La previsione dell’Osservatorio sulla salute per le Marche (27 giugno) provoca polemiche e discussioni, addirittura 14 sindaci dell’Ascolano scrivono al premier Conte. Ma la preoccupazione è del tutto immotivata e lo stesso Osservatorio di fatto ridimensiona quelle proiezioni…
Sono ormai giorni che infuriano le polemiche per la “nefasta” previsione dell’Osservatorio nazionale sulla salute secondo cui le Marche sarà la penultima regione italiana a raggiungere la fatidica soglia dei “contagi zero”, esattamente il 27 giugno (il giorno dopo toccherebbe alla Lombardia). Il presidente Ceriscioli e la Regione hanno immediatamente contestato quel dato, appelli e proteste si sono moltiplicate un po’ ovunque in tutte le Marche, addirittura 14 sindaci dell’Ascolano (con in testa quello di Ascoli Marco Fioravanti) hanno scritto al presidente del Consiglio Conte.
Eppure, pur comprendendo l’irritazione che ne è conseguita, alla luce di quanto riportato nel report stesso dell’Osservatorio e di altri evidenti fatti è quanto mai lecito affermare che si è fatto tanto rumore per nulla. Certo poi, premesso che non siamo avvezzi a certi calcoli e tanto meno siamo virologi, resta un mistero come ci voglia più tempo per arrivare da 28 a 0 piuttosto che da 500-700. E ancora più misteriosi sono i motivi che spingono l’Osservatorio stesso ad effettuare e rendere noto un report che, come se ne deduce chiaramente dal comunicato stampa di presentazione del report stesso, di fatto è considerato dagli stessi poco o per nulla attendibile.
In ogni caso la preoccupazione che quei dati potessero in qualche modo determinare una chiusura prolungata per la nostra zona è sempre stata del tutto immotivata. E se è comprensibile che per molti cittadini potessero non esserne consapevoli, sicuramente lo è molto meno che non lo fossero politici e amministratori del nostro territorio. In tutti i confronti con i rappresentanti degli enti locali, il premier Conte ha sempre ribadito di volere una riapertura omogenea, ovviamente sulla base dei criteri e delle indicazioni a cui sta lavorando il governo (su indicazione del comitato dei tecnici).
E, allo stesso tempo, ha sempre ribadito che saranno fondamentali tre standard sanitari: presenza di Covid hospital con percorsi ad hoc per la quarantena, indice di contagio R0 (se toccasse il valore di 1 automaticamente dovrebbe scattare l’allarme nel territorio colpito) e il livello di saturazione dei posti letto di terapia intensiva. Ancora, il presidente del Consiglio ha affermato in Parlamento e ribadito nell’incontro con i rappresentanti delle Regioni che la sua intenzione per il 4 maggio è quella di “partire con un piano di aperture che valga da Nord a Sud che, però, tenga conto delle specificità del territorio”.
A tal proposito il governatore delle Marche Ceriscioli ha annunciato che “se le direttive e le linee guida nazionali ce lo consentiranno, stabiliremo un’applicazione differenziata tra i diversi territori della Regione”. Lo stesso presidente della Regione Ceriscioli, nel contestare il dato dell’Osservatorio della salute, oltre ad indicare nel 25-30 maggio la data per lo zero dei contagi, aveva sottolineato che già attualmente Ascoli e Fermo avevano raggiunto lo zero alternato. Quindi, è del tutto evidente, eventualmente se lo stesso governatore marchigiano decidesse di mantenere in qualche area delle parziali restrizioni queste non riguarderebbero certo la nostra provincia.
In tal senso è perfettamente inutile e priva della minima possibilità di incidere in qualche misura la lettera promossa dal sindaco Fioravanti, sottoscritta da 14 sindaci del territorio, inviata al presidente Conte per evitare un rischio che in realtà non è mai esistito, cioè una proroga del lockdown nella provincia di Ascoli.
E’ giusto sottolineare come quella lettera non è stata firmata dal sindaco di Folignano Matteo Terrani che, ancora una volta, ha dimostrato di avere un altro passo. E non solo perché non ha firmato una lettera che, come abbiamo visto, è assolutamente inutile. Ma anche e soprattutto perché ha avuto il coraggio ed il buon senso di ribadire un concetto che dovrebbe essere il punto di riferimento per tutto gli amministratori.
“Di fronte alla complessità della situazione e agli enormi sacrifici che abbiamo chiesto ai nostri cittadini e alle nostre imprese – scrive il sindaco Terrani su facebook – noi sindaci e amministratori dobbiamo fare un passo indietro e far decidere gli esperti. C’è un comitato scientifico che è stato formato, ci sono persone competenti che stanno dando supporto al governo da un punto di vista tecnico e quelle persone, non la classe politica, devono assumersi la responsabilità di dirci, sulla base degli studi per cui vengono pagati, se e quando possiamo ripartire in sicurezza. E di conseguenza se ci sono differenziazioni da fare per aree comunali, provinciali, regionali”.
Stabilito che non esiste e non è mai esistito alcun rischio che le ipotesi sulla data del contagio zero potessero in qualche modo condizionare la parziale riapertura, restano misteriose le ragioni per le quali l’Osservatorio nazionale della salute ha sentito la necessità di rendere note proiezioni che, in pratica, valgono poco più che niente. Come, per altro, di fatto ammette l’Osservatorio stesso.
“I modelli statistici stimati per ogni regione – si legge nel comunicato stampa di presentazione del report – sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e, quindi, non sono di tipo epidemiologico, pertanto non fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R0 ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo. In altre parole l’Osservatorio per il proprio report non prende in considerazione proprio quei criteri e quei fondamentali che il comitato tecnico scientifico utilizza per valutare riapertura ed eventuale chiusura.
Non solo, sempre nel comunicato si aggiunge che “le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai DPCM. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili”.
Detto che in realtà anche senza riapertura quelle previsioni si stanno già dimostrando non corrette (Umbria e Basilicata che dovevano raggiungere contagi zero il 21 aprile continuano a far registrare casi positivi, pur se in numero ridotto), nel momento stesso in cui sono state formulate già era ampiamente noto che comunque dal 4 maggio ci sarebbe stato un allentamento delle misure restrittive e, quindi, una riapertura delle attività e della circolazione di persone. Quindi l’Osservatorio sapeva perfettamente che quelle proiezioni non erano per nulla verosimili.
Per altro resta il mistero su come il Piemonte, che viaggia negli ultimi giorni con una media di 500-600 nuovi contagi giornalieri (con punte anche di quasi 800) possa arrivare a zero37 giorni prima delle Marche (21 maggio rispetto al 27 giugno) che giovedì 24 aprile ha fatto registrare appena 28 nuovi contagi (e i giorni precedenti viaggiava ad una media di 40-50 nuovi positivi giornalieri). Dubbi che si infittiscono nel leggere le spiegazioni fornite ad un quotidiano locale dal direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale, Alessandro Solipaca. Secondo il quale la previsione ottimistica della Regione è sbagliata perché si baserebbe sull’andamento delle ultime settimane e non sui dati dell’intero periodo (quindi da febbraio al 17 aprile) come invece ha fatto l’Osservatorio. Ci sarebbe molto da obiettare, appare quanto mai bizzarro che Regioni che nelle ultime 2-3 settimane fanno registrare un aumento dei contagi (mentre le Marche una costante riduzione) e viaggiano con numeri 10 volte superiori possano miracolosamente arrivare a zero con un tale anticipo rispetto alla nostra regione.
Ma discutere di questo sarebbe un esercizio perfettamente inutile, visto che siamo perfettamente consapevoli, così come lo stesso Osservatorio della salute, che quelle previsioni contano praticamente zero.