Gli assessori alla sanità Saltamartini e alla cultura Latini invocano l’utilizzo nelle Marche della terapia a base di idrossiclorochina, sospesa dall’Aifa e bocciata da tutti i più recenti studi scientifici. E l’ex deputata leghista dichiara anche “guerra” alle mascherine a scuola…
Non ce ne voglia l’ex consigliera di parità Paola Petrucci, che ha presentato ricorso al Tar per il mancato equilibrio di genere nella giunta regionale delle Marche. Ma se dovessimo basarci su quanto sta facendo l’unico assessore donna della giunta Acquaroli, la leghista Giorgia Latini, dovremmo pensare che forse è un bene che la presenza femminile in Regione sia così ridotta. Perché all’ex deputata ascolana (per quale arcano motivo l’hanno tolta dagli scranni del Parlamento, dove tutto sommato non poteva fare “grossi danni”, è impossibile da capire, possibile che nel centrodestra non ci fosse una candidata meno peggio?), che pure nei suoi anni da assessore alla cultura per il Comune di Ascoli non si era mai vista, sono bastate poche settimane per dimostrare quanto inopportuna sia (per i marchigiani) la sua presenza ai vertici della Regione, soprattutto in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo.
Con un pizzico di ironia si potrebbe dire che mai come in questo caso il vecchio adagio “chi dice donna, dice danno” è perfettamente calzante. A scanso di equivoci, sappiamo perfettamente che non è certo una questione di genere. E se mai l’assessore Latini ci avesse fatto venire qualche dubbio in proposito, a scacciarlo definitivamente, a dimostrazione che non è certo una questione di sesso ma semplicemente di incompetenza e di attribuzione di ruoli fondamentali alle persone sbagliate (perché prive della necessaria competenza ed esperienza nel settore di cui si devono occupare), ci ha pensato l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, ex senatore, soprattutto ex funzionario di polizia ed ex segretario del Sap (Sindacato autonomo di polizia), che con la sanità c’entra come i cavoli a merenda.
Non che sia una novità quella di assegnare deleghe “a casaccio”, non sulla base di specifiche competenze in materia. Certo, però, nel pieno di una pandemia storica, che sta stravolgendo e mettendo in pericolo la vita dei marchigiani e di tutti gli italiani, non è propriamente il massimo affidare l’assessorato alla sanità a chi è completamente digiuno della materia. Bisogna prenderla con un pizzico di ironia, perché in realtà ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Perché siamo in balia di autentici dilettanti che, per altro, non hanno per nulla l’umiltà di seguire i consigli di chi ne sa più di loro e ha i requisiti per dare indicazioni. Anzi, con insopportabile “spocchia”, credono di poter mettere in discussione, non si sa bene sulla base di quali presupposti, quanto sancito da medici, ricercatori, virologi ed esperti del settore.
Come ha fatto lunedì 9 novembre l’assessore Saltamartini , annunciando che “abbiamo chiesto al servizio Sanità di validare tre protocolli per le cure cliniche con l’impiego di ozono, plasma iperimmune e idrossiclorochina. Sull’uso di questa vorrei dire che, dopo un iniziale utilizzo, c’è stato un intervento dell’Aifa che aveva sostenuto che aveva conseguenze collaterali e ne è stato bloccato l’impiego. Tuttavia da esperienze internazionali, come la cura del presidente Trump, si è dedotto che queste conseguenze non sono così negative e abbiamo valutato la possibilità di chiedere all’Aifa una revisione del suo giudizio”.
Sembra una barzelletta, si fatica a credere che chi riveste un ruolo istituzionale così importante possa dire simili corbellerie. Uno di quei giornalisti che si professa assolutamente super partes, ma poi si comporta esattamente in maniera opposta, qualche giorno fa ci aveva descritto con toni epici, quasi commoventi, l’impegno di Saltamartini, chiuso per tre giorni di fila (almeno nel racconto epico) solo nel suo ufficio a studiare la situazione del covid nelle Marche. Visto ciò che ha partorito, forse era meglio se avesse fatto una passeggiata o, in alternativa, se fosse rimasto chiuso in ufficio a riflettere.
In suo supporto, il giorno successivo è arrivata l’assessore alla cultura Giorgia Latini. “Grazie all’assessore Saltamartini – ha scritto su facebook l’ex parlamentare ascolana della Lega – abbiamo chiesto che le quattro aziende si uniformino con dei protocolli omogenei sia sul fronte ospedaliero, sia domiciliare, anche attraverso l’introduzione delle cure con impiego di ozono, idrossiclorochina e plasma iperimmune. L’idrossiclorochina è stata bandita dall’Aifa ma ha dimostrato la sua utilità, come è successo per il protocollo utilizzato per il presidente Trump e per i tanti malati della prima ondata pandemica”.
Siamo davvero alla follia, c’è una cura che secondo l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) è pericolosa (e, come vedremo, non efficace). Però il duo Saltamartini-Latini, candidato a diventare una delle coppie comiche più esilaranti (peccato, però, che su queste drammatiche vicende ci sia poco da ridere…), dall’alto della loro infinita conoscenza della materia ci assicura che non è così. E, a supporto della loro delirante teria, citano l’esempio lampante del presidente Trump. Che, però, come è cosa ampiamente nota, non si è affatto curato con l’idrossiclorochina ma, come ha spiegato il medico Sean Conley dell’ospedale Walter Reed Medical Center di Bethesda in Maryland (dove Trump è stato ricoverato), con un cocktail di anticorpi, Regn-Cov2, provenienti in parte da persone guarite e in parte realizzati in laboratorio, insieme all’antivirale remdesivir (per la modica cifra di un milione di dollari).
Già sarebbe sufficiente questo particolare per capire l’entità della “figuraccia” dei due assessori. Ma, al di là della terapia utilizzata per curare Trump, il problema è che, oltre all’Aifa, anche tutti i più recenti studi hanno confermato che l’idrossiclorochina non è un trattamento efficace. L’ultimo, in ordine di tempo, è lo studio “Recovery”, pubblicato su The New England Journal of Medicine, condotto in 176 strutture del Regno Unito mettendo a confronto 3155 pazienti ospedalizzati a cui sono state somministrate cure abituali con altri 1561 pazienti cui, invece, è stata somministrata l’idrossiclorochina.
In realtà già a maggio l’Oms aveva sospeso questo genere di trattamento anti covid dopo che diversi studi ne avevano dimostrato l’alto tasso di mortalità. Non solo, uno degli studi più recenti sull’idrossiclorochina è stato condotto in Brasile, promosso dal presidente Bolsonaro con l’intenzione di dimostrare la sua efficacia. Purtroppo per il presidente brasiliano, però, i risultati dei ricercatori della Covid-19 Brasil Coalition hanno dimostrato esattamente il contrario, confermando che quel farmaco, oltre ad essere inefficace, può avere effetti collaterali dannosi (in particolare cuore e fegato).
Come se non bastasse in Francia il medico Didier Raoult, sostenitore della cura a base di idrossiclorochina, è finito sotto inchiesta in seguito alle durissime accuse dell’Ordine dei medici della Francia. Ci rifiutiamo di credere e non possiamo neppure pensare che i due assessori regionali sia caduti così in basso al punto da promuovere una terapia bocciata (o, quanto meno, sulla quale ci sono grossi dubbi) da tutti i più recenti studi, solo perché negli ultimi tempi è uno dei “cavalli di battaglia” del loro leader di partito, Matteo Salvini.
Non paga dell’imbarazzante “figuraccia”, l’assessore Latini nelle ore scorse ha poi annunciato di aver inviato una lettera al premier Conte e ai ministri Speranza (Salute), Boccia (Affari regionali) e Azzzolina (istruzione) “per sottoporre alla loro attenzione le criticità insite nella misura precauzionale dell’uso delle mascherine” nella scuola primaria. Pediatri, medici ed esperti sostengono che non ci sono problemi, anzi consigliano fortemente l’uso della mascherina a scuola. “La mascherina fissa al banco è una protezione in più per i bambini e per le loro famiglie – afferma Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Irp-Città della Speranza – è una scelta giusta, che non causa alcun problema alla salute dei bambini”. Già, ma cosa ne vorrà mai sapere un’immunologa, per giunta direttrice scientifica di un Istituto di ricerca pediatrica…