Da inizio maggio la regione con l’indice più basso d’Italia è le Marche. Che, pure, sarà tra le ultime regioni a raggiungere l’azzeramento dei contagi secondo le previsioni dell’Osservatorio sulla salute. Considerate, però, inattendibili dall’Osservatorio stesso
Se non ci fosse quella del colpo di stato in Italia sventato dall’intervento dell’Onu, quella sull’azzeramento dei casi nelle varie regioni italiane sarebbe la barzelletta più esilarante del momento. Con la differenza che la prima provoca incontenibili risate e un forte sentimento di umana compassione per i “boccaloni” che ancora credono a queste incredibili fandonie. Invece quella sulle proiezioni dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane finisce per provocare una forte irritazione e per alimentare grosse perplessità sulla reale utilità di un report che, come vedremo, per stessa ammissione di chi l’ha redatto, non è per nulla attendibile.
Per altro si tratta di una barzelletta che non è neppure nuova, è riadattata rispetto alla prima versione di un mese fa che aveva suscitato non poche polemiche. Quel che è certo è che Ricciardi, coordinatore e direttore dell’Osservatorio, e Solipaca, direttore scientifico, non devono avere una particolare simpatia nei confronti delle Marche. Perché ancora una volta secondo le loro previsioni la nostra dovrebbe essere tra le ultime regioni italiane a raggiungere l’agognato azzeramento dei casi. Esattamente il 23 giugno, secondo il report dell’Osservatorio, un giorno prima della Liguria e solamente 3 prima del Piemonte.
Fuori concorso la Lombardia (ma forse non si può dire perché poi si infuriano i leghisti…) che dovrebbe raggiungere zero casi non prima di agosto inoltrato (il 13 agosto per l’esattezza). Significativo anche il fatto che, rispetto al precedente report, la data del cosiddetto azzeramento cambia di poco per le Marche, appena 3 giorni (dal 26 al 23 giugno) mentre per tutte le altre regioni c’è una differenza di circa 1 mese e anche più (sempre Lombardia esclusa).
Comprensibile l’irritazione che quella previsione ha provocato e sta provocando nella nostra regione perché è davvero difficile capire come è possibile che le Marche siano praticamente sulla stessa linea di altre regioni (Liguria e Piemonte) in cui da settimane i numeri e le percentuali di nuovi positivi (rispetto ai tamponi fatti) sono decisamente superiori.
“Tali previsioni – si legge nel report dell’Osservatorio nazionale – sono state calcolate sulla base dei dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione civile nel periodo che va dal 24 febbraio al 15 maggio. I modelli statistici elaborati per ogni Regione sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo interpolandoli con una curva”.
Al di là del modello statistico utilizzo, resta un mistero capire come sia possibile che si preveda identica evoluzione della situazione per una regione dove da oltre 10 giorni si viaggia alla media di un positivo ogni 150-200 tamponi (le Marche) e per una che, invece, da settimane continua ad avere 1 positivo ogni 32 tamponi (la Liguria). Comprensibile l’irritazione dell’assessore al turismo delle Marche Pieroni.
“Siamo stati la regione con una curva di contagio che rasentava, ai primi di marzo, quella della Lombardia e siamo adesso la regione con l’indice più basso d’Italia già ai primi di maggio, la regione che chiuso la curva prima degli altri – afferma – ci sono 4 province su 5 che hanno raggiunto lo zero e una che lo sta raggiungendo. Segno evidente di una gestione dell’emergenza sanitaria ottimale e segno che il lockdown ha funzionato grazie alle misure prese e perché i marchigiani, quando sono chiamati a collaborare, lo fanno senza discutere.
Nonostante tutto questo, però, all’Osservatorio sulla salute non basta perché ci colloca nel rischio intermedio-alto, come la Lombardia che ha circa 300 casi al giorno o il Piemonte, prevedendo il nostro exit day al 23 giugno, come quart’ultima regione in Italia, addirittura dopo l’Emilia Romagna. Allora qui si tratta non di algoritmi e di denominatori ma di tenere conto della realtà effettiva, quella che si vive quotidianamente, dei dati accertati da un organismo serio come il nostro Osservatorio regionale che ha calcolato per le Marche un’uscita a fine maggio dall’indice di rischio, cioè ben un mese prima”.
Sarebbero tante le cose da aggiungere. In realtà, però, come già avevamo sottolineato in occasione del primo report (vedi articolo “Contagi zero nelle Marche, tanto rumore per nulla”) anche in questo caso si può tranquillamente affermare che si sta facendo tanto rumore per nulla. Perché questo report, esattamente come il precedente, non ha alcun valore, non è in alcun modo affidabile. E non lo sostiene qualche incauto detrattore ma, in maniera implicita, lo stesso Osservatorio nazionale sulla salute.
Che, nel presentare i dati, scrive: “queste stime sono fatte con un mantenimento della mobilità sociale a livelli estremamente contenuti, sarà necessario rivederle alla luce dell’ultimo DPCM che approva misure finalizzate all’attenuazione sostanziale di queste limitazioni. Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti presi da Governo e Regioni fino al 15 maggio, pertanto, non permettono di prevedere gli effetti sui nuovi contagi dovuti alla fine del lockdown”. Una doverosa precisazione che, di fatto, priva le previsioni contenute in quel report della minima attendibilità, visto che dal 18 maggio sono state decisamente allentate la maggior parte delle limitazioni in vigore quando è stata effettuata quell’indagine.
Alla luce di queste considerazioni, più che discutere e confutare le previsioni inspiegabilmente pessimistiche dell’Osservatorio riguardo la nostra regione, forse sarebbe opportuno porsi qualche altro interrogativo. In particolare sarà forse il caso di chiedersi che senso ha fare un report e delle previsioni basate su presupposti che sono differenti da quelli reali e che, di conseguenza, rendono il report stesso assolutamente inaffidabile. Magari servirà per fare divertire un po’ Ricciardi e gli altri componenti dell’Osservatorio. O, più probabilmente, per giustificare l’esistenza stessa di quella struttura e i conseguenti gettoni di presenza.
Non ci sarebbe neppure troppo da scandalizzarsi, visto come funzionano (anzi, sarebbe più corretto dire non funzionano) le cose in questo paese. Una raccomandazione, però, ci sentiamo di indirizzarla a Ricciardi e a tutti i componenti dell’Osservatorio: se vogliono continuare a divertirsi con le loro inattendibili previsioni, quanto meno evitino di renderle pubbliche. Perché, vista la situazione che stiamo vivendo, di tutto c’è bisogno meno che di perdere tempo a discutere e litigare sul nulla…