Da mesi il primo cittadino uscente si autocelebra, sostenendo di lasciare “una città molto migliore di quella che ho avuta in consegna nel 2009”. Ma da alcuni dati Ascoli appare una città in evidente difficoltà, con irrisolti i problemi che già c’erano 10 anni fa
Da lunedì 27 maggio, se ci sarà un vincitore al primo turno, o da lunedì 10 giugno, nel caso dovesse essere necessario il ballottaggio, Guido Castelli non siederà più sulla poltrona di sindaco di Ascoli Piceno. Quelle che si svolgeranno domenica 26 maggio, quindi, in un certo senso saranno comunque elezioni comunali che segneranno un passaggio storico.
Si conclude un periodo importante, 10 anni di amministrazione, ed inevitabilmente è il momento di fare un bilancio finale. Il primo cittadino uscente, per la verità, sono mesi che non fa. Naturalmente, non ci sarebbe neppure bisogno di sottolinearlo, siamo alla più assoluta e totale autocelebrazione, con picchi di auto glorificazione inimmaginabili. Nulla di strano, l’autocelebrazione, il refrain del “va tutto bene” e del “non si sono problemi” ha caratterizzato l’epopea di Castelli, basterebbe ricordare in proposito il periodo del terremoto.
“Ascoli è sicuramente una città molto migliore di quella che ho avuta in consegna nel 2009” ha dichiarato il sindaco uscente in una delle sue innumerevoli interviste. Non è facile trovare criteri oggettivi per poter valutare senza possibilità di smentita se una città nel corso degli anni è migliorata o meno (e ancora più difficile stabilire gli eventuali meriti o demeriti dell’amministrazione comunale nell’evoluzione, positiva o negativa che sia, della città stessa).
Fuga dalla città, boom della disoccupazione
Ci sono, però, dei dati, certi e indiscutibili, che possono in qualche modo aiutare e dai quali è giusto partire per provare a fare un bilancio di questi lungi 10 anni. E i numeri, che di certo danno un’indicazione ma non esprimono un giudizio definitivo, ci dicono che in realtà la situazione della città appare peggiorata, non certo migliorata, almeno per quanta riguarda alcuni parametri come il numero di residenti, l’occupazione, la povertà. Per quanto riguarda il primo parametro il crollo è davvero clamoroso, al punto che per la prima volta si parla di sorpasso da parte di San Benedetto.
Nel 2009, quando Castelli è stato eletto sindaco per la prima volta, Ascoli aveva 51.203 residenti, oltre 3 mila in più rispetto a San Benedetto del Tronto (48.036). Dieci anni dopo il capoluogo piceno è precipitato di gran lunga sotto quota 50 mila, addirittura a 48.209 residenti (3 mila in meno), ed è stato quasi raggiunto da San Benedetto del Tronto (47.369). Decisamente peggiorati, e non poteva essere altrimenti, anche i dati relativi all’occupazione. Nel 2009 il tasso di disoccupazione della provincia era del 9,52%, del capoluogo dell’11,3%. Dieci anni dopo quello della provincia è schizzato al 14,5%, quello del capoluogo è intorno al 16%.
Non ci sono dati certificati in proposito, ma negli ultimi 10 anni è sensibilmente aumentato anche il numero di poveri. Nel 2009 le associazioni e le comunità di assistenza calcolavano di seguire poco più di un migliaio di poveri, 10 anni dopo siamo intorno ai 5 mila. Come detto si può discutere a lungo su quanto su questi dati possa aver inciso la politica del Comune. Ma quel che è certo che questi semplici numeri non fanno certo pensare ad una città in gran salute.
Va, per altro, sottolineato che nel programma elettorale del 2009 l’allora candidato sindaco Castelli aveva dipinto ben altra situazione. Tanto che, parlando del decennio di amministrazione del centrodestra (1999-2009) affermava che “molte cose sono avvenute e numerosi obiettivi sono stati raggiunti”. Non solo, sottolineava anche che “sono stati posti in essere dall’amministrazione comunale diversi interventi strutturali, che hanno consentito di dare un contributo attivo alla crescita economica del territorio ascolano e delle aree ad esso adiacenti”.
Centro storico, il delitto perfetto
Come sottolineato, per quanto indicativi, i dati non sono sufficienti a fornire un quadro esaustivo della situazione del capoluogo piceno. Allargando lo sguardo ad altri importanti fattori, ciò che emerge con assoluta chiarezza (e che non depone a favore di chi ha governato negli ultimi 10 anni) è che restano irrisolti i principali problemi che c’erano già allora. E, anzi, se non sono aggiunti degli altri. Il più evidente, clamoroso e indiscutibile riguarda il centro storico, unanimemente riconosciuto in gravissima difficoltà.
Nel programma elettorale del 2009, l’allora candidato sindaco Castelli delineava un quadro ben diverso per il cuore della città, tanto da sostenere che era sufficiente “proseguire la notevole azione posta in essere dal centrodestra” per continuare a valorizzare il centro storico , esaltandone al tempo stesso la vitalità dal punto di vista commerciale. Dieci anni dopo la situazione è decisamente peggiorata, non esageriamo nel definirla tragica.
Non a caso tutti i 7 candidati sindaci hanno posto il suo rilancio e la sua rivitalizzazione tra le priorità. Senza dimenticare che da un punto di vista commerciale la recente indagine della Confcommercio ha evidenziato come il centro storico del capoluogo piceno sia praticamente agonizzante, con quasi il 30% di attività commerciali in meno rispetto al 2009 (solo L’Aquila, in tutta Italia, è messa peggio). Alla luce di quanto sostenuto dallo stesso Castelli nel 2009 e dell’attuale situazione si può tranquillamente sottolineare come la politica del Comune degli ultimi 10 anni sia stata deleteria per il centro storico. Che, prima dell’era Castelli, non era un problema e ora, invece, è diventato un’emergenza.
Scorrendo i programmi elettorali del 2009 e del 2014, tra l’altro, emergono una lunga serie di iniziative e progetti per il centro che sono rimasti delle mere promesse. Parliamo, ad esempio, del Centro Polivalente Artigianale e Artistico, dei baby parking, del Chiostro di San Francesco come vetrina per i prodotti enogastronomici ma anche centro per le botteghe artigianali-artistiche. Senza dimenticare la farsa della pratica Unesco…
Irrisolto il problema parcheggi
Se l’agonia del centro è “farina del suo sacco”, il problema dei parcheggi e della sosta Castelli l’ha avuto in eredità dalla precedente amministrazione. Però non depone certo a suo favore il fatto che 10 anni dopo la situazione non è mutata di una virgola, la Saba continua a spadroneggiare e la promessa di riacquisto (uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale 2014) è rimasta lettera morta. Così come non è stato mai effettuato quel referendum consultivo su sosta e parcheggi più volte promesso, sia nel 2009 che nel 2014.
Per non parlare della realizzazione dei parcheggi sotterranei, che era parte integrante del programma in entrambi gli appuntamenti elettorali… Discorso un po’ più complesso per quanto riguarda due aspetti fondamentali e di assoluta importanza per la crescita della città, turismo e cultura.
Sicuramente, per quanto concerne le manifestazioni culturali, gli va dato atto di aver parzialmente rivitalizzato una città che, soprattutto nel periodo di gestione dell’assessorato della cultura da parte di Antonini, era sprofondata nel più profondo grigiore. Anche il teatro Ventidio Basso si è risollevato dalla crisi in cui era sprofondato, pur senza neppure avvicinarsi ai fasti che aveva raggiunto tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000.
Sicuramente da apprezzare anche l’impegno per il recupero e la valorizzazione di strutture e beni storico-monumentali della città, molto meno l’utilizzo “sbarazzino” e in alcuni casi inaccettabile che è stato permesso di quelle stesse strutture. Resta il problema di una città che, da quando Antonini ha avuto la “brillante” idea di fermare il festival della satira e il festival della danza, non ha più trovato una manifestazione culturale identificativo.
Effetto terremoto su turismo e scuole
Più ombre che luci, invece, per quanto riguarda il turismo. E’ indiscutibile che da questo punto di vista Castelli ha ereditato una città che era il fanalino di coda della regione e con enormi potenzialità non sfruttate. Soprattutto nei primi 5 anni qualcosa di positivo è stato fatto e i dati sono lì a dimostrarlo. Però è completamente mancata una seria e adeguata politica di promozione della città e negli ultimi anni si è tornati indietro. I dati a tal proposito sono impietosi. Nel 2009 Ascoli aveva fatto registrare 101.963 presenze turistiche, 9 anni dopo nella migliore delle ipotesi siamo un po’ al di sotto rispetto ad allora.
I dati ufficiali del 2018 si fermano, infatti, ad ottobre e dicono che in 10 mesi nel capoluogo piceno si sono registrate 71.097 presenze turistiche. Certo indiscutibilmente ha influito il terremoto ma è un dato di fatto che tutte le altre zone del cratere, dopo l’ovvia flessione immediata, hanno fatto registrare nel 2018 un importante crescita, mentre Ascoli continua invece a perdere turisti.
A proposito di terremoto, i drammatici fatti del 2016 hanno fatto emergere con chiarezza il grave problema della situazione delle scuole cittadine, colpevolmente ignorato dal sindaco fino ad allora e ancora più colpevolmente non affrontato neppure dopo gli eventi sismici (che, non bisogna dimenticarlo, hanno prodotto la chiusura di due scuole e danni per milioni di euro…). La sicurezza delle scuole, le difficili decisioni da prendere in proposito sono eredità che Castelli lascia a chi verrà dopo di lui.
Che avrà anche il compito di cercare di risollevare il mondo dello sport cittadino sprofondato ai livelli più bassi degli ultimi decenni, dopo l’apparente boom nel periodo di Ascoli città europea dello sport, con il vero e proprio crollo di associazioni e società sportive, la perdita di due sport storici (baseball e pallanuoto) e tanti problemi irrisolti di impianti sportivi, a partire dal mistero della palestra Squarcia (vedi articolo “C’era una volta la città europea dello sport”).
Opere pubbliche tra “gioielli” restituiti alla città e “incompiute”
Nelle sue innumerevoli autocelebrazioni il sindaco uscente ha sempre sottolineato che lascerà in eredità al suo successori tantissimi cantieri e opere che stanno per partire. Sorvolando sulla frenetica attività che, in proposito, ha caratterizzato la giunta comunale negli ultimi giorni (come mai prima), è del tutto evidente che, se dovrà realizzarle chi verrà dopo, determinate opere che erano in programma da anni non sono state realizzate. Nella maggior parte dei casi, tra l’altro, siamo ancora alla fase iniziale (o addirittura più indietro) della programmazione, quindi si tratta di interventi non certo imminenti.
Da questo punto di vista, sottolineate le tante “incompiute”, è giusto riconoscere come in questi 10 anni alcuni importanti interventi sono stati realizzati e portati a termine (pur se spesso con incredibili e incomprensibili ritardi).
Su tutti il polo universitario (che giustamente Castelli rivendica come principale successo), ma anche piazza Ventidio Basso (un vero gioiello), il recupero del Teatro Romano, la riqualificazione (alla moviola…) di viale De Gasperi, l’ex Gil, il Tirassegno, la Casa della gioventù. Senza dimenticare alcuni gioielli restituiti alla città, come Forte Malatesta e il teatro Filarmonici.
Amarcord dal “libro dei sogni”
Leggendo con attenzione i programmi elettorali del 2009 e del 2014, infine, ci ha molto colpito il fatto che di alcuni dei progetti e delle iniziative indicati dallo stesso Castelli come fondamentali per la crescita della città non si è avuta più notizia. Uno dei punti cardine del programma del 2009, ad esempio, era quello relativo alla creazione di un’Università autonoma del Piceno.
Ancora, qualcuno sa che fine ha fatto il progetto, prioritario secondo Castelli, per la realizzazione di una galleria in zona Annunziata? E del fondamentale polo della gastronautica? E poi ancora, Ascoli città della protezione civile, la realizzazione di un collegamento complesso con Roma (trasporto su treno), il tavolo permanente di concertazione per la programmazione delle infrastrutture.
In attesa di conoscere l’esito elettorale, se i pronostici verranno rispettati (sono soprattutto due i candidati che sono indicati come possibili successori) chi verrà dopo lui ha presentato programmi e fatto promesse non meno “mirabolanti”. E ha già messo le mani avanti, sostenendo che è necessario rilanciare la città