Ferragosto ad alto rischio tra voglia di divertimento e incubo covid


Il preoccupante aumento dei nuovi contagi in Italia ma anche nelle Marche e nella provincia di Ascoli consiglierebbe una maggiore prudenza. Ma, come nella peggiore tradizione italiana, si rimanda a dopo ferragosto la possibilità di prevedere nuove restrizioni…

Lo scontro andato in scena ieri ad “In onda” (La7) tra il prof. Crisanti e l’onorevole Santanchè è un po’ l’emblema di quanto sta accadendo nel nostro paese in questi giorni. Il prof. Crisanti, virologo dell’Università di Padova, nella discussione sull’opportunità o meno di tenere aperte le discoteche in questi caldi giorni di ferragosto, spiega con semplicità quanto alto sia il rischio di trasmissione del virus in queste circostanze.

Quando le persone ballano – spiega – sudano e si muovono, cosa che, unita al modo in cui respirano e inspirano, aumenta le possibilità di trasmissione del virus”. Di fronte ad una simile spiegazione, la replica della Santanchè è da far cadere le braccia per lo sconforto: “E allora i treni? Non si corre lo stesso rischio? Secondo me comunque non è necessario chiudere le discoteche”.

Al di là del fatto che probabilmente la parlamentare di FdI fa confusione tra treni (dove, almeno a quanto ci risulta, non si balla) e “trenini” tipici delle feste estive (e non solo) nei locali, la differenza, macroscopica, sta tutta in quel “secondo me” che si basa sul nulla, semplicemente sull’opinione da profana della Santanchè a confronto di quella, che si basa su fondamenti solidi e su analisi concrete e scientifiche, del prof. Crisanti. Purtroppo nel nostro paese, non solo sui social, ma anche nelle sedi in cui si devono prendere decisioni importanti, viene data pari dignità ad entrambi le opinioni, come se anni e anni di studio e di pratica “sul campo” e anni e anni di “fancazzismo” consentano allo stesso modo e con pari credibilità di formarsi solide convinzioni in campo medico e sanitario.

Al di là di ogni altra considerazione, però, il guaio grosso per il nostro paese è che in questo delicatissimo momento, in questi giorni particolari di ferragosto che potrebbero risultare decisivi per riuscire ad evitare o meno la temutissima seconda ondata, purtroppo sembra prevalere la posizione della Santanchè. Per il semplice fatto che ormai nel nostro paese, ancor più dopo il lungo lockdown, le ragioni economiche di pochi (di una categoria) hanno sempre e comunque la priorità rispetto alla tutela della salute di tutti.

Lo abbiamo visto con imbarazzante chiarezza anche ad Ascoli dove, nonostante gli eventi di questi giorni e nonostante fino ad allora erano stati annullati tutti gli eventi che potevano richiamare troppe persone in centro (Quintana e Sant’Emidio su tutti), per favorire le attività economiche del centro stesso è stata invece regolarmente autorizzata la notte bianca, infischiandosene anche degli accorati appelli che arrivavano dal mondo sanitario locale. Per altro è significativo che in realtà il governo inizialmente era assolutamente contrario a dare il via libera alle discoteche ma si è trovato di fronte il muro compatto delle Regioni che spingevano per la riapertura, ovviamente sempre con restrizioni (per quello che contano…).

Alla fine l’esecutivo ha deciso di lasciare la responsabilità alle Regioni stesse che, pian piano, hanno tutte optato per la riapertura. Decisione che poteva essere compresa nel momento in cui, da giugno fino alla fine di luglio, i numeri erano più che rassicuranti. Da inizio agosto, però, la situazione è notevolmente peggiorata e purtroppo i contagi sono tornati a salire in maniera consistente. Nella giornata di giovedì 13 agosto si sono sfiorati i 600 nuovi contagi e anche nella nostra regione e nella nostra provincia i numeri sono tornati a salire in maniera preoccupante. Proprio questa mattina, 14 agosto, nelle Marche, con 34 nuovi contagi, si è toccata la quota più elevata da diverso tempo a questa parte (bisogna tornare al periodo del lockdown per trovare un dato simile).

Nella provincia di Ascoli praticamente ogni giorno si registrano nuovi casi (6 nella giornata del 14 agosto), cosa che non avveniva neppure nel periodo peggiore del lockdown. A completare il quadro c’è, poi, il fatto che, rispetto ad allora, si è sensibilmente abbassata l’età media dei contagiati, conseguenza del fatto che molti sono casi di ritorno da vacanze all’estero e, al contempo, sono numerosi quelli che sono risultati contagiati per aver partecipato a feste o a serate in locali e discoteche. In un simile contesto bisognava avere il coraggio e la forza di intervenire, i numeri parlano chiaro e il rischio che le serate da “liberi tutti” di ferragosto possano far schizzare ulteriormente in alto i contagi è assai concreto.

Per questo il Comitato tecnico scientifico (Cts) aveva invocato una serie di restrizioni per il ferragosto, a partire dalla chiusura delle discoteche, dallo stop ad eventi di un certo tipo in locali e chalet, con anche l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto in determinate ore serali. “Le discoteche devono rimanere chiuse – afferma il coordinatore del Cts Agostino Miozzo – perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare: Le aggregazioni di massa sono devastanti, impossibili da gestire”.

Nelle ore scorse c’è stato un duro confronto tra governo e Regioni, con quest’ultime che, però, sembrano pronte a resistere al pressing dell’esecutivo, mantenendo la decisione di tenere aperte le discoteche (con l’eccezione della Calabria dove la governatrice Iole Santelli questa volta ha giocato d’anticipo, disponendo la chiusura di discoteche e sale da ballo). E le parole del ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, lasciano a dir poco perplessi.

Se i numeri non cambiano – ha dichiarato – dopo ferragosto sarà inevitabile un freno alla movida selvaggia, la prossima settimana si cercherà di condividere una scelta rigorosa con tutte le Regioni”. Il solito “pilatesco” modo fare all’italiana, non si ha il coraggio di assumersi la responsabilità di una decisione indiscutibilmente scomoda ma probabilmente necessaria e, invece di prevenire, si aspetta che accada il peggio prima di intervenire.

La strategia, un po’ “suicida”, è chiara. C’è la consapevolezza che la situazione è tornata ad essere preoccupante, però si decide comunque di non scontentare troppo un settore (quello di discoteche e locali), pur sapendo quanto alti sono i rischi, rimandando tutto a dopo ferragosto. Quando c’è la concreta possibilità che “si chiuderanno le stalle quando i buoi sono ampiamente scappati”… Questa, purtroppo, è anche la strada che si sta seguendo nella provincia di Ascoli.

Abbiamo già sottolineato, in occasione della notte bianca del capoluogo di provincia, come suona a dir poco contradditorio il comportamento delle autorità preposte (questore e prefetto in primis ma anche il sindaco Fioravanti, almeno nel caso della notte bianca) che si sono affannate ad annullare alcuni eventi ma poi non hanno avuto la stessa premura in occasione di manifestazioni simili. E che ora non ritengono necessario alcun intervento di prevenzione in occasione del ferragosto.

Eppure la situazione è potenzialmente esplosiva, basti pensare che dalla riviera giungono notizie molto poco rassicuranti, con feste danzanti e cose simili in programma in diversi locali e chalet (quasi tutti già “sold out”) oltre che nelle tradizionali discoteche. E, proprio come il ministro Boccia, anche il sindaco di San Benedetto Piunti pensa eventualmente ad intervenire solo dopo ferragosto, minacciando “fuoco e fiamme” nei confronti di chi “non applica le regole alla lettera”.

Ci sarebbe da discutere su chi e in che modo verranno fatti i controlli in tutti i locali e le discoteche della zona, meglio stendere un velo pietoso in proposito. Anche perché il vero nocciolo della questione è  un altro. Bisognerebbe avere il coraggio di fare come il sindaco di Pesaro Ricci che ha emanato un’ordinanza che impone l’uso della mascherina nei posti affollati, vieta balli, pubblici spettacoli e animazione ad eccezione di musica di intrattenimento con pubblico seduto e distanziato.

Deve essere una giornata prudente – afferma – sappiamo che è un anno in cui non si può fare festa, torneremo a farlo quando il virus sarà sconfitto”. Da quanto si apprende, proprio in queste ore dovrebbe essere in programma un nuovo incontro tra governo e Regioni, con la speranza che il buon senso finisca per prevalere.

Perché, ovviamente augurandoci vivamente di sbagliare, pensando a quello che accadrà nelle prossime ore praticamente in tutto il paese, non riusciamo a toglierci dalla testa l’immagine dell’orchestrina del Titanic che continua a suonare e far ballare in allegria mentre pian piano la nave va inesorabilmente incontro al suo triste destino…

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