C’è “Super Mario” Draghi al governo e l’informazione sposta il tiro, accusando le Regioni per i ritardi nelle vaccinazioni, con il 30% delle dosi distribuite non utilizzate. L’esempio negativo delle Marche, tra i “deliri” dell’assessore Saltamartini e dati ufficiali imbarazzanti
L’atteso cambio di passo sul piano vaccinazione, da molti auspicato con il nuovo governo, c’è già stato. Per il momento, però, bisogna accontentarci solamente di quello sugli organi di informazione (giornali e tv). Che non solo ci “martellano” ogni giorno raccontandoci del mega piano del governo per arrivare ad aprile ad effettuare circa 500 mila vaccinazioni al giorno (era l’obiettivo anche del precedente governo, ma ovviamente non ci sono dubbi che quell’esecutivo non l’avrebbe mai realizzato, mentre nessuno oserebbe dubitare che quello guidato da Draghi ce la farà con estrema facilità…) ma, soprattutto, hanno completamente cambiato linea rispetto ad una decina di giorni fa.
Quando quotidianamente, in maniera quasi ossessiva, incolpavano il governo per i presunti ritardi (anche se secondo i dati ufficiali l’Italia inizialmente era tra i paesi migliori per numero di vaccinazioni) e per ogni genere di intoppo. Con l’addio di Conte e l’arrivo di “Super Mario” Draghi, però, tutto è magicamente cambiato. Non che non ci siano più ritardi e intoppi di vario genere (e, sempre per i dati, l’Italia non è più tra i paesi migliori). Solo che ora la quasi totalità degli organi di informazione ha improvvisamente scoperto che la responsabilità di ritardi e intoppi non è certo del governo ma delle singole Regioni.
E’ davvero paradossale, ad esempio, leggere i titoli di alcuni giornali che fino a qualche settimana fa accusavano senza troppi giri di parole il governo perché a loro dire scaricava le responsabilità sulle Regioni. “Inutilizzate 1,2 milioni di fiale, colpa delle Regioni lumaca” titolava, ad esempio, uno di questi lunedì 23 febbraio, sottolineando poi, all’interno dell’articolo, il caos organizzativo che si registra in alcune regioni del nord e i ritardi nel predisporre un numero adeguato di punti vaccinazione in diverse regioni (Marche comprese). In effetti i dati, aggiornati alla mezzanotte del 23 febbraio (sul sito del governo), confermano come più di qualcosa non stia funzionando adeguatamente nell’organizzazione delle varie regioni. Perché su quasi 5,2 milioni di dosi distribuite (5.198.860 per la precisione) ne sono state somministrate concretamente 3.702.079, con una percentuale di poco superiore al 70% (71,2%).
Questo significa che quasi il 30% di dosi sono al momento inutilizzate. E che, di conseguenza, almeno per ora non c’è certo il problema di scarsità di dosi a disposizione. Anche perché la metà delle Regioni (ben 10) non raggiungono neppure il 70% di utilizzazioni delle dosi, con la Calabria addirittura ferma al 55% e Liguria e Sardegna ferme al 60%. Solamente la Valle d’Aosta supera il 90% (92,6%), seguita a distanza dalla Provincia autonoma di Bolzano (87,3%) e dalla Toscana (81,9%). Per quanto concerne le Marche siamo tra le regioni che sono sotto la soglia del 70%, quindi con dati peggiori rispetto alla media nazionale, con il 68,4% di utilizzazione delle dosi a disposizione (82.029 su 119.900).
E proprio la nostra regione per certi versi è la più emblematica e imbarazzante dimostrazione di come certe amministrazioni regionali non siano assolutamente all’altezza del difficile compito che devono portare avanti, con l’assessore alla sanità Saltamartini che, in pochissimo tempo, rischia concretamente di superare la “fama” dell’ex assessore lombardo Gallera (per altro “degnamente” sostituito da Letizia Moratti). Con puntualità svizzera, ogni settimana spara cicloscopiche “baggianate”, sfidando le più elementari regole della matematica. L’ultima surreale “sparata” dell’assessore è di queste ore e riguarda proprio il programma di vaccinazione.
“Se avremo a disposizione le forniture entro giugno raggiungeremo l’immunità di gregge” afferma Saltamartini, “scimmiottando” il proclama (assolutamente infondato e irrealizzabile) del consulente ai vaccini della Regione Lombardia, il “solito” Guido Bertolaso. Naturalmente non serve neppure sottolineare che, allo stesso modo, l’annuncio dell’assessore marchigiano è assolutamente privo di fondamento, non c’è neppure mezza possibilità che, d’incanto, una delle regioni che è più indietro nella vaccinazione possa arrivare all’immunità di gregge molti mesi prima di tutte le altre.
Per altro basta leggere le successive dichiarazioni di Saltamartini per comprendere l’enorme confusione in cui è sprofondato l’assessore regionale alla sanità. Che, fornendo dati e numeri a dir poco surreali, rischia davvero di violentare la matematica… “Se ci saranno fornite le dosi – spiega Saltamartini – entro giugno avremo vaccinato il 60% dei cittadini di questa regione, pari a 600 mila marchigiani, raggiungendo così l’immunità di gregge”.
In realtà secondo tutti gli studi scientifici si calcola che per ottenere l’immunità di gregge bisogna vaccinare almeno il 70% della popolazione. L’ex poliziotto scelto da Acquaroli per guidare l’assessorato più importante in questa fase, improvvisamente divenuto grande esperto in tema di sanità, riscrive le teorie scientifiche affermando che in realtà è sufficiente vaccinare il 60% della popolazione per ottenere il risultato sperato. Per altro resta il mistero su come 600 mila marchigiani possano rappresentare il 60% dei cittadini di una regione che, secondo i dati istat, ha circa un milione e mezzo di residenti. (il 60% corrisponde quindi a 900 mila marchigiani…).
“Stiamo completando la vaccinazione del personale sanitario e delle Rsa – prosegue Saltamartini – mentre sabato (20 febbraio) abbiamo iniziato con gli over 80 e dal primo marzo partiremo con il personale delle scuole e dei servizi pubblici essenziali. Per la vaccinazione degli over 80 viaggiamo ad una media di 3 mila persone al giorno ed abbiamo stimato di completare entro fine marzo (20 giorni per il primo richiamo e 20 per il secondo)”.
Sorvolando, per decenza, sull’imbarazzante ritardo per quanto riguarda il personale delle scuole (in altre regioni si è già partiti da giorni, nelle Marche a 4 giorni dal presunto avvio non si hanno notizie e informazioni su come prenotare…), i dati relativi agli over 80 sono semplicemente ridicoli, oltre che decisamente imprecisi. Una settimana fa, quando era stata presentata “in pompa magna” la campagna di vaccinazione degli over 80 nelle Marche, lo stesso assessore Saltamartini aveva fissato nel 70% il target da raggiungere in 20 giorni (poi nei successivi 20 giorni, fino al termine di marzo, la seconda dose).
Considerando che gli over 80 marchigiani da vaccinare ammontano a circa 125 mila (in totale sono 134 mila ma circa 9 mila sono ospiti di Rsa e quindi il loro percorso vaccinale è gia iniziato), l’obiettivo della Regione era quindi quello di vaccinare poco meno di 90 mila anziani (87.500 per la precisione). E non bisogna certo avere la laurea in matematica per scoprire che, con una media di 3 mila vaccini al giorno, in 20 giorni non c’è alcuna possibilità di centrare il target prefissato, visto che ci si fermerebbe a quota 60 mila.
Per altro, particolare non di poco conto, i dati ufficiali riportati sul sito del governo smentiscono clamorosamente i numeri forniti da Saltamartini. Perché alla mezzanotte del 23 febbraio secondo i numeri ufficiali risultano vaccinati solamente 7.052 over 80 nelle Marche, con una media di 1.763 dosi al giorno, praticamente poco più della metà di quella dichiarata dall’assessore alla sanità. E con quella media reale in 20 giorni non si arriva neppure alla metà del target prefissato, fermandosi a poco meno di 40 mila vaccinati.
Al di là dell’imbarazzante confusione e del deprimente spettacolo di un assessore alla sanità che spara numeri a caso, i numeri reali e ufficiali non fanno altro che confermare le gravi e imbarazzanti lacune organizzative della Regione, già da tempo ampiamente denunciate. Senza dilungarci ulteriormente, basterebbe solo segnalare la sconfortante insufficienza dei punti di vaccinazioni predisposti dalla Regione nel territorio marchigiano. Appena 15, rispetto ai 56 punti vaccinazione presenti ad esempio nel territorio della Città metropolitana di Bologna che, pure, ha poco più di un milione di residenti, mezzo milione in meno rispetto alle Marche.
In un simile contesto, se non c’è una radicale accelerata e una seria riorganizzazione di tutta la campagna vaccinazione da parte della Regione, sarebbe già un miracolo se l’immunità di gregge la raggiungessimo nel giugno… 2022!