Nell’indecoroso spettacolo della campagna elettorale, tra aggressioni, scontri verbali,congetture e macchinazioni, emerge con chiarezza la sensazione che, quelli che da 20 anni governano il capoluogo, ormai si sentano padroni intoccabili della città a cui tutto è consentito…
Bisogna ammettere che questa nauseante campagna elettorale non finisce mai di stupire, purtroppo sempre nel modo peggiore. Se qualcuno si era illuso che, passato il primo turno e arrivati al ballottaggio i due candidati del centro destra con i rispettivi schieramenti (da 20 anni uniti nel governare la città), i toni inaccettabili ed eccessivi della prima parte della campagna elettorale (siamo addirittura arrivati ad un’aggressione nei confronti di un candidato consigliere, senza che dallo schieramento di Fioravanti si sia neppure levata una voce di solidarietà nei confronti dell’aggredito…) sarebbero tornati più civili, è rimasto profondamente deluso.
Invece che diventare più civili i toni si sono ulteriormente alzati e, nella peggiore tradizione degli ultimi anni del nostro paese, allo scambio di accuse, spesso anche di insulti ora si aggiunge tutto il peggiore campionario fatto di meschine e improbabili macchinazioni, surreali ipotesi di complotti e chi più ne ha più ne metta. Il tutto, ovviamente, senza che nessuno si preoccupi minimamente di parlare in concreto di programmi, di come si intendono affrontare le tante emergenze cittadine. Che, per altro, la maggior parte delle quali sono state provocate proprio dalla loro azione amministrativa in questi 20 anni.
“Guerra” in pubblico, d’amore e d’accordo in Comune
Nel complesso uno spettacolo davvero imbarazzante, a dir poco nauseante. Con un’avvertenza importante per i cittadini ascolani: al di là dei toni vergognosi e inaccettabili, non c’è nulla da prendere sul serio, è uno scontro virtuale, per nulla reale.
Come dimostra il fatto che, mentre si scontrano in pubblico, nelle stanze del Comune quasi quotidianamente si incontrano e insieme, in piena sintonia e massima unione, continuano ad approvare atti e delibere (anzi, guarda il caso la produzione di atti comunali e delibere negli ultimi 60-90 giorni ha avuto un clamoroso e insospettabile incremento). In altre parole, siamo pronti a scommettere che, chiunque vincerà al ballottaggio, tempo qualche mese (al massimo…) e torneranno “tutti insieme appassionatamente”.
Va detto, per onestà, che ad alimentare questo insopportabile clima più che i due candidati sindaci sono i rispettivi “peones”, anche se, per ulteriore amore di verità, è soprattutto lo schieramento di contorno di Fioravanti che sta dando il peggio, evidentemente e chiaramente irritati e delusi per la mancata vittoria al primo turno (per la verità neppure sfiorata).
Quel che è più sconcertante è che ad alimentare maggiormente i toni astiosi e di “guerra totale” (sempre e comunque più virtuale che reale) sono in particolare alcuni dei “trombati” eccellenti, cioè quei candidati consiglieri che credevano che l’ingresso in Consiglio Comunale per loro sarebbe stato scontato e, invece, hanno dovuto dare i conti con una cocente bocciatura.
L’assordante silenzio elettorale
Al di là del clima sempre più irrespirabile, quello che emerge con assoluta e sconfortante chiarezza da questa vergognosa campagna elettorale, oltre al livello sempre più basso dei nostri rappresentanti politici, è l’idea che coloro che da 20 anni governano il capoluogo piceno ormai si considerino a tutti gli effetti gli indisturbati “padroni della città”, a cui tutto è permesso, che possono tranquillamente permettersi il lusso di andare oltre le regole che, invece, i comuni cittadini sono obbligati a rispettare, che mal sopportano e non accettano che nulla di quanto dicono o fanno possa anche solo essere messo in discussione.
Di esempi, a tal proposito, ce ne sono e ce ne sono stati (nelle settimane passate) anche troppi. Basterebbe, ad esempio, pensare a quanto accaduto il giorno del voto e il sabato precedente, quando in teoria tutti (naturalmente Salvini escluso che, in qualità di signore e padrone indiscusso non solo del governo ma dell’intero paese può legittimamente fare tutto quello che vuole) dovrebbero rispettare il silenzio elettorale.
Invece abbiamo dovuto assistere alla solita squallida tradizione dei messaggi, con l’invito al voto per il proprio candidato sindaco, inviati sui cellulari di un gran numero di ascolani, così come all’indebita (ed espressamente vietata, anche con ripetute sentenze della Cassazione) presenza del candidato sindaco o di qualche candidato consigliere nei seggi.
Il concetto è chiaro ed evidente, la legge e le norme devono essere rispettate dai cittadini comuni, non certo dai “padroni della città”. Come detto di episodi ed esempi di questo tipo ce ne sono stati numerosi in questo periodo di campagna elettorale. Vogliamo, però, porre la nostra attenzione su due episodi in particolare che sono, a nostro avviso, a dir poco emblematici.
L’improbabile congiura contro Castelli alla Regione
Il primo riguarda l’ignobile “supercazzola”, nata sull’onda di un articolo di giornale che, sulla base di improbabili voci stile “vernecchie” da vecchie comari al mercato, paventava un possibile “scellerato” accordo tra Celani e il Pd ascolano (che quindi appoggerebbe al ballottaggio, più o meno apertamente, l’ex sindaco) per scongiurare poi la possibile candidatura di Castelli (per il centrodestra) alle prossime elezioni regionali contro Ceriscioli (immediata la replica dall’altra parte con le voci, anch’esse prive di concreto fondamento, di un accordo di Fioravanti con il M5S in cambio della poltrona di presidente del Consiglio Comunale per Tamburri).
Una banalità tale che (per ovvie ed evidenti ragioni, prima tra tutte il fatto che la candidatura alle regionali di Castelli è molto più che presunta) non meriterebbe neppure di essere presa in considerazione ma che è stata immediatamente e strumentalmente cavalcata da alcuni esponenti della coalizione di Fioravanti.
Ci può stare, soprattutto in un quadro così deprimente e di basso livello. Quello che non ci sta è la reazione stizzita e rabbiosa di fronte a chi, ingiustamente e immotivatamente tirato in ballo, comprensibilmente e legittimamente annuncia azioni concrete (fino alla querela per diffamazione) per tutelarsi e ristabilire la verità. Ai “padroni della città” è concesso di tutto, anche di diffondere palesi ed evidenti congetture, senza che chi è ingiustamente colpito da tutto ciò possa permettersi di replicare a tono.
Per fortuna, però, che poi a riportare il sorriso anche su questa vicenda ci ha pensato il sempre più confuso assessore allo sport Brugni. Che, in un impeto irrazionale, ha tuonato su facebook “No ad inciuci, ad Ascoli decidono gli ascolani, fuori i pesaresi e gli anconetani. Marco Fioravanti sindaco”.
Dimenticando, però, che in realtà proprio Marco Fioravanti è stato scelto non certo dagli ascolani ma, è cosa ampiamente nota e ribadita più volte dagli stessi diretti interessati, a Roma da Salvini, Meloni e Berlusconi. Bisogna, però, essere indulgenti con l’assessore. Dopo la batosta subita domenica scorsa (oltre 200 preferenze in meno) ha bisogno di un po’ di tempo per riprendersi!
Il comizio al palazzetto e il regolamento degli impianti sportivi
L’altro episodio che, a nostro avviso, ancor più degli altri evidenzia questa tendenza a sentirsi i padroni incontrastati della città, riguarda la chiusura della campagna elettorale di Marco Fioravanti (venerdì 24 maggio). Che, per il rischio maltempo, all’ultimo momento è stata spostata nel palazzetto dello sport di Monticelli. Con tanto di discutibile sfratto per il torneo di calcio a 5 (a quanto ci risulta organizzato da Confindustria) che doveva disputarsi in quelle ore nella struttura di fronte all’ospedale.
Al di là di questo particolare (e al di là del fatto che tutti gli altri schieramenti, pur con il rischio maltempo, hanno mantenuto il luogo prefissato), comunque già piuttosto significativo, ci sarebbe in realtà il nodo ben più importante del rispetto di quanto previsto dal Regolamento per l’utilizzo degli impianti sportivi del Comune di Ascoli.
“Gli impianti sportivi oggetto del presente regolamento possono essere utilizzati da ogni società/associazione sportiva, CONI, Federazioni Sportive, Scuole ed Istituti ed altri soggetti interessati alla pratica dello sport come servizio sociale ed educativo, nonché gruppi sportivi amatoriali” recita l’art 4 (“Criteri d’uso degli impianti”) del Regolamento stesso.
Che poi al comma 4 dell’art. 9 (“Norme particolari per l’utilizzo degli impianti”) recita testualmente: “Particolari usi degli impianti a carattere non sportivo potranno essere autorizzati di volta in volta dal Comune previa presentazione di apposita richiesta almeno 30 giorni prima dell’utilizzo”.
Questo significa che, al di là del fatto che chi ama davvero e ha il massimo rispetto per lo sport non può accettare che eventi sportivi vengano sfrattati da un impianto sportivo per lasciare spazio alla propaganda elettorale, per avere diritto ad usufruire del palazzetto di Monticelli Fioravanti e C. avrebbero dovuto presentare richiesta motivata entro il 24 aprile. Ed è facile immaginare che se ciò fosse realmente accaduto, per quella serata nel palazzetto non sarebbero state fissate le partite di calcio a 5 di un torneo.
La coalizione di Fioravanti, per la verità, ha utilizzato il palazzetto anche per la presentazione del candidato stesso e delle liste che lo sostengono. Che si è svolta domenica 5 maggio, quindi la richiesta per l’utilizzo della struttura deve essere arrivata in Comune entro il 5 aprile. Cioè negli stessi giorni in cui a Roma si decideva di puntare su Marco Fioravanti e quando ancora si ignoravano quali e quante sarebbero state le liste in suo supporto (l’ufficializzazione delle prime 7 liste a sostegno è arrivata il successivo 11 aprile, poi in seguito se ne sono aggiunte altre 3).
In altre parole quando ancora c’era incertezza sul candidato e neppure si immaginava quante e quali liste ci sarebbero state comunque già era stata presentata la richiesta per la presentazione di mister x e di non meglio precisate liste. Quando si dice l’efficienza…