L’indecente strumentalizzazione fatta dalla politica e da parte dell’informazione rischia di far passare in secondo piano il vero nocciolo del problema, il sistema assolutamente inadeguato di allontanamento da casa dei minori e dei conseguenti affidamenti
Non ci eravamo certo illusi che in un paese in un sempre più profondo stato di degrado civico e morale la vicenda dei bambini di Bibbiano potesse far scaturire, come invece sarebbe necessario, una seria e profonda riflessione sul sistema degli allontanamenti e dei conseguenti affidamenti (in strutture o in famiglia). Ma francamente non avremmo mai immaginato che si potesse scendere così in basso, che anche un dramma (comunque siano andate le cose tale è da considerare) che coinvolge dei bambini indifesi potesse dare il via ad un simile squallido livello di speculazioni, ad un vero e proprio festival dello sciacallaggio politico e mediatico.
Come ha scritto giustamente Michele Brambilla su “Il Resto del Carlino”, “a Bibbiano non c’è uno scandalo, se ne sono due. Il primo è quello di cui si occupano la magistratura – che conduce le indagini – e i giornali che ne danno conto. Il secondo è la vergognosa strumentalizzazione che ne viene fatta dalla politica (o meglio da una parte della politica)”. E, bisognerebbe aggiungere, da una parte dell’informazione. Che da un lato fornisce numeri e dati a sensazione (un po’ per ignoranza della materia, molto per fare ancora più impressione), come se non fosse già sufficiente il semplice e crudo racconto dei fatti per colpire e infiammare gli animi.
Dall’altro elabora teorie e costruisce intrighi e complotti surreali che, però, servono a sostenere certe tesi, certe posizioni preconcette. E’ sicuramente importante l’attenzione che ora gran parte dei media riservano al tema degli allontanamenti e dei conseguenti affidamenti, anche se ci sarebbe da chiedersi le ragioni del silenzio in tutti questi anni quando casi simili a quelli di Bibbiano non mancavano certo. Però sarebbe importante farlo seriamente, con criterio e non certo sparando dati a caso, solo con lo scopo di provocare ancor più sensazione.
Ci ha molto colpito, in tal senso, la prima pagina di qualche giorno fa di un quotidiano che sparava cifre e dati, ovviamente senza citare le fonti, assolutamente inattendibili: 50 mila bambini allontanati dalla famiglia originaria, rette giornaliere anche di 400 euro, giro di affari di 4,5 miliardi, il 90% dei bambini allontanati dalle famiglie senza aver subito violenze fisiche o sessuali. La volontà di fare a tutti i costi scalpore, come se non fossero già sufficienti i semplici fatti, rischia di rendere tutto surreale.
Eppure i dati ufficiali, forniti come sempre dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, ci sono e sono disponibili per chiunque voglia davvero informarsi e parlano di 14 mila minori dati in affidamento familiare e poco meno di 13 mila minori in comunità e case famiglie (quindi quasi 27 mila minori allontanati dalla famiglia originaria, altro che 50 mila…). Non solo, le rette giornaliere dei bambini in comunità o in case famiglie vanno da 70 fino ad un massimo di 200 euro al giorno, con la media che si aggira intorno ai 110-120 euro. Tantissimo, sufficiente purtroppo per alimentare in qualcuno lo spirito da business.
Ma quel dato di 400 euro è irreale, forse chi lo riporta ha semplicemente fatto confusione (evidentemente non conoscendo bene la materia) perché quella è, in media, la cifra che ricevono le famiglie a cui viene assegnato un minore in affidamento familiare. Ben differente anche il cosiddetto giro di affari (per i dati ufficiali intorno al miliardo di euro all’anno), mentre per il Centro nazionale di documentazione più del 50% dei minori allontanati hanno subito in famiglia violenze o abusi fisici e sessuali. Naturalmente anche così siamo di fronte a dati impressionanti perché le rette giornaliere restano ugualmente elevatissime, così come il giro di affari così elevato da attirare inevitabilmente l’interesse di chi non ha certo al primo posto il benessere dei minori.
Allo stesso modo, è sconcertante che poco meno del 50% dei minori sono stati allontanati da casa non per abusi o violenze ma per la discutibile interpretazione del concetto di “capacità genitoriale” che finisce per generare delle autentiche mostruosità. Ancora peggio, però, è il tentativo messo in atto da alcuni organi di informazione (spalleggiati da associazioni e esponenti politici) di far balenare la folle teoria che dietro il sistema degli allontanamenti ci sia una sorta di strategia per disgregare la famiglia per promuovere nuovi modelli di società basati graditi alle comunità lgbt.
Anche in questo caso ci sono i dati che non lasciano spazio a dubbi. E ci dicono che la maggior parte delle comunità e case famiglie che accolgono minori allontanati da casa sono comunque dell’area cattolica ed ecclesiastica (qualche anno fa erano oltre il 70% ed i numeri in questi anni non sono certo cambiati), mentre per quanto concerne i minori dati in affidamento familiare una percentuale assolutamente irrisoria (meno del 3%) è in coppie omosessuali. Ma l’emblema di questo mal costume di parte dell’informazione è la storia dell’utilizzo dell’elettroshock (nel folle racconto di qualcuno per cancellare i ricordi dei bambini). Il procuratore Mescolini che conduce le indagini ha più volte smentito e sottolineato che si tratta di una semplice invenzione.
Eppure ancora oggi, come se nulla fosse, giornali e siti on line continuano a parlare dell’elettroshock, suscitando lo sdegno di frotte di “beoti”, pronti a bersi qualsiasi cosa. Molto peggio di quello mediatico, però, è l’indegno sciacallaggio politico. E’ davvero imbarazzante, molti esponenti politici non si fermano di fronte a nulla, sono pronti a passare sopra e speculare su qualsiasi cosa. Si è fatto (e si continua a fare) sulla pelle di chi è stato colpito dalla tragedia del terremoto, si fa senza alcuno scrupolo sulla pelle di quei poveri bambini e delle famiglie.
Ed in entrambi i casi delle vittime di quelle tragedie in realtà non frega niente a nessuno. Perché se così fosse invece di fare chiacchiere si metterebbero in pratica atti concreti per aiutarli. Invece si continua a strillare e fare proclami perché l’unico interesse reale, concreto, è cercare di speculare, di trarre vantaggio anche da questa situazione (o, in alternativa, mettere in cattiva luce l’avversario). Che questa indegna opera di sciacallaggio venga da qualche gruppo politico ridotto ai minimi termini e ormai disperato, quindi alla ricerca di un momento di notorietà, lascia il tempo che trova. Ma se a metterla in atto sono, addirittura, alcuni dei massimi esponenti del governo, allora la situazione è molto più grave.
Lo abbiamo detto più volte (ed ogni volta ci tocca cambiare idea perché, a quanto pare, al peggio non c’è mai fine in questo paese), ma davvero la vergognosa esternazione del vicepremier Di Maio è il punto più basso mai toccato dalla politica nel nostro paese da decenni. Quel “non faremo mai un’alleanza con il partito di Bibbiano” è qualcosa che va oltre l’indecenza, in un paese normale un vicepremier che pronuncia una simile bestialità non resterebbe in carica un minuto in più. Sarebbe sin troppo facile sottolineare che, utilizzando l’ignobile metro di giudizio del vicepremier, il M5S in questa vicenda sarebbe molto più esposto del Pd.
Ma lasciamo volentieri a Di Maio queste indecenti bassezze, indegne di un rappresentante istituzionale. Naturalmente a proposito di speculazioni politiche non poteva certo mancare Matteo Salvini che ha atteso qualche giorno in più per poi fare il suo consueto show, ricco di promesse e di proclami da capo popolo. Naturalmente, però, il leader della Lega si è ben guardato dallo spiegare come è possibile gridare ai quattro venti di tutto contro l’inadeguato sistema degli allontanamenti ma, poi, appoggiare incondizionatamente il ddl Pillon che rischia concretamente di rafforzare e peggiorare quel sistema.
Ancora, come si conciliano le promesse di avviare al più presto una commissione d’inchiesta sulle case famiglie di fronte al fatto che, con l’insediamento del nuovo governo, è stata bloccata una commissione simile e, soprattutto, non è mai stato convocato l’Osservatorio nazionale sull’infanzia e l’adolescenza. La risposta è scontata. “Niente speculazioni politiche” hanno scritto in diversi cartelli e ripetuto più volte i cittadini di Bibbiano sabato 20 luglio nel corso della fiaccolata di protesta. Nella quale, ovviamente, hanno chiesto anche la massima attenzione da parte di tutti, politici e media.
Le due cose (niente speculazioni e massima attenzione) sono assolutamente possibile, soprattutto se ci si rende conto che questa brutta storia ha una doppia chiave di lettura. La prima, scontata e ovvia, verso la ricerca seria e attenta della verità e delle eventuali responsabilità penali individuali. Compito che spetta a magistrati e giudici, con l’informazione e il mondo politico che non può far altro che limitarsi a vigilare, senza chiedere e pretendere processi sommari.
La seconda chiave di lettura, quella su cui invece può e deve intervenire la politica, almeno chi ha davvero a cuore la sorte dei bambini e non solamente il proprio tornaconto propagandistico, riguarda la totale revisione del sistema di allontanamento dei minori (e i conseguenti affidamenti). Che fa acqua da tutte le parti, rischia di provocare danni pesantissimi e presta facilmente il fianco all’accadere di vere e proprie bestialità.
E’ necessario innanzitutto rivedere le norme, intervenire per eliminare o quanto meno attenuare quel concetto di “capacità genitoriale” che può voler dire tutto o nulla e che, prestandosi troppo facilmente alla libera interpretazione di assistenti sociali e solerti giudici, produce spesso vere e proprie mostruosità. Ancora, è assolutamente necessario rivedere il ruolo di assistenti sociali, consulenti vari e giudici onorari.
C’è poi tutto il discorso sulle strutture a cui vengono affidati parte dei minori allontanati da casa da affrontare. Chi, soprattutto i politici, continua a ripetere di tenere i riflettori accesi su questa vicenda se davvero ha a cuore il problema deve impegnarsi in questo senso. Urlando un po’ meno e lavorando concretamente un po’ di più…