A “Piazzapulita” chiamato a parlare della situazione della sanità lombarda Formigoni che sta scontando, agli arresti domiciliari per motivi di salute, una condanna di 5 anni e 10 mesi per corruzione proprio nell’ambito della gestione della sanità in Lombardia…
Prendendo a prestito un termine usato da Will Smith nel primo atto della saga “Men in black”, dopo la serata di giovedì 28 maggio lo “schifezzometro” del giornalismo italiano ha sicuramente segnato una clamorosa impennata. Non siamo in grado di dire se sia toccato fondo, perché più volte lo abbiamo creduto nelle ultime settimane, salvo poi essere smentiti da qualcosa di ancora peggiore che è accaduto successivamente. Di sicuro, però, possiamo dire che giovedì sera è stata scritta l’ennesima pagina vergognosa del mondo dell’informazione italiana.
Protagonista il conduttore di “Piazzapulita” (La7) Corrado Formigli. Che, per la verità, probabilmente sta risentendo oltre ogni previsione del lungo lockdown, visto che negli ultimi giorni non è sembrato particolarmente lucido, come ha dimostrato nei giorni scorsi intervenendo a “L’aria che tira” (sempre La7) sugli assistenti civici. Nulla, però, al confronto di quello che ha combinato giovedì sera, quando ha invitato a parlare dei problemi della sanità lombarda, in particolare del rapporto tra sanità pubblica e sanità privata, niente di meno che Roberto Formigoni, per 18 anni governatore della Lombardia (dal 22 aprile 1995 al 18 marzo 2013) ma, soprattutto, tuttora agli arresti domiciliari per una condanna in via definitiva per corruzione proprio nell’ambito della gestione sanitaria della Regione Lombardia.
Non ci sono parole per definire questa vergogna avvenuta in una trasmissione di approfondimento politico, comunque seguita da un buon numero di spettatori (circa un milione per la puntata di giovedì 28 maggio, con uno share di quasi il 6%). Che hanno dovuto ascoltare l’accorata difesa della gestione dell’emergenza di Fontana e Gallera e le tesi “illuminate” su come funziona alla perfezione il sistema sanitario lombardo grazie al giusto equilibrio tra pubblico e privato sostenuto da un soggetto che, secondo quanto è riportato nelle motivazioni della sentenza della Cassazione, si è fatto corrompere da alcuni privati che operano nella sanità lombarda per “sterilizzare i risultati negativi e ottenere provvedimenti favorevoli”.
Come se non bastasse, Formigli, prima di lanciare la pubblicità, ha presentato Formigoni come governatore lombardo per molti anni e, quindi, conoscitore della situazione della sanità lombarda, limitandosi alla fine a ricordare che era stato condannato a 5 anni e 10 mesi “per la vicenda Maugeri e San Rafaele”, senza preoccuparsi di specificare che riguardava proprio il rapporto con la sanità privata. Poi, rientrati in studio dopo la pubblicità, prima di dare la parola a Formigoni ha nuovamente ricordato la sua carriera politica e la sua conoscenza della sanità lombarda, guardandosi bene, però, da ricordare anche la condanna che l’ex governatore tutt’ora sta scontando.
Non un particolare o una leggerezza di poco conto che non sarebbe giustificabile neppure se a compierla fosse un inesperto “pivellino” e non un conduttore con anni di esperienza alle spalle. Per quanto ci riguarda è superfluo persino discutere, con simili presupposti è assolutamente inopportuno che si inviti proprio Formigoni a parlare di sanità. Ma, se per incomprensibili motivi proprio non poteva farne a meno, Formigli avrebbe dovuto avere almeno la decenza di spiegare a chi lo stava guardando le ragioni per cui l’ex governatore della Lombardia è stato condannato (per altro è agli arresti domiciliari per motivi di salute…).
Naturalmente non è la stessa cosa, ma ci sembra doveroso farlo ora al suo posto. L’ex presidente della Lombardia è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione nell’ambito del processo per il crac finanziario delle fondazioni dell’istituto Maugeri e dell’ospedale San Raffaele. In appello la condanna era stata di 7 anni e 6 mesi ma poi la Cassazione ha preso atto che, al momento del suo pronunciamento, una parte delle accuse (quelle relative al San Raffaele) erano prescritte. In particolare a Formigoni è stata contestata una corruzione fatta di cene, viaggi, gite in barca, divertimento e anche l’acquisto agevolato di una villa in Sardegna, tutto pagato con i soldi fuoriusciti dalle casse dell’istituto Maugeri e dell’ospedale San Raffaele.
Nella requisitoria del processo il pm di Milano Laura Pedio ha ricordato come “70 milioni di euro erano stati tolti ai malati per i suoi sollazzi, con l’obiettivo di favorire i due enti lombardi con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici”. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, tra il 2001 e il 2011 dalle due fondazioni sono usciti una settantina di milioni (Maugeri) e una decina di milioni (San Raffaele), un fiume di denaro che poi transitava attraverso conti di società schermate con sede all’estero per poi tornare nella disponibilità dell’imprenditore e faccendiere Pierangelo Daccò (strettamente legato all’allora governatore della Lombardia) e dell’ex assessore Antonio Simone (entrambi hanno patteggiato) ed essere messi a disposizione di Formigoni e dei vertici del Pirellone.
Complessivamente, sempre secondo le fiamme gialle, all’ex governatore della Lombardia sarebbero finite utilità per 6,6 milioni di euro. In cambio la Regione ha approvato diverse delibere di giunta che hanno modificato la legge sul no profit e riconosciuto fondi per le funzioni non tariffabili, per favorire la Maugeri e il San Raffaele con consistenti rimborsi pubblici.
“Per quanto sul piano formale il presidente della Regione non fosse responsabile delle decisioni in materia di sanità – si legge nelle motivazioni della sentenza – è stato accertato come Formigoni di fatto avesse un totale predominio nella concreta procedura dei provvedimenti in questione, ossia le delibere per varie decine di milioni di euro dati indebitamente alle Fondazioni Maugeri e San Raffaele che, corrompendo il presidente della Regione, ottenevano provvedimenti favorevoli”.
“Sul fiume di soldi pubblici così erogato in favore delle due fondazioni – si legge ancora nella sentenza – risultava del tutto pretermesso il parere contrario della Struttura tecnica che aveva rilevato la erroneità di impostazione dei rimborsi. Il risultato era che la quantificazione del dovuto era falsata in favore del privato e a danno del pubblico”. Il procuratore generale della Cassazione, Luigi Birritteri, ha parlato di “un imponente baratto corruttivo, difficile ipotizzare una vicenda di pari gravità”.
Per altro occorre aggiungere, per fare ulteriore chiarezza, che, a parte il fatto che stiamo parlando di una sentenza definitiva, a scacciare ogni possibile dubbio sulla vicenda è intervenuto il patteggiamento in appello di Daccò e Simone che, di fatto, hanno confermato l’assoluta fondatezza delle accuse sollevate. Lo stesso Formigoni, proprio insieme a Daccò, Simone, Passarino e Maugeri (questi ultimi dirigenti della fondazione), è stato condannato dalla Corte dei Conti al risarcimento di un danno erariale di 47,5 milioni di euro. Un pedigree davvero niente male che rende vergognoso il fatto che l’ex governatore sia stato addirittura chiamato come autorevole interlocutore in merito ai problemi della sanità lombarda.
Va per altro sottolineato come, prima dell’intervento a “Piazzapulita”, Formigoni era stato protagonista di una lunghissima intervista, prima su “Il Giornale” poi su “Libero”, nella quale, come ha fatto l’altra sera a La7, ha sostenuto Fontana, accusato per quanto accaduto in Lombardia tutti gli altri (il governo, la Protezione civile, addirittura persino i sindaci…) e difeso le scelte fatte quando era governatore in materia di sanità. Il tutto, in entrambi i casi, senza che venisse fatto neppure il minimo cenno alle sue vicende giudiziarie e alla sua condanna.
Davvero imbarazzante, ma da quei giornali c’era quasi da attenderselo. Un po’ meno da Corrado Formigli e da La7…