Nasce il “Comitato dei sindaci del sisma” e l’on. Trancassini (sindaco di Leonessa) chiede a Farabollini un atto di onestà intellettuale: “rassegni le dimissioni per totale inadeguatezza al ruolo”. Il commissario e il governo nel mirino anche degli studi tecnici
Obiettivo ricostruzione. Quello che il neonato “Comitati dei sindaci del sisma” ha posto come principale motore della propria azione sembra la più ovvia e scontata delle banalità. Invece è la disarmante fotografia dello stato delle cose. Loro stessi, i 70 sindaci (su 138) dei comuni che fanno parte del cratere che mercoledì a Roma hanno dato vita a questa nuova associazione, sanno perfettamente che probabilmente dovevano muoversi prima, che sarebbe stato opportuno già da diversi mesi fare il passo che hanno fatto ora.
Ma questa loro decisione deve ricordare a tutti quanto la situazione nelle zone del cratere sia sempre più drammatica e sempre più inaccettabile. “Se dopo 30 mesi siamo ancora a cercare di capire come far procedere i puntellamenti sulla pubblica via, significa che qualcosa non ha funzionato, significa non che qualcosa non ha funzionato ma che è tutto, proprio tutto da rivedere”. E le parole del sindaco di Camerino Pasqui, uno dei promotori dell’assemblea di Roma che ha poi dato origine al Comitato, fotografano al meglio il quadro della situazione.
“Per noi sindaci sta diventando impossibile dare risposte ai nostri cittadini, così non si poteva andare avanti. Questo comitato doveva nascere e mettersi subito al lavoro, oggi siamo qui per questo” aggiunge il sindaco di Amatrice Palombini. “Guardo i miei cittadini e non so più cosa rispondere a gente che non sa cosa succederà, che vede che non è partito neanche un cantiere e che, probabilmente, non avrà per età il tempo di aspettare ancora. Il tempo dell’ascolto era finito, questo comitato deve avere il carattere dell’azione, era una necessità e ora dobbiamo subito metterci al lavoro” spiega il sindaco di Pieve Torina Gentilucci.
Il primo passo concreto del Comitato è la richiesta di un’immediata convocazione a Palazzo Chigi per discutere delle proposte del Comitato sulla rivisitazione delle regole della ricostruzione.
“Ci sono precedenti che hanno funzionato ma sono stati archiviati – ha sottolineato il sindaco di Leonessa Trancassini – il problema è che in quel modello si riconoscevano poteri di centralità ai sindaci e invece oggi i primi cittadini vengono usati solo come scudi sui territori, senza alcuna possibilità di azione reale. Sta passando il principio della fine delle nostre comunità perché stanno trattando noi e la nostra gente come comunità di assistiti. E questo è inaccettabile oltre che irrispettoso della dignità e della storia dei nostri territori”.
Lo stesso sindaco Trancassini, deputato eletto nelle fila di Fratelli d’Italia, subito dopo aver partecipato alla riunione per la nascita del Comitato dei sindaci è intervenuto alla Camera lanciando un duro atto di accusa contro il commissario straordinario per la ricostruzione, chiedendo a Farabollini di rassegnare le dimissioni per “manifesta inadeguatezza”.
“Nella nostra commissione – ha affermato Trancassini in aula – sta avvenendo qualcosa di molto grave e sta accadendo da molto tempo. Abbiamo inseguito il commissario Farabollini per molti mesi, l’ho dovuto inseguire a Camerino per convincerlo a fare il suo dovere, cioè venire in commissione e riferire cosa aveva intenzione di fare come neo commissario al sisma. Lo abbiamo incontrato il 23 gennaio e gli abbiamo posto una serie di domande per far ripartire al ricostruzione nelle 138 comunità e si era riservato di farci avere delle risposte per iscritto. E’ passato oltre un mese, se a questo aggiungiamo il tempo che abbiamo speso per poterlo ascoltare siamo a molti mesi. Alla luce dei fatti ho chiesto che il commissario faccia un atto di onestà intellettuale, che rassegni le sue dimissioni per totale inadeguatezza al ruolo cui è stato chiamato”.
Senza troppi giri di parole, è innegabile che il commissario Farabollini al momento si stia rivelando una grossa (l’ennesima) delusione. C’erano grandi aspettativa dopo la sua nomina ma fino ad ora a giudicare dalle reazioni pressoché unanimi sta facendo peggio (e non era certo semplice…) di chi l’ha preceduto. Proprio il commissario straordinario, insieme al governo, è nel mirino anche degli studi tecnici che seguono la fase della ricostruzione e che hanno indetto per martedì 5 marzo una “serrata” di protesta.
“Un anno di niente dal governo del cambiamento, 5 mesi di niente del nuovo commissario” si legge nel manifesto che promuove l’iniziativa di protesta. “I tecnici sono a fianco dei terremotati ma insieme bisogna cambiare le cose – si legge ancora nel manifesto – la ricostruzione è ferma, le regole della ricostruzione sono sbagliate, i costi parametrici di ricostruzione sono troppo bassi, a due anni confusione e burocrazia bloccano i progetti. Se la politica ha dimenticato i terremotati, i tecnici no. Per questo chiediamo al governo la semplificazione della presentazione delle pratiche, un sistema di anticipazione che copra le spese tecniche preliminari da approntare, la revisione dei costi parametrici e degli onorari tecnici che non garantiscono una ricostruzione di qualità”.
Tra le altre cose i tecnici lamentano il fatto che non vengono ancora pagati, che da mesi stanno praticamente lavorando gratis alla ricostruzione visto che, in attesa dei finanziamenti, ci vuole tantissimo tempo per ultimare le prime fasi dei progetti. Per cercare di trovare una soluzione l’ex commissaria De Micheli aveva dato loro la possibilità di chiedere un anticipo in banca. In pratica un vero e proprio prestito che, però, per la maggior parte dei tecnici non è certo la soluzione più corretta.
“Per questo – si legge infine nel manifesto – martedì 5 marzo il mio studio non lavorerà per la ricostruzione ma lavorerà su altro per arrivare a fine mese”.