Prima la nota dell’Iss (“54 segnalazioni di errori”), poi i dati sui vaccini in Lombardia, con il 51,4% delle dosi somministrate a personale non sanitario e solo il 39,5% a medici e infermieri. Ma, nonostante i nuovi “disastri”, Fontana non ritiene opportuno dimettersi…
“Da maggio 2020 abbiamo inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l’ultima delle quali in data 7 gennaio 2021. La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d’Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021”. E’ sin troppo chiara ed emblematica la nota ufficiale con la quale l’Istituto Superiore della Sanità (Iss) chiude la polemica con il governatore della Lombardia Fontana, certificando ancora una volta l’imbarazzante incapacità e inadeguatezza del presidente lombardo e della sua sconclusionata giunta.
“Il sistema – scrive ancora l’Iss – è in uso da 36 settimane e nessun’altra Regione finora ha segnalato anomalie di questa entità sull’immissione dei dati e rettifiche senza alcun intervento o richiesta verso l’Iss che, laddove ne abbia evidenza o sospetto, può segnalare errori, incompletezze o incongruenze. L’algoritmo per il calcolo dell’indice Rt è basato su standard internazionali, è pubblico, reperibile sul sito web dell’Iss ed è stato illustrato a tutti i referenti regionali che hanno contestualmente ricevuto il software per la sua applicazione e l’eventuale verifica. Solo le Regioni possono aggiornare e rettificare i dati presenti sul data base. L’Iss coordina la sorveglianza epidemiologica attraverso una piattaforma web e sulla piattaforma è presente da mesi un manuale che chiarisce le modalità di immissione dei dati”.
Come ha sottolineato anche Matteo Salvini (quando ancora cercava di addebitare l’eventuale errore al ministro della salute e al governo), chi ha commesso il grave errore che ha costretto alla zona rossa 10 milioni di persone deve assumersi le sue responsabilità e pagare per il grave danno provocato. “Siamo di fronte a danni morali ed economici enormi, un vero e proprio sequestro di massa. Chi ha sbagliato paghi, chieda scusa e ripari al danno causato” scriveva qualche giorno fa il leader del Carroccio. Naturalmente Salvini si riferiva al governo ma, ora che è emerso con chiarezza che in effetti di errore (molto grave) si è trattato, commesso però dalla Regione, per coerenza dovrebbe chiedere che Fontana e C. paghino per l’ennesimo disastro commesso.
In realtà, se avesse ancora un briciolo di coscienza e dignità, il governatore lombardo da tempo avrebbe dovuto dimettersi. E il governo Conte, che ora non c’è più, doveva avere il coraggio di commissariare la Regione Lombardia, almeno per quanto riguarda la gestione sanitaria della pandemia. Perché i 54 errori e tutto il resto sono solamente l’ennesima imbarazzante dimostrazione dell’incapacità della giunta regionale lombarda e della fallimentare gestione della pandemia, con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Ennesimo ma non ultimo, perché 24 ore dopo quella nota dell’Iss ecco spuntare un’altra vicenda a dir poco inquietante.
Analizzando i dati sui vaccini somministrati per categorie ed età, pubblicati sulla piattaforma della Protezione Civile, emerge con assoluta chiarezza l’ennesima sospetta anomalia della Lombardia. Infatti mentre a livello nazionale il 67,1% delle dosi (2 su 3) è stato somministrato al personale sanitario ed il 22% al personale non sanitario, in Lombardia la situazione clamorosamente si capovolge, con meno del 40% delle dosi (39,5%) somministrate al personale sanitario e più di una 1 dose su 2 (esattamente il 51,4%) al personale non sanitario.
Come hanno ampiamente sottolineato nei giorni scorsi i media, quella percentuale di non sanitari (22%, pari a 350 mila dosi) è un dato considerato anomalo, sproporzionato ed eccessivo. Soprattutto, però, c’è più che il sospetto che sia “gonfiato” da un esercito di “furbetti”, cioè soggetti che non rientrano nelle categorie che dovrebbero essere vaccinate attualmente ma che per i soliti motivi (parenti di medici, amici degli amici, politici, personalità) hanno ingiustamente avuto la precedenza. Ma se il 22% è considerato un dato anomalo, il 51,4% è assolutamente incomprensibile ed è frutto o di un vero e proprio boom di “furbetti” o di una programmazione disastrosa e fallimentare (e in palese contrasto con quanto previsto dalla campagna di vaccinazione che tutte le altre Regioni stanno portando avanti) da parte della Regione Lombardia. E, in tutta sincerità, è difficile perfino pensare quale delle due possibili motivazioni sarebbe la peggiore. Certo, in teoria ci sarebbe anche una terza opzione, cioè che anche i dati sulla vaccinazione siano sbagliati…
Ironia a parte in questi 12 mesi davvero è accaduto di tutto in Lombardia, una serie impressionante di “strafalcioni”, decisioni incomprensibili e autolesioniste, errori di ogni genere, “figuracce” che di fatto hanno umiliato e devastato l’immagine della sanità lombarda. E’ addirittura difficile ricordare tutto ciò che è accaduto dal febbraio scorso in poi, tutte le “prodezze” di Fontana e company. Alcune sono talmente clamorose che sono destinate a restare negli annali. Parliamo, ad esempio, ad inizio pandemia, dell’acquisto di 4 milioni di mascherine effettuato con una ditta che, particolare non irrilevante, in realtà non produceva le mascherine stesse. O anche della “scellerata” delibera XI/2906 con cui si ammassavano persone positive al covid nelle Rsa per anziani, con la drammatica conseguenza in termini di vite umane che una simile scelta ha poi determinato.
Per non parlare, poi, della vicenda dell’ospedale alla Fiera di Milano, annunciato con enfasi, che in pochissimi giorni doveva aggiungere 600 posti in terapia intensiva ma che, poi, è stato inaugurato (largamente incompleto) con estremo ritardo e che di fatto ha aggiunto non più di una cinquantina di posti letto per le terapie intensive. Senza dimenticare, naturalmente, lo scandalo della fornitura di camici affidata, senza alcuna gara, al cognato del presidente Fontana. A proposito di scandali, nella prima fase della pandemia c’è stato anche quello dei test seriologici, con il Tar Lombardia che ha annullato l’appalto affidato, tanto per cambiare, senza gara alla Diasorin, sottolineando la gravità del comportamento della Regione e evidenziando in maniera inequivocabile come la Regione stessa, e in particolare l’assessore Gallera, quando ha affidato l’appalto era perfettamente a conoscenza che c’era un’altra offerta, decisamente più vantaggiosa.
E’ emblematico il fatto che, nei mesi più difficili della prima tremenda ondata di covid, unanime in Lombardia si è alzato il coro di protesta nei confronti della Regione. Dall’Ordine dei medici alla Federazione dei medici di medicina generale, dai sindacati del personale sanitario alle associazioni delle case di riposo lombarde (Uneba) fino ai sindaci di centinaia di comuni, di sinistra, centro, destra. E poi i cittadini, quasi in 100 mila hanno sottoscritto la petizione che chiedeva l’immediato commissariamento della sanità lombarda.
La cosa tragica è che neppure tutti i disastri commessi nella prima fase hanno insegnato qualcosa a Fontana e alla sua giunta. Che in estate hanno se possibile fatto peggio, con i tamponi all’aeroporto Malpensa avviati solo a fine agosto, praticamente ad estate terminata (mentre negli altri aeroporti italiani da settimane già si facevano) e la folle scelta di effettuare i tamponi ai turisti solo se si fermavano almeno 4 giorni. E poi nelle settimane scorse il mancato approvvigionamento dei vaccini antiinfluenzali (lasciando sprovvisti anche i pazienti a rischio e gli over 65) e i ritardi iniziali nella vaccinazione anti covid (con poi i risvolti citati).
Il tutto, dal febbraio scorso fino a qualche settimana fa, condito e arricchito dalla serie di interminabili figuracce dell’assessore alla sanità Gallera, convinto, ad esempio che con indice Rt pari a 0,5 ci volessero “due persone infette nello stesso momento per contagiarne una” e così sprovveduto da pubblicare su Instagram, senza rendersene conto, foto che dimostravano come avesse violato ben due regole del Dpcm (divieto di uscire fuori dal comune per fare sport e divieto di fare sport in gruppo). Nelle settimane scorse al suo posto è stata scelta Letizia Moratti che, per non far rimpiangere il suo predecessore, si è presentata nel peggiore dei modi, con la sua proposta di consegnare i vaccini in base al pil dei territori. In un paese normale, ognuna delle singole vicende che abbiamo citato sarebbe stata ampiamente sufficiente per far dimettere gli incauti autori di simili disastri.
Ma in un paese in cui ormai in qualsiasi campo si riduce tutto ad uno scontro tra opposte fazioni di ultras non c’è più neppure la percezione del limite dell’indecenza. E non ci si rende conto che la politica, l’appartenenza a questa o quella fazione politica con il caso Lombardia non c’entra nulla. E’ una questione di dignità e di rispetto nei confronti dei 10 milioni di lombardi che non meritano di continuare ad essere umiliati in questo modo.
“Se dopo tutto quello che ha combinato non si dimette Fontana, allora d’ora in avanti bisogna abolire l’istituto delle dimissioni e nessun esponente politico o sostenitore di questa o quella parte politica avrà più il diritto di chiedere le dimissioni di fronte a qualsiasi scandalo” scriveva amaramente un cittadino lombardo sui social nei giorni scorsi, dopo aver letto l’atto di accusa dell’Iss nei confronti della Regione. Quasi superfluo sottolineare che è impossibile dargli torto…