“E’ arrivato il momento di bonificare una buona volta i capannoni industriali dismessi pieni d’amianto in zona Castegneti e in zona Campolungo, le baracche abusive in amianto e lungo i corsi dei fiumi. Per non parlare del clamoroso caso della scuola alle Tofare”
Il caso della scuola materna di via Sassari nei giorni scorsi e, ancora prima (ottobre 2018), quello degli uffici regionali di via Kennedy ha riproposto al centro dell’attenzione il problema amianto. Che secondo Legambiente Ascoli è per la nostra città una vera e propria emergenza “costituita dai tetti dei capannoni industriali dismessi e da tante baracche con coperture in amianto”.
“Si tratta di una vera e propria bomba ecologica – sottolinea Legambiente – una superficie di diverse decine di ettari di coperture in amianto, su cui il Comune di Ascoli e deve intervenire al più presto!”. Nello specifico il riferimento va alla zona industriale Castagneti ma, come abbiamo visto, ci sono anche altri casi, per certi versi molto più gravi anche in altre zone della città. E, addirittura, che riguardano anche le scuole.
“Ricordiamo che alcuni anni fa è stato realizzato il “Piano di Recupero area Castagneti” – prosegue la nota di Legambiente – in cui sono state censite le superfici d’amianto e da allora la situazione non è cambiata. E’arrivato il momento di bonificare una buona volta i capannoni industriali dismessi pieni d’amianto in “Zona Castagneti” e in zona Campolungo, le baracche abusive in amianto nelle campagne e lungo i corsi dei fiumi. Per non parlare del clamoroso caso della Scuola alle Tofare”.
Quello dell’amianto è un problema purtroppo troppo spesso sottovalutato e che riguarda tutto il paese. Ma, mai come questa volta, il “mal comune” non fa certo “mezzo gaudio”. Tre anni fa proprio Legambiente presentò il dossier “Liberi dall’amianto”, con delle cifre inquietanti sulla presenza dell’amianto nelle nostre città.
Quel documento evidenziava come nel nostro paese ci sono circa 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire, il Piano Regionale Amianto ed è stato completato il censimento: ne viene fuori che in tutto il territorio marchigiano ci sono 12.773 coperture in cemento-amianto, e sono presenti 15.442 edifici con amianto tra strutture pubbliche e siti industriali. Ma come stanno le cose nel territorio di Ascoli Piceno? Siamo sicuri che tutti i manufatti contenenti amianto siano stati censiti?
Ci permettiamo di dubitarne, dato che nel nostro territorio i manufatti che presentano una copertura in amianto sono centinaia e centinaia, e molti sono visibili da chiunque ad occhio nudo. Il Comune di Ascoli deve fare al più presto il censimento non solo degli edifici pubblici da risanare, ma anche degli edifici privati da bonificare, cioè tutti gli edifici privati che hanno manufatti con coperture in amianto che si stanno sfaldando, disperdendo le pericolose fibre nell’ambiente.
Il sindaco Castelli deve emettere tutta una serie di Ordinanze in cui si intima al privato di bonificare entro un certo termine. Occorre istituire al più presto uno ” Sportello Amianto ” presso il quale raccogliere le segnalazioni delle situazioni a rischio e fornire informazioni utili ai cittadini”.
Il problema, però, è che “al più presto” è un tempo che per il Comune in generale non esiste. E, purtroppo, l’amministrazione comunale ha già dimostrato come colpevolmente sottovaluta quello che invece è un problema assolutamente serio, come dimostra l’imbarazzante comportamento tenuto nella vicenda che ha interessato gli uffici regionali di via Kennedy. L’allarme, dall’Arpam di Pesaro, era stato lanciato nella primavera 2017.
Un’amministrazione comunale seria e consapevole della situazione si sarebbe immediatamente prodigata per risolvere la situazione. Invece solo un anno e mezzo dopo (ottobre 2018) il Comune chiede “provvedimenti contingibili ed urgenti finalizzati alla bonifica, sempre a tutela della salute pubblica”, da effettuare entro 7 giorni (a proposito, da allora è passato un mese e mezzo, ma non si hanno notizie in proposito…). E, a proposito di tutela della salute, occorre ricordare quanto potenzialmente pericoloso sia l’amianto perché la sua dispersione procura una grande quantità di tumori ai polmoni, alla laringe, alle ovaie.
“Il tempo di latenza può essere molto lungo, anche di cinquant’anni – spiega Legambiente – ma l’incidenza è del 100%, sarebbe a dire che il 100% delle persone che inalano le fibre di amianto contraggono il tumore specifico. L’amianto è un vero e proprio nemico pubblico nel nostro paese, nonostante sia stato messo al bando 26 anni fa con la Legge 257 del 1992.
Tante sono state in questi anni le Vittime dell’Amianto, tante persone hanno perso la vita a causa della fibra killer. Per evitare questa strage silenziosa è necessario attirare l’attenzione sull’attuale situazione e attivare tutta una serie di interventi e di bonifiche. Ogni anno, in Italia muoiono ancora 4 mila persone per tutte le malattie asbesto-correlate, con oltre 15mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008 (dati del Registro Nazionale Mesotelioma dell’INAIL)”.
Per questo non c’è tempo da perdere, è fondamentale che il Comune si muova immediatamente. E a tal proposito Legambiente Ascoli lancia anche una proposta all’amministrazione comunale. “Con una modica spesa di qualche migliaio di euro – afferma Legambiente – si potrebbe acquistare un drone dotato di quattro spettrometri, chiamati MIVIS (Multispectral Infrared and Visibile Imaging Spectrometer), in grado di individuare senza ombra di dubbio le coperture in amianto in base ad un’analisi spettrometrica. In base ai dati raccolti da questo drone, si potrebbe facilmente creare una Banca dati dell’amianto e una mappatura catastale con geolocalizzazione dell’intero territorio comunale con l’indicazione delle coperture in amianto, da aggiornare periodicamente, e in base alla quale programmare i vari interventi. In Valle d’Aosta è già stato fatto…”.
Sarebbe un bel segnale da parte dell’amministrazione comunale e la dimostrazione della volontà di invertire la tendenza, a tutela della salute dei cittadini ascolani.