La scelta del successore di Guido Castelli tra 7 candidati sindaci, sostenuti complessivamente da 25 liste e da oltre 700 candidati consiglieri. Marco Fioravanti “obbligato” a vincere al primo turno, anche se sono alte le possibilità di un ballottaggio
Finalmente siamo alla fine, almeno per il momento! Dalla mezzanotte di venerdì 24 maggio scatta il divieto e si conclude la campagna elettorale più surreale, nauseante e imbarazzante della storia del capoluogo piceno. Che, per altro, ci ha riservato la degna conclusione con l’aggressione nei confronti del leader del Movimento Ascolano (lista che appoggia Piero Celani candidato sindaco) Claudio Sesto Travanti che ha poi presentato denuncia, sostenendo di aver riconosciuto il suo aggressore (che sarebbe un candidato di una lista di centrodestra).
Difficile scendere più in basso, dispiace che pur in questa vergognosa vicenda c’era la possibilità di ritrovare un minimo di dignità e rispetto comune, sarebbe stato più che mai opportuno esprimere a prescindere la solidarietà a chi ha subito una simile vigliacca aggressione. Invece neppure questo, all’esponente di Movimento Ascolano è arrivata la solidarietà di molti ma non di tutti i candidati sindaci, segno evidente che si è toccato il fondo e probabilmente si è andati ampiamente oltre.
Per fortuna ora questa indecente campagna elettorale è al termine (ovviamente potrebbe riprendere in caso di ballottaggio) e lunedì sapremo se Ascoli avrà già il nuovo sindaco o se bisognerà attendere il secondo turno (in programma domenica 9 giugno). Ai nastri di partenza 7 candidati sindaci, con il supporto di ben 25 liste, per oltre 700 candidati consiglieri.
Se vi può sembrare un’esagerazione (e sicuramente lo è) può consolare (si fa per dire…) il fatto che non si tratta di un record. Alle passate elezioni comunali (2014) i candidati sindaci erano addirittura 8 e c’erano più liste e più candidati. Come sappiamo trionfò al primo turno Guido Castelli (centrodestra unito) con il 58,92% (18.451 voti), con Forza Italia che con l’8,48% risultò la lista più votata tra le 12 che appoggiavano quella candidatura.
Cinque anni dopo la lista di Forza Italia non è presente, vittima della “guerra” che si è scatenata all’interno del centrodestra e che ha visto i principali esponenti cittadini schierarsi chi da una parte chi dall’altra. Quelli che negli ultimi 5 anni (ma forse sarebbe più giusto dire negli ultimi 20 anni…) hanno governato insieme, in occasione delle elezioni si sono divisi e hanno dato vita uno spettacolo davvero imbarazzante, in uno sconfortante scambio di accuse e rimpallo di responsabilità. L’unica cosa su cui sembrano essere d’accordo è sul fatto che questa città ha bisogno di essere rilanciata e risollevata (lo hanno ripetuto fino alla noia entrambi i candidati del centrodestra).
Questo significa, è sin troppo ovvio, che evidentemente il capoluogo piceno non versa in ottime condizioni (altrimenti non avrebbe bisogno di essere risollevato). E, altrettanto evidentemente, che chi lo ha governato in questi 20 anni (e negli ultimi 5) ne è principalmente responsabile. Poi in che percentuale siano responsabili gli esponenti che sono da una parte o dall’altra francamente è molto poco interessante da scoprire. Ironia della sorte, però, se si dovesse arrivare al ballottaggio l’ipotesi più probabile è proprio che a sfidarsi saranno i due candidati del centrodestra che tanto litigano per stabilire chi ha fatto più danni…
Almeno in tal senso sarà garantita la continuità (ma non ci sembra una notizia entusiasmante per la città…). Il terzo incomodo al ballottaggio potrebbe essere il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, quel Massimo Tamburri che era tra gli 8 candidati sindaci già nel 2014 e che sicuramente non potrà che conquistare più voti rispetto ad allora (quando si fermò al 7,62%). Più difficile, almeno stando alle previsioni, è che al ballottaggio possa arrivarci uno dei due candidati sindaci del centrosinistra, Pietro Frenquellucci (il candidato del Pd) ed Emidio Nardini (della sinistra).
Vista la situazione che si è creata con la frattura del centrodestra, qualche possibilità non solo di arrivare al ballottaggio ma, addirittura, di vincere clamorosamente le elezioni questa volta il centrosinistra sulla carta ce l’avrebbe avuta. Ma, come sempre accade al centrosinistra italiano (e ancor più a quello ascolano), nessuno è così bravo a creare le migliori condizioni per… perdere come il centrosinistra stesso, anche quando le condizioni sembrano le più favorevoli possibili. Non sembrano avere possibilità di ballottaggio, a meno di clamorosi e imprevedibili “smottamenti” elettorali, gli altri due candidati sindaci, Giorgio Ferretti e Alberto Di Mattia.
A proposito di quest’ultimo è giusto sottolineare che, in una campagna elettorale che definire orribile è riduttiva, con episodi ai limite della vergogna, l’iniziativa più singolare e sicuramente più d’impatto è stata proprio quella del candidato sindaco dei “giovani”, con quelle valigie in piazza del Popolo a simboleggiare i tanti (soprattutto giovani) che sono costretti ad andarsene dal capoluogo piceno con lo slogan “Non cambiare città, cambia la tua scelta”.
Non conosciamo e non siamo abituati a dar troppo credito ai sondaggi, in genere non ci piace fare previsioni (compito del giornalista è altro…), ma se proprio dobbiamo sbilanciarci crediamo che sia probabile che si debba ricorrere al ballottaggio. Che probabilmente potrebbe essere tra i due candidati del centrodestra, Marco Fioravanti e Piero Celani. Qualche possibilità di ribaltare il pronostico e scalzare uno dei due potrebbe averla Massimo Tamburri, anche se generalmente il M5S va meglio nelle elezioni politiche rispetto a quelle amministrative. Saremmo sinceramente stupiti se, invece, al ballottaggio dovesse arrivarci uno tra Pietro Frenquellucci ed Emidio Nardini.
L’unico che, invece, potrebbe avere qualche possibilità di spuntarla già al primo turno sembra essere Marco Fioravanti. Che invece, a nostro giudizio, rischierebbe molto in caso di ballottaggio con Piero Celani. Naturalmente sarebbe importante anche verificare con quali percentuali eventualmente ci arrivano, tenendo sempre in considerazione, però, che poi al ballottaggio sarà comunque un’altra storia per tanti fattori. Innanzitutto perché inevitabilmente lo spasmodico impegno di molti candidati consiglieri (che al primo turno cullano la speranza/illusione di essere eletti) inevitabilmente scemerebbe (e con 10 liste in appoggio e oltre 300 candidati il peso di un simile disimpegno potrebbe essere notevole…).
Poi perché nell’eventuale secondo turno incideranno anche le scelte, manifeste o tacite, degli altri candidati e degli schieramenti esclusi dal ballottaggio. Per questo, in un eventuale ballottaggio, a nostro avviso sarebbe favorito proprio Piero Celani. Allo stesso modo è opportuno comunque sottolineare che per Marco Fioravanti un risultato diverso da una vittoria al primo turno sarebbe comunque un mezzo fallimento. Con ben 10 liste in appoggio, con oltre 300 candidati consiglieri di supporto, con lo spiegamento di forze e mezzi utilizzati in campagna elettorale (compresa la presenza del ministro dell’interno Salvini e di Giorgia Meloni), con la sua ossessiva presenza (e quella di molti dei suoi candidati) praticamente ovunque, ad ogni evento e appuntamento cittadino (sorvoliamo per decenza sull’ignobile spettacolino alla scuola di Monticelli in occasione della visita “elettorale” del ministro Bussetti) dovrebbe vincere al primo turno “a mani basse”.
Certo se poi all’eventuale ballottaggio dovesse per caso perdere, allora la sua giovane carriera politica sarebbe probabilmente al capolinea…