Le offese di Vittorio Feltri (“i meridionali sono inferiori”) sono solitamente il punto più basso di una campagna che va avanti da settimane in un crescendo di offese, discriminazioni e pregiudizi contro il sud, “colpevole” di aver risposto meglio al coronavirus
Questa volta con il coronavirus è accaduto esattamente il contrario di quanto solitamente accade nel nostro Paese. E’ il nord ad essere maggiormente in difficoltà, in particolare la Lombardia da sempre simbolo della (presunta) supremazia settentrionale, a pagare il contributo più pesante in termine di vittime e di contagi. Sempre al nord (ancora in Lombardia) sono venute clamorosamente a galla le lacune e le inefficienze di un sistema sanitario, mentre questa volta è stato il meridione a venire in soccorso del settentrione in così evidente difficoltà. E, ancora, alcuni degli esempi più virtuosi vengono proprio dal sud.
Al di là del fatto che, è assolutamente chiaro, il nord ha avuto la sfortuna di essere stato colpito per primo dal coronavirus (i primi casi si sono sviluppati in Lombardia e Veneto), quindi il centro-sud ha avuto il tempo per prepararsi e per mettere in campo (grazie anche all’intervento del governo) misure in grado di contenere la diffusione del contagio, è altrettanto evidente che questo capovolgimento dei ruoli ha fatto “sbarellare” qualcuno e ha rinfocolato quell’astio nei confronti dei meridionali che ancora alberga in diverse zone del Paese.
Così, incredibilmente, da alcune settimane si assiste ad un incomprensibile attacco nei confronti del sud, tra battute di pessimo gusto, allusioni ironiche inaccettabili, fino ad arrivare a veri e proprie provocazioni ed insulti gratuiti. Come quelli, semplicemente vergognosi, pronunciati da Vittorio Feltri (quello che qualche settimana fa i due “geni” che guidano l’opposizione, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, avevano proposto come presidente della Repubblica…) nel corso del programma “Fuori dal Coro” (Retequattro) condotto da Mario Giordano.
“Molta gente – ha detto il direttore di “Libero” riferendosi al sud – è nutrita da un sentimento di invidia, rabbia nei nostri confronti perché subisce una sorta di complesso di inferiorità. Io non credo ai complessi di inferiorità ma credo che i meridionali, in molti casi, siano inferiori”. Non pago, commentando la provocazione del governatore della Campania De Luca (che aveva annunciato di essere pronto a chiudere i confini campani in caso di aperture anticipate di determinate regioni del nord, come appunto la Lombardia), Feltri ha aggiunto: “Credo che nessuno di noi abbia voglia di trasferirsi in Campania. Io non ce l’ho con la Campania, sto semplicemente dicendo, perché dovremmo andare in Campania? A fare cosa? I posteggiatori abusivi?”.
Detto che Mario Giordano, come conduttore del programma, non si è sentito in dovere di dire due parole in difesa del sud o quanto meno di prendere le distanze dalle farneticazioni di Feltri, il problema è che il direttore di “Libero”, come ormai gli capita sempre più spesso, ha ampiamente superato i limiti della decenza (ed il minimo che ci si possa aspettare, dopo l’ennesima ignobile esternazione, è che venga immediatamente espulso dall’Ordine dei giornalisti).
Ma la sua non è certo una posizione isolata ma condivisa, magari con toni meno forti (ma non per questo meno offensivi) da certi ambienti e da quella parte della stampa che, direttamente e indirettamente, appoggia i sovranisti. Un po’ perché evidentemente in loro è endemica una certa dose di razzismo che, ora che non può esprimersi contro gli extracomunitari, si riversa nei confronti dei meridionali. Ma in parte anche come forma, a dir poco discutibile, di reazione di fronte al disastro, politico e sociale, avvenuto in Lombardia. Una vera e propria guerra al sud che da settimane si concentra sui giornali sovranisti (“Il Giornale”, “Libero”, “La verità”) e su alcuni canali di Mediaset (in particolare Retequattro).
Pochi giorni prima delle vergognose affermazioni di Feltri, ad esempio, il co-direttore di Libero, Senaldi aveva sbeffeggiato i meridionali sostenendo che è normale che, a differenza della gente della nord, non abbiano alcuna fretta di terminare il lockdown perché “non hanno tutta questa voglia di lavorare e, soprattutto, non hanno aziende da riaprire”.
Qualcosa di simile, alcuni giorni prima, aveva affermato Barbara Palombelli secondo cui “a Napoli e al sud ci sono pochi morti rispetto al nord perché lì sono più ligi e vanno tutti a lavorare”. Naturalmente non poteva mancare Sallusti che, a sua volte, in diverse occasioni aveva fatto riferimenti del genere nei confronti dei meridionali e che ora si è subito gettato in difesa di Feltri parlando (a sproposito) di volontà di censura, confondendo la libertà di espressione (sacrosanta) con la libertà di offesa. E poi ancora offese, discriminazioni e pregiudizi a getto continuo, con i soliti stereotipi sui meridionali e i napoletani.
“Napoli è abitata da fannulloni che suonano il mandolino”, “le città del sud non sono più attente a rispettare le restrizioni, semplicemente sono più furbe, si svuotano all’arrivo delle telecamere”, “De Luca usa toni forti perché sa che al sud per natura non sono abituati a rispettare le regole”. Potremmo proseguire a lungo, da quando siamo sprofondati in questo interminabile incubo di affermazioni del genere ne abbiamo lette e ascoltate a iosa.
Il culmine, però, si è raggiunto la settimana scorsa, sempre a “Fuori dal Coro”, quando Senaldi ha affermato: “ma il sud che deve riaprire? Al sud stanno comodamente a casa, magari con il reddito di cittadinanza, mentre al nord produttivo c’è il vero paese che deve reagire”. In studio era presente l’esponente del M5S Barbara Lezzi (ex ministro per il sud) che, più che comprensibilmente, ha subito replicato: “chieda scusa al 35% del popolo italiano da lei offeso perché deve fare il servo del suo direttore, si vergogni. Al sud ci sono, e ne conosco a migliaia, persone che pur con tante preoccupazioni si alzano alle 4 del mattino per andare al lavoro”.
Una sacrosanta e doverosa difesa contro gli insulsi pregiudizi contro i meridionali da parte della Lezzi che, però, è stata verbalmente aggredita nel proseguo della trasmissione dallo stesso conduttore Mario Giordano e, ancor più, da Maria Giovanna Maglie (e nei giorni successivi i soliti giornali hanno rincarato la dose). Va, per altro, sottolineato come certi comportamenti, che definire ignobili è riduttivo, sono solo l’espressione più evidente di un incomprensibile atteggiamento vagamente discriminatorio da parte dell’informazione nei confronti del sud. Che si esprime sottovalutando e dando poco risalto a quanto di positivo stanno facendo le regioni meridionali, derubricando a mera fortuna il fatto che al sud (fatti tutti gli scongiuri del caso…) ci sono pochi contagi e un numero decisamente inferiore.
Certo, lo abbiamo già sottolineato, il fatto che i contagi siano avvenuti prima al nord ha permesso al meridione di prepararsi meglio, di prendere le opportune precauzioni. Ma non è comunque accettabile che si sottovalutino e non si dia per nulla risalto al fatto che hanno molto contribuito alcune scelte corrette, per altro in evidente contrasto con quanto avvenuto in alcune regioni del nord (basterebbe pensare alla gestione delle Rsa).
Quasi nessuno, ad esempio, ha evidenziato come proprio a Napoli siano nati il primo Covid-center da campo, il primo protocollo sperimentale e il primo ospedale pubblico a contagio zero tra medici ed operatori sanitari. Mentre la “fanfara” della propaganda celebrava a reti unificate il miracolo milanese dell’ospedale in fiera, rilevatosi poi un costosissimo bluff, passava sotto silenzio il Covid center realizzato a tempo di record accanto all’ospedale del Mare, subito operativo con 72 posti letto di terapia intensiva (reali, non presunti come nell’ospedale in fiera a Milano).
“Anche a Napoli ogni tanto c’è una sorprendente eccellenza”. Così l’ha presentato nel suo tg a La7 Enrico Mentana. Superfluo aggiungere altro.