale ascolana – consente le prenotazioni solo per gli insegnanti fino a 55 anni non compiuti. Inoltre, forse perché nessuno in Regione sapeva che da giorni l’ Agenzia Italiana del Farmaco ha validato il vaccino AstraZeneca fino a 65 anni d’ età, le prenotazioni per i docenti con età superiore ai 55 anni si dovrebbero attivare dopo l’ invio da parte del Ministero dell’ elenco dei nominativi!!! I poveri presidi quindi si sono precipitati in mattinata a comunicare la variazione. Disagi su disagi frutto della mancanza di organizzazione e di visione e di una condotta superficiale e approssimativa. E i docenti con età compresa tra i 65 e 67 anni che sono rimasti esclusi dalla prenotazione cosa devono fare? Non è dato saperlo!”
Un enorme pasticcio, purtroppo non l’unico. E’, infatti, emerso che, a differenza di tutte le altre regioni (eccetto la Sicilia) la Regione Marche non ha inserito i nominativi degli insegnanti delle scuole paritarie che, quindi, non possono accedere alla prenotazione per la vaccinazione. E’ opportuno ricordare che, nella quasi totalità dei casi, le scuole paritarie hanno scuola dell’infanzia e primaria, quindi si tratta di insegnanti che stanno facendo didattica in presenza. In pratica siamo al paradosso che verranno (giustamente) vaccinati gran parte degli insegnanti che sono in Dad e anche personale non docente che non è in contatto con i ragazzi, mentre vengono esclusi quelli che continuano ad essere in contatti con i ragazzi. L’ennesima genialata di una Regione che, almeno nella gestione del covid, sarebbe da commissariare.
“Non possiamo più permetterci di navigare a vista sperando che la tempesta non arrivi perché nella tempesta ci siamo già dentro” accusano i segretari di Cgil, Cisl e Uil Marche. Ed è quanto meno azzardato che, per uscirne, ci si debba affidare a chi ci ha condotto nella tempesta…