Precipita la situazione nelle Marche, con dati giornalieri in continua crescita, non solo nella provincia di Ancona, ma su tutto il territorio, e ricoveri e terapie intensive oltre la soglia. Pesa l’incapacità della Regione di adottare tempestivamente i provvedimenti necessari
E’ sin troppo facile, e per nulla soddisfacente, dire “tutto come previsto”. E mai come in questa circostanza sarebbe stato molto meglio dover, invece, ammettere di aver sbagliato previsione. D’altra parte, però, anche i più ingenui e sprovveduti da un paio di settimane si erano resi conto di quanto preoccupante fosse la situazione nelle Marche e di quali sarebbero stati gli sviluppi successivi senza un deciso e immediato intervento. Purtroppo tra i pochi a non averlo compreso ci sono proprio coloro che avevano i mezzi ed il potere per evitare quanto meno il precipitare delle cose. Parliamo naturalmente del presidente della Regione Francesco Acquaroli e dell’assessore alla sanità Filippo Saltamartini che sin da ora si candidano ad essere ricordati come la coppia di amministratori regionali più disastrosa delle Marche. In quello che è sicuramente il periodo più difficile della storia della nostra Repubblica, alle prese con questa terribile pandemia, non poteva capitare una sciagura peggiore per il nostro territorio regionale.
Due rappresentanti istituzionali, purtroppo i più importanti, assolutamente incapaci di gestire questa emergenza, che con le loro sconfortanti decisioni hanno fatto precipitare la nostra regione sulle soglie del baratro. Tutto sommato nella prima fase della pandemia, nel marzo scorso, grazie alle decisioni tempestive e azzeccate del vituperato (per quello che aveva fatto fino a quel punto anche a ragione) Ceriscioli eravamo riusciti ad evitare il peggio, complessivamente la nostra regione se l’era cavata egregiamente e, in particolare, il territorio piceno era stato solo marginalmente toccato dalla crisi sanitaria. Nella seconda fase, invece, con Acquaroli e la sua giunta che sono riusciti nell’incredibile impresa di non azzeccarne una, nonostante sarebbe stato quanto meno sufficiente riproporre quei provvedimenti che così tanto positivamente avevano impattato nella prima fase, da subito la situazione, anche nel Piceno, ha assunto connotati più preoccupanti.
Ed ora rischiamo veramente il disastro, sempre a causa dell’imbarazzante inadeguatezza (almeno in questo settore) della “disgraziata” coppia Acquaroli-Saltamartini. Che per giorni ha ignorato tutti gli appelli che si levavano da più parti e che chiedevano l’immediata chiusura delle scuole in tutta la regione onde evitare il peggio. Ora che la situazione come previsto è precipitata nelle ore scorse, con colpevole e inaccettabile ritardo, il presidente Acquaroli ha annunciato la chiusura delle scuole superiori su tutto il territorio regionale a partire da sabato 27 febbraio (e per ora fino al prossimo 5 marzo), con la contestuale chiusura delle seconde e terze classi delle medie nelle province di Ancona e Macerata.
Un provvedimento che definire tardivo è un eufemismo, un errore gravissimo, per mancanza di coraggio o per incompetenza, che costa carissimo, le cui conseguenze per la nostra regione rischiano di essere pesantissime. Era necessario farlo 10-15 giorni fa, quando c’erano già tutte le avvisaglie di quello che poi sarebbe potuto accadere e si era in tempo per provare quanto meno a limitarne gli effetti. “Chiudete subito le scuole di ogni ordine e grado nelle Marche” ha inutilmente ripetuto per giorni il presidente della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) Marche, dottor Massimo Magi.
Nulla da fare, addirittura il disastroso duo Acquaroli-Saltamartini non ha ritenuto opportuno chiudere le scuole neppure la settimana scorsa, quando ha deciso di adottare quell’ordinanza farsa per la provincia di Ancona, con il divieto di entrata e uscita dal territorio provinciale ma lasciando la possibilità di circolare liberamente all’interno del territorio stesso. E fino a mercoledì scorso il governatore marchigiano, novello Don Abbondio, continuava a non volersi assumere alcuna responsabilità in proposito, delegando ai sindaci la decisione sulle eventuali chiusure. Per altro a quante pare Acquaroli e Saltamartini dimostrano di non aver imparato nulla da quanto accaduto e di non aver ancora compreso quello che sta accadendo. Perché anche il provvedimento che si apprestano ad adottare è assolutamente insufficiente.
Innanzitutto perché non prende in alcun modo in considerazione e non si preoccupa di chiudere le università (ad Ancona e Macerata) che, oltretutto, essendo frequentate da tantissimi ragazzi e ragazze provenienti dalle altre province delle Marche, rischiano di provocare danni inenarrabili. Ma anche perché la situazione è tale che bisognava avere il coraggio e l’avvedutezza di chiudere (almeno per una quindicina di giorni) tutte le scuole in tutto il territorio. Ovviamente speriamo vivamente di sbagliare, ma è forte il timore che pagheremo a caro prezzo anche queste insufficienti scelte. Così come, purtroppo, sono ora sotto gli occhi tutti i risultati dell’inettitudine del governatore marchigiano e dell’assessore regionale alla sanità.
Da quelli del Gimbe a quelli del ministero, nell’ultima settimana i dati delle Marche sono sempre tra i peggiori, sia come numero di casi in assoluto, sia in percentuale alla popolazione residente, sia in relazione al numero di tamponi fatti. Anche per quanto ricoveri, ordinari e in terapia intensiva, siamo tra i peggiori, solo Umbria, provincia autonoma di Trento e Abruzzo hanno un tasso di saturazione delle terapie intensive peggiore della nostra regione. Non solo, i numeri dell’ultimo giorno (giovedì 25 febbraio) sono un disastro: 732 nuovi positivi (di cui 309 nella provincia di Ancona, 139 in quella di Macerata, 105 ad Ascoli, 83 a Pesaro-Urbino e 76 a Fermo, con 22 fuori regione), 643 ricoveri, 84 in terapia intensiva.
Un’impennata clamorosa rispetto a 15 giorni fa quando si viaggiava poco sopra i 400 casi giornalieri (il 10 febbraio 421), i ricoveri erano intorno a quota 600 e le terapie intensive intorno a 70. In particolare colpisce che, rispetto ad allora, mentre la situazione già pesante ad Ancona è ulteriormente peggiorata (il 10 febbraio 224 nuovi casi), nella provincia di Macerata il peggioramento è notevole (nuovi positivi raddoppiati, da 60 a 139). Ma le cose non vanno molto meglio ad Ascoli (da 27 a 105 nuovi casi al giorno) e neppure a Fermo (da 12 a 76). Si possono fare tutti gli scongiuri del caso, ma con simili dati è quasi certo che nei prossimi giorni si supererà il picco delle terapie intensive e dei ricoveri. Ed il rischio che in assoluto ci apprestiamo a vivere il periodo peggiore è più concreto, anche in considerazione del fatto che rispetto a fine ottobre-inizi di novembre, quando si è toccato quello che fino ad ora è stato il punto più critico, la base di partenza è già molto elevata.
Oltretutto i dati di giovedì 25 febbraio evidenziano con chiarezza che, purtroppo, il problema non è più solamente la provincia di Ancona ma tutto il territorio regionale. Di fronte ad un simile quadro l’intervento tardivo della Regione rischia di essere un inutile palliativo, servono decisioni più coraggiose e immediate su tutto il territorio che possano bloccare la frana e fare in modo che in una decina di giorni (per esperienza ormai sappiamo che gli effetti delle eventuali restrizioni decise ora si vedranno non prima di 10-15 giorni) i dati possano almeno stabilizzarsi, per poi sperare in una progressiva discesa.
Sarebbe folle e altamente deleterio aspettare l’ulteriore peggioramento della situazione, magari anche nel resto della regione, per assumere decisioni più consone. Già ora sappiamo, purtroppo non c’è da illudersi, che ci aspetta un marzo difficile. Se vogliamo nutrire la speranza di ricominciare a respirare un po’ ad aprile servono ora determinati interventi, senza esitazioni. Per altro c’è in ballo anche la campagna di vaccinazione che rischia seriamente di essere, se non compromessa, quanto meno rallentata se la situazione continua a peggiorare. E, a proposito di vaccini, qualcuno dovrebbe richiamare all’ordine Saltamartini, dovrebbe chiedere all’assessore alla sanità di smetterla di parlare a vanvera.
Perché ormai non c’è giorno senza che l’esponente leghista non spari qualche nuova “baggianata”, come se non bastasse già il suo difficile rapporto con la matematica. Abbiamo già fatto cenno agli improbabili calcoli sull’immunità di gregge e sui numeri “a casaccio” dati nei giorni scorsi. Giovedì 25 febbraio nuovo capitolo. “Stiamo somministrando 3 mila dosi giornaliere” ha affermato in riferimento alla campagna per gli over 80, aggiungendo poi che complessivamente (dal 20 febbraio, quindi in 5 giorni) sono state somministrate 10.600 dosi, sempre agli over 80. Solo che con 3 mila dosi al giorno per 5 giorni dovremmo essere a quota 15 mila…
Non pago Saltamartini ha rilanciato la proposta di comprare autonomamente i vaccini, “con Veneto e Friuli”, proprio nelle stesse ore in cui è venuto a galla con chiarezza come sia impossibile seguire questa strada, non fosse altro per l’altissima possibilità di subire una vera e propria truffa. E poi, ancora, il suo cavallo di battaglia, la produzione di vaccini in Italia, anzi nelle Marche “dove ci sono già industrie farmaceutiche che possono farlo”. Il riferimento è alla Pfizer e alla Angelini che, però, nei giorni scorsi hanno ribadito quello che in realtà già tutti, ad eccezione dello stesso Saltamartini, sapevano, cioè che gli stabilimenti marchigiani non sono assolutamente nelle condizioni di produrli. In tempi normali un assessore del genere farebbe sorridere, in tempi di emergenza è una calamità, un fardello che non si può continuare a sopportare.
Per questo sarebbe quanto mai opportuno, visto che è impensabile che sia lui autonomamente a fare un passo indietro, che il governatore marchigiano trovasse il coraggio per ritirare la delega alla sanità a Saltamartini, magari assegnandogliene qualcun’altra se è proprio indispensabile che rimanga nella giunta. Sarebbe un primo importante segno positivo in una situazione purtroppo molto critica.