Nel contratto di governo Salvini sosteneva che gli immigrati irregolari presenti in Italia erano circa 500 mila e prometteva di rimpatriali in 18 mesi. Dopo 10 mesi ne ha rimpatriati meno di 6 mila ma, magicamente, per il vicepremier ora gli irregolari sono solamente 90 mila…
Nel magico mondo di Matteo Salvini (e di tutti quei “boccaloni” che credono a prescindere, anche contro l’evidenza dei fatti, a tutto quello che il vicepremier dice) può accadere ogni genere di miracoli. Come, ad esempio, quello della misteriosa sparizione degli immigrati irregolari. Erano 600 mila poco più di un anno fa durante la campagna elettorale nel corso della quale Salvini aveva promesso di rimpatriarli in brevissimo tempo. Il successivo giugno, nel momento in cui si formava l’innaturale alleanza di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle chissà come erano già diventati 500 mila.
Nel corso di questi 10 mesi secondo i dati ufficiali del ministero dell’interno (presieduto da Salvini…) ne sono stati rimpatriati poco meno di 6 mila, un flop di proporzioni clamorosi per chi un anno prima aveva fatto determinate promesse. Eppure il leader della Lega nei giorni scorsi ha affermato che attualmente sono solamente 90 mila gli immigrati irregolari presenti nel territorio italiani. E gli altri 400 mila che fine hanno fatto?
La domanda sorge spontanea ma non ha neppure senso porsela perché è del tutto evidente cha siamo di fronte all’ennesima montatura a fini elettorali del leader della Lega per il quale gli immigrati sono come l’ossigeno, ne ha un imbarazzante bisogno per distogliere l’attenzione dal “vuoto” della sua politica di governo, dalle sue promesse non rispettate (su tutte quella sulla benzina) e dai tanti scandali e problemi giudiziari che toccano la Lega.
Così prima delle elezioni, nel corso della campagna elettorale, gli immigrati erano l’origine di ogni male, di ogni problema del nostro derelitto paese e il leader del Carroccio ha soffiato sull’irritazione (in molti casi sfociata in sentimenti e prese di posizioni razziste) di tanti italiani nei loro confronti per costruirsi un consenso basato sul famoso e demagogico slogan “prima gli italiani” che ha spinto molti nostri connazionali a vedere in Salvini l’unico argine possibile contro l’avanzata irrefrenabile degli immigrati.
Naturalmente non sarebbe neppure necessario (almeno a chi aveva e ha ancora un briciolo di raziocinio) che la realtà e la situazione sono ben differenti. Nessuno può negare che quello dell’immigrazione, degli sbarchi nel nostro paese (sia pure di gran lunga diminuiti ben prima che arrivasse al governo Salvini) siano problemi concreti, di certo non nei termini in cui vengono posti dal leader della Lega. Soprattutto, però, è del tutto evidente che sono ben altre le vere emergenze del nostro paese.
In ogni caso Salvini per conquistare consenso e peso elettorale ha “martellato” per tutta la campagna elettorale su questo argomento, proponendosi come l’unico possibile baluardo contro la possibile invasione (non dimentichiamo che nella campagna elettorale molto si è vaneggiato su un pseudo piano di sostituzione dei popoli europei, partendo dal fantomatico piano Kalergi), come l’unico uomo in grado di risolvere in pochi mesi il problema, con il rapido ed immediato rimpatrio di centinaia di migliaia di irregolari. Che, ovviamente, allora nel piano propagandistico dell’attuale vicepremier dovevano necessariamente essere in numero elevato e preoccupante (altrimenti non ci sarebbe stato alcun rischio invasione…) ma che il leader della Lega, unico capace di farlo, avrebbe saputo “scacciare” dall’Italia in brevissimo tempo una volta arrivato al governo.
“L’espulsione di 600 mila clandestini dall’Italia in pochissimo tempo è un obiettivo reale e concreto” annunciavano in coro lo stesso Salvini e il segretario della Lega in Lombardia, Grimoldi, venerdì 2 marzo dal palco di Milano nel corso della conclusione della campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia.
“Via tutti i clandestini, via tutti i delinquenti dalle nostre strade (perché è del tutto evidente che, in questa costruzione propagandistica, i delinquenti nel nostro paese sono solo gli immigrati…), via 600 mila clandestini dall’Italia e 100 mila dalla Lombardia, si può fare e lo faremo con la Lega la governo. E’ un obiettivo reale e concreto che realizzeremo in tempi rapidi” afferma allora Grimoldi. Che, poi, in realtà al momento di spiegare come materialmente avrebbero fatto un pochino si era “incartato”
“Possiamo espellere 114 mila clandestini l’anno, il ponte aereo costerebbe solo 80 milioni di euro” affermava senza rendersi conto che, anche fossero state credibili quelle previsioni, sarebbero serviti più di 4 anni (che non è propriamente quello che si definisce “tempo rapidi”) per farlo. Molto più ottimista, però, era apparso Salvini al momento di concludere l’accordo di governo con il M5S, tanto da dimezzare i tempi dell’operazione, riducendo di un po’ anche il numero di irregolari presenti nel nostro territorio.
“Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio – scriveva il leader leghista nel famoso contratto di governo – pertanto, una sana ed efficacia politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria. Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio il trattamento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia eseguito in tempo massimo complessivo in 18 mesi”.
Come accade sempre, però, la realtà è poi ben altra cosa rispetto ai facili proclami propagandistici, alle promesse. E la realtà di questi 10 mesi di governo dimostra che, per quanto riguarda i rimpatri, Salvini sta facendo peggio di chi l’ha preceduto. Secondo i dati forniti dal suo stesso ministero dal 1 giugno 2018 (giorno in cui si è insediato il nuovo governo) ad oggi sono stati rimpatriati meno di 6 mila irregolari, con una media di 18 rimpatri al giorno rispetto, inferiore a quella del precedente governo e del precedente ministro (Minniti) che era di 20 al giorno.
Di fronte a simili numeri, imbarazzanti ed eloquenti, sarebbe stato lecito attendersi un atto di onestà, l’ammissione del flop dell’azione di governo in questo campo e, soprattutto, dell’inattendibilità delle proprie promesse. Ma figuriamoci se un politico che ha costruito la propria immagine esclusivamente sulla propaganda incessante (soprattutto sui social) potrebbe mai fare un simile atto di onestà e di umiltà. Così, pur di negare l’evidente flop, ecco l’improvviso “colpo di genio”.
“Il numero massimo stimabile di immigrati irregolari presenti in Italia attualmente è di 90 mila persone” ha dichiarato il 24 aprile scorso Salvini. Che poi, con una interminabile “supercazzola” degna del miglior conte Mascitti, ha provato a giustificare questa improvvisa scomparsa di oltre 400 mila irregolari grazie all’efficacia della sua politica dei “porti chiusi” (“la stima iniziale era calibrata sul trend degli sbarchi in Italia negli anni dei porti aperti” spiegano dal Viminale) e all’ulteriore migrazione di un gran numero di immigrati (otre 200 mila) verso altri paesi dell’Ue.
E pazienza se quest’ultima considerazione smentirebbe clamorosamente uno dei capisaldi della propaganda salviniana sul tema, cioè il fatto che gli immigrati restano nel nostro paese e non vanno in altri paesi dell’Ue… Non sarebbe neppure necessario, almeno in un paese normale, ma già i ricercatori e gli analisti di diversi istituti, in particolare dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e della Fondazione Ismu (iniziative e studi sulle multietnicicità), oltre a tutte le associazioni del settore hanno ampiamente smontato la “bufala” di Salvini, sottolineando come addirittura il numero degli irregolari potrebbe essere aumentato in questi mesi rispetto a quei 500 mila citati nel contratto di governo (e gli stessi esponenti del M5S confermano).
Quegli istituti evidenziano come il calcolo di Salvini non tiene conto di diversi fattori fondamentali, come il fatto che gli arrivi sarebbero iniziati ben prima del 2015 (che l’anno che il vicepremier prende a riferimento), come gli arrivi stessi non avvengono solo attraverso il mare e, oltretutto, del fatto che non considera chi diviene irregolare perché non gli viene rinnovato il permesso di soggiorno. Senza dilungarci troppo, in questa sede ci limitiamo a sottolineare come la stessa relazione presentata alcune settimane fa in Parlamento dai servizi segreti evidenziava il boom di arrivi nel nostro paese da altre rotte negli ultimi mesi (oltre 20 mila da quando è in carica questo governo).
Evidentemente, però, per chi da mesi si vanta dei “porti chiusi” chi non arriva dal mare non deve essere considerato un immigrato e, tanto meno, un clandestino…