Piano delle opere pubbliche, il grande bluff


Con delibera n. 7 del 22 gennaio l’amministrazione Fioravanti ha approvato il programma triennale delle opere pubbliche, con il piano 2020 che prevede 82 interventi per un investimento complessivo di quasi 100 milioni di euro. Che, però, non è in alcun modo attendibile…

In genere viene chiamato il libro dei sogni. Ma, usando toni un po’ più forti, si potrebbe tranquillamente definire “carta straccia”. Sembrava impossibile anche solo immaginarlo, invece il primo programma triennale delle opere pubbliche, con il contestuale piano annuale per il 2020, dell’amministrazione Fioravanti è addirittura più sconcertante e ancora meno credibile di quelli del suo predecessore Castelli. Che, pure, negli anni passati aveva decisamente esagerato.

Come dimenticare, ad esempio, il faraonico piano delle opere pubbliche per il 2017, annunciato con la solita enfasi da parte del primo cittadino, con ben 72 interventi (per un investimento complessivo di oltre 44 milioni di euro), di cui poi meno di una decina sono stati realmente portati avanti. Si sperava che la nuova amministrazione comunale, al suo primo anno e quindi senza l’assillo delle imminenti elezioni, avesse un approccio differente e molto più serio, in modo da presentare un piano annuale (e triennale) concreto e fattibile, con le opere che effettivamente intende realizzare nel corso del 2020.

Invece “l’allievo ha superato il maestro” e al primo appuntamento ha presentato, se possibile con enfasi addirittura maggiore, un piano (annuale e triennale) delle opere pubbliche da favola, credibile quanto Babbo Natale. In particolare quello per il 2020, approvato con delibera di giunta n. 7 del 22 gennaio scorso, prevede ben 82 interventi, per un investimento complessivo che addirittura sfiora i 100 milioni di euro (97,5 milioni di euro). Già solo numeri del genere   farebbero sorgere qualche dubbio sulla sua reale attendibilità.

Ma più si va nel dettaglio, più si analizzano quel piano e tutti gli atti ad esso allegati e più i dubbi si trasformano in sconfortanti certezze. Prima di addentrarci nell’analisi, occorre innanzitutto sottolineare come le norme in materia prevedono che insieme al programma triennale delle opere pubbliche vadano approvati altri importanti documenti strettamente ad esso connessi, come il quadro delle risorse disponibili (con l’indicazione di quali risorse verranno utilizzate per finanziare gli interventi) e l’elenco degli immobili comunali in vendita.

Inoltre all’interno dello stesso piano annuale per ogni intervento devono essere indicate la fonte di finanziamento, il livello di progettazione approvata, il trimestre di inizio e quello della fine dei lavori. E proprio sulla base di questa serie di informazioni emerge con assoluta chiarezza quanto quel piano sia solo “fumo negli occhi”, oltre alla solita imbarazzante confusione e approssimazione che caratterizza ogni atto comunale.

Detto che 9 di quegli 82 interventi (per complessivi 31 milioni di euro) sono quelli che riguardano il piano scuole, “prigionieri” dell’irrealizzabile project financing che l’amministrazione comunale si ostina a non voler abbandonare e quindi con la certezza che non ci sono possibilità che vengano realizzati (ma neanche avviati) nel corso del 2020, uno degli indicatori fondamentali per comprendere se l’intervento inserito nel piano ha la possibilità o meno di essere quanto meno avviato nell’anno in corso è quello relativo al livello di progettazione approvata.

Ebbene delle 82 opere inserite nel programma annuale solo 5 hanno già il progetto esecutivo, altrettante hanno il progetto definitivo, mentre gli altri 72 sono ancora fermi allo studio di fattibilità. In pratica alla fase preliminare del lungo iter necessario per la progettazione di un intervento pubblico. Che, sulla base delle norme contenute nel Codice Appalti (dlgs 50/2016), prevede tre livelli successivi di approfondimento prima di appaltare i lavori per la realizzazione dell’opera stessa: il progetto di fattibilità tecnica ed economica, il progetto definitivo e il progetto esecutivo. In altre parole solo dopo l’approvazione e sulla base di quanto previsto dal progetto esecutivo si procede al bando di gara per l’assegnazione dei lavori.

Per quanto riguardano i tempi che intercorrono dalla prima fase fino all’assegnazione dei lavori naturalmente variano da ente ad ente ma, in genere, dallo studio di fattibilità all’avvio dell’intervento trascorrono non meno di 7-8 mesi nei casi migliori. Che non comprendono certo il Comune di Ascoli dove, quando va bene, si superano ampiamente i 12 mesi. Prendendo, ad esempio, uno degli interventi inseriti in quel piano, “Riqualificazione del campo Squarcia”), grazie alla determina n. 4102 sappiamo che lo studio di fattibilità è stato approvato nell’aprile 2019, mentre a fine 2019 (proprio attraverso quella determina) è stato affidato l’incarico per effettuare una serie di studi e analisi tecniche necessarie per l’ulteriore fase progettuale.

In pratica dopo 10 mesi siamo ancora in alto mare e, di conseguenza, si andrà decisamente oltre l’anno di attesa dall’approvazione dello studio di fattibilità allo svolgimento della gara di appalto. Questo significa, tornando al piano annuale 2020, che sarà già un mezzo miracolo se qualcuno dei 72 interventi fermi allo studio di fattibilità vedrà concretamente partire i lavori prima della fine dell’anno.

Guardando, poi, agli altri indicatori e ai documenti connessi al piano annuale emerge un quadro di assoluta confusione e approssimazione da parte dell’amministrazione comunale. Che, oltretutto, non è neppure capace di inserire in quegli atti ufficiali dati coerenti e non in contraddizione tra loro. Per quanto concerne il termine (presunto) di inizio lavori per 9 opere viene indicato il secondo trimestre, mentre per tutti gli altri si parla di terzo e quarto trimestre del 2020. Ma, incredibilmente, tutti i 9 interventi che dovrebbero vedere l’avvio dei lavori entro giugno 2020 sono ancora fermi (a livello di progettazione) allo studio di fattibilità.

Quindi, sulla base di quanto visto, non è improbabile che inizino realmente entro quel periodo, è certo che quell’indicazione non è per nulla attendibile. Tra questi, tra l’altro, c’è anche l’adeguamento sismico della scuola media Don Giussani di Monticelli, una delle principali vergogne condivise dalla precedente e dell’attuale amministrazione. Più in generale si ha la netta sensazione che il termine di inizio e di fine lavori vengono indicati a caso, senza alcuna aderenza con la situazione reale. Sempre per quanto concerne la Don Giussani, ad esempio, se è assolutamente non attendibile la data presunta di inizio lavori (entro giugno 2020) è semplicemente paradossale quella indicata per la fine lavori (30 settembre 2020).

Tre mesi per un intervento così complesso non sarebbero sufficienti in nessun luogo al mondo, tanto meno in un Comune che ha impiegato quasi 4 anni per realizzare una semplice tribuna di uno stadio… Lo stato confusionale e, di conseguenza, la conferma dell’assoluta inattendibilità di quel piano emerge, però, con assoluta chiarezza analizzando il quadro delle risorse disponibili.

Secondo quanto è riportato nell’allegato A  della delibera n. 7 (quella del programma delle opere pubbliche) poco meno di 81 dei 97,5 milioni di euro del piano stesso arriveranno da entrate con destinazione vincolata per legge. La restante parte è, tra le altre cose, finanziata per 4,6 milioni di euro da mutui e per 2,5 milioni di euro dalla vendita del patrimonio immobiliare comunale. Dati che, però, non corrispondono poi con quanto è riportato nell’elenco degli interventi previsti per il 2020. Dal quale emerge, invece, che i 13 interventi che dovrebbero essere finanziati con i mutui complessivamente comportano un investimento di poco meno di 3,5 milioni di euro.

Ancora più surreale e complesso il discorso relativo ai fondi derivanti dalla vendita del patrimonio immobiliare. In questo caso l’incongruenza è ancora maggiore perché, secondo il piano comunale (allegato C alla delibera n. 7), se andasse a buon fine concretamente la vendita di tutti gli immobili che dovranno essere messi in vendita nel 2020 e nel 2021 l’amministrazione comunale incasserebbe meno di 7,4 milioni di euro (3,6 nel 2020 e 3,7 nel 2021).

Però, secondo quanto è invece riportato nel quadro delle risorse disponibili, l’amministrazione comunale conta di finanziare le opere 2020 e 2021 con poco meno di 7,8 milioni di euro provenienti dalla vendita del patrimonio immobiliare in quegli 2 anni. Al di là del fatto che i due dati non corrispondono, è opportuno sottolineare come 23 dei 26 immobili che fanno parte dell’elenco 2020 dei beni comunali in vendita in realtà erano già presenti nell’elenco del 2019, del 2018, del 2017. In altre parole si tratta di beni che il Comune da oltre 3 anni sta cercando di vendere, ovviamente senza successo.

E’ quanto meno impensabile che ora, d’incanto, riesca invece a completare nel 2020 e nel 2021 la vendita di tutti gli immobili presenti in quell’elenco. Quindi quei 7,4 milioni di euro (o 7,8 che siano) difficilmente saranno a disposizione dell’amministrazione comunale (almeno non interamente). E, di conseguenza, le opere che dovrebbero essere finanziate da quei fondi sono molto più che a rischio, a prescindere da tutte le altre considerazioni.

Nel complesso, quindi, siamo di fronte ad un vero e proprio bluff, per altro riuscito malissimo e facilmente scopribile…

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