I dati forniti dall’Agenzia italiana del farmaco sono riferiti al periodo che va dal 27 dicembre 2020 al 26 gennaio 2021 su oltre 1,5 milioni di dosi somministrate. Il 92,4% delle reazioni segnalate sono riferite ad eventi non gravi come dolori in sede di iniezione, stanchezza, febbre, dolori muscolari
Come se non fossero sufficienti i no vax, con le loro mistificazioni e l’indecente campagna sulla vaccinazione contro il covid 19, ci ha pensato anche gran parte dell’informazione a creare ulteriore confusione con la pubblicazione di titoli “ad effetto” sui dati forniti dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sull’andamento della vaccinazione nel nostro paese. “Migliaia di reazioni allergiche e 13 morti con il vaccino anti covid” hanno pubblicato diversi giornali, suscitando inevitabile un notevole allarme. Che, però, basta leggere con attenzione il primo rapporto di farmacovigilanza sui vaccini covid 19 dell’Aifa per rendersi conto quanto infondato sia.
Il rapporto (che d’ora in poi avrà cadenza mensile) si riferisce ai dati raccolti e analizzati dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 gennaio 2021 per i vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso, quindi il Comirnaty di Pfizer/Biontech e Covid 19 Vaccino Moderna. Ed evidenzia come, nel periodo preso in esame, su un totale di oltre un milione e mezzo di dosi somministrate (1.5654.090 per l’esattezza) sono pervenute 7.337 segnalazioni di reazioni avverse, la quasi totalità (92,4%), però, riferite ad eventi non gravi. Nello stesso periodo preso in considerazione sono stati segnalati anche 13 decessi avvenuti nelle ore successive alla vaccinazione che però, sulla base di analisi più dettagliate e complete di dati, non sono in alcun modo correlati alla vaccinazione stessa ma sono attribuibili alla situazione di base e ai problemi di salute preesistenti della persona vaccinata.
E’ del tutto evidente, non bisogna essere dei geni per comprenderlo, che se si citano esclusivamente i dati (oltre 7 mila segnalazioni e 13 morti) senza le conseguenti precisazioni (che fanno tutta la differenza del mondo…) si fornisce un quadro assolutamente distorto e per nulla veritiero della situazione. Non stupisce che lo facciano i no vax (che sono abituati a strumentalizzare e distorcere dati che, se letti correttamente, in realtà smonterebbero le loro improponibili teorie), è decisamente più sorprendente e imbarazzante che lo faccia una parte dell’informazione. “Le analisi condotte sui dati fin qui acquisiti – sottolinea l’Aifa – confermano quindi un buon profilo di sicurezza di questi due vaccini a mRNA. L’ampio numero di segnalazioni non implica che siano emerse criticità inattese ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza”.
Il punto è proprio questo, il numero delle segnalazioni dimostra esattamente l’opposto di quello che da sempre sostengono i no vax e cioè che i controlli e le verifiche dell’Aifa sono molto accurati e approfonditi al punto che vengono comunque prese in considerazioni anche reazioni di scarsissimo conto come dolore in sede di iniezione, stanchezza, dolori muscolari e febbre che scompaiono nel giro di 24 ore. Come sottolinea l’Aifa nel documento di 16 pagine “questo rapporto descrive le segnalazioni di reazioni che sono state osservate dopo la somministrazione del vaccino. Ciò non significa che queste reazioni siano state causate dal vaccino. Potrebbero essere un sintomo di un’altra malattia o potrebbero essere associate a un altro prodotto assunto dalla persona che si è vaccinata”.
Ed è proprio questo quello che, secondo il rapporto, si è verificato nel caso dei 13 decessi che si sono verificati dopo l’effettuazione del vaccino. Da quanto emerge si tratta di “7 soggetti di sesso femminile e 6 di sesso maschile, con un’età media di 86,5 anni, prevalentemente istituzionalizzati in Rsa”. Soprattutto, però, in tutti e 13 i casi si tratta di “soggetti affetti da una o più patologie di base, a carattere cronico e complicato, sottoposti a politerapia”. Per la maggior parte di quei casi sono state richieste ulteriori informazioni e sono state effettuate ulteriori approfondite analisi per poter effettuare una valutazione corretta dell’evento. E dall’analisi di quegli approfondimenti, completi di dati di follow up, è emerso come quei decessi “non sono risultati in alcun modo correlati alla vaccinazione ma sono in larga parte attribuibili alle condizioni di base del soggetto vaccinato”.
Per i restanti casi sono ancora in corso aggiornamenti e approfondimenti, anche se al momento non emerge nulla che possa in qualche modo legare uno di quei decessi alla somministrazione del vaccino. Per quanto concerne le 7.337 segnalazioni (con un tasso di segnalazione di 469 ogni 100 mila dosi) nel 99% dei casi riguardano la prima dose vaccino Comirnaty che è stato il più utilizzato e solo in minor misura (1%) il vaccino Moderna. Come ampiamente sottolineato, nella quasi totalità dei casi (92,4%) sono riferite ad eventi non gravi come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, cefalea, vertigini, sonnolenza, dolori muscolari. Nell’85% dei casi gli eventi segnalati insorgono lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo, mentre la febbre è stata segnalata con maggior frequenza dopo la seconda dose rispetto alla prima.
Va, per altro, sottolineato come le sospette reazioni avverse sono in linea con le informazioni già presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto dei due vaccini. Sono più frequenti le segnalazioni da parte delle donne, con un tasso di segnalazione di 561 ogni 100 mila dosi somministrate rispetto a 293 per quanto riguarda gli uomini. Si tratta di un fenomeno che era stata già riscontrato nella farmacovigilanza spontanea di altri vaccini e farmaci. Il tasso di segnalazione per fasce d’età risulta piuttosto costante nei soggetti fino a 60 anni, per poi diminuire nelle fasce d’età più avanzate. D’altra parte, però, la differenza riflette l’andamento della campagna vaccinale che fino ad ora ha riguardato prevalentemente operatori sanitari di età compresa tra 20 e 60 anni e solo in misura minore la popolazione anziana, prevalentemente istituzionalizzata.
Per quanto riguarda le segnalazioni gravi, invece, corrispondono al 7,3% del totale, con un tasso di segnalazione di 34 ogni 100 mila dosi somministrate. E’ bene ricordare che, come sottolinea nel rapporto l’Aifa, “in ambito regolatorio le segnalazioni vengono classificate come gravi o non gravi sulla base di criteri standardizzati a livello internazionale che non sempre coincidono con la reale gravità clinica dell’evento segnalato. Questo è considerato sempre grave se ha comportato ospedalizzazione/ricorso al pronto soccorso, pericolo immediato di vita, invalidità, anomalie congenite, decesso, altra condizione clinicamente rilevante. Alcuni eventi avversi, inoltre, vengono considerati gravi a prescindere dalle conseguenze cliniche se presenti in una lista che viene pubblicata e periodicamente aggiornata dall’Agenzia Europea dei Medicinali”.
In altre parole, è ad esempio catalogata come reazione grave anche una febbre superiore a 39°, con la contestuale somministrazione di un farmaco (ad esempio la Tachipirina), anche se compare per poche ore. La maggior parte delle segnalazioni gravi (il 74%) sono state classificate come “altra condizione clinicamente rilevante), cioè non hanno reso necessario un intervento specifico in ambiente ospedaliero. In ogni caso il 72,7% delle segnalazioni gravi hanno già avuto una risoluzione completa (guarigione) o sono comunque in via di completa risoluzione.
I casi (assai ridotti) con esito “risoluzione con postumi” sono stati sottoposti ad indagini e approfondimenti che sono ancora in corso. Da segnalare, infine, che sono stati registrati 14 segnalazioni si shock anafilattico, di cui 13 già con esito di risoluzione completa, e 18 segnalazioni di paresi del nervo facciale dopo somministrazione del vaccino, di cui 10 con già esito di risoluzione completa.