Nel mezzo delle furibonde polemiche per la presenza di Junior Cally al festival di Sanremo, ritenuta inopportuna perché il rapper romano avrebbe cantato canzoni che istigano alla violenza e al femminicidio, un post dell’ex ministro dell’interno provoca sconcerto e indignazione
In quello strano e sempre più cervellotico paese che è diventato l’Italia ormai non c’è da stupirsi più di fronte a nessun ridicolo paradosso. Così può accadere tranquillamente che per tutti i media, per il mondo politico e per l’opinione pubblica il problema e lo scandalo del momento siano la partecipazione al festival di Sanremo di Junior Cally, il rapper accusato di aver cantato un brano nel quale istigherebbe alla violenza e al femminicidio, e non il fatto che il leader del primo partito italiano e, fino a qualche mese fa, ministro dell’interno, in una delle sue esternazioni sui social, di fatto ha avallato e considerato lecite le violenze domestiche nei confronti delle donne.
Da quando è stato reso noto che il 29enne rapper romano parteciperà a Sanremo si è scatenato un autentico putiferio. Una presenza inopportuna per molti, visti i testi delle sue canzoni. In particolare sotto accusa la canzone “Streghe” il cui testo viene considerato (non a torto) un’istigazione alla violenza. Sono scese in campo per chiedere che Junior Cally non partecipi al festival della canzone italiana associazioni e commissioni pari opportunità, politici, commentatori, alcuni quotidiani, come se in Italia non ci fossero problemi ben più pressanti, hanno avviato una vera e propria campagna per chiedere la sua esclusione.
“Scelte come quelle di Junior Cally sono eticamente inaccettabile per la stragrande maggioranza degli italiani” ha tuonato il presidente della Rai Marcello Foà che ha poi auspicato che il direttore artistico “sappia riportare il festival nella sua giusta dimensione” “La notizia che Junio Cally sarà in gara al Festival di Sanremo è avvilente – ha commentato il vicepresidente della Camera Mara Carfagna – tutti gli sforzi dei legislatori, delle associazioni delle donne, di tutti coloro che si impegnano ogni giorno per combattere la piaga della violenza maschile rischiano di essere vanificati quando la televisione pubblica offre una così grande occasione di visibilità a un individuo che, nei suoi testi, inneggia al femminicidio e descrive le donne come trofei o vittime”.
Siamo assolutamente contro ogni forma di censura e per la più totale libertà di espressione ma è difficile non condividere quanto dichiarato dalla Carfagna, soprattutto perché si tratta della tv pubblica che farebbe meglio a non dare spazio e visibilità a chi, anche solo nelle canzoni, non solo in qualche modo inneggia alla violenza sulle donne ma ripropone un vecchio e inaccettabile modello. Ancor più, però, la tv pubblica non dovrebbe dare spazio e visibilità e i media dovrebbe insorgere contro chi occupa o occupato un fondamentale ruolo istituzionale e si esprime non in maniera molto differente dal rapper romano.
Stiamo parlando del leader della Lega Matteo Salvini che, naturalmente, non poteva non intervenire sull’argomento del momento. E lo ha fatto nel suo solito modo, attraverso i social. “A proposito – ha scritto l’ex ministro dell’interno – mi vergogno di quel cantante che paragona donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana”.
A vergognarsi, però, dovrebbe essere anche chi pensa che gli insulti, le violenze e gli abusi sulle donne vanno bene se fatti in casa. Perché, che sia per un errore o per quello che viene definito un “lapsus freudiano”, nella lingua italiana il significato di quel post è inequivocabile. Da vomito, non ci sono altri modi per definirlo, a maggior ragione per il fatto che a scriverlo non è qualche sprovveduto qualsiasi (che non sarebbe comunque giustificato) ma chi per un anno e mezzo ha guidato il Viminale (il ministero dell’interno) e quindi dovrebbe sapere bene di cosa parlando. E, soprattutto, dovrebbe essere perfettamente a conoscenza del fatto che la stragrande maggioranza delle violenze sulle donne avvengono proprio tra le mura domestiche. In altre parole, quel “lo fai a casa tua” è purtroppo la regola ed è semplicemente vergognoso che un ex ministro possa considerarlo cosa normale (almeno secondo quanto scritto in quel post).
Secondo i dati ufficiali sono quasi 5 milioni le donne che hanno subito violenza domestica in Italia ed un terzo di loro sono vittime silenti, che non denunciano e non si rivolgono neppure ai medici, convinte che la violenza subita non sia reato ma solo “qualcosa di sbagliato”, che se avviene tra le mura domestiche non è poi da considerare così grave.
Chissà come avranno interpretato quelle donne e i loro carnefici quel “lo fai a casa tua”, i secondi sicuramente come una sorta di legittimazione, se persino un ex ministro dell’interno sostiene che certe cose le “fai a casa tua”, allora evidentemente deve essere lecito farlo. Ovviamente non lo è ed è oltre modo vergognoso che Salvini abbia potuto scrivere una simile atrocità, senza poi neppure sentire il bisogno di scusarsi per chiarire che aveva sbagliato, che voleva dire altro ma si espresso male (malissimo).
Ancora più vergognoso, però, è che coloro che hanno “sparato a zero” su Junior Cally, che hanno invocato (a ragione) la sua esclusione da Sanremo sono poi rimasti muti di fronte alle ignobili parole di Salvini. Le affermazioni fatte dalla vicepresidente Carfagna, assolutamente e totalmente condivisibili, avremmo voluto sentirle ripetere dopo il post di Salvini. Così come le campagne lanciate da alcuni quotidiani per boicottare Sanremo e chi scrive simili versi “infamanti”, quanto meno per coerenza dovevano essere fatte anche per boicottare chi legittima in quel modo le violenze domestiche.
Invece, come avviene troppo spesso in Italia, sono tutti intransigenti (quando si parla di violenza sulle donne giustamente) e implacabili con i più “deboli” (anche se definire tale il rapper romano non è del tutto appropriato) ma, poi, docilmente supini quando di mezzo c’è qualche potente. In questo caso il leader del partito che, secondo tutti i sondaggi, ha il consenso di un terzo dell’elettorato. Naturalmente, poi, ci sono gli avversari politici di Salvini che protestano e accusano il leader leghista per quelle inaccettabili parole.
Comprensibile ma così, ancora una volta, il tutto si trasferisce sul piano dello scontro politico, facendo inevitabilmente passare in secondo piano l’aspetto che invece è fondamentale di questa vicenda e che, in un paese civile, dovrebbe essere sottolineato con forza da tutti, senza distinzioni politiche.
Cioè che parlare e comportarsi in un certo modo con le donne (“violentate, sequestrate, stuprate, usate come oggetti”) non è lecito e non è accettabile né in diretta Rai né, tanto meno, “a casa tua”. E che, chiunque pensi il contrario, non è degno non solo di Sanremo ma anche di pensare solamente di rappresentare in qualche modo il nostro paese.