A luglio aveva annunciato di aver inviato a Roma la lettera per candidatura Unesco per Ascoli. Ora, però, dopo che la risposta del segretario generale ad una richiesta del consigliere Ameli ha svelato il bluff, il sindaco Fioravanti ammette il clamoroso autogol
Ha aspettato 5 giorni il sindaco Marco Fioravanti per cercare di chiarire il mistero della lettera per la candidatura al riconoscimento Unesco per il capoluogo piceno. E forse avrebbe dovuto attendere qualche giorno in più perché la sua spiegazione (che in realtà non spiega nulla) è a dir poco confusa e confusionaria e lo espone ad una duplice imbarazzante “figuraccia” (perché da un lato c’è di fatto la conferma della sua bugia e, dall’altro, la dimostrazione che neppure sa bene di cosa sta parlando). In altre parole, come purtroppo spesso accade, “la toppa” è decisamente “peggio del buco”.
“Siamo curiosi di capire come potrà giustificare l’ingiustificabile…” avevamo concluso l’articolo con il quale 6 giorni fa raccontavamo la sconcertante vicenda della fantomatica ed inesiste lettera (vedi articolo “Farsa Unesco, la lettera del sindaco è una fake”). Non sappiamo se, di fronte a tale evidenza, ci potesse essere un modo elegante per uscire da questa imbarazzante storia con meno danni. Di sicuro, però, peggio di così davvero non poteva fare il sindaco Fioravanti che, se non fosse che ha raccontato una “balla” ai cittadini ascolani, farebbe quasi tenerezza nel suo improvvido e sconfortante tentativo di uscire dalle “sabbie mobili” in cui è finito.
Come si ricorderà poco più di 2 mesi fa, esattamente il 25 luglio, il primo cittadino attraverso i quotidiani locali annunciava di aver inviato a Roma la lettera per chiedere la candidatura al riconoscimento Unesco per il capoluogo piceno. La settimana scorsa, però, il clamoroso colpo di scena. Il consigliere comunale Francesco Ameli ha, infatti, pubblicato sui social la risposta scritta che gli ha inviato il segretario comunale alla sua richiesta di rilascio di copia di atti amministrativi. In particolare l’esponente del Pd aveva chiesto copia del parere dell’Avvocatura comunale circa gli incarichi alla Start Plus e, appunto, della lettera inviata dal sindaco per sollecitare la candidatura Unesco.
“Sentiti all’uopo la Segreteria del Sindaco e il Servizio Avvocatura comunale, si comunicano che non risultano esistenti gli atti richiesti” scrive il segretario generale del Comune che, quindi, non lascia spazio a dubbi ed interpretazioni. Quegli atti non esistono e non sono mai esistiti, in altre parole non c’è e non è mai stata inviata a Roma dal sindaco alcuna lettera inerente la candidatura Unesco per Ascoli. Di conseguenza Fioravanti non ha raccontato la verità. Di fatto, nell’intervento riportato martedì 8 ottobre su un quotidiano locale, il sindaco non può confermare l’assenza della lettera, pur se con un incredibile giro di parole e cercando di raccontare una storia completamente differente rispetto a quella da lui stesso narrata oltre 2 mesi fa.
“Abbiamo avviato un ragionamento a Roma con i parlamentari del Piceno sul procedimento – afferma il primo cittadino – Le domande per entrare in lista si dovevano fare entro il 31 agosto e non abbiamo fatto in tempo per il 2019. Ma abbiamo iniziato un procedimento per cercare di capire su cosa puntare e su cosa basare la nostra richiesta futura. Ho chiesto un appuntamento ufficiale con Daniela Tisi, presidente della commissione reti museali e sistemi territoriali, ma in quel periodo è caduto il governo e le pratiche si sono arenate”.
Non bisogna essere dei geni per comprendere che tra l’invio di una lettera per avanzare la candidatura e “abbiamo avviato un ragionamento a Roma” c’è un abisso. Al di là di ogni considerazione nel merito, il punto è uno solo e molto chiaro. Se anche le argomentazioni e le giustificazioni che ora Fioravanti invoca per il mancato invio della lettera fossero condivisibili (e come vedremo in realtà sono molto confuse e poco concrete), il problema è che a fine luglio il sindaco aveva annunciato che la lettera era già stata inviata. In pratica ha annunciato di aver fatto un passo importante in direzione del riconoscimento Unesco che, invece, non ha fatto. Quindi ha detto una bugia.
A tal proposito non ci possono essere dubbi, se anche si volessero prendere con le dovute cautele le dichiarazioni dello stesso Fioravanti riportate “virgolettate” da diversi quotidiani locali (“proprio questa settimana ho inviato una lettera per sollecitare la candidatura ascolana alla commissione italiana dell’Unesco con due punti di forza: piazza del Popolo e la nostra oliva ripiena Dop”), c’è il video dell’intervista realizzata da una tv locale con il primo cittadino, ovviamente sempre in merito alla vicenda dell’Unesco, nella quale lo stesso Fioravanti ribadisce di aver inviato a Roma la famosa (e inesistente) lettera.
“Ha avviato una serie di contatti e ho anche inviato una lettera per avere confronti a Roma per la pratica Unesco” dice testualmente Fioravanti. “Abbiamo avanzato l’idea del riconoscimento, stiamo studiando e stiamo cercando creare una commissione ad hoc per studiare quali sono gli aspetti che possono portare al tavolo della pratica Unesco” aggiunge poi il sindaco che cita poi piazza del Popolo e l’oliva dop ascolana come punti per avviare la pratica.
Ora, nell’intervento pubblicato su un quotidiano locale, non si parla più di oliva dop ma, oltre piazza del Popolo, si fa riferimento alla necropoli longobarda di Castel di Trosino e ad una non meglio precisata “intangibilità dei Piceni”, ribadendo come e mesi fa l’intenzione di creare una commissione ad hoc. Al di là della menzogna raccontata, quindi, a fine luglio, il sindaco dimostra di avere in testa, almeno per quanto riguarda l’Unesco, una confusione terribile, non solo in merito agli “aspetti da portare al tavolo della pratica”, ma anche portando giustificazioni che non reggono e che appaiono palesemente insussistenti. Innanzitutto perché, con la scadenza del 31 agosto per le domande, c’era tutto il tempo per presentare quella per candidatura di Ascoli.
Poi perché la fine del governo (che per altro è caduto il 20 agosto, quindi un mese dopo i fatti raccontati da Fioravanti, non ha inciso e non poteva incidere in alcun modo. Per altro, come ampiamente sottolineato, il nocciolo del problema è che l’intervento del sindaco ha spazzato via i dubbi residui (ammesso che ancora ce ne fossero), confermando la menzogna raccontata a fine luglio dal primo cittadino (l’invio della lettera).
Abbiamo già sottolineato come, a nostro avviso, chi ha l’onere e l’onore di rivestire certi importanti incarichi (che siano a livello nazionale o locale) non può, nell’esercizio delle proprie funzioni, raccontare bugie ai cittadini. E che, nel caso invece accadesse, una volta scoperto dovrebbe immediatamente farsi da parte. Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che Fioravanti non avrà il coraggio e il buon senso di farlo. Siamo certi, però, che questa resterà una macchia grave e indelebile per il primo cittadino…