Fioravanti, l’ex sindaco Castelli ed altri esponenti della maggioranza in piazza del Popolo per la surreale manifestazione contro il ddl Zan, promossa in difesa di una libertà di espressione che, sulla base dei 9 articoli del decreto, non è in alcun modo a rischio
Ascoli città omofoba. L’ennesima sconfortante onta per il derelitto capoluogo piceno si concretizza nella serata di sabato 25 luglio. E non certo per la “pagliacciata” della manifestazione in piazza del Popolo “Restiamo liberi” contro il ddl Zan, attualmente in discussione alla Camera. Ma per il fatto che a quell’evento hanno attivamente partecipato, con tanto di esposizione di cartelli di protesta, anche il sindaco Marco Fioravanti, l’ex sindaco Guido Castelli ed altri esponenti della maggioranza che governa la città (c’era anche l’ex assessore alla cultura Andrea Antonini, da sottolineare per capire in che mani è stata la città in questi anni).
Fortunatamente ad Ascoli la manifestazione si è rivelata un mezzo flop, con pochi partecipanti ed un’atmosfera quasi funerea, in perfetta linea con il mondo gretto, chiuso, omologato, intollerante e triste che vorrebbero quelle persone. Per quello che conta, nel confronto diretto è uscita nettamente vincitrice la contromanifestazione che contemporaneamente si svolgeva a piazza Arringo, a sostegno del decreto, molto più partecipata, “colorata” e, soprattutto, con un’atmosfera molto più gioiosa.
Il problema, però, è che il primo cittadino (insieme all’ex Castelli) ha partecipato e promosso l’altra manifestazione, quella di stampo (più o meno nascosto) omofobo. Grave, perché in tal modo passa l’immagine di Ascoli come città gretta e chiusa, una sorta di capoluogo dell’intolleranza (e qualcuno dovrebbe spiegare a Fioravanti che, una volta eletto sindaco, deve mettere il più possibile da parte i panni dell’uomo di partito perché rappresenta l’intera città).
Ancora più grave perché quella “pagliacciata” sostenuta dal sindaco (e andata in scena in 100 piazze italiane) è fondata su evidenti e sconcertanti menzogne, che servono solo a mascherare l’omofobia di fondo che invece è all’origine della mobilitazione contro quel decreto, ed è profondamente offensiva nei confronti di tutti quei ragazzi e quelle ragazze (ma anche degli adulti) che vogliono vivere serenamente la propria sessualità, senza essere discriminati, offesi, derisi.
“Una manifestazione pacifica, silenziosa, che non offende niente e nessuno se non una legge che ti dà il carcere se dici che la famiglia naturale è uomo-donna” commenta il consigliere comunale Emidio Premici , anche lui presente alla manifestazione. Al di là della palese mistificazione (è una macroscopica corbelleria che con il ddl Zan chi sosterrà che la famiglia naturale è uomo-donna rischia il carcere) che non offende nessuno Premici avrebbe dovuto dirlo ad una coppia di ragazze che passavano per caso in piazza del Popolo, proprio mentre era in corso quella manifestazione.
Già semplicemente lo sguardo triste e desolato di quelle due ragazze poco più che ventenni, insieme già da qualche tempo, sarebbe stato sufficiente a far vergognare il consigliere comunale per le sue affermazioni (e il sindaco che sostiene una manifestazione che di fatto promuove la discriminazione). “Ma che male fanno due ragazzi o due ragazze che si amano – ci ha confidato con amarezza una delle due – è triste ed offensivo vedere persone che manifestano contro l’omosessualità, come si è ridotta male la nostra città. Chissà, magari qualcuno dei manifestanti non lo sa ma potrebbe avere un figlio o una figlia omosessuale”.
Come se non bastasse, nelle ore successive il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha presentato una mozione contro il decreto Zan, promossa dal Dipartimento nazionale autonomie locali (guarda il caso presieduto da Guido Castelli), che ripropone la menzogna della legge liberticida, con finalità “di impedire qualsiasi forma di manifestazione del pensiero che sia in dissonanza con l’ideologia propagandata dai gruppi e dalle associazioni omosessualiste”.
Chissà, probabilmente Fioravanti, Castelli, Premici e FdI sono fedeli seguaci della teoria del ministro della propaganda nazista Goebbels, quella secondo cui una bugia ripetuta più volte diventa una verità. Ironia a parte, basta leggere i 9 articolo che compongono il ddl Zan (e chi promuove determinate manifestazioni, così come i politici e ancor più gli amministratori che vi partecipano, ha il dovere quanto meno di leggere ciò che sta contestando) per rendersi conto di quanto totalmente infondate siano determinate accuse.
Anzi, a tal proposito sfidiamo il sindaco Fioravanti e l’ex Castelli, che sabato in piazza esponevano i cartelli con scritto rispettivamente “No alla legge liberticida” e “Restiamo liberi di esprimerci”, ad indicare con esattezza quale dei 9 articoli o quale comma di quegli articoli introdurrebbe determinati limiti (che ovviamente sarebbero assolutamente inaccettabili) alla libertà di espressione. Saremmo davvero curiosi di capire a cosa potrebbero appigliarsi, a cosa potrebbero fare riferimento, anche sia siamo perfettamente consci che è un’impresa impossibile, semplicemente perché il ddl Zan non introduce e non prevede alcuna limitazione alla libertà di pensiero.
Non a caso basta ascoltare le tante dichiarazioni politiche o leggere uno degli innumerevoli articoli che una certa stampa ha pubblicato contro il decreto in discussione alla Camera per scoprire che non c’è mai alcun riferimento specifico ad uno dei 9 articoli che giustifichi quel genere di accuse. Non c’è e non potrebbe esserci perché l’unico scopo del decreto è di creare un deterrente alla violenza omotransfobica (i casi e gli episodi di omofobia nel nostro paese sono aumentati del 60% nell’ultimo anno, solo Croazia e Lituania in Europa hanno una situazione peggiore), equiparando l’odio omotransfobico all’odio razzista, come avviene da tempo nel resto d’Europa, ad eccezione di Repubblica Ceca, Lituania, Romania e, appunto, Italia.
Nel pieno e totale rispetto della nostra Costituzione (che chi riveste determinati ruoli istituzionali ha il dovere di conoscere) che, all’articolo 3, stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Per altro, anche se non c’era certo la necessità, a fugare definitivamente ogni possibile residuo dubbio , nella seduta di giovedì 23 luglio è stato approvato l’art. 2 bis che recita testualmente: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Game over, se mai ci fosse stato prima (e non c’era), il rischio di limitare la libertà di espressione sarebbe comunque definitivamente scongiurato con l’approvazione di quell’articolo. Quindi ancor più quella manifestazione risulta un’inutile e indecente “pagliacciata”.
In altre parole, se (come è auspicabile) il ddl Zan verrà approvato chi pensa che la famiglia naturale è solamente quella uomo-donna, chi è contrario alle unioni civili, il sacerdote che vorrà spiegare la versione cristiana del matrimonio, potranno tranquillamente continuare a farlo, ad esprimere la propria opinione (e ci mancherebbe pure…). Mentre chi discrimina o compie reati mossi da odio omotransfobico subirà pene più severi (appunto per l’aggravante dell’odio omotransfobico). Come avviene in tutti i paesi civili.
Non ci sono scuse o giustificazioni, deve essere assolutamente chiaro che chi è contrario a tutto ciò non lo fa certo in nome di quell’alto principio che è la liberta di espressione (come visto in alcun modo a rischio) ma semplicemente perché omofobico…