Il po­po­lo più igno­ran­te d’Eu­ro­pa


Se­con­do l’an­nua­le in­da­gi­ne di Ip­sos Mori quel­lo ita­lia­no è il po­po­lo più igno­ran­te d’Eu­ro­pa e tra i più igno­ran­ti al mon­do. Alla base di que­sto poco edi­fi­can­te pri­ma­to la scar­sa in­for­ma­zio­ne e, an­co­ra di più, la scar­sa per­ce­zio­ne del­la real­tà in cui si vive

Non è cer­to una fo­to­gra­fia par­ti­co­lar­men­te edi­fi­can­te quel­la che vie­ne fuo­ri, per il no­stro pae­se, da al­cu­ne clas­si­fi­che rese note nel­le ul­ti­me set­ti­ma­ne. Ab­bia­mo, in­fat­ti, sco­per­to (e pur­trop­po si trat­ta di una brut­tis­si­ma con­fer­ma) che l’I­ta­lia ha il tri­ste pri­ma­to per il nu­me­ro di tu­ri­sti ses­sua­li (vedi ar­ti­co­lo “Ita­lia­ni bra­va gen­te”). Poi, po­chi gior­ni dopo, la clas­si­fi­ca re­dat­ta da Tra­spa­ren­cy In­ter­na­tio­nal ha evi­den­zia­to (e an­che in que­sto caso si trat­ta di una poco pia­ce­vo­le con­fer­ma) che il no­stro è uno dei pae­si dove è più dif­fu­sa la cor­ru­zio­ne, in as­so­lu­to tra i peg­gio­ri in Eu­ro­pa.

Ora la tra­di­zio­na­le in­da­gi­ne an­nua­le di Ip­sos Mori (so­cie­tà bri­tan­ni­ca di ana­li­si e ri­cer­che di mer­ca­to tra le più sti­ma­te al mon­do) ci dice che sia­mo tra i po­po­li più igno­ran­ti al mon­do, in as­so­lu­to il più igno­ran­te d’Eu­ro­pa. E’ bene sot­to­li­nea­re pre­li­mi­nar­men­te che cer­te clas­si­fi­che e cer­te in­da­gi­ni van­no pre­se per quel­le che sono, so­prat­tut­to quan­do ver­to­no su qual­co­sa (come la pre­sun­ta igno­ran­za di un po­po­lo) che non è di così sem­pli­ce de­fi­ni­zio­ne.

Ben di­ver­si, ad esem­pi, sono i casi del­le al­tre due clas­si­fi­che ci­ta­te per­ché quan­to meno si ba­sa­no su nu­me­ri, su dati con­cre­ti (il nu­me­ro di tu­ri­sti ses­sua­li e i casi di cor­ru­zio­ne) che dan­no una mag­gio­re cre­di­bi­li­tà al­l’in­da­gi­ne stes­sa. Di­scor­so ov­via­men­te dif­fe­ren­te per quan­to ri­guar­da la clas­si­fi­ca sul­l’i­gno­ran­za dei po­po­li sti­la­ta an­nual­men­te da Ip­sos Mori che si basa più che al­tro su una se­rie di ela­bo­ra­zio­ni, non su dati cer­ti e in­con­tro­ver­ti­bi­li, e per que­sto va pre­sa con tut­te le cau­te­le del caso.

Più che al­tro è im­por­tan­te per­ché, come ve­dre­mo me­glio nel det­ta­glio, for­ni­sce un qua­dro di let­tu­ra in­te­res­san­te del­l’at­tua­le si­tua­zio­ne del no­stro pae­se. Fat­ta que­sta do­ve­ro­sa e fon­da­men­ta­le pre­mes­sa, ana­liz­zia­mo più nel det­ta­glio l’in­da­gi­ne e la clas­si­fi­ca di Ip­sos Mori. Par­ten­do dal­l’im­por­tan­te pre­sup­po­sto che l’in­da­gi­ne del­la so­cie­tà in­gle­se non ver­te sul gra­do di istru­zio­ne del­le va­rie na­zio­ni (in al­tre pa­ro­le la clas­si­fi­ca non vie­ne sti­la­ta sul­la base del­la per­cen­tua­le di per­so­ne poco istrui­te o anal­fa­be­ti, ele­men­ti che non ven­go­no nep­pu­re pre­si in con­si­de­ra­zio­ne).

Per igno­ran­za Ip­sos Mori vuo­le in­ten­de­re la scar­sa in­for­ma­zio­ne e, an­co­ra di più, la scar­sa per­ce­zio­ne del­la real­tà in cui si vive. Non a caso per sti­la­re la gra­dua­to­ria si è uti­liz­za­to un re­qui­si­to rias­su­mi­bi­le nel “pe­rils of per­cep­tion” (“i pe­ri­co­li del­la per­ce­zio­ne”).  Non solo, il te­mi­ne “mi­sper­cep­tions” con cui vie­ne pre­sen­ta­ta la clas­si­fi­ca ge­ne­ra­le si­gni­fi­ca “per­ce­zio­ne er­ro­nea”.

In que­sto sen­so igno­ran­te non va con­si­de­ra­to chi è poco istrui­to ma sem­pli­ce­men­te co­lui che non è cor­ret­ta­men­te in­for­ma­to ed è poco al cor­ren­te del­la real­tà del pae­se in cui abi­ta. In que­st’ot­ti­ca l’in­da­gi­ne vie­ne con­dot­ta in­ter­vi­stan­do per ogni pae­se un cam­pio­ne di 11 mila per­so­ne a cui ven­go­no po­ste do­man­de, ol­tre che di ca­rat­te­re ge­ne­ra­le sem­pre ine­ren­ti la pro­pria na­zio­ne, che ri­guar­da­no sta­ti­sti­che e dati su omi­ci­di, ter­ro­ri­smo, sa­lu­te, si­cu­rez­za e al­tri ele­men­ti che con­trad­di­stin­guo­no lo sta­to di ap­par­te­nen­za.

Su que­sta base vie­ne, poi, sti­la­ta la clas­si­fi­ca che vede nel­le po­si­zio­ni più alte i pae­si nei che han­no un’er­ra­ta im­pres­sio­ne o una fram­men­ta­ria co­no­scen­za del­la real­tà che li ca­rat­te­riz­za. E nel­l’ul­ti­ma clas­si­fi­ca resa nota nei gior­ni scor­si da Ip­sos Mori (l’in­da­gi­ne è sta­ta rea­liz­za­ta nel cor­so del 2017) l’I­ta­lia fi­gu­ra al do­di­ce­si­mo po­sto, pri­ma in Eu­ro­pa. La na­zio­ne più “igno­ran­te” è se­con­do que­sta in­da­gi­ne il Sud Afri­ca, da­van­ti al Bra­si­le e alle Fi­lip­pi­ne.

Da­van­ti al­l’I­ta­lia (quin­di più igno­ran­ti) ci sono poi nel­l’or­di­ne Perù, In­dia, In­do­ne­sia, Co­lom­bia, Mes­si­co, Tur­chia, Ara­bia Sau­di­ta e Ar­gen­ti­na. Come det­to in Eu­ro­pa nes­su­no ha to­ta­liz­za­to un ri­sul­ta­to peg­gio­re del no­stro. Per quan­to ri­guar­da gli al­tri sta­ti eu­ro­pei, nel­la clas­si­fi­ca Ip­sos Mori dopo l’I­ta­lia tro­via­mo la Fran­cia (16° po­sto), l’Un­ghe­ria (18°)  e la Po­lo­nia (22°). In fon­do alla gra­dua­to­ria (quin­di meno igno­ran­ti) tro­via­mo in­ve­ce nel­l’or­di­ne Sve­zia, Nor­ve­gia, Da­ni­mar­ca e Spa­gna.

Va det­to che in real­tà da sem­pre (da quan­do c’è l’in­da­gi­ne e la clas­si­fi­ca Ip­sos Mori) l’I­ta­lia è ri­sul­ta­ta tra le peg­gio­ri d’Eu­ro­pa. E’, però, un dato di fat­to su cui bi­so­gne­reb­be ri­flet­te­re che con il pas­sa­re de­gli anni la si­tua­zio­ne è via via peg­gio­ra­ta e sem­pre più quel­lo ita­lia­no è ri­sul­ta­to un po­po­lo poco al cor­ren­te del­la real­tà che lo cir­con­da.

Se­con­do que­st’in­da­gi­ni gli ita­lia­ni non co­no­sco­no a suf­fi­cien­za ciò che ac­ca­de nel pro­prio pae­se e, di con­se­guen­za, han­no per­ce­zio­ne e una co­stru­zio­ne del­la si­tua­zio­ne che si vive in Ita­lia per nul­la cor­ri­spon­den­te alla real­tà. Ad esem­pio tra le va­rie do­man­de che ven­go­no po­ste agli in­ter­vi­sta­ti c’è quel­la re­la­ti­va agli omi­ci­di e ai rea­ti, se sono au­men­ta­ti o di­mi­nui­ti ri­spet­to al pas­sa­to. In Ita­lia ne­gli ul­ti­mi anni gli omi­ci­di sono di­mi­nui­ti ad­di­rit­tu­ra del 39% in­ve­ce pra­ti­ca­men­te la metà de­gli in­ter­vi­sta­ti (il 49%) so­stie­ne che sono au­men­ta­ti, men­tre per il 35% sono ri­ma­sti pra­ti­ca­men­te ugua­li.

Solo l’8% ha ri­spo­sto in ma­nie­ra cor­ret­ta. Stes­sa cosa per quan­to ri­guar­da i rea­ti in ge­ne­ra­li che, se­con­do i dati for­ni­ti dal Vi­mi­na­le, sono in co­stan­te di­mi­nu­zio­ne. In­ve­ce per ol­tre l’80% de­gli ita­lia­ni in­ter­vi­sta­ti sono in au­men­to o al mas­si­mo re­sta­no ugua­li, an­che in que­sto caso sono meno del 10% co­lo­ro che han­no dato la ri­spo­sta giu­sta. Si­gni­fi­ca­ti­va la si­tua­zio­ne per quan­to ri­guar­da il ter­ro­ri­smo. E’ sta­to chie­sto agli in­ter­vi­sta­ti se se­con­do loro, dopo l’11 set­tem­bre, c’e­ra­no sta­ti più o meno mor­ti per ter­ro­ri­smo nei ri­spet­ti­vi pae­si.

Eb­be­ne più del 60% dei fran­ce­si, de­gli in­gle­si e dei te­de­schi e ben il 70% de­gli spa­gno­li han­no ri­spo­sto cor­ret­ta­men­te. Per quan­to ri­guar­da gli ita­lia­ni il 70% ha ri­spo­sto che sono au­men­ta­ti o ri­ma­sti im­mu­ta­ti e ap­pe­na il 19% ha dato la ri­spo­sta esat­ta, cioè che sono di­mi­nui­ti. Scon­ta­te an­che le ri­spo­ste for­ni­te da­gli ita­lia­ni in me­ri­to agli im­mi­gra­ti, per ol­tre l’80% di loro è in atto una vera e pro­pria in­va­sio­ne e nel cor­so del­l’ul­ti­mo anno sono au­men­ta­ti gli sbar­chi. I dati, quel­li uf­fi­cia­li del mi­ni­ste­ro del­l’in­ter­no, evi­den­zia­no esat­ta­men­te il con­tra­rio, cioè che sono sen­si­bil­men­te di­mi­nui­ti.

Ma solo il 10% de­gli in­ter­vi­sta­ti di­mo­stra di es­se­re cor­ret­ta­men­te in­for­ma­to. Al di là del­le con­si­de­ra­zio­ni ini­zia­li cir­ca il giu­sto peso che bi­so­gna dare ad una si­mi­le in­da­gi­ne, di cer­to il ri­sul­ta­to non stu­pi­sce e non giun­ge cer­to inat­te­so. Ad ini­zio esta­te, ad esem­pio, il rap­por­to In­fo­sfe­ra ave­va evi­den­zia­to come l’82% de­gli ita­lia­ni non è in gra­do di ri­co­no­sce­re una no­ti­zia “bu­fa­la” (vedi ar­ti­co­lo “La re­pub­bli­ca del­le bu­fa­le tra boc­ca­lo­ni e la­vag­gio del cer­vel­lo”). E, al­lo­ra, l’i­ne­vi­ta­bi­le con­se­guen­za è quel­la del for­mar­si di una per­ce­zio­ne del­la si­tua­zio­ne del pro­prio pae­se che non ri­spon­de per nul­la alla real­tà.

Ov­via­men­te sa­reb­be in­te­res­san­te ap­pro­fon­di­re e ca­pi­re per­ché si è ar­ri­va­ti a que­sto e, an­co­ra di più, a chi gio­va tut­to ciò. Ma ci sarà tem­po e modo per far­lo…